24 marzo 2002 |
È
il titolo ad attirare la mia attenzione. Sto per gettare nella
differenziata della carta uno dei tanti inserti pubblicitari che
accrescono lo spessore dei quotidiani, ma mi fermo.
Si
tratta di un supplemento a pagamento, curato da un’agenzia
specializzata, allegato al “Sole 24 Ore” del mese scorso e
commissionato dalla Società Italiana di Gerontologia. Riferisce del
congresso nazionale,il 56°, che si è svolto tra novembre e dicembre
2011 a Firenze. La prospettiva, per chi scrive, è ancora lontana,
però il titolo m’infastidisce lo stesso: “Preparati a vivere 100
anni”. Con quale scopo?
Per
quale motivo si dovrebbe accogliere con soddisfazione un simile
orizzonte?
Per
lavorare – se si ha la fortuna oggi di farlo – ancora di più?
Per
bloccare l’accesso ai giovani perché costretti a rimandare di anno
in anno la pensione?
Ma
il tempo per se stessi, per i propri affetti, le proprie passioni
quando si renderà compiutamente disponibile?
Davvero
è confortante che i geriatri e i gerontologi si prodighino per
allungare la vita, quando le condizioni della stessa saranno
funzionali soltanto alla perversa logica di vivere per lavorare?
Come
si può parlare ancora di qualità della vita?
Il
tempo per la proliferazione di queste domande e poi l’inserto
prende la direzione già decisa. Meglio non campare fino a 100 anni,
ma sperare che la salute non venga meno per apprezzare con lucidità
quello che c’è oltre l’orizzonte dell’orario continuato dalle
9,00 alle 17,00.
C'ero anch'io quel giorno a Roma.
RispondiEliminaCiao, Frnak!