martedì 5 maggio 2009

Il branco di sciacalli



Sono stati sufficienti trenta giorni per andare a vedere il grande bluff, attuato dall’inacidita compagnia di imbroglioni che fa capo al papi del consiglio. Tutto virtuale: le promesse, le speranze, l’interessamento, la solidarietà, l’impegno in prima persona, gli sms, le dirette e le lacrime in studio, gli emilio vespa e i bruno fede, perché i soldi son desideri come i sogni che si dissolvono all’alba. Adesso, quando carta canta ci si accorge che la melodia è stonata, che gli strumenti non sono stati accordati, lo spartito non corrisponde più a ciò che si sta suonando.


Trenta giorni possono bastare per smascherare i bugiardoni istituzionali e gettare nello sconforto persone che dopo aver perduto tutto, sono state espropriate anche della loro dignità. Un’informazione che fosse completamente libera e non parzialmente (come è in realtà) conquisterebbe un ruolo di primo piano in questa circostanza. Il giornalismo televisivo, quello a cui faccio sempre riferimento, perché forma l’opinione pubblica, assieme alle trasmissioni d’intrattenimento, potrebbe montare un super blob con le immagini e il sonoro di un mese fa (e dei giorni a seguire) con le passerelle indefesse e pornografiche del pupazzo del consiglio, accostando poi le notizie di oggi e dei prossimi giorni.


Non servirebbe neppure il commento, anche solo didascalico, perché tutto è accaduto sotto i nostri occhi e a meno di uno stato di lobotomizzazione avanzata (come peraltro ho ben ragione di temere) si potrebbero capire molte cose. Sarebbe improbabile negare l’evidenza, accusare di manipolazioni e truci inganni.


La lettera che segue l’ha scritta la dott.ssa Rosella Graziani, cittadina di L’Aquila; attualmente ospite del padre, insieme alla sua famiglia, in Paglieta (CH) e ha trovato ospitalità sul sito corriere.it del 3 maggio 2009. 


È necessario aggiungere altro?


Per conoscere, poi, com’è la quotidianità del dopo terremoto mi fa piacere segnalare il blog, umanissimo e commovente, di Miss Kappa che vale più di tante scempiaggini ascoltate in trenta giorni.


 


Il grande inganno del dopo terremoto





Mai nella storia dei terremoti italiani avevamo assistito ad un’ingiustizia tanto grande e ad un tale cumulo di menzogne che ha ricoperto L’Aquila più di quanto non abbiano fatto le macerie, come è accaduto in occasione del devastante terremoto che l’ha colpita e nel quale, nel giro di una trentina di secondi, tanta gente ha perso tutto, affetti, amicizie, casa, e molti anche il lavoro, per non parlare dei monumenti che rendevano unica la città.


Mai in tutta la storia della nostra Repubblica è stato negato ai cittadini il risarcimento integrale dei guasti dei terremoti, per la prima casa. Ma questa regola sempre rispettata (come, ad esempio, nel Friuli e in Umbria), non vale per l’Abruzzo. Da un primo esame del Decreto legge n. 39 saltano agli occhi queste particolarità: all’art. 3 non si parla di una cifra specifica, ma nella relazione tecnica allegata si indica la somma di € 150.000,00 quale tetto massimo spettante ai singoli cittadini per la prima casa. Orbene, la cifra che sarà poi effettivamente riconosciuta a ciascuno degli aventi diritto, per un terzo dovrà essere coperta con un mutuo a tasso agevolato a carico del cittadino, e per un altro terzo dovrà essere anticipata, sempre dal cittadino, che potrà recuperarlo nell’arco di 22 anni non pagando le imposte, mentre lo stato interviene con denaro liquido solo per l’ultimo terzo.


Sennonché la caratteristica dell’Aquila e degli altri comuni colpiti è quella di centri storici di particolare valore, costituiti da un grandissimo numero di edifici antichi e pregevoli, 320 dei quali, di proprietà privata, sono sottoposti a vincolo da parte della Soprintendenza. Ci sono poi altri 800 edifici pubblici, qualificati di interesse storico, archeologico e artistico. Ora, come è possibile che un privato possa farsi carico della ricostruzione o del restauro di un edificio vincolato o semplicemente di pregio, accollandosi il 66% della spesa? Si comprende allora come il Decreto legge n. 39, se resterà nelle sue linee essenziali così come è stato concepito, costituirà l’atto di morte di una città e di tutti gli altri centri terremotati, che resteranno nei decenni avvenire cumuli di macerie e di edifici spettrali, cadenti e abbandonati.


Ma nel decreto n. 39 c’è anche di peggio: all’art. 3, comma 1 , lettera c, si dispone che se un immobile, gravato da un mutuo, è andato distrutto, la Società Fintecna, a richiesta del privato cittadino. si accollerà il mutuo nei limiti del contributo che al predetto è stato riconosciuto, ma diverrà proprietaria di quel che resta dell’immobile. Se però il mutuo supera il contributo riconosciuto, la conseguenza parrebbe essere, dall’esame della norma, che il cittadino dovrà continuare a pagare la parte residua del mutuo: insomma non avrà più la casa ma continuerà a pagare il mutuo. Il rischio è che la città vada per gran parte nelle mani della Fintecna. Ma se, come è facile prevedere, il cittadino non riesce, col contributo e con il mutuo a tasso agevolato, a coprire l’intera spesa per il restauro o la ricostruzione (rispettando, si spera, le norme antisismiche), dovrà contrarre un ulteriore mutuo, a tasso di mercato, con la banche. Insomma quello delineato dal decreto n. 39 è un meccanismo infernale che consegnerà una città nelle mani di banche, finanziarie e usurai.


L’ultima perla del decreto: dopo aver dichiarato la città “zona franca”, lo Stato non rinuncia a pretendere da quegli sventurati cittadini che si faranno carico della ricostruzione, il pagamento dell’IVA al 20% ( art. 3, comma 1°, lettera d). Ecco cosa miravano a coprire le tante “passerelle” e sceneggiate e come fosse interessata l’esaltazione della dignità degli abruzzesi, “forti e gentili”.

3 commenti:

  1. E meno male che la fregatura sta venendo fuori. Temevo davvero un insabbiamento piu' efficace.

    Mi fa piacere che hai conosciuto Anna-Miss Kappa, amica blogger di vecchia data.

    Artemisia

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  2. Artemisia, qui dovremo stare ancora più attenti, perchè le passerelle sono state troppe e indigeste le promesse.

    Anna-Miss Kappa l'ho incrociata virtualmente e solo per la tragica circostanza. Peccato la combinazione e il ritardo, perchè mi pare che sia una donna molto valida e ricca di risorse.

    La sua situazione è molto precaria, ma dimmi: che effetto ha provocato apprendere che una simile disgrazia era capitata ad un'amica blogger di vecchia data, vale a dire ad una persona - immagino virtuale, nel senso di non conosciuta direttamente, se non dalle pagine del Web e che di colpo si ritrova senza più niente, se non la sua intelligenza?

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  3. Del blog di Anna sono stata una delle prime lettrici. E' un tipo simpatico, vulcanico, spumeggiante, istintivo. Purtroppo finora non abbiamo avuto occasione di conoscersi di persona ma comunque mi sembra una vecchia amica. Spesso sul suo blog sono nate affollatissime discussioni tra elettori di sinistra delusi in cerca di rappresentanza.



    Il 31 marzo Anna pubblicò un post dove raccontò che da tre mesi la terra tremava. Non se ne parlava da nessuna parte. Così il 6 aprile quando lessi della disgrazia ho pensato subito a lei. Per fortuna, Marina (altra blogger di Roma molto affezionata ad Anna) era in contatto e ci ha dato notizie.

    Successivamente Anna è riuscita ad aggiornare il suo blog e adesso sappiamo puntualmente quello che le capita.



    La cosa che mi fa più soffrire pensando ad Anna è che, proprio per la sua vitalità, è una che ama anche i piaceri della vita: buongustaia, intenditrice d'arte, ha [aveva, temo] uno splendido terrazzo pieno di piante e fiori. Certo, l'importante è essere sopravvissuti, ma... non si vive di solo pane. Non so se mi sono spiegata.

    Scusa se mi sono dilungata. Mi faceva piacere esternarti queste mie considerazioni che ovviamente non ha senso scrivere agli altri blogger che la conoscono come me e tanto meno a lei.

    Ciao, Frank!

    Artemisia

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