Due sono le città: L’Aquila e Napoli. Due le emergenze o tragedie, attuali e rimosse (apparentemente): terremoto e rifiuti. Ma unico il collante: le balle, o meglio le ecoballe del papi del consiglio, accuratamente diffuse nella modesta Italia di questi tempi oscuri, lungo quel buio tunnel imboccato da almeno due (anche qui) decenni: l’avvento delle tv commerciali e la discesa in campo di un buffone autoproclamatosi imperatore. O forse è più esatto definirlo sultano, viste le numerose interlocutrici che giacciono con lui.
Stanno dunque accadendo alcune cose, in queste due città, percorse dal filo rosso dello strumentale utilizzo di eventi a scopo propagandistico, dallo strombazzante e fastidioso Verbo unico, reiterato in ogni ambito possibile, laddove esistono canali di comunicazione e l’imbroglio può scivolare via. Diffondersi e assumere la cifra finale della verità.
Ma ci sono anche i canali alternativi e scavando scavando si scova e si apprende. Grazie a Miss Kappa, battagliera blogger abruzzese, che ha perduto tutto, tranne la dignità e che scrive dal cuore di una città devastata, è possibile conoscere l’altra faccia della tragedia che ha cambiato l’esistenza di migliaia di persone. È possibile disporre della controinformazione sul terremoto di aprile. Queste che propongo sono le sue ultime testimonianze, in ordine di tempo. Una voce di dentro, appassionata e commovente.
E poi c’è un video che squarcia il velo di mistero calato sui rifiuti napoletani, svelando un interrogativo, anche inquietante, che i più avveduti, quelli non narcotizzati dai fumi di Hardcore, si erano posto: ma la “munnezza” di Napoli è davvero scomparsa per il prodigio del papi del consiglio? Le immagini parlano da sole, come si usa dire in questi casi. E guardandole ho sentito la puzza. Non dei rifiuti, ma della menzogna.
martedì 12 maggio 2009
Prendo spunto dalle pertinentissime domande che Alessandro MT mi ha rivolto nel commento al precedente post per aggiornarvi sulla condizione di noi terremotati aquilani. Mi ero persa nel dolore per la mia città distrutta e tralasciavo di informarvi su quanto il Governo sta facendo per noi. Gli sfollati di L'Aquila e comuni e frazioni interessati dal terremoto sono circa 65.000. I dati ufficiali parlano di più 35.000 allocati nelle tendopoli. Le rimanenti persone si dividono fra quelli alloggiati presso le strutture ricettive della costa, dei quali non esistono dati annunciati,che sono per la maggior parte impiegati statali, insegnanti e rappresentanti della borghesia locale, e coloro che hanno provveduto personalmente alla propria sistemazione. Nelle tendopoli, dove sono collocate nella maggior parte persone anziane e stranieri, la situazione è drammatica. E questo a poco più di un mese dall'evento. Bertolaso ha detto chiaramente che non sono previsti alloggi alternativi fino ad ottobre inoltrato, quando i moduli abitativi non provvisori saranno approntati nelle aeree ritenute antisismiche,che a tutt'oggi non sono state ancora espropriate. Le tende sono caldissime durante il giorno, si raggiungono anche i 40 gradi, e fredde durante la notte. Le condizioni igieniche sono precarissime. Il cattivo odore è insostenibile. Sono in atto epidemie di dissenteria e bronchiti e polmoniti. Mosche, zecche e ratti sono in attesa di disinfestazione. Di container o case in legno fornite dallo Stato non se ne parla. In pratica, non esistono. In città, dopo pochi giorni dal sisma distruttivo, sono apparse numerose case in legno, poste in mostra da ditte locali e non, per essere vendute. Molti le stanno acquistando. Ma questo può farlo unicamente chi dispone di un terreno dove allocarle. E, ovviamente, del danaro per acquistarle. Non mi risulta che nel comune di L'Aquila esistano zone messe a disposizione dall'amministrazione a tale scopo . A tutto ciò va aggiunta la situazione disperata di quanti, commercianti ed artigiani e liberi professionisti, hanno perso il lavoro. Tra questi mi colloco anche io. I famosi 800 euro mensili ,tanto sbandierati dai politici venuti in passerella elettorale, non trovano riscontro alcuno in decreti reali. Chi non usufruisce delle tendopoli o degli alloggi sulla costa può inoltrare domanda al Comune per avere un risarcimento pari a 100 euro al mese, 200 per gli ultrasessantacinquenni. L'impiegata del comune, alla quale ho consegnato la mia domanda redatta su un foglio di carta volante, ché l'amministrazione non dispone di computer, mi ha detto che non si parlerà di avere tale indennizzo prima di settembre, viste le condizioni nelle quali versa la macchina burocratica comunale. Le case agibili, per le quali però il Sindaco non ha ancora fornito decreto di rientro, sono quasi il 50 per cento di quelle relazionate. Il 50 per cento di quelle che non si trovano in zona rossa. La zona rossa rappresenta, aldilà del bel nome evocativo, i centri storici di L'Aquila, Onna, Paganica,San Gregorio e Tempera che sono totalmente inagibili. Gli abitanti di queste zone sono oltre 16.000. Me compresa. I moduli abitativi annunciati da Bertolaso non potranno ospitare più di 13.000 persone. Appare chiaro, innanzitutto, che gli sfollati assistiti nelle tendopoli non possono trascorrere l'estate e parte dell'autunno in condizioni tanto precarie. E appare altrettanto chiaro che i nuovi disoccupati senza più beni al sole non possono sopravvivere privi di introiti di alcun genere. Quando arriverà l'inverno, coloro che saranno senza casa moriranno di freddo. Qui si scende anche a 15 gradi sotto lo zero. Questa la nostra situazione. Unica soddisfazione è stata, domenica, giorno della festa della mamma, la presenza delle deputate Gabriella Carlucci, Alessandra Mussolini e Paola Pelino, giunte sin qui a portare la loro solidarietà morale. La chicca è stata Maria Grazia Cucinotta che si pavoneggiava davanti ai riflettori,prima e dopo aver coperto l'abbondante scollatura con una maglietta bianca inneggiante alle mamme aquilane. Non è poco. Mica pizza e fichi.
mercoledì 13 maggio 2009
Post serale, post intimo. Di quelli per gli amici, gli amici che ti capiscono. E ti perdonano. Sempre, alla sera, accadeva anche nella mia prima vita, mi assale la malinconia. E' inevitabile. Prima la gestivo. Devo cercare di gestirla anche ora. Il container è piccolo, intimo, direi con ironia. Peppe ha preso una brutta bronchite ed è febbricitante. Si lamenta nel sonno. Spero che l'antibiotico faccia effetto. In questo spazio ristrettissimo ho cercato di ricreare un'idea di casa. Ho la mia scrivania che, all'uopo, funge da cucina e piano di lavoro, un armadietto, un letto da una piazza e mezza e un comodino che ospita il televisore, e mensole piene di ceste e scatole.Ci sono anche degli oggetti che mi ricordano la mia casa. Quella che non tornerà mai più. Non so se mi piacciono ancora. Credo di no. Dopo aver provato l'inferno della pioggia, del fango e del freddo, il container sembra un piccolo paradiso. Da giorni, molti, mi chiedo perchè non riesco ad allontanarmi da questo luogo. Dalla mia terra. Dalla mia gente.Un periodo fuori, anche breve, potrebbe farmi bene. Lo so. Ma non ce la faccio. Una calamita mi trattiene qui. Una calamita che è fatta di dolore. E di senso del dovere, che sento mi reclama qui. E poi il lutto non ti fa desiderare la normalità. Quella normalità che troverei altrove mi spaventa. Non posso viverla. Non posso vedere le cose di prima con gli occhi di ora. Occhi diversi. Di una donna diversa. Il lutto è profondo, ma lentamente mi sto facendo una ragione dell'accaduto. Ne sto prendendo atto. E so che devo fare dei progetti, per sopravvivere. Vi accennavo ad un'idea maturata qualche giorno fa. Voglio tornare a lavorare e voglio avere una casa. Non posso aspettare le promesse del Governo. Mi sentirei un'imbecille. Inutile. E temo che sarei anche disillusa. Quindi voglio trovare un pezzetto di terra, anche in questa area industriale, dove costruire, con le mie stesse mani un laboratorio ed una casa. Voglio una casa di legno, leggera. Che, se cade, non fa male. Una casa molto diversa da quella che avevo. Una casa povera, quale io sono ora. Ma mia. E bella. Oh, sapete, è il mio lavoro, so fare anche case belle con materiali poverissimi, riciclati. Ho già il progetto in mente. L'ho costruito, tassello dopo tassello, nelle mie notti insonni. Voglio una casa dove poter ospitare gli amici, dove portare la mia mamma a stare con me, dove tornare a vivere. E a ridere. Mi sembra il tema di Lorenzo,nove anni, bambino terremotato. Forse questi sono solo sogni irrealizzabili, ma sognare mi è sempre piaciuto.Vi lascio, prima che le lacrime mi oscurino totalmente lo schermo del pc. Questo è stato solo un sfogo. 'Notte......
Buttato giù da Anna alle ore 21.34
http://blog.libero.it/joiyce/view.php...
Una squadra di attivisti di Legambiente è riuscita a compiere un sopralluogo a Ferrandelle, una località che si trova tra i comuni di Casal di Principe, Santa Maria
di RAFFAELE SARDO. (13 maggio 2009)
http://www.youtube.com/watch?v=q2QEQinSj1g
Sembri una persona sensibile a queste tematiche, passa dal mio blog qdo hai tempo, c'è un'altra persona che ha bisogno del tuo aiuto, insieme possiamo farcela!
RispondiEliminaciao, buona continuazione,
A.J. Bellini
p.s. tra l'altro, uso ormai da anni quotidianamente la forma "Miss K" x segnalare il fatto ai colleghi d'ufficio...qdo urge.
AJBellini, Miss Kappa è una bravissima blogger, che scrive dal cuore dell'Abruzzo terremotato, raccontando ciò che l'informazione ufficiale omette di rappresentare.
RispondiEliminaIl doppio senso lo spiega, con molta ironia, lei stessa nella presentazione del blog.
Ciao