lunedì 3 agosto 2009

L'ETICA E LA SCOMUNICA








  • Dopo anni di discussioni e di incontri, finalmente le autorità mediche italiane si sono decise ad approvare la famosa pillola Ru486, la «pillola abortiva», già da tempo approvata e adoperata in quasi tutti i paesi. Era scontata la condanna vaticana, con relativa protesta. Ma a questa si è aggiunta addirittura una minaccia di scomunica, sia per chi usa la pillola che per chi la prescrive.

    Eppure di scomuniche non si parlava più da tempo. Un termine che non soltanto colpisce, ma sconvolge. Ricorda tempi lontani e anche malfamati. Ricorda lotte più o meno sanguinose, condanne, supplizi. Ricorda Galileo e con lui tanti processi ecclesiastici anche ingiusti; vicende che il tempo ha corretto e rinnegato. Momenti tristi della storia del cattolicesimo, che si è faticato a dimenticare e anche a correggere.

    Eppure, ieri, ancora scomunica. Il Vaticano insiste a imporre sulla questione dell'aborto tutta la sottolineatura che gli è possibile. Anche a costo di relegare in secondo piano altre questioni morali che forse dovrebbero essere maggiormente sottolineate, come quella della fame nel mondo o dell'immigrazione. Non è stato sempre così nella storia della chiesa cattolica, ma oggi questa è l'accentuazione, questa è l'immagine che Roma offre di se stessa al mondo. Una chiesa tutta impegnata nell'etica, anche se non è stata l'etica la priorità del suo fondatore. E nell'etica, priorità assoluta alla questione della lotta all'aborto. Fino al limite massimo della condanna, la scomunica.

    Ciò che colpisce persino più dell'atteggiamento del Vaticano è la subalternità della politica italiana ai messaggi e agli imprimatur che arrivano dall'altra sponda del Tevere. E dire che un diverso rapporto con le gerarchie della chiesa cattolica sarebbe possibile: solo pochi giorni fa, Obama aveva incontrato il Papa e confrontato i reciproci punti di vista. Terminata la visita, però, il presidente degli Stati uniti era rientrato in patria e senza patemi d'animo o subalternità, nel pieno rispetto delle opinioni di Ratzinger, aveva proseguito lungo la sua strada finanziando la ricerca sulle staminali.

    La protesta cattolica contro l'approvazione della Ru486 va ben al di là delle sponde del Tevere. Non soltanto dichiara al mondo intero quali sono le priorità e le caratteristiche del cattolicesimo romano, ma produce altri effetti, tutti discutibili. Aumenteranno, inevitabilmente, non soltanto le critiche ma anche le disobbedienze nello stesso ambito cattolico. Così è già avvenuto per altre questioni, sempre di carattere etico e soprattutto sessuale: la compattezza diminuirà ancora di più, specialmente nelle zone del mondo più «lontane», non geograficamente ma spiritualmente, da Roma. Si pensi al dramma dell'aids in Africa. E ancora: si renderanno sempre più difficili i rapporti ecumenici, sia con le altre religioni sia, soprattutto, con gli altri cristiani. Non sarà facile che molti protestanti, ad esempio, possano comprendere le rigidità romane in materia di nascite e di aborti.

    Un cristianesimo che si evidenzia soprattutto nel negare o approvare certe pillole e rifiuta la discussione è ancora quello fondato da Gesù? Se ne può dubitare.

  • Filippo Gentiloni

  • il manifesto (1/08/2009)

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