La ripresa delle normali attività ha ritmi propri, progressivamente ascendenti, senza esagerare. Torno e ritrovo una montagna di argomenti da trattare che avranno il loro giusto spazio in più fasi. Ricomincio con due firme illustri: Giorgio Bocca e Curzio Maltese.
Il primo è stato ricoperto da una copiosa e intollerabile ondata di insulti per un pezzo, scritto su “L’espresso”, in cui si occupava delle poco commendevoli vicende della Benemerita in Sicilia. Ne parlerò in seguito con doverose appendici. Nella rubrica sul Venerdì tratta del disagio di essere connazionali del papi. Un disagio che condivido in pieno.
Per Curzio Maltese, in “contromano”, l’argomento è
I ragli e i rutti legaioli ci hanno accompagnato per ogni giorno di agosto che Dio ha mandato in terra. Anche per i “fascisti verdi” c’è un bel faldone da postare.
E poi il razzismo, Napoli… Anticipi della nuova stagione di questo blog.
fatti nostri
di GIORGIO BOCCA
Il disagio di dover vivere nell’Italia di Papi
Che cosa sono il disagio del vivere, l’insoddisfazione del vivere contemporanei? Direi una solitudine, mai così disperante prima, nell’età della fatica e della servitù. Capire di essere soli, senza pastori o maestri, senza padri. Tutto ciò che in un passato recente era ancora protettivo, solidale, fraterno, di cui fidarsi, in cui riconoscersi, è diventato un casuale compagno di viaggio.
Un partito oggi cosa è? Chi di noi vive ancora l’appartenenza a un partito politico come una scelta di vita, di avvenire, di solidarietà profonda, di fedeltà indiscutibile e magari di inimicizie totali, come furono l’antifascismo, l’anticomunismo. Che cosa è un giornale oggi di differente da quello di ieri, dell’altro ieri? «L’ha detto il giornale» ci dicevamo ed era come dire: sta nelle sacre scritture, nel decalogo, nelle verità rivelate. Molti il giornale lo portavano nella tasca della giacca come un distintivo: io leggo l’Unità comunista, leggo il Secolo fascista, leggo il Giornale di Montanelli, vi piaccia o meno. Oggi più spesso ci diciamo: l’ho letto da qualche parte, l’ho visto in tv. Ricorre il centocinquantesimo anno dell’Unità d’Italia e una tv ha chiesto ai suoi spettatori se la faccenda li interessi o se sia il caso o no di commemorare, di celebrare.
La maggioranza ha risposto che non gliene frega niente, che l’Unità d’Italia la interessa meno del prezzo della benzina, del contributo per la rottamazione. E la politica, la politica di casa nostra cos’ è? Una faccenda di ladrocini, di astuzie da galoppini elettorali. E quella estera: incomprensibili ferocie di talibani e di marines, se la vedano loro. C’è di mezzo anche la crisi economica, che nessuno sa bene cosa sia e quando finirà ma che è stata l’equivalente di una decimazione. Senza dire che, dal giorno di Nagasaki e di Hiroshima, può esserci nel cielo il ronzio di quella fortezza volante che sgancia la bomba e il pilota del Nebraska o del Wyoming si volta appena a guardare il fungo che sale nel cielo.
E anche queste storie nostrane della figlia di Berlusconi che non apprezza che suo padre vada con escort e minorenni e poi pensa all’eredità e corregge il tiro? Fingiamo di indignarci, ma quelle storie sono alla misura di questo tempo mediocre: raccontarci di come è fatto Papi non è una gran noia? Forse non è così, forse tempi di passioni forti stanno preparandosi nei cieli imperscrutabili della storia, ma oggi questa solitudine nella generale mediocrità ci sta addosso come una foschia che spegne i colori del mondo.
21 AG0ST0 2009
contromano
di CURZIO MALTESE
Prima o poi le Iene aspetteranno fuori da Montecitorio qualcuno dei leghisti che ci molestano con gli esami obbligatori di dialetto per interrogarlo sulle poesie del Porta o le commedie del Goldoni. Così, per farsi due risate. Peraltro, poiché vivono e lavorano a Roma, bisognerebbe anche valutare la competenza linguistica locale, invitarli a recitare un sonetto del Belli.
Sempre imbarazzante vedere i deputati lumbard che si distaccano dagli orizzonti angusti delle sagre paesane per avventurarsi nel vasto e periglioso mondo della cultura.
Si riempiono dunque la bocca di una cultura dialettale che non conoscono, scambiano Zanzotto per i canti da osteria o da curva dell’Atalanta. Anche l’idea che esistano dialetti del Nord, Centro e Sud è una bella fesseria. Scommetto che Elvis Calderoli è in grado di capire il senso di Dicitincello vuie ma non saprebbe tradurre una poesia in friulano di Pasolini. In ogni caso molto meno del marocchino che anni fa vinse a sorpresa il concorso di poesia friulana indetto in nome del grande Pier Paolo e presieduta dalla nipote del poeta e curatrice delle opere, Graziella Chiarcossi.
Se c’è un patrimonio universale in Italia sono proprio i dialetti. La canzone e il teatro napoletani sono un pezzo di autentica identità collettiva. Il più grande interprete di Goldoni è Toni Servillo, nato ad Afragola. Nella scuola di mio figlio l’unico bambino che recita a memoria un sonetto di Trilussa è di origini africane. La questione è che quel che
21 AG0ST0 2009
Bentornato :))
RispondiEliminaastime, grazie!!! :-))))))))))))
RispondiEliminagrazie per aver postato il pezzo di Maltese che mi ero persa.
RispondiEliminaVivendo, con sofferenza, in una realtà leghista all'80% non posso che concordare in pieno con l'autore.
marina
Ben tornato anche a te, Frank.
RispondiEliminaSi ricomincia con il mal di fegato, purtroppo.
Grazie per il passaggio sul mio blog e per i complimenti. Davvero lusingata.
Un abbraccio,
Artemisia
marina5, ecco mi sono chiesto spesso cosa provino i non legaioli a vivere in luoghi dove non si sentono rappresentati e, temo, anche mortificati. Occorre fortificarsi e resistere, aggrappandosi a tutto. Il pezzo del sempre ottimo Maltese (uno tra i giornalisti che ammiro) rappresenta un appiglio e una boccata di ossigeno. Non fosse per sentirsi meno soli.
RispondiEliminaAltro, sulla Lega, a seguire, se avrai la bontà di seguirmi.
Grazie a te per l'apprezzamento.
Artemisia, il mal di fegato arriva proprio perchè si ricomincia. Non ci abitueremo mai all'andazzo corrente.
Prego, ma i complimenti per te, per la tua persona,per come imposti i problemi o semplicemente racconti, attraverso foto, le emozioni, sono semplicemente ovvii.
Un abbraccio.