martedì 9 agosto 2005

Poeti per caso

J.Donne


Seduti in autobus, dietro di me, tre ragazzi discutono in modo insolitamente (poi spiegherò il perché di questo avverbio) colto di musica. Confrontano melodie, canzoni, “attacchi” di chitarra, si esaltano per le scoperte estemporanee di affinità che riscontrano tra le parole. Quello dei tre che sembra essere il leader, anche per la posizione centrale che occupa, raccoglie ed elabora i vari spunti, traduce all’istante pure i versi dall’inglese all’italiano. Mi sorprende non solo la familiarità con la lingua, ma anche le citazioni che vengono fatte.


Parla del testo di una canzone che è poi una poesia di John Donne. Recita a memoria. E’ un vero e proprio divertimento culturale, sebbene ancora non riesca a capire di quale gruppo si tratti e che tipo di musica li attragga così tanto.


La conversazione non pare proprio esaurirsi. Sono sorpreso anche per la durata e per l’assenza di banalità. Immagino che suonino da soli o in una band. Certo frequentano concerti.


Poi il mistero comincia a svelarsi, il genere musicale è quello che mi rifiuto di riconoscere (metallica) come tale, ma devo ammettere che attraverso le loro parole scopro aspetti inediti e impensabili. Un punto di vista che rischia di diventare perfino accattivante. E mentre rincorro i versi citati, mi accorgo che adesso il loro dialogo sta declinando verso vallate più prosaiche che confermano quell’”insolitamente” con cui avevo etichettato la loro conversazione.


Si decantano, infatti le virtù non solo musicali, di un chitarrista che pare renda al meglio se ubriaco “Ma no, che non era ubriaco” - precisa uno dei tre – “solo un po’ brillo” e qui la disquisizione diventa sottile, perché scende verso i vari... gradi che definiscono una sbronza. Perciò aver bevuto mezzo litro di vino a digiuno, scolato altri bicchieri sparsi qua e là (le prodezze del musicista) autorizza a parlare di ubriacatura. Adesso è tra loro che avviene il confronto, ossia sulla quantità di vino oppure di birra che riescono a reggere.


Ma ormai mi disinteresso di queste farneticazioni, concentrandomi invece sulla ricerca che andrò a compiere.


Per inquadrare il poeta mi aiuta Wikipedia (www.wikipedia.org).


John Donne, pron. Dùn (Londra, 1572 - 1631), fu un religioso inglese, decano della cattedrale londinese di St. Paul, ed uno fra i più grandi poeti metafisici. Scrisse sermoni e poemi di carattere religioso, traduzioni latine, epigrammi, elegie, canzoni e sonetti. Celeberrimi sono i suoi versi di "Nessun uomo è un'isola" contenuti in Meditation XVII e citati da Hemingway in Per chi suona la campana.Attento ai mutamenti della sua epoca - diviso tra la scienza di Copernico e Keplero e la filosofia di Bacone e Calvino - fu il primo a citare in un componimento (Ignatius his Conclave del 1611) Galileo Galilei.Cresciuto in una famiglia che professava il cattolicesimo, Donne studiò dal 1584 a Oxford e, successivamente, a Cambridge; viaggiò per l'Europa e nel 1595 accompagnò il conte di Essex nelle spedizioni inglesi a Cadice e alle isole Azzorre. Ritornato in patria divenne segretario del barone Ellesmere Egerton, di cui sposò clandestinamente nel 1601 la nipote Anne More; iniziò a questo punto la sua attività letteraria. Suoi primi lavori furono canzoni satiriche e sonetti, che costituiscono il corpus giovanile della sua opera e sono apprezzabili soprattutto per il loro realistico e sensuale stile.Le nozze clandestine con Anne More non giovarono alla sua reputazione, cosa questa che influenzerà notevolmente la sua successiva produzione letteraria. Contestualmente, si avvicinò all'anglicanesimo affrontando da un punto di vista differente dubbi e tematiche politico-sociali, ma anche scientifiche e filosofiche, del suo tempo.Tra mille difficoltà finanziarie, sull'orlo della disperazione (e forse anche del suicidio), sebbene fosse ormai diventato un predicatore affermato (molti suoi lavori saranno raccolti nel 1624 nelle sue Devotions) e per due volte (1601 e 1614) membro del parlamento, prese i voti e fu ordinato decano della chiesa anglicana dal re Giacomo I d'Inghilterra.Dal 1617, anno in cui morì la moglie, la sua poesia si farà sempre più cupa, privilegiando temi funerei e pessimistiche considerazioni esistenziali.


Nessun uomo è un'isola,


completo in se stesso;


ogni uomo è un pezzo del continente,


una parte del tutto.


Se anche solo una nuvola


venisse lavata via dal mare,


l'Europa ne sarebbe diminuita,


come se le mancasse un promontorio,


come se venisse a mancare


una dimora di amici tuoi,


o la tua stessa casa.


La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce,


perché io sono parte dell'umanità.


E dunque non chiedere mai


per chi suona la campana:


suona per te


Ma, pur apprezzando, non sono i versi che cerco. Trovo anche una struggente poesia.


Canzone



Mio dolcissimo amore, non fuggo

per stanchezza di te,

né perchè spero che il mondo possa offrirmi

un amore più degno;

ma poiché è destino

che io debba infine morire, è molto meglio

che mi prenda per scherzo l'abitudine

di morire così di qualche morte finta.



Ieri sera anche il sole era fuggito,

eppure oggi è qui.

Lui non ha desideri e non ha sensi,

nemmeno un corso breve come il mio:

dunque non ti preoccupare per me,

credi che tutti i miei viaggi

saranno assai più rapidi, perchè io

ho più ali e più sproni di lui.



Ma come è fragile il potere dell'uomo,

che se anche ha buona fortuna

non vi si può aggiungere un'ora di più,

nè richiamare un'ora che ha perduta!

Ma venga pure la cattiva sorte:

le aggiungeremo la nostra forza,

le insegneremo l'arte e la portata,

così che su noi tragga vantaggio.



Quando sospiri non sospiri vento,

ma esali la mia anima;

quando piangi, scortesemente cortese,

corrompi il sangue della mia vita.

Non è possibile che tu mi ami

come dici di amarmi se disperdi

con la tua la mia vita,

tu che di me sei la parte migliore.



Il tuo cuore da oracolo

non mi preannunci alcun male: il destino

potrebbe prendere anche la tua parte,

realizzando così le tue paure;

pensa piuttosto che noi

ci siamo solo voltati le spalle nel sonno;

coloro che a vicenda si tengono vivi

non sono mai separati.


Ma non era di amore che parlava la canzone e i versi non li rammento nell’esatto ordine. Continuo a cercare su Google, procedo per tentativi e infine, sì, ecco la poesia che stava declamando il “metallaro”, cupa, triste, come raccontato nella biografia.





Morte tu morirai


Morte, non essere orgogliosa, sebbene alcuni ti abbiano chiamato


Potente e terribile, perché tu non lo sei;


Poiché coloro che tu pensi di sconfiggere,


Non muoiono, povera morte, né tu mi puoi uccidere


Dal riposo e dal sonno che altro non sono che tue immagini,


Molto piacere si trae; e dunque da te un piacere molto maggiore si deve trarre.


E più in fretta i nostri uomini migliori se ne vanno con te,


Riposo per le ossa e liberazione dell'anima.


Ti sei schiava del destino, del caso, dei re e di uomini disperati


E convivi con il veleno, la guerra e la malattia.


E il papavero, o gli incantesimi ci fanno dormire altrettanto


E meglio del tuo fendente; perché dunque ti gonfi?


Dopo un breve sonno, ci svegliamo per l'eternità,


E la morte non esisterà più; Morte tu morirai


 


Mi accorgo che in questo modo sono riuscito ad infilare addirittura tre poesie che è un fatto insolito da queste parti, ma nello stesso tempo ho aggiunto qualche altro elemento di conoscenza, utile stimolo per approfondire.




Anche se sono rigorosamente astemio, che non c’entrerà con John Donne, ma con i tre tipo “colti per caso”, sì.



 


 




8 commenti:

  1. Tornata lentamente alla luce e alla serenità, passo a salutarti prima della mia partenza, domani, veros l'India, e a ringraziarti, dal profondo del cuore, per le parole calde e vicine lasciate da me qualche settimana faa, quando di calore e vicinanza ero assetata.



    Ti abbraccio,



    Strega

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  2. questo tuo post mi fa pensare alla sete :)))

    sete di capire e di conoscere...

    sete di conoscere diverse prospettive...

    il peccato originale del cattolicesimo: la conoscenza.

    Buona giornata Frank

    un sorriso

    Maria

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  3. Fratello, sfondi una porta aperta. John Donne è sul mio comodino da sempre.

    Da lì, filigrana dell'anima.

    Quando vuoi spendere gli 8 eurini migliori della tua vita:

    "John Donne - Poesie sacre e profane"

    I classici UE Feltrinelli.

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  4. STREGA, la resurrezione della tua anima, il viaggio catartico che ti appresti a compiere, le calorose e nobili parole di apprezzamento nei miei confronti... Tutto mi entusiasma e mi commuove nello stesso tempo. Sarebbe interessante sottoporre a “lei” ciò che scrivi, tanto per darle l’idea di ciò che ha gettato via.

    Sono felice per te, cara amica e grazie.

    Buona fortuna e che la forza del tuo animo ti accompagni. Aspetto fin da ora il tuo ritorno.



    MARIA, direi uno dei peccato originali del cattolicesimo. La conoscenza e la sete che la anima, oltre ad opporsi all’invecchiamento (non parlo per me, ma in astratto )))))))))))) arricchisce, se non altro per la ricerca che si deve compiere e la facoltà concessa ai neuroni di attivarsi al 100%. Il paragone mi sembra, dunque, molto azzeccato.

    Un sorriso e buon mercoledì.



    FRATELLO, chissà perché mentre scrivevo questo post pensavo a te e alla probabilissima possibilità che parlando di John Donne avrei suscitato il tuo interesse. Chissà perché pensavo a questo? Magica empatia?  Definirei imponente l’irridente sfida alla Morte di Donne.

    Grazie per il consiglio, perché esiste anche l’esigenza di spendere bene i pochi eurini che restano, quando restano...



    LADY A., grazie, soprattutto per la tua presenza e buone e serene vacanze anche a te, altra estimatrice di John Donne.









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  5. capraecavoliagosto 10, 2005

    carino i "colti per caso"..

    senti, ti avviso, l'ho già detto anche a masso: per i post di grandi dimensioni VOGLIO IL BIGINO!!

    siccome devo già leggere parecchio per ciò che sto studiando, nonchè per impadronirmi della nuova situazione lavorativa, mi trovo alquanto in difficoltà di fronte ai MURI DI PAROLE ONLINE.. è come se i miei occhi facessero un bel frullato di caratteri, et voila, desisto..

    allora siamo d'accordo?? ;DD

    intanto ti auguro buone vacanze

    vai lontano?

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  6. CAPRAECAVOLI, mi cospargo di cenere il capo, perché hai ragione :-)

    Tuttavia per gli ultimi due post, segnatamente, consiglierei di stamparli, oppure fare copiaeincolla su word così il corpo dei caratteri può essere modificato. Ti va come soluzione, applicata anche ai post di Fratel Masso?

    "I colti per caso" è stata una rapida intuizione che ho afferrato al volo. Brava ad averla colta (ehm, involontario gioco di parole :-))))))))))

    Grazie per l'auspicio. Resterò in luoghi natii, conterà di più con chi starò, questa volta :-)))))))



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  7. j. donne? per me uno sconosciuto. fino all'anno scorso. quando ho letto "il calligrafo".

    Blue

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  8. BLUE, ho dedicato idealmente e silenziosamente a te questo post.

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