Riecheggia ancora la sua eco, ma quanto è lontana la percezione. Sono i vestiti a conservare una parte di “lei” che i lavaggi non hanno dissolto. Durante il cambio di stagione, nell’armadio, mi passano tra le mani vari maglioni che offrono un’insolita sensazione di calore, quasi soffocante, richiamando alla mente episodi e situazioni. Un paio me li aveva regalati. Uno sicuramente per un compleanno, l’altro in una circostanza ormai imprecisata, ma ovviamente lieta. E poi non deve esistere sempre un motivo per fare un regalo, specialmente se la persona a cui lo offri ti è cara. E in quel momento io lo ero, evidentemente.
Poi ci sono altri pullover che mi ricordano un incontro, un’emozione, soprattutto quando venivano sfilati. Due, se non tre, li avevamo comprati assieme, o meglio funzionava così. “Provati questo, voglio vedere come ti sta addosso”. Ed io indossavo, provavo, ottenevo l’approvazione e si passava alla cassa. Il rito si ripeteva spesso, perché aveva deciso che dovevo indossare altri capi di abbigliamento e quelli che vedeva nei negozi li immaginava addosso a me, doveva solo attendere la visita mensile. E’ inteso, ovviamente, che anche a me piaceva tutto questo: se era contenta “lei” lo ero anch’io. E poi mostrava sempre un particolare compiacimento quando poteva vedermi con ciò che aveva scelto.
Ma sono le t-shirt a trattenere ancora la sua presenza, non solo in senso metaforico, visto che ce ne sono almeno tre o quattro che mi aveva lavato e, soprattutto, stirato. Un trattamento assolutamente esclusivo.
La scorsa estate le ho lasciate impilate sotto una colonna colorata. Anche accarezzate, quasi a voler percepire il calore delle sue emani, annusare il suo profumo. Ricordo benissimo quella sera agostana, di riposo casalingo, come una vera coppia,
Avevo steso io il bucato al mattino, “lei” aveva lasciato fare. In realtà l’avevo con dolcezza preteso ed era stata una sua graziosa concessione. La giornata assolata era stata efficace e poiché non amava molto trovarsi con panni da stirare, ecco che quella sera stava per materializzarsi, davanti ai miei occhi, un evento assolutamente prodigioso ed inaspettato, preceduto da mille distinguo e da sottili precisazioni.
Mi ero così incantato a guardarla, mentre apriva la tavola, deponeva davanti a sé gli indumenti, prendeva una delle mie t-shirt e ci passava sopra il ferro da stiro. Quindi ripiegate con cura, ma oserei dire, anche con amore, le t-shirt venivano apppoggiate sul divano, mentre io stavo andando in estasi.
Da due anni hanno mantenuto la stessa piega, perché non le ho più toccate. Adesso dovrò decidermi ad indossarle nuovamente e lasciar così volar via l’ultimo frammento rimasto sulle ali di una farfalla, tanto è leggero ormai e svuotato di ogni concretezza. Anche se un pochino mi dispiacerà.
Io ho due camicie da uomo, da qualche parte nell'armadio.
RispondiEliminaSono quasi tre anni che sono lì, e ogni tanto, quando per caso mi capitano sottomano, ci tuffo il naso dentro e quell'odore di sapone di Marsiglia mi fa tornare in mente fin nei minimi particolari episodi, parole e giorni che credevo di aver dimenticato, o meglio ai quali ormai non penso più.
Non so cosa fare di quelle camicie.....
con partecipe affetto, grazia*.
RispondiEliminaInvece ho parecchie cose regalate da lei a cui però ho fatto talmente l'abitudine da non legarle al suo ricordo.
RispondiEliminainvece sono rimasti due suoi pigiami di cui non so che fare e un maglione "suo" che mi diede perchè per lei era troppo largo...
che non oso più indossare.
nessuno ha inventato un detergente per cancellare questo tipo di ricordi?
ROBYNIA, tre anni... Sembrano un’eternità! E magari posso pure pensare che non sempre ti capitano sottomano “casualmente”. Mi colpisce la tua volontà di assimilazione, ancora e nonostante tutto, di ciò che è rimasto imprigionato tra le trame del tessuto: odori, profumi e sensazioni. Quanto raffinati diventano in queste circostanze i nostri sensi, l’olfatto è il relais che fa scattare i ricordi e la memoria corre sfrenata verso impossibili mondi. Non si dimentica, Robynia, non si può. Almeno in tempi brevi. E anche se calasse l’oblio definitivo, si resterebbe tuttavia colpiti dalla ricaduta che, anche dopo anni in cui si riteneva di aver cancellato tutto, nella fatale suggestione (il tocco della camicia) naturalmente vissuta con uno spirito ben diverso, ancora produce effetti, brevi, intermittenti, sempre più scoloriti, assieme all’inevitabile interrogativo di dove sarà adesso e se anche lui si troverà mai a provare le medesime sensazioni.
RispondiEliminaA casa sua non ho lasciato indumenti. Ci sono sì regali: libri, cd personalizzati, acquisti per “lei” fatti assieme (due specchi fissati all’ingresso, il divano ricoperto) ma so che la sua capacità di evocazione, di memoria storica è scarsa e, nello stesso tempo, non si fa suggestionare da talune circostanze. Forse perché indifferente, forse perché timorosa di rimanere ancora condizionata in qualche modo.
Considerazioni accademiche, ormai, eppure le tre o quattro t-shirt che hanno assorbito qualcosa di suo credo che resteranno, ancora per un’altra estate, nel guardaroba. Quelle camicie conservale, almeno fino a quando capitandoti sottomano, sempre casualmente d’intende, riuscirai a sfuggire alla tentazione di affondarci il naso.
GRAZIA, so che ormai sei non solo partita, ma anche arrivata a destinazione. Ma lascio ugualmente un breve commento che ripeterò nel tuo blog.
Per me sarà la prima blogestate e sono curioso di vedere come verrà vissuto il dopo, il ritorno a casa. Con affetto ricambiato.
ALDERABAN, mi hai fatto venire in mente che pure “lei” mi regalò un suo maglione, perché troppo stretto e anche due paia di pantaloncini estivi. Il maglione è di quelli caldi e pesanti, con cappuccio, mentre i calzoncini con t-shirt abbinate che credo usasse come pigiama, sono invece ormai attuali. Ecco alcuni indumenti che sono stati proprio suoi, anzi lo sono tuttora e credo lo resteranno sempre, perché mi limiterò a guardarli, accarezzarli forse, ma non verranno sgualciti. Come te non oserò indossare.
Verissimo, Alderaban, quel particolare detergente non è stato ancora inventato, ma se fosse in commercio siamo sicuri che lo adopereremmo?
Strano: non ho nulla dei miei ex. Forse perchè ho amato uomini sbagliati e sono stata sempre io a chiudere? Conservare gelosamente oggetti dell'amata/o significa che non si accetta definitivamente la fine di un amore?
RispondiEliminaIl tuo romantico post mi fa pensare a questo, mio caro Frank. *_____^
*____^
Mi sono duplicata? Pardon per la doppia faccina...
RispondiEliminaBuongiorno a te frank, il sole brucia anche qui ( e spesso non solo il sole ;).
RispondiEliminaLa nostalgia è una medicina amara e dolce.....ma leggi bene il capitolo: dosi consigliate di somministrazione...
un sorriso
Maria
L'ho pensato anche io sai?
RispondiEliminaChe il giorno in cui riuscirò a non annusare più quelle camicie vorrà dire che un capitolo si è chiuso sul serio.
Ma dimenticare del tutto no,hai ragione, non ne sarò capace mai,è una mia caratteristica, sono come una spugna...e a volte mi capita di invidiare chi, come la tua lei, come il mio lui, ha poca o nulla memoria storica e capacità di evocazione, quante sofferenze in meno!
Ciao Frank, buona giornata! :)
p.s. commento OT
l'ho scritto anche in risposta al commento che mi hai lasciato : Totti è simpatico anche a me.....ma non al punto da comprare il vhs del suo matrimonio! Se solo fossi stata libera di andare in spiaggia a prendere il sole....altro che Sky, Totti, matrimoni e compagnia bella! :))
Come diceva la canzone che ho riportato giorni fa sul mio blog? "Just when I think you're out of my head I hear a record you played or see a book that you read". Se non avessi conservato le Tshirt, ci sarebbe qualcos'altro...
RispondiEliminaSai Frank è per quello che i film li guardo quando li trasmettono in tv... ho tante videocassette e DVD ancora intonsi, ancora incartati con il cellophane.
sai? ci lasciamo frugare dentro nella speranza di avere in cambio lo stesso regalo....ma non sempre è così..
RispondiEliminabuona giornata...o serata
Maria
MARIA, è vero. Sembra quasi uno stare al gioco, lasciando fare, perché poi si confida, per naturale speranza, di poter ripetere, a ruoli invertiti, la stessa cosa. Ma il gioco delle parti finisce qui.
RispondiEliminaGrazie per la puntuale partecipazione e buona giornata a te.
Un sorriso
oggi,viaggiando in macchina, ho ascoltato alla radio un brano che mi ha fatto ripensare a questo post che avevo già letto ieri
RispondiEliminail"tumulto" di emozioni che proviamo rievocando momenti di intensità affettiva forse il tempo li acquieterà...ma è inimmaginabile che si disperdano in dissolvenza nella memoria quando hanno rappresentato attimi di "un tutto" che traboccava dalla coppa delle nostre emozioni...
ogni vissuto è inciso nella nostra storia e suggellato nel pensiero per sempre anche quando non ne sentiremo più il dolore delle ferite...e indugeremo nelle tenere sensazioni di un passato che dimorerà eternamente nel nostro cuore.
potrà apparire banale...ma ti propongo il testo
Le storie d'amore
Non sei andata via, non sei andata via
non è colpa mia, è che non va via
non si può cancellare niente
tutto viene registrato
dalla mente, dalla mente mia
dai cuori no, non si va più via
sono scatole perfette
in cui ritrovi sempre tutto
Così ora tu non sei più mia
è finita sì e sei andata via
e non c'è niente da capire
non c'è niente da spiegare
perché l'amore non ha parole
e poi ti toglie anche la voce
Ah... ma le storie d'amore
no, non finiscono mai
Ah... le storie d'amore
no, non finiscono mai
Finisce sì, finisce e si va via
l'amore forse è solo una bugia
la bugia più grande
la più vera che ci sia
amore mio, che non ho amato mai
non smetterò di amarti mai
non smetterò di perderti
di cercarti all'improvviso
di incontrarti nel mio passato
di difenderti da me
Ah... ma le storie d'amore
no, non finiscono mai
Ah... le storie d'amore
no, non finiscono mai
il silenzio dei sentimenti continua a produrre suoni incredibilmente armonici...
un sorriso e un saluto caro Frank
Sil