Apro il giornale e leggo che… Produce uno strano effetto questo articolo sul concerto di Miriam Makeba, apparso sull’Unità di oggi e notato, sfogliando il giornale, poco dopo aver appreso la notizia dell’improvviso decesso della cantante sudafricana. Ma gli artisti, quelli veri, sognano proprio di morire sul palco, davanti al loro pubblico, dopo l’acclamata esibizione. Appoggiamoci a questo luogo comune per assorbire il contraccolpo della scomparsa, con il cuore stretto dopo aver letto le sue ultime parole, nobilissime ed emozionanti, prima del concerto di Castel Volturno, a favore di Roberto Saviano e contro il razzismo. Addio Mamma Africa, questa volta il sipario è calato per sempre.
Il concerto è un omaggio alle vittime dell’ultima strage di camorra. Con lei anche Bennato e Sepe.
La signora del soul canta e dice: Saviano è coraggioso, non lasciamo che venga zittito
Miriam Makeba a Castel Volturno contro camorra e razzismo Prima del concerto sulla Domiziana, la regina del jazz è andata al centro Fernandes. Il ricordo di Jerry Maslo. L’incontro caldo con i bambini. E il sostegno a chi lotta contro razzismo e camorra, qui nel mirino.
EDUARDO DI BLASI INVIATO A CASTEL VOLTURNO ediblasi@unita.it
Contro il razzismo e contro la camorra. I simboli sanno scegliersi le proprie battaglie. E Miriam Makeba, Mamma Africa, la donna che con la musica della sua voce e con la forza delle proprie idee ha combattuto l’apartheid nel proprio Paese, quella che adesso avanza su una sedia a rotelle nel viale d’ingresso del centro Fernandes a Castel Volturno, è uno di quei simboli. E arrivata sulla Domiziana per una data «speciale» di un tour che non tocca l’Italia, spinta dall’idea che razzismo e camorra si possano combattere restando tutti uniti. Lo dice anche qui, in questa sala intitolata a Giovanni Paolo II, davanti a tante famiglie africane con tanti bambini italiani d’Africa: «Lo dico sempre: non bisogna camminare da soli, bisogna camminare insieme».
Quando è arrivata l’hanno circondata con gioia. Alcuni avevano vecchi quadernoni per l’autografo. Altri cellulari e macchine fotografiche per immortalare l’evento. Come ricorda Jean Renè Bilongo, uno degli operatori del centro: «Prima di lei sono venuti a trovarci Enzo Avitabile, Livia Turco e Paolo Ferrero». Personalità importanti, ma certo non sono un pezzo della storia d’Africa come questa donna a cui è appena scappata una lacrima coperta dagli occhiali da sole Dolce e Gabbana.
La sera parteciperà al concerto conclusivo degli Stati Generali della Scuola, assieme a Eugenio Bennato, Daniele Sepe, Maria Nazionale, 24 Grana, Max Puglia e Sonia Aimy: un omaggio anche a quei ragazzi africani caduti sotto i colpi della camorra nell’ultimo anniversario di San Gennaro. Sotto la saracinesca della «Ob. Ob. Fashions», luogo dell’eccidio, ci sono ancora le foto attaccate con lo scotch e i fiori. Il concerto, che si terrà proprio alle spalle del luogo dove fu ucciso nel maggio scorso l’imprenditore Domenico Noviello, a Baia Verde, e che, come ricorda l’assessore campano Corrado Gabriele, è anche stato oggetto di una richiesta di «pizzo» mentre veniva costruito il palco sulla piazza, è dedicato anche a Roberto Saviano.
«Saviano è un giovane scrittore coraggioso - dice lei - ma, come succede in ogni grande causa in ogni parte del mondo, chi parla rischia di essere zittito con la forza». Ecco perché bisogna reagire: «La musica ha un grande ruolo in tutto ciò, un enorme valore. Così come la scuola, è giusto parlare ai bambini, raccontargli di valori universali affrontando le questioni del Paese in cui vivono».
Quando Miriam Makeba finisce di parlare tutti immaginano che andrà via presto. Invece la sua voce si fa forte e invade la stanza al piano terra con un My wonderful mama che rende lucidi gli occhi degli africani presenti e sorridenti le loro bocche. È una scena di grande intensità che culmina in un applauso in piedi. Mentre ancora battono le mani, Mamma Africa inizia una canzone più veloce, accompagnata dal battito ritmato delle mani di tutti. Poi abbraccia bimbi, parla con tutti, si mette in posa perle fotografie. Anche Idris Sanneh, volto noto della tv italiana tra i presentatori del concerto serale, si ferma per fare una foto con il cellulare. Renato Natale, presidente dell’associazione Jerry Maslo, le si avvicina e le racconta la storia di quel sudafricano come lei, ammazzato 20 anni fa a Villa Literno e dell’associazione che nel suo nome porta avanti la propria battaglia contro il razzismo. Lei lo guarda e gli dice: «Thank You». E lui, di solito burbero: «Ma grazie a te».
Probabilmente ha ragione Antonio Casale, direttore del Centro Fernandes, quando, nel presentarla, dice che in queste terre c’è bisogno di una mamma. Di un sentimento che metta pace tra le persone. Qui non c’è pace. E non è colpa dei soldati appostati sulla Domiziana mitra in mano. La tensione resta alta e la politica locale ha le idee confuse. L’altro giorno è sfilato un corteo «antirazzista» e «contro la camorra» che aveva nel volantino di partecipazione la richiesta dell’espulsione degli immigrati irregolari.
All’interno del centro Fernandes, la «mamma», ha fatto il suo miracolo. Al piano di sopra, l’imam della moschea di San Marcellino, Nasser Hidouri, ha preparato un’ enorme quantità di cous cous. Mentre la signora Makeba torna in albergo, Idris rimane a giocare con il piccolo Josè. «Josè dici forza Juve!». «No». I bambini di Castel Volturno sono tutti interisti e milanisti.
l’Unità (10 novembre 2008)
Il concerto è un omaggio alle vittime dell’ultima strage di camorra. Con lei anche Bennato e Sepe.
La signora del soul canta e dice: Saviano è coraggioso, non lasciamo che venga zittito
Miriam Makeba a Castel Volturno contro camorra e razzismo Prima del concerto sulla Domiziana, la regina del jazz è andata al centro Fernandes. Il ricordo di Jerry Maslo. L’incontro caldo con i bambini. E il sostegno a chi lotta contro razzismo e camorra, qui nel mirino.
EDUARDO DI BLASI INVIATO A CASTEL VOLTURNO ediblasi@unita.it
Contro il razzismo e contro la camorra. I simboli sanno scegliersi le proprie battaglie. E Miriam Makeba, Mamma Africa, la donna che con la musica della sua voce e con la forza delle proprie idee ha combattuto l’apartheid nel proprio Paese, quella che adesso avanza su una sedia a rotelle nel viale d’ingresso del centro Fernandes a Castel Volturno, è uno di quei simboli. E arrivata sulla Domiziana per una data «speciale» di un tour che non tocca l’Italia, spinta dall’idea che razzismo e camorra si possano combattere restando tutti uniti. Lo dice anche qui, in questa sala intitolata a Giovanni Paolo II, davanti a tante famiglie africane con tanti bambini italiani d’Africa: «Lo dico sempre: non bisogna camminare da soli, bisogna camminare insieme».
Quando è arrivata l’hanno circondata con gioia. Alcuni avevano vecchi quadernoni per l’autografo. Altri cellulari e macchine fotografiche per immortalare l’evento. Come ricorda Jean Renè Bilongo, uno degli operatori del centro: «Prima di lei sono venuti a trovarci Enzo Avitabile, Livia Turco e Paolo Ferrero». Personalità importanti, ma certo non sono un pezzo della storia d’Africa come questa donna a cui è appena scappata una lacrima coperta dagli occhiali da sole Dolce e Gabbana.
La sera parteciperà al concerto conclusivo degli Stati Generali della Scuola, assieme a Eugenio Bennato, Daniele Sepe, Maria Nazionale, 24 Grana, Max Puglia e Sonia Aimy: un omaggio anche a quei ragazzi africani caduti sotto i colpi della camorra nell’ultimo anniversario di San Gennaro. Sotto la saracinesca della «Ob. Ob. Fashions», luogo dell’eccidio, ci sono ancora le foto attaccate con lo scotch e i fiori. Il concerto, che si terrà proprio alle spalle del luogo dove fu ucciso nel maggio scorso l’imprenditore Domenico Noviello, a Baia Verde, e che, come ricorda l’assessore campano Corrado Gabriele, è anche stato oggetto di una richiesta di «pizzo» mentre veniva costruito il palco sulla piazza, è dedicato anche a Roberto Saviano.
«Saviano è un giovane scrittore coraggioso - dice lei - ma, come succede in ogni grande causa in ogni parte del mondo, chi parla rischia di essere zittito con la forza». Ecco perché bisogna reagire: «La musica ha un grande ruolo in tutto ciò, un enorme valore. Così come la scuola, è giusto parlare ai bambini, raccontargli di valori universali affrontando le questioni del Paese in cui vivono».
Quando Miriam Makeba finisce di parlare tutti immaginano che andrà via presto. Invece la sua voce si fa forte e invade la stanza al piano terra con un My wonderful mama che rende lucidi gli occhi degli africani presenti e sorridenti le loro bocche. È una scena di grande intensità che culmina in un applauso in piedi. Mentre ancora battono le mani, Mamma Africa inizia una canzone più veloce, accompagnata dal battito ritmato delle mani di tutti. Poi abbraccia bimbi, parla con tutti, si mette in posa perle fotografie. Anche Idris Sanneh, volto noto della tv italiana tra i presentatori del concerto serale, si ferma per fare una foto con il cellulare. Renato Natale, presidente dell’associazione Jerry Maslo, le si avvicina e le racconta la storia di quel sudafricano come lei, ammazzato 20 anni fa a Villa Literno e dell’associazione che nel suo nome porta avanti la propria battaglia contro il razzismo. Lei lo guarda e gli dice: «Thank You». E lui, di solito burbero: «Ma grazie a te».
Probabilmente ha ragione Antonio Casale, direttore del Centro Fernandes, quando, nel presentarla, dice che in queste terre c’è bisogno di una mamma. Di un sentimento che metta pace tra le persone. Qui non c’è pace. E non è colpa dei soldati appostati sulla Domiziana mitra in mano. La tensione resta alta e la politica locale ha le idee confuse. L’altro giorno è sfilato un corteo «antirazzista» e «contro la camorra» che aveva nel volantino di partecipazione la richiesta dell’espulsione degli immigrati irregolari.
All’interno del centro Fernandes, la «mamma», ha fatto il suo miracolo. Al piano di sopra, l’imam della moschea di San Marcellino, Nasser Hidouri, ha preparato un’ enorme quantità di cous cous. Mentre la signora Makeba torna in albergo, Idris rimane a giocare con il piccolo Josè. «Josè dici forza Juve!». «No». I bambini di Castel Volturno sono tutti interisti e milanisti.
l’Unità (10 novembre 2008)
eh, uno se li immagina gli occhi lucidi degli africani presenti..
RispondiEliminaciao :)
giovanotta, torno qui dopo aver lasciato un commento da te.
RispondiEliminaVero, abbiamo visti nei giorni scorsi tanti occhi lucidi, le lacrime del reverendo Jackson, il ricordo di Villa Literno...
Ciao :-)
Bravo Frank per aver ricordato la grandissima Makeba. Una grande perdita...per tutti e non solo per gli africani. Spero almeno che il messaggio di pace e coraggio che lanciato ieri possa essere ancora più amplificato!
RispondiEliminaCaro Frank e cari tutti....
RispondiEliminaperdonatemi fin da ora per il mio commento. Luogo comune, banale interrogativo, detto popolare....insomma come volete voi, ma specialmente in questi giorni, me lo sento cucito addosso:
PERCHE' MUOIONO SEMPRE I MIGLIORI????
NuvolaMarina
Amico mio, anche io le ho dedicato un post..era doveroso per me che sono mamma e, per giunta, campana..
RispondiEliminasregolatezza, mi hanno mosso l'istinto, la commozione, il dolore: stiamo vivendo accompagnati da emozioni forti e questa, però, non l'auspicavo di certo. Mi unisco al tuo auspicio: ricordi quei famosi uomini di buona volontà?
RispondiEliminaNuvolaMarina, cara amica, sarà pure un luogo comune, sarà pure ripetitivo, ma con tutti gli sciocchi che affollano inutilmente questo pianeta la domanda non è solo obbligata, ma pure condivisa. Magari arriverà un giorno qualcuno che risponderà a questo interrogativo pressante.
Un carissimo abbraccio :-)
marzia, già della terra di Saviano. Usa pure la casella di posta personale, qui c'è pure il caso che i messaggi possano di nuovo scomparire. Passerò da te.
Abbracci e baci.
Amico mio, ho appena notato qualche errore di battitura nel messaggio: tu chiudi un occhio, vero?? :D
RispondiEliminamarzia, anche entrambi, ma l'errore più "clamoroso" non c'era. Avevi scritto giusto :-)
RispondiEliminaBaci
Perdonami la lunghissima assenza!
RispondiEliminaBellissimo ricordo di Miriam.
Un abbraccio:-)
Fioredicampo, è una bella gara a chi spunta l'assenza più lunga (perchè pure io...). Si tratta di una regola non scritta della blogosfera che non sempre permette di mantenere i contatti. Restano però stima e simpatia, confermate dal link che si trova sempre al suo posto. A favorire almeno il pensiero.
RispondiEliminaTi ringrazio per l'apprezzamento.
Un caro abbraccio :-)