lunedì 3 agosto 2009

Banca del Sud: il bluff di Tremonti








  • «L'imminente costituzione della Banca del Sud è uno dei tasselli più rilevanti dell'impegno concreto del Governo Berlusconi sul fronte del rilancio socio-economico del Mezzogiorno». La dichiarazione non è di ieri, ma comparve il 10 febbraio 2006 su un sito del Pdl. Insomma, della Banca del Sud non si parla da oggi, ma è uno dei tanti progetti «riciclati» di Tremonti e nel dicembre del 2005 era già legge: la costituzione del nuovo Istituto di credito era contenuta nella finanziaria (comma 377) per il 2006.

    Strana storia, quella della Banca del Sud. Tremonti ne comincia a parlare nel 2004 sostenendo che i soldi del Sud dovevano rimanere al Sud per finanziare lo sviluppo. In realtà di banche il Sud ne ha sempre avute molte, anche se negli ultimi 15 anni il sistema creditizio meridionale è stato fagocitato dalle grandi banche del Nord come Intesa e Unicredit che hanno assorbito grandi istituti di credito del Sud, dal Banco di Sicilia al Banco di Napoli. Ora tutti (o quasi) rimpiangono quelle banche che prima di finire nelle mani di grandi gruppi nazionali venivano accusate di clientelismo.

    Ma torniamo al comma 377 della legge finanziaria del 2006: prescriveva che entro 30 giorni fosse costituito il comitato promotore della società per azioni «Banca del Mezzogiorno». Il comitato promotore aveva come presidente onorario Carlo di Borbone, il cui cognome è tutto un programma. Ma finì tutto lì. Salvo che nacque una strana Banca del Sud (con sedi a Napoli e Caserta) alla cui presidenza fu nominato Giulio Lanciotti che faceva parte del comitato promotore istituito da Tremonti con la finanziaria.

    La Banca del Sud che nasce in modo confuso e ambiguo da un comitato promotore nominato da Tremonti, oggi non è che una delle tante banchette del Mezzogiorno d'Italia, anche se nel suo capitale partecipano migliaia di piccoli azionisti e banche di prestigio e anche alcuni industriali di fama, come Maurizio Romiti. Però non è il progetto che voleva Tremonti. Tanto che il ministro dell'economia rilancia il «suo» progetto nel giugno 2008: nel decreto 112 (il primo varato dal nuovo governo Berlusconi) è prevista la creazione di una Banca del Mezzogiorno e l'emanazione entro 120 giorni di un decreto attuativo. Ovviamente mai attuato perché quella che realmente conta per il governo è la politica degli annunci.

    Il 27 febbraio di quest'anno, Tremonti insiste: «oggi ho firmato il decreto per far ripartire il progetto della Banca del Sud». La dichiarazione la fa alla platea del congresso del Movimento delle autonomie di Raffaele Lombardo già in fibrillazione per la politica non meridionalista di Berlusconi. Poi spiega che la banca avrà un capitale di 5 milioni fornito dallo stato che entro 5 anni dovrà essere restituito, visto che tutte le azioni saranno cedute ai privati, salvo una, una specie di golden share. Intanto però lo stesso Tremonti aveva dato inizio al gioco delle tre carte sottraendo risorse ai fondi Fas (Fondi per le aree sottoutilizzate) costituiti nel 2003 e fiore all'occhiello, anzi fumo negli occhi, del precedente governo Berlusconi: finora ai fondi Fas sono stati «tosati» circa 8 miliardi e il Fas è diventato uno specie di Bancomat per i conti pubblici.

    Ora il «tormentone» sulla Banca del Sud, anzi del Mezzogiorno, è ricominciato, ma non sarà certo una banca a stimolare la crescita di una macro area sviluppatasi a pelle di leopardo dove convivono zone industrializzate con accanto sacche di sottosviluppo e di degrado socio-economico da terzo mondo.

  • Galapagos

  • il manifesto (1/08/2009)

3 commenti:

  1. Banca del Sud !!!!????   Rosario Amico Roxas

     

    Sulla Banca del Sud il ruolo dello Stato è quello del promotore - spiega Berlusconi - Non è un carrozzone pubblico, ma sono presenti anche privati.

    (Il Messaggero 11.marzo 2010)

    ****************

     

    Come no ?

    Si tratta dei medesimi privati che hanno goduto dello scudo fiscale, per cui non si saprà mai da dove provengono quei quattrini sanati e trasformati in vergini banconote.

    Le tappe del malaffare, delle speculazioni sono chiarissime

    1) Scudo fiscale,

    2) Grandi opere,

    3) Banca del Sud,

    4) Privatizzazione dei beni primari  (già iniziata con l'acqua),

    5) Controllo della stampa (già in fase avanzata,

    6) censura delle TV, già in fase avanzatissima,

    7) uso di mezzi coercitivi e violenti  (La Russa ministro della difesa basta per tutti !!!! e lo abbiamo visto e sentito !).

    8) Repubblica presidenziale con poteri senza limiti ad un incensurato,,, rimasto tale per essere riuscito a neutralizzare i processi a suo carico !

    Tutto ciò darà una grande spinta al progetto P2ista di restringere almeno l'80% del  patrimonio nazionale

    in mano a non oltre il 15% della popolazione, composta di amici, amici degli amici, soci, compari e complici.

    E' il progetto di Gelli  (applicato in Argentina) per tenere sotto costante ricatto l'intera nazione, attraverso il controllo minuzioso di ogni aspetto economico, sociale e, quindi, politico... altro che liberismo... questo è fascismo allo stato puro.

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  2. utente anonimo#1, fotografia perfetta. Tristemente perfetta. Ti ringrazio perchè sei andato a ripescare l'interessante articolo di Galapagos, scritto nell'estate scorsa e che avevo postato senza alcun commento, tanto mi pareva illuminante.

    La tua appendice lo integra bene alla luce degli ultimi sviluppi e conferma l'avanzamento del piano d'azione piduista e il contemporaneo arretramento della democrazia.

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  3. E SEMPRE LA SOLITA STORIA:SONO SEMPRE GLI STESSI CHE SI SPARTISCONO LE POLTRONE A DANNO DELLE GENTE CHE CREDE NELLE PAROLE DI CHI        VIVE DI CLIENTENTELISMO E FAVORISCE SOLO CHI LI AIUTA NELLA ASCESA DEL LORO POTERE

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