lunedì 26 ottobre 2009

Il ponte delle illusioni






La madre di tutte le idiozie propinate agli italiani onesti è la costruzione del Ponte sullo Stretto. Adesso c’è persino una data d’inizio: il 23 dicembre 2009, dunque fra meno di due mesi. Così il 25 dicembre si celebrerà una nascita di diverso genere.


Tra un’escort e l’altra, tra una minorenne ed un soggiorno in dacia, il Papi non lascia passare giorno senza che una sua disgustosa traccia rimanga, a perenne memoria dei posteri che si troveranno alle prese con un dilemma irrisolvibile: cercare di capire come sia stato possibile non solo che un plutocrate anziano sia riuscito ad arrivare al governo, ma in che modo abbia convinto una buona parte dei suoi connazionali di rappresentare la soluzione per ogni loro problema.


Più arduo, ai limiti dell’impossibile, comprendere perché glielo abbiano lasciato fare.


In questo caso il sonno della ragione ha generato lobotomizzati convinti di vivere in un’eterna fiction, incattiviti verso coloro,  forse troppo pochi, che cercano di impossessarsi del telecomando per spengere tutto.


Una testimonianza inviata a Corrado Augias che risponde in modo impeccabile, come sempre. E poi un ottimo intervento (che condivido fin dal titolo) di Curzio Maltese su “Il Venerdì” di Repubblica completano il post.


 


LA FAVOLA DEL PONTE SENZA ONERI PER LO STATO





Caro Augias, dopo la tragedia di Messina il presidente della Repubblica auspicava priorità nella protezione del territorio rispetto a «opere faraoniche». Il ministro Matteoli ha affermato

1) che le risorse per il ponte sono di provenienza sostanzialmente privata; 2) che aprendo i cantieri il territorio sarebbe stato più sicuro concludendo che: «I cantieri apriranno entro l’anno». Argomentazioni fuorvianti. Primo, non ci sono fondi privati: gli unici fondi (virtuali) sono governativi e potrebbero facilmente essere destinati alla protezione del territorio. Secondo, anche il progetto finanziario non è senza garanzia da parte dello Stato. Il piano di finanziamento impegna il governo a «riscattare» la concessione ripagando il 50% del valore investito, garantendo di fatto il finanziamento privato. La seconda argomentazione è quasi comica. I luoghi delle frane distano decine di chilometri dai potenziali cantieri. Come avrebbe potuto un cantiere a25-30 chilometri preservare dalla frana un borgo collinare come Giampilieri Superiore? I lavori del ponte aumentano il rischio idrogeologico di Messina, prevedendo sei discariche per i materiali di risulta a ridosso di aree urbanizzate ed abitate: sei «tappi» che rischiano di saltare addosso alle case sottostanti. Sarebbe meglio destinare subito i fondi ad interventi di tutela di un territorio che continua a franare.


Prof. Guido Signorino Centro Studi per l’Area dello Stretto di Messina «Fortunata Pellizzeri».


 


Ricevo da Messina lettere con dati non contestabili sui quali si dovrebbe basare un vero dibattito invece delle roboanti e generiche assicurazioni. Se capisco bene vengono date per «private» risorse che dovrebbero provenire da società a totale partecipazione pubblica (Anas, Regione Sicilia, Regione Calabria) che costituiscono la «Stretto di Messina Spa». Le risorse «private» dovrebbero coprire l' 80% del costo complessivo. Ma per ora non risulta alcun finanziamento realmente privato, visto che il progetto ancora non esiste se non in una versione preliminare del 2002. Esiste invece una delibera di stanziamento dal parte del Cipe, che impegna il governo a destinare all' opera 1,3 miliardi in più anni, «secondo disponibilità di bilancio». Anche i soldi pubblici sono dunque potenziali: stanziati dal governo, ma non resi disponibili dal Tesoro. Mi auguro che qualche rappresentante politico voglia, alla luce di questi dati, chiedere le necessarie delucidazioni al ministro competente. Sono in ballo vite, l' avvenire di un' intera zona del paese. Se la politica non si occupa di questo di che si deve occupare? –


CORRADO AUGIAS 


 





(24 ottobre 2009)  



 



 




Il Ponte, simbolo perfetto della deriva italiana







Ricomincia la favola del Ponte sullo Stretto. Ci vorrebbe ancora la forza d’indignarsi. Il Meridione cade a pezzi, le montagne franano al primo acquazzone d’autunno e il governo pompa miliardi nella più assurda delle inutili imprese. Ma come si fa? Dopo tanti anni, alla fiaba del Ponte ci si affeziona, la seguiamo ormai come uno sceneggiato, una saga. Berlusconi ha assicurato che il cantiere riaprirà prima di fine anno e l’opera sarà pronta nel 2016.


Nella cabala del Ponte in effetti il 2016 mancava. «Soltanto sei anni, sarà un altro record» ha festosamente promesso il premier. Ma anche per lui gli anni passano. Nel 2005 aveva garantito da Vespa: «Il Ponte si può completare in cinque anni al massimo, entro il 2010». Del resto, trattandosi di un’opera che non vedremo mai, avrebbe anche potuto dire il 2014, il 2013 o per il prossimo compleanno di Pier Silvio, ornato di candeline per tutti i tre chilometri e mezzo della campata.


L’assurdità economica del Ponte è dimostrata da un’ampia letteratura. Sono in perdita cronica i ponti necessari che collegano Stati ricchissimi, come Danimarca e Svezia, o aree urbane popolate da decine di milioni di persone. Figurarsi un ponte che collega due piccole città come Reggio Calabria e Messina, in una delle aree più povere d’Italia. Il danno ambientale è provato da decine di studi, condotti da associazioni ecologiste ma anche da tecnici al servizio dello Stato. L’ultima mazzata calata sul progetto è arrivata con la pubblicazione di un libro fondamentale, e forse per questo introvabile, stampato dal Genio Civile e firmato da un grande ingegnere calabrese, Remo Calzona, da sempre favorevole alla costruzione del Ponte. Non di questo, però, visti i costi faraonici e il forte rischio d’insostenibilità.


Eppure il Ponte s’ha da fare. Non l’opera reale. Bisogna alimentare l’eterno progetto, l’eterno cantiere che ogni cinque anni fa slittare la data di fine lavori e intanto, sempre ogni cinque anni, moltiplica i costi. Prima un miliardo e mezzo, poi tre, ora sei. Due anni fa, parve incredibile che in Italia qualcuno chiudesse una volta per tutte i rubinetti di uno spreco colossale, come ha provato a fare Prodi. E infatti non vi riuscì, schiantato dall’insurrezione di lobby impensate, perfino nel partito di Antonio Di Pietro. Un ponte che non si farà mai e sarà costato più di ogni altra opera pubblica della storia. Non è una metafora perfetta della nostra deriva?


(23 OTTOBRE 2009)



 









 




Le 7 domande che hanno inchiodato Berlusconi


di Marco Travaglio e Elio Veltri


 


Signor Berlusconi, potrebbe rispondere pubblicamente a queste domande?


 


Premessa:  la Banca Rasini di Milano, di proprietà negli anni Settanta di Carlo Rasini, è stata indicata da Sindona e in molti documenti ufficiali di magistrati che hanno indagato sulla mafia, come la principale banca utilizzata dalla mafia per il riciclo del denaro sporco nel Nord-Italia. Di questa Banca sono stati clienti Pippo Calò, Totò Riina e Bernardo Provenzano, negli anni in cui formavano la cupola della mafia. In quegli stessi anni il Sig. Luigi Berlusconi lavorava presso la Banca, prima come impiegato, poi come Procuratore con diritto di firma e infine come Direttore.


 


1) Nel 1970, il procuratore della banca Luigi Berlusconi ratifica un’operazione molto particolare: la banca Rasini acquisisce una quota della Brittener Anstalt, una società di Nassau legata alla Cisalpina Overseas Nassau Bank, nel cui consiglio d’amministrazione figurano Roberto Calvi, Licio Gelli, Michele Sindona e monsignor Paul Marcinkus. Questo Luigi Berlusconi, procuratore con diritto di firma della banca Rasini, era suo padre?


2) Sempre intorno agli anni Settanta il Sig. Silvio Berlusconi ha registrato presso la banca Rasini ventitré holding come “negozi di parrucchiere ed estetista”, è lei questo Signor Silvio Berlusconi?


3) Lei ha registrato presso la banca Rasini, ventitré “Holding Italiane” che hanno detenuto per molto tempo il capitale della Fininvest, e altre 15 Holding, incaricate di operazioni su mercati esteri. Le ventitré holding di parrucchiere, che non furono trovate a una prima indagine della guardia di finanza, e le ventitré Holding italiane, sono la stessa cosa?


4) Nel 1979 il finanziere Massimo Maria Berruti che dirigeva e poi archiviò l’indagine della Guardia di Finanza sulle ventitré holding della Banca Rasini, si dimise dalla Guardia di Finanza. Questo signor Massimo Maria Berruti è lo stesso che fu assunto dalla Fininvest subito dopo le dimissioni dalla Guardia di Finanza, fu poi condannato per corruzione, eletto in seguito parlamentare nelle file di Forza Italia, e incaricato dei rapporti delle quattro società Fininvest con l’avvocato londinese David Mills, appena condannato in Italia su segnalazione della magistratura inglese?


5) Nel 1973 il tutore dell’allora minorenne ereditiera Anna Maria Casati Stampa si occupò della vendita al Sig. Silvio Berlusconi della tenuta della famiglia Casati ad Arcore. La tenuta dei Casati consisteva in una tenuta di un milione di metri quadrati, un edificio settecentesco con annesso parco, villa San Martino, di circa 3.500 metri quadri, 147 stanze,una pinacoteca con opere del Quattrocento e Cinquecento, una biblioteca con circa 3000 volumi antichi, un parco immenso, scuderie e piscine. Un valore inestimabile che fu venduto per la cifra di circa 500 milioni di lire  (250.000 euro) in titoli azionari di società all’epoca non quotate in borsa, che furono da lei riacquistati pochi anni dopo per circa 250 milioni (125.000 euro). Il tutore della Casati Stampa era un avvocato di nome Cesare Previti. Questo avvocato è lo stesso che poi è diventato suo avvocato della Fininvest, senatore di Forza Italia, Ministro della Difesa, condannato per corruzione ai giudici, interdetto dai diritti civili e dai pubblici uffici, e che lei continua a frequentare?


6) A Milano, in via Sant’Orsola 3, nacque nel 1978 una società denominata Par.Ma.Fid. La Par.Ma.Fid. è la medesima società fiduciaria che ha gestito tutti i beni di Antonio Virgilio, finanziere di Cosa Nostra e riciclatore di capitali per conto dei clan di Giuseppe e Alfredo Bono, Salvatore Enea, Gaetano Fidanzati, Gaetano Carollo, Carmelo Gaeta e altri boss – di area corleonese e non – operanti a Milano nel traffico di stupefacenti a livello mondiale e nei sequestri di persona. Signor Berlusconi, importanti quote di diverse delle suddette ventitré Holding verranno da lei intestate proprio alla Par.Ma.Fid. Per conto di chi la Par.Ma.Fid. ha gestito questa grande fetta del Gruppo Fininvest e perché lei decise di affidare proprio a questa società una parte così notevole dei suoi beni?


7) Signor Berlusconi da dove sono venuti gli immensi capitali che hanno dato inizio, all’età di ventisette anni, alla sua scalata al mondo finanziario italiano? Vede, Signor Berlusconi, tutti gli eventuali reati cui si riferiscono le domande di cui sopra sono oramai prescritti. Ma il problema è che i favori ricevuti dalla mafia non cadono mai in prescrizione, i cittadini italiani, europei, i primi ministri dei paesi con cui lei vuole incontrarsi, hanno il diritto di sapere se lei sia ricattabile o se sia una persona libera.


 


P.S. Dato che lei è già stato condannato in via definitiva per dichiarazioni false rese ad un giudice in un tribunale, dovrebbe farci la cortesia di fornire anche le prove di quello che dice, le sole risposte non essendo ovviamente sufficienti.


 


NOTA – Le sette domande sono state pubblicate ne “L’odore dei soldi” di Elio Veltri e Marco Travaglio (Editori Riuniti) 2001. Quindi note a tutti i parlamentari del Partito delle Libertà, della Lega e all’opposizione. Berlusconi ha intentato due cause agli autori del libro: la prima, per diffamazione, si è conclusa nel 2005 con l’assoluzione dei due autori e la condanna a Berlusconi: 100.000 euro di spese. La seconda –  richiesta di risarcimento per diffamazione a mezzo stampa – è stata respinta dal Tribunale di Roma con l’obbligo del pagamento di 15.000 euro da parte del querelante. Carlo Costelli, dipartimento di Fisica & e INFN Università Sapienza, Roma, informa che questo testo in italiano, francese, inglese, spagnolo, tedesco è a disposizione su http://sites.google.com/site/carlocosmelliwebsite/Home gruppo facebook. Sta per entrare in rete la traduzione in arabo, giapponese, olandese.



 


 


 

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