mercoledì 27 settembre 2006

Un'oscena favola moderna


In questo Paese alla rovescia accade pure che ci siano persone che considerano la vita, la propria e quella altrui, come una fiction ininterrotta, una sequela di “grandifratelli” su “isoledeifamosi” confondendo, fino a diluire la realtà nella finzione, le cose talchè ne emerga un blob indigeribile, disgustoso e nauseante.


 


Titola la Repubblica, venerdì 22 settembre, in prima pagina, taglio medio: «Bologna 12enne denuncia ”Violentata da un branco” Fermato marocchino». L’episodio sarebbe avvenuto in un parco, la polizia cerca gli altri complici. All’interno il servizio completo. “Violentata a dodici anni dal branco” La denuncia della ragazzina. Erano in cinque gli aggressori: prima degli abusi rasata con una lametta. La madre: la sua colpa è essere bella. Bologna, preso un marocchino. L’aggressione ripresa col cellulare.


 


Anche il Corriere della sera ha un richiamo in prima pagina, taglio basso. «Bologna, violentata dal branco a dodici anni», L’aggressione in un parco vicino a una scuola. Arrestato un marocchino che nega: io non ero lì. Nelle pagine interne il servizio. “Violenza di gruppo su una dodicenne”. L’episodio vicino a una scuola in provincia di Bologna. Caccia agli altri componenti del branco. Il racconto ai genitori: aggredita nel parco. Fermato un marocchino.


 


Su l’Unità, invece, l’episodio viene riferito all’interno. A tutta pagina il titolo: “Ragazzina violentata: preso uno del branco”. Dodicenne denuncia aggressione in un parco vicino Bologna. Arrestato un marocchino, si cercano gli altro. La piccola (??? n.d.r.) ha raccontato ai carabinieri che vicino a scuola sconosciuti l’hanno costretta a un rapporto sessuale.


 


In meno di ventiquattr’ore indietro tutta. Ecco la Repubblica in prima pagina, taglio basso. Il Caso. Colpo di scena a Bologna. L’immigrato: perché mi ha fatto questo? La bambina e il marocchino “Mi sono inventato tutto”. Il commento di Michele Serra è intitolato: “Un meccanismo pericoloso”. All’interno. La dodicenne ha ritrattato piangendo: “Avevo paura che la mamma si arrabbiasse”. Nel parco con lei c’era un quattordicenne “La ragazzina confessa: stupro inventato”. Bologna, era stata scoperta col fidanzatino. Scagionato il marocchino. C’è poi l’intervista con Mehdi, lo sfortunato ragazzo.


 


Anche l’Unità ha un commento in prima pagina, di Lidia Ravera, dal titolo: “Alice nel paese delle atrocità”. Il servizio nelle pagine interne.


 


Temeva le chiacchiere del paese vicino Bologna e ha incolpato un ragazzo di colore per coprire tutto. All’alba di ieri la ragazzina ha ammesso: nessuna violenza. La madre: «Gli chiederemo scusa». “Ho inventato lo stupro, il marocchino non c’entra”. Bologna, la ragazza s’era appartata con un coetaneo ed era stata vista. Aveva  paura che lo dicessero alla madre. L’extracomunitario arrestato e poi rilasciato: «Perché ha accusato proprio me? Ora mi chieda scusa».


 


Sia Michele Serra che Lidia Ravera hanno scritto eccellenti commenti, esprimendo molto bene tutta la vasta gamma di sentimenti che una vicenda così assurda e oscena, perciò molto televisiva, ha suscitato.


 


Per questo motivo li propongo entrambi, assieme a quello di Mariuccia Ciotta su il manifesto. Qui, per non allungare eccessivamente il post, mi limito ad alcuni significativi stralci. Penso, però, che un salutare ceffone sul visino di questa ragazzina colpevole di essere “troppo bella” non sarebbe male. Ma potrà mai darlo una madre così svampita?


 


 


 


Alice nel paese delle atrocità


 


Lidia Ravera


 


l’Unità  -  23 settembre 2006


 


 


 


...È scattata subito la reazione prevista, quando una ragazzina dalle idee confuse, forse sciocchina, forse semplicemente sovraesposta al veleno catodico...


 


(ah, l'imitazione della cosa griffata, quante vitti­me miete fra la popolazione più indifesa)....


 


...un marocchi­no musulmano e stupratore, ve­niva proprio utile, per esacerbare gli animi e infiammare la caccia all'infedele...


 


...(così presto? Beh, nel mercato delle poppe esposte, smetti di far giocare Barbie al posto tuo prima di uscire dall'età pediatrica)...


 


...Meglio se le dico che ho incontra­to il lupo. Meglio se divento vitti­ma. Le vittime sono sempre buo­ne. Basta trovare un lupo cattivo. Eccolo, guardalo qua, proprio sul­la mia strada, è nero e ha una ma­glietta di Dolce e Gabbana...


 


... Non ha neppure espresso il desiderio di prendere a ceffoni la nostra Alice.


 


... Si chiamava Erika, la ragaz­zina, aveva 16 anni...


 


...Ha coperto la sua colpa (quelle centoventi coltellate) cercando di incastrare un cattivo verosimile, santificato dall'opinione comu­ne razzista. L'extracomunitario, quello che non è della nostra co­munità, e quindi può farsi carico della violenza di cui ci vogliamo liberare. È un lavoro sporco, è be­ne che lo facciano loro. Come raccolgono dalla terra i nostri pomodori, costruiscono le nostre case, puliscono il sedere ai nostri vecchi.


 


...La fragilità psichica di chi non sa ancora discernere fra real­tà e finzione, giusto e sbagliato, vero e verosimile...


 


...Che società è una società in cui una ragazzina si inventa di es­sere stata stuprata perché la mamma non la sgridi?...


 


 ...diventare un caso, fi­nire sui giornali, o sull'onnipre­sente teleschermo, magari inter­vistate dalla Maria De Filippi di turno?...


 


...E che sua madre abbia la forza di spiegarle che anche quelli che vengono dal Marocco sono persone....


 


...Sono essere umani. Come lei, come il suo fidanzatino. E vanno rispettati.


 


 


 


 


 


La bambina e il marocchino


 


Mariuccia Ciotta


 


il manifesto  -  23 settembre 2006


 


 


 


...Lui è marocchino, lei è «bella, bellissima», come le candidate di Miss Italia, ed è «la sua unica colpa» urla la madre alla stampa: «Fanno schifo, fanno schifo, sono dei mostri»....


 


...Non manca niente per far credere agli adulti che tutto sia vero, per farlo credere ai giornali, alla tv, ai poliziotti. Va «in onda» il remake di una storia già sentita, già vista che si rincorre sulle pagine dei quotidiani e sul piccolo schermo....


 


...Non è difficile dire una bugia quando tutti sono pronti a credere... ...La bambina imbrogliona... ha fatta sua una violenza che avvelena l'aria, e che la rende vittima due volte. L'abuso maschile, che imperversa nelle case e per le strade, per essere «vero» doveva portare il marchio dell'immigrato...


 


...Perché chi altro è considerato un subumano, uno senza nome, un «clandestino», un pericolo reale e immaginario?


 


 


 


Il meccanismo pericoloso


 


Michele Serra


 


la Repubblica  - 23 settembre 2006


 


 


 


...Alcuni quotidiani hanno sbattuto in prima pagina l'orrenda fola raccontata dalla bim­ba, e lo hanno fatto senza nessuna, dico nessuna premura di un riscon­tro o di un dubbio. "Dodicenne vio­lentata dagli immigrati", così, pro­prio così. Così nelle edicole e nelle rassegne stampa dei telegiornali del mattino, così nel passaparola nei bar di mezza Italia. Così nella percezione sempre più alterata, emotiva, pericolosa che molte persone han­no della questione degli immigrati...


 


...Ma che, sul palcoscenico organizzato dai media e dunque dagli adulti, quella scenetta sia amplificata esat­tamente come l'ha inventata la teen-ager, con "gli immigrati" inte­si come un solo indistinto magma di malvagi, è una cosa parecchio di­sgustosa. Indice, nel migliore dei casi (dico nel migliore) di cinica speculazione politica, nel peggiore di un degrado culturale, e di una afasia etica, giunti al punto di far coin­cidere una condizione umana (l'immigrato) e la predisposizione al crimine. Puro razzismo, in senso tecnico: tu non sei quello che fai, tu sei quello che dicono la tua anagrafe, la tua nazionalità, la tua "razza"...


 


...Ma proprio perché il problema esiste, brandirlo come una clava equivale a trasformarlo in uno spauracchio utile solo a fare freme­re di orrore il proprio pubblico pagante, e votante. Che è il contrario di affrontarlo e dunque il contrario di provare a risolverlo...


 


...Erika e Omar dissero che erano sta­ti "albanesi" a sgozzare le loro vitti­me, servendosi del capro espiatorio già allora più comodo, e credibile per una società spaventata e male informata...


 


...E chissà se la verità, arrivata a raddrizzare la schiena alla calunnia razzi­sta, è bastata a suggerire prudenza, a portare ragione. O se la verità, quando ridimensiona il panico, vie­ne invece respinta perché arriva ad alterare un meccanismo prezioso, quello del capro espiatorio. Prezio­so per un largo pezzo di opinione pubblica, che del disordine e del cri­mine ha la comprensibile premura di liberarsi, ma preferisce farlo a qualunque costo, ritenendo "gli immigrati" la fonte di ogni male. E pre­zioso per pezzi di politica e di infor­mazione che ci speculano sopra...


 


...Peccato sia stata rimpiazzata, la pe­dagogia, dalla demagogia: si tende a scrivere solo quello che il lettore ha voglia di sentirsi dire. Anche se quello che ha voglia di sentirsi dire è pura menzogna.


 


 

5 commenti:

  1. Siamo immersi in un Sistema di mercato dove: l'informazione (il più possibile parcelizzata) è una merce da essere venduta al pari di un'altra. Dove noi siamo dei semplici consumatori, opinione pubblica, uomini medi, che fanno "il passo" di tirare fuori l'euro tanto più se c'è qualcosa di scabroso, facilmente individuabile....

    Vittime ne possiamo essere noi o "loro" i cosiddetti diversi, extracomunitari; ma siamo vittime che imparano bene la lezione, perchè, usiamo le stesse armi contro gli altri. Tutti contro tutti: il grande affare di questo Sistema. Che è tirannico: se te ne stai fuori non esisti.

    Sermau

    RispondiElimina
  2. Sermau, amare ma realistiche considerazioni. Si vede che stai leggendo Saviano...

    Però è altrettanto vero che se resti fuori dal Sistema semplicemente non esisti e se sei invisibile nessuno ti ascolta, ovviamente. Un perverso serpente che si morde la classica coda.

    Sono in partenza e non posso dilungarmi.

    Buon fine settimana.

    RispondiElimina
  3. Storie bolognesi di ordinaria amministrazione. Bologna è una città papalina, muta, sottomessa e bugiarda. La ragazzina è il frutto di un albero malato che presto non germoglierà più.

    Scusa il pessimismo, ma è da anni che vivo in questa città e la vedo morire nell'indifferenza totale.

    Un saluto

    Lucia

    RispondiElimina
  4. Carissimo, passo per un saluto e leggo velocemente, come sempre notizie interessanti qui da te.



    Buona domenica!

    Anna :)

    RispondiElimina
  5. Lucia, Bologna è tra le città o forse la città che ha subito il peggiore regresso negli ultimi anni. Comprendo la tristezza di chi vede morire sotto i propri occhi quella che era una capitale di civiltà.

    La ragazzina e il mondo che le ruota attorno composto da coetanei e adulti è forse un paradigma, uno dei tanti, di questa involuzione sociale.

    Anna, le tue visite, a qualunque titolo siano, risultano sempre molto gradite. Ti sono debitore di una lettera promessa.

    Felice settimana.

    Un abbraccio

    RispondiElimina