RASSEGNA STAMPA. Lunedì 6 ottobre 2008. la Repubblica “Banche, Germania in trincea”. l’Unità “Unicredit vara piano da 6,6 miliardi”.
Martedì 7.
l’Unità “Borse, peggio dell’11 settembre.
Mercoledì 8.
l’Unità “Crac planetario. $ 1.400.000.000.000”
Giovedì 9.
il manifesto “La banca o la vita”
l’Unità “B.: alle banche ci penso io”
Venerdì 10.
il manifesto “Imbroglio creativo”
Sabato 11.
l’Unità “B. gioca col crollo delle borse”
Domenica 12.
Dove sono finiti i cantori del libero mercato? I profeti della globalizzazione? I paladini dell’economia creativa? Gli oppositori della presenza, opprimente, dello Stato? E coloro che saltavano sui resti del Muro di Berlino, preconizzando un Nuovo Mondo vocato al Capitalismo, generante benessere, ricchi premi e cotillons?
Dove si sono imbucati? In quale tana hanno trovato rifugio? Forse travolti essi stessi da un altro Muro crollato, quello di Wall Street? E, se così fosse, che ci restino allora.
Esiste, io credo, un altro mondo possibile, ma non era certo quello che costoro, tanti farabutti in doppiopetto, volevano imporci. Accusandoci di passatismo e anacronismo. Di essere legati a schemi vecchi e superati, celebrando funerali senza soluzione di continuità, liquidando in un sol colpo l’economia reale, quella fatta da: occupazione, produzione, investimenti e consumi. Privilegiando e incentivando solo gli ultimi, demolendo l’occupazione, facendo terra bruciata e impoverendo sempre di più le persone, quelle ordinarie, normali che i soldi (pochi e maledetti e, spesso, neppure subito) li maneggiano, senza inventarsi un’economia virtuale dove si vende ciò che non si ha e, forse non esiste. Aveva iniziato Mickey Rourke in “9 settimane e ½”, spalancando le porte ad un’epoca, esaltando il lusso di un presunto modello di sviluppo. Acquistava e vendeva soldi.
Pretendere di creare un mondo, escludendo dal centro di esso l’uomo, primo propulsore dello stesso, si è alfine rivelato fatale e drammaticamente nefasto, perché le conseguenze di questa tracimazione di arroganza e superbia, che ha portato categorie sociali ad arricchirsi indecorosamente a danni di altre, maggiormente sfruttate e impoverite, ricadranno sugli stessi che sono stati depredati negli ultimi decenni. Il crollo reale della vera borsa.
Per tale motivo, produce un curioso effetto, quasi di straniamento, leggere il reportage dall’Islanda, inquadrata come “paese perfetto” e adesso paradigma, uno tra i più efficaci, dell’inarrestabile crisi mondiale in pieno svolgimento. Lo aveva pubblicato, a fine giugno, il quotidiano “
Quarant’anni fa venne assassinato un giovane e promettente candidato alla presidenza degli Stati Uniti d’America. Il suo nome era Robert Kennedy e racchiudeva, come Barack Obama oggi, il sogno delle nuove generazioni, non solo di quel Paese. Il 18 marzo 1968, tre mesi prima d’essere assassinato, Bob Kennedy pronunciò un famoso discorso, denunciando al mondo i limiti del PIL, quel PIL che è diventato l’ossessione dei nuovi padroni della terra, parametro di ogni misurazione e valutazione.
Ho trovato due video, il secondo con il sonoro originale e, di seguito, il testo di quel discorso. Sembra scritto ieri. Il suo autore avrebbe aperto nuove frontiere. Lui e l’amico Martin Luther King avevano sogni identici. Entrambi furono uccisi.
http://www.youtube.com/watch?v=iLw-WLlM9aw
Invece c'è chi diceva "d'avere un sogno" citando a sproposito, purtroppo. Il nostro per ora è un incubo. Vederlo lì dov'è.
RispondiEliminaflameonair e sarà un incubo che ci perseguiterà a lungo, perchè poi si fondono incubo e realtà che è quella che patiamo. Solo la Storia li renderà microscopici, ma per adesso impazzano loro.
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