giovedì 2 aprile 2009

Non faranno prigionieri







Il mondo dell’informazione, in Italia, è come una vasta scacchiera su cui Qualcuno (i poteri forti? Diciamo i poteri forti) sta muovendo i pezzi più pesanti. E, dunque, Ferruccio De Bortoli dalla “casa” de “Il Sole24 ore” è stato spostato a quella del “Corriere della Sera”, dove peraltro ritorna. Viene mosso subito dopo il direttore del Tg1 Gianni Riotta a occupare la casella vuota. Adesso da riempire c’è un’altro quadratino, su questa scacchiera, che è appunto quello del telegiornale principale della Rai. Il nome, che è più di un sussurro, mette i brividi, perché Maurizio Belpietro è un uomo fidatissimo di B., tessera P2 n° 1816, che andrebbe dunque ad occupare un formidabile ruolo sulla scacchiera dell’informazione televisiva che è ben altro, non va mai dimenticato, da quella cartacea.


Chi vuole va in edicola e acquista il quotidiano. Ma gli altri, una larghissima maggioranza, si formano un’opinione soltanto attraverso il medium televisivo: sia tramite i telegiornali che, soprattutto, attraverso le cosiddette trasmissioni di intrattenimento che riversano in profondità tutto il ciarpame possibile.


A questo punto il cittadino più avveduto, il pedone della scacchiera, il pezzo debole che può solo essere mangiato, oppure che generalmente viene sacrificato, è giustamente allarmato e sospetta che stia accadendo qualcosa in Italia, qualcosa che non porterà nulla di buono. Si tratta di sommovimenti che avvengono tutti insieme contemporaneamente. Non è l’argenteria di famiglia che si lustra, ma i pezzi di maggior pregio. Anzi, la convinzione che sta maturando è quella di non essere pedoni, bensì tanti re privi di arrocco e sotto scacco. Stiamo per capitolare.


È istruttivo ciò che scrivono all’estero. Il pezzo, che si può leggere di seguito, è apparso sul quotidiano spagnolo “El Paìs” alcuni giorni fa. Va considerato con attenzione. Perché poi di esserci, dentro un regime, ci si accorge, in genere, troppo tardi. E io non voglio trovarmi in quella imbarazzante – si fa per dire – contingenza. Fino  a quando sarà possibile difendiamoci.


 


In Italia la crisi minaccia la libertà di stampa


Il Governo manovra per piazzare uomini di fiducia a capo dei giornali di maggior prestigio


Miguel Mora


 


Il cataclisma finanziario, la crisi pubblicitaria, l’adattamento all’universo digitale e i licenziamenti dei giornalisti sono temi comuni a tutti i giornali del mondo.


Molti esperti, e non pochi lettori, temono che tale situazione incida sulla qualità della stampa. In Italia, forse il paese europeo insieme alla Russia in cui il controllo politico dei media è meno discutibile, l’inquietudine è doppia.


Al duopolio televisivo, o più semplicemente monopolio assoluto, formato da Mediaset e RAI, potrebbe aggiungersi molto presto una sorta di rivoluzione della stampa.


Dietro a questo movimento tellurico in elaborazione risuona il solito nome: Silvio Berlusconi, magnate dei media e primo ministro, il cui nuovo obiettivo sono le due testate giornalistiche milanesi di maggior prestigio, Il Corriere della Sera, il più importante quotidiano italiano, e Il Sole 24 Ore, il principale giornale economico nazionale.


“Questa volta Berlusconi non farà prigionieri, vuole controllare tutto e lo farà”, dice Giancarlo Santalmassi, giornalista RAI dal 1962 al 1999 e direttore di Radio24 fino a quando, l’autunno scorso, fu allontanato dopo essere stato dichiarato nemico ufficiale del Governo del Cavaliere nel 2006.


Enzo Marzo, storico giornalista del Corriere, è pienamente d’accordo con Santalmassi; giovedì scorso, nel corso di un dibattito sulla libertà di stampa che si è svolto presso la sede della Commissione Europea a Roma, ha affermato che la battaglia per la direzione del giornale è già iniziata.


Il nucleo dirigente del gruppo RCS (editore di Unedisa in Spagna) e proprietario del Corriere, spiega Marzo, ha ritirato la fiducia al direttore del quotidiano, Paolo Mieli, e sta valutando due sostituti: il primo, Carlo Rossella, sponsorizzato da Berlusconi e il secondo, Roberto Napoletano, direttore de Il Messaggero che, come ricorda Marzo, “divenne famoso durante l’ultima notte elettorale perchè fu pizzicato da una telecamera mentre concordava al telefono con il portavoce di Casini (leader dei democratici dell’UDC e genero dell’editore del quotidiano) il titolo principale che avrebbe piazzato il giorno dopo”.


Rossella è il presidente di Medusa, società di distribuzione cinematografica di Berlusconi, ed ha ricevuto la benedizione de Il Giornale, quotidiano della famiglia del magnate che ha ricordato che il Cavaliere “lo tiene particolarmente a cuore e gli ha già dato l’incarico di dirigere le sue due più grandi testate, Panorama e TG5 (il telegiornale di Canale 5)”.


All’interno del gruppo RCS, Rossella conta su altri importanti sostenitori: Diego della Valle, proprietario di Tod’s e della Fiorentina, e Luca Cordero di Montezemolo, patron della Fiat e del gruppo Ferrari e amministratore delegato de La Stampa.


Ma la parola di Berlusconi sarà quella decisiva, spiega senza ombra di pudore il quotidiano di suo fratello, perché mentre la crisi strangola i giornali, “l’intero sistema bancario dipende dal primo ministro”.


Napoletano ha le sue carte: non dispiace a Berlusconi ed è tra i pochi che comunicano telefonicamente con Giulio Tremonti, ministro dell’Economia ed editorialista de Il Messaggero.


Secondo Il Giornale il ministro “sa che il peggio della crisi economica sta per arrivare” e la sua idea è quella di piazzare Napoletano a Il Sole (proprietà, come Radio24, del patronato di Confindustria) e di passare al suo attuale direttore, Ferruccio de Bortoli, il timone del Corriere.


Se non parlassimo dell’Italia tutto questo affanno sarebbe inverosimile, degno al massimo di un articolo scandalistico. Ma tutte le fonti sono concordi nel segnalare che si tratta di “manovre serie e reali” il cui effetto causerà “un terremoto”.


Il malcontento del Governo nei confronti di un altro giornale, La Stampa di Torino, proprietà della Fiat è palese. Secondo l’entourage berlusconiano, il suo direttore Giulio Anselmi sarà tentato con un’altra importante poltrona: quella di presidente dell’agenzia ufficiale Ansa. Se dovesse accettare, prenderebbe il suo posto un direttore meno ostile al Governo.


Mentre questo disegno politico prende corpo, i media italiani cercano, per quanto possibile, di tener testa a questa tempesta. Il presidente del gruppo RCS Piergaetano Marchetti, che ha visto nel 2008 scendere i profitti del gruppo a 38 milioni di euro rispetto ai 220 milioni del 2007, ha confermato che stanno soffrendo “tagli pubblicitari feroci ed immediati”.


E il suo amministratore delegato ha annunciato che l’andamento del gruppo dei primi mesi dell’anno obbligherà a “una riduzione del personale”. “Bisogna agire sui costi e sui modelli economici in Italia e all’estero”.


Marco Benedetto, vicepresidente del Gruppo Espresso, prevede anch’egli “tagli e cambiamenti”. Ironicamente Benedetto non è pessimista sul futuro del settore: “Tra una decina d’anni sarà splendido”.


El Paìs   (21 marzo 2009) 

2 commenti:

  1. E' vero, Frank, noi siamo fortunati perche' accediamo alla rete. L'Italia dall'estero http://italiadallestero.info/

    e' una delle mie recenti e apprezzate scoperte.



    Tra l'altro ho letto su L'Unita' che gli ambasciatori italiani hanno chiesto chiarimenti a El Pais e al Washington Post per articoli scritti sul nostro paese. Capisci? Non possono sopportare che ci sia stampa seria nemmeno all'estero.



    Intanto Pino Maniaci si deve difendere dall'accusa di "esercizio abusivo della professione di giornalista"

    http://www.aprileonline.info/notizia.php?id=11626

    Ti rendi conto?



    Artemisia

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  2. Artemisia, la vicenda di Pino Maniaci, che ho evidenziato ieri nella "zona verde" dell'altro blog, spiega da sola la degradante situazione.

    E' utile e interessante ciò che scrivi (grazie per i link) e conferma come l'esercizio della democrazia sia ormai molto limitato, tale da deformare la formazione di una pubblica opinione. Si può definire, pertanto, come un sovvertimento dell'ordine costituito?

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