mercoledì 16 novembre 2005

Stati progressivi di stupidità

 www.repubblica.it


MINNEAPOLIS (Stati Uniti) - Lutto nel mondo del wrestling mondiale. Eddie Guerrero, uno dei protagonisti più conosciuti e amati dagli appassionati, è stato trovato morto in una stanza d'albergo a Minneapolis. Guerrero, 38 anni, l'anno scorso campione Wwe (World Wrestling Enterteinment, la più conosciuta delle federazioni che raccolgono gli atleti che praticano questo sport), avrebbe dovuto partecipare domenica sera al «Wwe Supershow» al Target Center della città del Minnesota. Il suo corpo è stato rinvenuto al Marriot City Center.


Le autorità non hanno fornito dettagli sulle cause del decesso. Per conoscerne i motivi occorrerà qualche giorno, ma la polizia per ora avrebbe escluso ipotesi di omicidio o di suicidio.


Nella sua carriera aveva anche sviluppato problemi di alcolismo e di tossicodipendenza e, nel 2001, la federazione cui era passato gli aveva consigliato di ricoverarsi in un centro di riabilitazione per abuso di alcol e droga, dopo che lui si era presentato in uno stato indecoroso ad uno spettacolo televisivo. Una volta aveva persino rischiato di morire dopo un grave incidente automobilistico mentre guidava sotto effetto dell'ecstasy”. (corriere.it)


Ho visto più volte, con i miei nipoti, alcune di queste gare-patacca. Dopo non è che abbiano ripetuto le mosse dei vari atleti. Uno spettacolo innocuo, se visto con le persone giuste a fianco, in grado di filtrare e demitizzare. Il problema è il merchandising che prolifera ormai attorno al fenomeno e che rischia, questo sì, di esaltare i più fanatici. Peccato che non si sia colta, nella circostanza, l’occasione per avviare un discorso serio su steroidi, anabolizzanti e tutte le altre porcherie che girano tra le varie palestre. Peccato che non si sia colta l’opportunità di denunciare che sotto i muscoli niente, c’è solo aria e che quando è troppa stupidamente si muore.


LECCO - "Zitto negro di m...". Ancora una volta il razzismo fa la sua comparsa sui campi da calcio. Ma stavolta l'offesa non arriva dagli spalti ma dall'arbitro. Tutto è accaduto a Lecco durante una partita del campionato calcistico di terza categoria. Mauro Nacoli stava dirigendo Lecchese-Valmadrera e ha insultato il capitano della Lecchese che, pur essendo di colore, ha un cognome che più lombardo non si può: Alessandro Bernasconi. Macoli, aveva fischiato una punizione dal limite a favore degli avversari della Lecchese. Bernasconi si è rivolto all'arbitro per chiedere spiegazioni. "Ma l'ho fatto in modo pacato - racconta il capitano della Lecchese - e per tutta risposta mi sono sentito dire 'stai zitto negro di...'. Un episodio del genere non mi era mai capitato. Sono anni che gioco: ho cominciato dai giovanissimi, ma non mi era mai successo che qualcuno mi offendesse così". (Repubblica.it). Qui la stupidità comincia a salire, perché essere ridotti ad apostrofare una persona di colore scuro “negro di merda” è, oltre che demenziale, anacronistico e superato, rivela povertà di linguaggio e, soprattutto, di argomenti. Ancora a questo livello primordiale stiamo? Un razzismo sottopelle che non si spiega se non con l’ignoranza, elevata a valore, che è divenuta un tratto caratterizzante della trasversalità della società italiana. Questo giovane arbitro avrà mai sentito parlare di quel librino intitolato: “Il razzismo spiegato a mia figlia?”.


ROMA - Una frenata lunga quasi venti metri. Due strisce nere sull’asfalto grigio che cominciano dal nulla e muoiono dentro un muretto dove si sfogano ultrà e spray writers. Le tracce di un dramma assurdo: è il punto di via Pietro Frattini, al Portuense, dove l’altra notte uno studente di 16 anni è morto in una gara di abilità con l’auto della madre. Marco Federico Ancona è rimasto incastrato nella Opel Astra guidata da un suo compagno di scuola, Francesco, di 17 anni, ricoverato in coma farmacologico all’ospedale San Camillo con un coetaneo, Matteo, anche lui in gravi condizioni. I tre, secondo i vigili urbani, giocavano a fare i testacoda con l’auto, lanciata a 120 chilometri all’ora su una strada senza uscita, usata come parcheggio dagli abitanti delle palazzine residenziali che si affacciano sulla vallata del Trullo e della Magliana, con vista sull’Eur. Non si esclude che i minorenni si stessero cimentando anche in una prova da brivido, una specie di «roulette russa» su quattro ruote: vince chi frena per ultimo”. Il giorno dopo. “E poi c’è questa che alcuni raccontano come un’abitudine: «Le macchine si lanciano e si frena all’ultimo, chi s’avvicina di più al muro ha vinto». Ma ha vinto cosa? «Niente». E perché lo fate? «Mah, così, per niente». Una donna accusa pure i vigili urbani: «Non se ne può più di queste corse, è un continuo. Io vi chiamo sempre, ogni fine settimana. Chiamo voi, la polizia, i carabinieri». Il risultato? «Niente». C’è un palo della luce che ha il lampione girato dalla parte opposta della strada: «Una macchina un mese fa, l’ha centrato in pieno». Anni fa, sempre in questa via, un uomo fu ucciso da tre auto: anche quelle, guidate da rom, correvano una sfida. Sono passati quasi dieci anni, e cos’è cambiato? «Niente», naturalmente. (corriere.it) Ci troviamo ora nell’empireo della stupidità, dove si buttano vite per noia, stanchezza, piattezza, dove giovani e adulti si ritrovano in quel “niente” che esprime anche una totale carenza di idee. E se si pensa che questi sono i cosiddetti bravi ragazzi, cosa mai faranno e saranno gli altri? Ho voluto aggiungere, come utile integrazione, il pezzo che Giancarlo Fisichella, pilota di Formula Uno della Renault ha scritto su “
La Gazzetta
dello Sport” di oggi. 
MILANO, 15 novembre 2005 - Quello che è successo sabato notte su una strada romana ha ferito tutti, è impossibile accettare l’idea che si possa perdere la vita a sedici anni a causa di un gioco stupido e folle. E ha colpito profondamente anche me che faccio da anni una professione rischiosa al volante di un’auto da corsa. Questa tragedia mi ha addolorato ma non sorpreso, purtroppo, perché è da anni che accadono queste cose. Quando ero un adolescente c’erano diversi posti, nella periferia della mia città, dove si correvano gare clandestine e pericolosissime. Io lo sapevo e, in qualche occasione, le ho viste fare. Era difficile resistere, ci si incontrava in tanti con le macchine messe assieme in qualche modo. Ma c’era una brutta atmosfera, niente di sportivo e perfino poco divertimento. Potevo caderci anch’io, mi ha salvato il fatto che la passione per le corse ha molto presto lasciato la strada a vantaggio della pista. I kart, oggi forse più attraenti e sicuri di allora, sono un mezzo ideale per sfogare la voglia di velocità e per dimostrare di essere abili con un volante fra le mani. Ai giovani che corrono questi rischi così inutili e folli vorrei dire che fare i testacoda tirando il freno a mano non è assolutamente un segno di bravura, che inchiodare le ruote davanti ad un muro di cemento non è una cosa da pilota ma bensì da stupido. Usate bene la vostra intelligenza, basta poco, come abbiamo visto, a far succedere una tragedia”.


ROMA - Adelina Parrillo, compagna del regista Stefano Rolla, chiedeva di entrare nella Sala delle Bandiere, al Vittoriano, per assistere alla cerimonia di consegna della croce d’onore ai caduti e ai feriti della strage di Nassiriya, in occasione del secondo anniversario. ma è stata tenuta fuori "non avendone titolo", dal momento che lei e Rolla non erano sposati e, dunque, non risultava tra i familiari. La sua protesta si trascina da tempo, ma non ha avuto alcuna risposta: "Guardate come trattano la moglie di uno che chiamano eroe", ha detto. Così iniziava il suo commento (“
La Signora Nessuno
”) lo scrittore Ferdinando Camon su unita.it il 12 novembre.
“È, anzitutto, una questione di stile. Che senso ha portare una signora, compagna di un caduto di Nassiriya, in pullman con tutte le altre persone accreditate alla cerimonia, e poi impedirle di entrare, e tenerla fuori della sala, perché non è la moglie ufficiale?”.  Appunto che senso ha? Il cardinale Ruini o magari Rutelli saprebbero spiegarlo? Ecco il culmine della stupidità. Una donna, perché non sposata, viene privata di ogni diritto. Ha vissuto nel peccato, perché così si usa dire anche nel terzo millennio e dunque è giusto, secondo certe sconclusionate versioni, che ne paghi le conseguenze. Lei semplicemente non esiste.

 




 







4 commenti:

  1. MARZIA, che bel fiore! Grazie, così sarà serena notte.

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  2. Non si tratta di stupidità ma di solitudine. Di quel genere di solitudine che scaturisce dall'ignoranza di chi ti circonda. Riesci a renderti conto dell'amore che provi per qualcuno solo quando la perdi. Quanti rimpianti per parole non dette. Sentiti in colpa anche tu, perchè se una persona a te cara verserà una lacrima, quella sarà colpa tua.

    Marco mi manchi e ti amerò per sempre.

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  3. UTENTE ANONIMA, peccato non ci sia il tuo nome, quello di una ragazza immagino e, soprattutto, quello della fidanzata di Marco che è morto andando a sbattere su quel muretto. Ma è lo stesso una testimonianza che colpisce e fa pensare. Io non so se tornerai da queste parti, però alcune annotazioni le lascio e come le prime sono giunte a te è probabile che anche le seconde possano seguire lo stesso percorso.

    Vedi, cara amica, ho aggiunto non a caso il commento che dell’episodio ha fatto Gianfranco Fisichella, romano come te e, soprattutto, affermato pilota automobilistico, dunque uno che ne sa abbastanza. Questa considerazione mi sembra la più saggia: “Usate bene la vostra intelligenza”. Perché ne avete tanta, di intelligenza e non potete permettervi il lusso di sprecarla oppure rifiutarvi di farne uso.

    Riconosco che essere adolescenti oggi non sia facile, probabilmente meno che dieci o venti anni fa, meno facile per le lusinghe, le sirene, che vi ammaliano. Non fatevi strumentalizzare e usare da coloro che vogliono impadronirsi delle vostre teste, i tanti “grandi fratelli”, “le veline”, l’ignoranza elevata a valore, ma reclamate autonomia di pensiero, unite le forse per fare gruppo (e non branco), per allontanare la solitudine, uno spettro che, nelle grandi città paradossalmente è più devastante.

    E assumete pure, quando è doveroso, le vostre piccole ma non per questo minori responsabilità. Tra voi c’è la futura classe dirigente. Ci sono medici, infermieri, avvocati, insegnanti, ingegneri, giornalisti, imprenditori, ma anche operai (se ancora esisteranno in futuro). E poi madri e padri, mogli e mariti.

    Ci siete nel gruppo: uno, nessuno e centomila, ma con precise identità e individualità. L’irritazione che ho provato, certo non il tuo, il vostro dolore, deriva proprio dal fatto che tante parole non dette rimarranno, tanti sguardi senza vedere nulla, tanti desideri che resteranno incompiuti, per una ventata di follia, di frenetica euforia, di voglia insistente di stupire, di provare sensazioni forti, di emozionarsi, quando a 16 anni la più bella emozione che si possa provare è quella di incrociare un volto amico, di accarezzarne il viso e di baciarne le labbra dichiarandogli amore.

    Se ti va, se te la senti, puoi contattarmi in privato.

    Ciao

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  4. A 17 anni di distanza sono tornato dove e' morto Marco, quel muretto in foto. E' rimasto poco e niente, una scritta sul muro sbiadita ed una pianta in vaso che avrebbe bisogno di acqua. La vita va avanti, ma chi ha conosciuto Marco non lo dimentichera'.

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