Una compagine governativa si qualifica per le scelte che compie. L’attuale, quella guidata dal papi del consiglio, ha scelto il profilo peggiore, preferendo i giochi di guerra, contrari alla Costituzione, alle esigenze reali di persone già private di speranza, costrette a pietire ogni cosa e vittime anche della disgrazia di avere un pupazzo a governare, circondato dai ciambellani.
E mai che s’intacchino le spese militari, forse per il timore di impedire in questo modo al ministro La Russa di poter giocare con carri armati e soldatini. Poi ci scappa il morto, una ragazzina, come in Afghanistan dove ancora non si è capito bene a quale missione di pace (ah l’adulterazione delle parole!) stiamo partecipando. Fondi per l’Abruzzo no, ma per gli F35 sì, a profusione.
Terremoto, la bufala dei fondi
La previsione di ottenere da nuovi giochi 500 milioni di euro l'anno, già a partire dal 2009, contenuta nel decreto legge Abruzzo, non convince i tecnici del Servizio Studi del Senato. «La previsione di una crescita del volume di entrate per l'anno in corso identica (500 milioni di euro) a quella prevista a regime per gli anni successivi - si legge nel dossier di Palazzo Madama - potrebbe risultare coeteris paribus in qualche modo problematica, alla luce degli inevitabili ritardi temporali legati alla tempistica necessaria per dare attuazione alle disposizioni previste, ossia considerando che il decreto interviene ormai a fine aprile e che i relativi decreti dirigenziali andranno adottati entro i successivi 60 giorni».
Qualche dubbio al decreto lo ha espresso anche il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Nel decreto varato dal governo per la ricostruzione post-terremoto «bisogna capire quali sono i soldi realmente spendibili subito» ha detto al termine dell'incontro avuto oggi all'Aquila alla Dompè, una delle aziende leader nella ricerca farmaceutica e tra la più colpite dal sisma. «Anche dagli incontri con gli imprenditori - ha aggiunto
«Noi vogliamo votare il decreto per il terremoto in Abruzzo ma così com'è non va bene. Sembra un terremoto di serie 'B' e i sindaci vengono considerati dei meri esecutori» ha invece affermato Pier Luigi Bersani, intervistato da Repubblica Tv, in merito al provvedimento varato dal governo per fronteggiare l'emergenza terremoto in Abruzzo. «L'Aquila, purtroppo, è ridotta a un drammatico palcoscenico di esternazioni. Nei terremoti precedenti - ricorda Bersani - chi aveva perso la casa veniva rimborsato per il 100%. Qui c'è tutto un marchingegno con cui non ci si arriva al 100%, neanche lontanamente. Poi c'è un meccanismo di governance inedito: i sindaci sono semplici esecutori».
Intanto, i tecnici di Palazzo Madama, facendo riferimento alla norma in materia contenuta nel decreto legge terremoto, hanno fatto poi notare che il rinvio delle elezioni amministrative nelle zone colpite dall'Abruzzo sembra «disposto per i soli Comuni siti nella provincia dell'Aquila». C'è da considerare che alcuni dei Comuni colpiti dal sisma sono fuori da questa provincia. Per questi Comuni, comunque interessati dal terremoto e siti in altre province della regione, «non sembrerebbe poter operare il rinvio delle elezioni».
http://www.unita.it/news/84480/terremoto_la_bufala_dei_fondi (5 maggio 2009)
APERTURA | di Giorgio Salvetti - INVIATO A CAMERI (NOVARA)
reportage - NELLA BASE DOVE SARANNO ASSEMBLATI I CACCIA F-35 UN AFFARE DI GUERRA
Cameri OSCURA
Novara non è in Abruzzo. Ecco dove lo Stato preferisce spendere 15 miliardi di euro per finanziare le industrie belliche e per infilarsi in un affare tutto americano. Alla faccia della crisi e della ricostruzione delle zone terremotate. L'opposizione, sull'attenti, risponde «Signorsì»
È la risposta definitiva? Sì. Le commissioni di camera e senato l'8 aprile scorso hanno dato parere favorevole al progetto Jsf. 15 miliardi di euro per assemblare e acquistare caccia bombardieri americani. Altro che terremotati e fondi per uscire dalla crisi. L'Italia preferisce finanziare l'industria bellica e prepararsi a bombardare paesi stranieri alla faccia dell'articolo 11 della Costituzione. L'opposizione? Non esiste. Il Pd in commissione si è limitato a non partecipare al voto e solo la senatrice Negri (Pd) ha optato per l'astensione. Contrari? Nessuno. Il Pd si agita per risparmiare qualche milione di euro e far votare il referendum lo stesso giorno delle europee, ma non dice una parola contro l'acquisto miliardario di aerei da guerra. Non c'è da stupirsi: furono propri i governi del centrosinistra a infilare l'Italia nell'affare militare più grande del secolo, e ora, cornuti e mazziati, è il centrodestra a concludere con successo la partita.
Per un pugno di dollari
Il progetto Jsf (Joint Strike Fighter) ha preso il volo nel 1996. Il costo iniziale previsto solo per sviluppare il programma era di 25 miliardi di dollari. In 12 anni la cifra è raddoppiata. Si tratta della realizzazione di circa 6000 caccia bombardieri F-35 Lightning II, velivoli supersonici, in grado di eludere l'intercettazione radar, in grado di levarsi in volo da portaerei e concepiti per bombardamenti terra-aria. Insomma perfetti per andare a bombardare paesi lontani. Gli Usa ne acquisteranno circa 2.500 entro il 2034. Gli altri saranno venduti all'estero. Solo nell'ultimo anno la spesa per i nuovi caccia è aumentata di 23 miliardi, troppi in tempo di crisi globale, tanto che la corte dei conti americana ha avanzato riserve sul progetto. Tutti questi soldi vanno dalle casse dello Stato alla Lockheed Martin di Fort Woth in Texas. Il primo F-35 è uscito dalla fabbrica nel 2006. I partner stranieri del progetto contribuiscono per 4,8 miliardi di dollari. Con percentuali diverse. L'unico partner di primo livello è
Non siamo mica gli americani
Nel 1996 fu il ministro della difesa del Governo Prodi, l'ex democristiano Andreatta, a far valere i propri contatti oltreoceano per inserire l'Italia nel progetto Jsf. L'Italia in cambio del proprio appoggio politico e economico avrebbe avuto commesse sostanziose per le proprie industrie militari, Alenia-Finmeccanica su tutte. E si sarebbe presa l'onere e l'onore di ospitare nell'aeroporto militare di Cameri (Novara), la linea di montaggio finale (Faco) più grande al di fuori degli Usa, in pratica uno stabilimento per l'assemblaggio delle parti del F-35. Con un indotto che coinvolge 40 siti industriali in tutto lo stivale. Solo per entrare nell'affare, l'Italia ha sborsato un miliardo di euro, 600 milioni servono per costruire il Faco a Cameri e 12,8 miliardi saranno spesi in rate da un miliardo all'anno fino al 2026 per acquistare 131 F-35 che dovrebbero sostituire i «vecchi» Tornado. I lavori a Cameri inizieranno entro la fine del 2009, lo stabilimento entrerà in funzione nel 2012, e i primi aerei dovrebbero essere pronti a decollare nel 2013. All'inizio un singolo F-35 costava 45 milioni di euro, già oggi il costo è di 91 milioni (+45%) e nei prossimi anni è destinato a decollare. La scelta italiana è stata ratificata dal parlamento nel 1998 sotto il governo D'Alema e nel 2002 con Berlusconi, si è conclusa con la firma a Washington del sottosegretario alla difesa Forcieri (Ds). Dopo il parere favorevole della commissione difesa dell'8 aprile scorso non ci sono più ostacoli.
Cameri oscura
Un vecchio aereo come monumento, un piazzale vuoto, un cancello e chilometri di filo spinato che squarciano il parco del Ticino. L'aeroporto di Cameri ha un profilo basso, nulla di appariscente, eppure occupa un'area molto vasta. A pochi chilometri c'è la caserma Babini, la seconda più grande base per superficie dell'esercito italiano, che fornisce uomini e mezzi alla vicina base Nato di Solbiate Olona sull'altra sponda del Ticino, a due passi dall'aeroporto della Malpensa. Dovrebbe essere un parco e invece è una grande zona militare. Nei boschi si possono vedere le tracce dei cingolati dei carrarmati attraversate dalle lepri. Al di là del muro dell'aeroporto si intravedono i capannoni delle industrie aeronautiche e uno stabilimento nuovo quasi terminato. Si tratta dell'edificio per la manutenzione degli Eurofighters, un altro aereo da guerra, un intercettore di progettazione europea. Quando un anno fa il primo Eurofighters è atterrato a Cameri, si è fatta festa con gli alti gradi dell'esercito. L'aeroporto ha quasi cento anni. Passò dalla cavalleria all'aeronautica ai tempi della prima guerra mondiale. Fino a 15 anni fa serviva alla manutenzione dei Tornado, poi è entrato in letargo. Ora sta per rinascere. Anche se è molto comodo darlo per morto. La popolazione locale lo va a visitare come fosse un parco per famiglie, ci vanno le scuole in gita, si fanno feste di primavera per vedere i jet, in questi giorni sono attesi i soci Coop che per 13 euro vanno a farsi un giretto nella base in tempo di pace. Eppure da Cameri sono partiti i soldati per la prima guerra del Golfo e
Affari di guerra
Alenia Aeronautica (Finmeccanica) incasserà dallo Stato per gli F-35 722 milioni di euro, Piaggio 88 milioni, l'Oto Melara 141 milioni,
Meglio la paniscia?
«Nouvelle cousine? No, meglio la paniscia!». Novara è tappezzata da manifesti enormi. Accanto alla scritta leghistoide (la paniscia è un minestrone tipico di Novara) c'è il faccione del presidente uscente della provincia di Novara, Sergio Vedovato (Pd). Un signore che si ricandida alla Provincia dopo aver revocato la delega alla pace all'assessore Marina Fiore (Pdci), colpevole di essersi pronunciata contro gli F-35. I vendoliani del Prc appoggiano il presidente, i ferreriani li seguono.
In questo quadro resistono due gruppi di cittadini volenterosi: l'Assemblea No-F35 e
il manifesto (22 aprile 2009)
non sapevo...a volte mi chiedo in quanti mondi paralleli viviamo contemporaneamente e a quanto sia difficile capire e sapere le cose importanti...Grazie.
RispondiEliminakittymol77, prego.
RispondiEliminaPoni un quesito interessante, interessante intendo per le persone avvedute. Un quesito che ne racchiude altri e quella dei "mondi paralleli" mi pare l'immagine più efficace. Tra l'altro l'argomento informazione e di come si forma (o deforma) la stessa mi intriga moltissimo.
Esiste il mondo reale con i suoi canali d'informazione: la carta stampata (che conta poco), la televisione che invece conta moltissimo per l'elaborazione del sentire comune che è poi un sentire con la pancia. Ma ottiene l'effetto immediato. E contribuisce a definire un nuovo status quo che è l'aberrazione a cui stiamo assistendo in questi giorni, con maggiore recrudescenza, ma da troppo tempo e con tanta indulgenza ormai in via di sviluppo.
Esiste poi il nostro mondo, il web 2.0, la blogosfera, Facebook, i social network, i forum. E' proprio qui che si apprendono cose - potrei dire, parafrasando il film, "che voi umani..." - altrimenti ignote o ignorate. Cosa fare? Apprendere e basta? Fermarsi disarmati e sconfitti?
Di fronte alle corazzate della grande stampa, in effetti, a prevalere è il disorientamento, eppure possiamo ricorrere al passaparola, a costruire dal basso un nuovo comune sentire. Ci capiamo, ci intendiamo, anche se la missione è difficile.
Però ci si prova. Per continuare a sperare.
Sì, è più o meno ciò che intendevo....Canali dove far scorrere notizie diverse, rivolte a interlocutori diversi e con obiettivi diversi. Mi pare un pò come l'idea che esprimevo (male) in un post di qualche giorno fa a proposito dell'idea del tempo, di come a volte passato, presente e futuro vivano in contemporanea , come in un ologramma che ti porta a vedere "a fuoco" solo un'immagine definita alla volta, mentre esistono tutte contemporaneamente. La stessa cosa è con l'informazione: quella immediata della tv sembra quella più reale solo perché disponibile uguale per tutti nello stesso momento. Già la carta stampata ha uno sbalzo temporale e richiede maggior attenzione e voglia di approfondire. Ma è indubbiamente la rete, cioè il caos informativo se ci pensi, ad offrire informazione complessa, e quindi forse reale nel senso più ampio. Anche quando è una patacca, la rete è informazione: ci dice che esiste l'informazione taroccata,no?. Ma se, come succede, cerchi du cucire insieme mille frammenti, li incolli l'uno all'altro cercandone la contiguità cronologica, abbiamo questa incredibile possibilità di "vedere" le cose che vivono su linee parallele stare tutte allineate sullo stesso spazio tempo, le vedi insieme anche se in alcuni punti sembrano non fare parte della stessa dimensione. I bilanci e i finanziamenti dello Stato, ad esempio, che sono interconnessi al flusso dell'economia tout court; e l'industria bellica con l'occupazione che arrivano a convengere nell'interesse su alcuni punti (nn importa in che fabbrica lavoro purché io porti a casa il pane) e insieme a divergere su altri (per mangiare devo produrre armi e pur di avere un reddito sono costretto a rinnegare magari la mia consapevolezza dell'assurdità di ogni guerra). Ciò che mi fa senz'altro sperare, è la convinzione (assurda, lo so bene) che la rete sia anche, in qualche modo, l'equivalente della coscienza collettiva, quasi l'interfaccia di quell'inconscio collettivo cui fa riferimento Jung. Per questo l'idea di leggi che regolamentino i contenuti in rete mi pare assurda: è come voler infilare una torcia in gola al paziente per cercarvi le ragioni di un inconscio complesso e non adattato alla società. Nell'umano, e nelle rete, deve starci tutto ciò che appartiene all'umano. Bello o orrendo che sia. Sarà in questa specie di "brodo primordiale" che potrà avvenire la trasformazione verso una nuova forma di consapevolezza umana. Mettere steccati e barriere fa lo stesso effetto che mettere l'allarme alla porta: ti senti protetto ma dimentichi che è in realtà il metro dell'insicurezza e della paura. Mettiamo le sbarre facendoci prigionieri per evitare che entrino i ladri. Chi è libero, allora? Costruiamo armi per "creare democrazia": chi è che combattiamo se non la cattiva coscienza? L'ho presa larga, perdonami..è l'ora tarda che mi fa questo effetto...Ciao...
RispondiEliminakittymol77, l'ora tarda, invece, produce un positivo effetto. Ci tornerò sopra, se potrò, perchè i concetti sono interessanti.
RispondiEliminaE dovrei, dunque, perdonarti di esprimere opinioni intelligenti?
:-)
Ciao!