venerdì 17 ottobre 2008

La patacca liberista








Il pezzo di Curzio Maltese, apparso oggi sul magazine de “la Repubblica”, va solo letto, assimilato e diffuso. Perfetto anche nella sintesi che gli spazi più ridotti di una rubrica impongono. In altre parole: da incorniciare. Senza null’altro aggiungere.


 



contromano


DI CURZIO MALTESE


Scende l’economia, salgono le facce di bronzo


Nelle crisi economiche la retorica è sempre l’unica merce in abbondanza, ma stavolta la faccia di bronzo dei potenti ha stracciato tutti i primati. Nell’ultimo mese da presidente, George W. Bush è passato da liberista a socialista e ha rinnegato la politica, i dogmi e le amicizie di otto anni. Per completare la conversione manca che diventi pacifista. Benedetto XVI ha lanciato l’alto messaggio che «il denaro è nulla». Che cos’è, un’autocritica? L’unica religione che dispone direttamente di un immenso patrimonio immobiliare e finanziario, di uno Stato con diritto di battere moneta, di una banca (lo Ior) fra le più spregiudicate del mondo, spiega ai fedeli che il denaro è un falso valore.


Se commisurare la predica al pulpito non è un problema per il Papa, figurarsi per Berlusconi. Il premier del governo fondato sul conflitto d’interessi si traveste da Savonarola e annuncia che vigilerà sull’etica del capitalismo. E in che modo? Forse cancellando anche il reato di bancarotta, oltre al falso in bilancio?


Nel pomeriggio la maggioranza inserisce nel decreto Alitalia una norma per salvare dalle condanne Tanzi e Geronzi. Pizzicata da Report e Repubblica, la ritira. Non senza altre sceneggiate, Berlusconi che finge di non saperne nulla, Tremonti che minaccia le dimissioni. Ma come, sono i padroni della maggioranza e si fanno trattare da fessi? Tutti giurano ora di volerla fare finita con le bolle finanziarie, con l’economia di carta: si torna all’economia reale. Ma se torniamo all’economia reale, sparisce un quarto del benessere dell’Occidente, del consumismo fondato sui debiti.


Nell’economia reale gli Usa valgono ormai meno di Cina, Germania e Giappone, meno dell’India, l’Italia meno di Brasile e Corea. Bisogna rassegnarsi a diventare più sobri. Ma è una verità con cui non si vincono le elezioni. Meglio festeggiare in villa e mandare messaggi di ottimismo. La retorica serve a mascherare gli interessi reali, come nella questione degli immigrati. L’Italia sopravvive grazie al lavoro degli stranieri. Rimpatriare gli irregolari, limitare gli ingressi dei regolari significherebbe mandare a gambe all’aria un quinto del sistema produttivo. Infatti tutte le leggi sull’immigrazione sono studiate per non essere applicabili. Ma la brava gente, la sera, vuoi sentirsi raccontare dai telegiornali la fiaba crudele della tolleranza zero. E quelli gliela raccontano.


Il Venerdì di Repubblica (17 ottobre 2008)


3 commenti:

  1. Blue__Angelottobre 20, 2008

    E' saltato all'occhio anche a me quest'articolo ;)

    Un saluto e un bacione.

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  2. mi era sfuggito.

    comunque una cosa è vera : per dire le cose come stanno davvero, e farlo in modo chiaro, non sono necessari fiumi di parole.

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  3. Blue_Angel, felicissimo di ritrovarti! :-) Nel prossimo post ci sarà l'articolo scritto sul numero precedente, similmente profuso di sapiente chiarezza.

    Altrettanti saluti e bacioni :-)

    iosempreio, ho rimediato :-)

    I fiumi di parole, in genere, occultano la verità o, almeno, buona parte di essa.

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