sabato 28 marzo 2009

Senza tetti né leggi






Secondo giorno di produzione di guano unico. Il Tg1 delle 13:30 ha dedicato i primi 10 minuti alla carnevalata che si sta svolgendo a Roma. Sono pure sfilati i ministri indecenti di questo governo, tra i peggiori: Renatino Brunetta, il misirizzi d’Italia e Maria star Gelmini, somara unica. Il primo, che si è arrampicato sulla scaletta che lo portava al palco, a sua volta dotato di apposito rialzo per evitare che sbattesse con la delicata testina sui microfoni, si è pure commosso replicando ciò che era già avvenuto nel postribolo di Bruno Fede. Le sue sono lacrimucce, appunto proporzionate al fisico da corazziere che si ritrova.


La seconda, più affascinante che mai, ha ragliato al vento e la platea si è identificata nel verso comune. Non si è visto La Russa, evidentemente impegnato a parcheggiare il suo carro armato personale. Intervistati poi i giovani, che per disposizione dell’Io uno e trino, occupavano le prime due file dell’elefantiaca assemblea. Queste braccia rubate all’agricoltura erano tutte identiche tra loro, praticamente una platea di cloni.


Le ragazze, tutte bionde e occhi azzurri, dettavano le loro idee-guida: dio, casa e famiglia. I bamboccioni, tutti rigorosamente in giacca, cravatta, doppio telefonino d’ordinanza, capello luccicante bistrato di gel, abbronzatura non eccessiva e occhiale nero, meglio se sollevato sulla fronte, straparlavano della loro “deideologizzazione”, strizzando l’occhio ai futuri ruoli manageriali.


Aggiungo la dedica di Eugenio Scalfari, nell’apprezzata rubrica “Il vetro soffiato”, ai due geni berluscloniani, secondo me inattaccabili nella hit parade del pessimo gusto (lei) e della volgarità (lui), tanto per citare i primi difetti che  mi vengono in mente.


Poi, per non offrire l’idea di trascurare l’Io uno e trino, tessera P2  n° 1816, la prefazione e l’introduzione da un libro, probabilmente introvabile: “Berlusconi. Gli affari del Presidente” di Giovanni Ruggeri, per la Kaos Edizioni.


 


Gelmini-Brunetta coppia perfetta


I due ministri tolgono con le loro trovate le prime pagine dei giornali a Obama e Berlusconi. Dalle donne in pensione a 65 anni alla nuova paternità per i maschi fino ai regali ai fannulloni


 


Il ministro Brunetta è un fenomeno. Un 'recordman'. Un Guinness da primati. Si dice che aspiri al premio Nobel e non mi stupirebbe che glielo dessero anche se non riesco a individuare in quale disciplina. È animato da un'intensa passione: a qualunque costo deve farsi vedere. E ci riesce perfettamente. Crollano le Borse di tutto il mondo? I giornali italiani hanno Brunetta in prima pagina. Aumenta la tensione con l'Iran? Brunetta non cede. Supera perfino Tremonti nella grafica dei 'media', quanto a Calderoli, per ottenere una citazione deve parlare di lui. 'Brunetta - scherzetto' ha detto a proposito della pensione delle donne e questo gli è valso un po' d'attenzione.


Però era qualche giorno che Obama da un lato e Berlusconi dall'altro con quella storiaccia della giustizia da riformare, avevano oscurato il nome del nostro ministro della Funzione pubblica e così il piccoletto è passato al contrattacco. Con la pensione delle donne, appunto, da portare a 65 anni come per gli uomini. Titolo di apertura sulla carta stampata e nei telegiornali, 'talk show' televisivi, dibattito tra i partiti e tra i sindacati, insomma una 'revenge' in piena regola. Del resto anche questa mia nota a lui dedicata è la dimostrazione di quanto dico: Brunetta come visibilità non lo batte nessuno.


Il problema che questo caso ha sollevato è serio. In linea di principio è appoggiato da quasi tutti, soprattutto dalle donne lavoratrici, dirette interessate. Avere un posto di lavoro di questi tempi sta diventando un privilegio; poterlo conservare per cinque anni di più in attesa della pensione può essere una mano santa per il bilancio famigliare. Purtroppo i licenziamenti si intensificano col passare dei mesi e le lavoratrici precarie sono in prima fila tra le vittime designate; per loro il prolungamento della pensione non servirebbe a niente. A Tremonti invece può servire, 'fa cassa' nel bilancio dell'Inps cioè dello Stato.


La parità tra uomini e donne è comunque l'obiettivo principale che i movimenti femminili hanno scritto nei loro programmi dal 1968 in poi. La liberazione e l'emancipazione delle donne ha infatti come tappa fondamentale da raggiungere quella della parità, dalla quale siamo ancora molto lontani soprattutto nel campo del lavoro e del 'welfare' sui diritti sociali. Non sono parificati gli stipendi, non è parificato l'accesso al lavoro, non sono parificate le carriere né in termini di diritto né, soprattutto, in termini di fatto.


In queste condizioni prolungare l'età di pensione non alleggerisce il problema anzi lo aggrava. Rende più difficile alle donne conciliare la gestione della casa con il lavoro fuori casa in un paese dove difettano gli asili e il tempo pieno nelle scuole.


Ma Brunetta insiste, per lui queste contraddizioni sono una manna. Insiste sollevando un problema strettamente connesso: quello della paternità.


Questo della paternità è un tema che sta molto a cuore anche alla Gelmini per via del tempo pieno nelle scuole. Sulla Gelmini si possono dire molte cose pro e contro, simpatica e antipatica, bella o bruttina; ma su una cosa siamo tutti d'accordo: anche lei è un asso della visibilità, la sola (a parte Obama e Berlusconi) che può competere con Brunetta. Se poi dovessero addirittura far coppia diventerebbero irresistibili. Megagalattici, come si dice.


Ebbene, sul tema della paternità fanno coppia. Forse il significato di questa parola, che sta entrando di forza nel nuovo 'welfare', è ancora un po' oscuro, perciò cerchiamo di chiarirlo.


Il tema della paternità significa che il marito della donna-lavoratrice deve condividere con lei la funzione e il lavoro casalingo, nella gestione dei figli e più in generale della casa. Se la donna lavora, la condivisione della responsabilità casalinga diventa una necessità. Ma se, come è auspicabile, lavora anche l'uomo, la condivisione non può che significare un minore impegno dell'uomo nella sua carriera.


Brunetta (e Gelmini) parlano di incentivi all'uomo per invogliarlo ad assumere sempre più e meglio la sua parte casalinga senza trascurare troppo il suo lavoro fuori casa e la sua carriera. Insomma in una società ideale doppio lavoro per l'uno e per l'altra. Una coppia moderna. Ha detto Brunetta ai suoi contraddittori: "Volete forse far ritornare la donna all'età delle caverne e del paleolitico?".


È chiaro: Brunetta e Gelmini terranno le prime pagine almeno per altri tre mesi e poi ne inventeranno un'altra per continuare a farsi vedere. Il ministro della Funzione pubblica, lui, sta già preparando il nuovo fuoco d'artificio da lanciare: vuole premiare i 'fannulloni', pagandoli senza che vadano al lavoro, con metà stipendio. Potranno magari cercarsi un secondo lavoro. Fare per esempio i badanti e i casalinghi a mezzo servizio e a prezzi stracciati.


Quest'uomo, questo Brunetta, è formidabile. E pensare che era socialista (come Tremonti) e la sinistra se l'è fatto sfuggire.


L’espresso (23 dicembre 2008)










Gli scandali di Segrate-Milano 2: licenze edilizie, rotte aeree e il prete spretato don Luigi Verzé. Capitali dalla Svizzera, società di prestanome, finanziario-paravento e flussi occulti del riciclaggio internazionale. L’eredità dei marchesi Casati Stampa, l’avvocato Previti, il senatore Bergamasco e la villa di Arcore. La banda massonica P2, le “notizie” di Mino Pecorelli e l’assalto berlusconiano alla presidenza della Cariplo. Berlusconi-Dell’Utri-Mangano e le ombre di Cosa Nostra. Inchieste giudiziarie sulla Fininvest: Mani sporche contro Mani pulite.


 


Giovanni Ruggeri, inviato del settimanale “Gente”, è autore di lavori per la Tv e la raadio. Nell’ambito della sua attività letteraria, ha diretto al collana “Libri del Dissenso (Vallecchi) e “Studio” (Longanesi). Ha scritto, insieme a Mario Guarino, il best seller Berlusconi. Inchiesta sul signor Tv (Kaos Edizioni 1994)


 


Prefazione


 


BERLUSCONI


Gli affari del Presidente


1994 Kaos Edizioni


Prima edizione novembre 1994


 


“Milano è la città in cui un certo Berlusconi di 34 anni costruisce “Milano 2”, cioè mette su un can­tiere che costa 500 milioni al giorno. Chi glieli ha dati? Non si sa. Come è possibile che un giovanot­to di 34 anni come questo Berlusconi abbia un “jet” personale con cui raggiunge nei Caraibi la sua barca che sarebbe poi una nave oceanografi­ca? Noi saremmo molto curiosi, molto interessati a sapere dal signor Berlusconi la storia della sua vita: ci racconti come si fa a passare dall'ago al milione o dal milione ai cento miliardi”


 


GIORGIO BOCCA ‑ Marzo 1976


 


Introduzione


 


Nell’autunno del 1993, mentre col collega Mario Guarino lavoravamo alla revisione e all’aggiornamento del nostro libro Berlusconi.  Inchiesta sul signor Tv, il Cavalier Berlusconi divulgava una delle sue tante amenità attraverso le pagine dì uno dei suoi compiacenti settimanali: “Fondare un nuovo partito? Ho sempre dichiarato il contrario e questa è la ventesima volta che lo ripeto. Ma anche stavolta qualcuno farà finta di non aver sentito” 1.


Pochi mesi dopo, cioè nel gennaio 1994, mentre ultimavamo la nuova edizione del nostro libro‑inchiesta, previa sceneggiata “amaro calice” lo scaltro Cavaliere “scendeva in campo” ufficialmente, alla guida del partito‑setta FININVEST (detto, con fantasiosità da spogliatoio calcistico, “Forza Italia”) e alleato coi neofascisti, con l’obiettivo di conquistare il potere politico alle elezioni del successivo 27‑28 marzo.


 


Rispetto alla travagliata prima edizione (marzo 1987), la nuova edizione di Berlusconi. Inchiesta sul signor Tv, edita nel febbraio 1994, conteneva nuove e gravi notizie in merito ai trascorsi berlusconiani e all'oscuro divenire del gruppo FININVEST 2, e la sua pubblicazione coincideva3 con l'inizio di una importante campa­gna elettorale che vedeva l'imprenditore craxiano candidato al­la presidenza del Consiglio. Mentre il nostro libro‑inchiesta si attestava ai primi posti delle classifiche dei best seller librari, e mentre editori tedeschi, france­si, spagnoli, scandinavi trattavano i diritti di edizione nei rispettivi


Paesi, aveva luogo una campagna elettorale nel corso della quale la grande stampa nazionale si occupava diffusamente del “nuovo” candidato no 1 alla guida del Paese. Così, quotidiani e settimanali informavano i propri lettori‑elettori che il Cavaliere ama il risot­to, detesta le mani sudaticce, ha cinque zìe suore e adora la sua mamma, calza scarpe coi rialzo per avere più statura, e cela le sue rughe in Tv con una calza di nylon posta sull’obiettivo, mentre la sua fedele segretaria Marinella lo segue sempre dappresso con un beauty‑case contenente make up capace di tamponare le crudezze del vero sulla faccia finta del Magnetico Cavaliere; oppure, gli si dedicavano intere pagine di forbite “analisi” e dotte dissertazioni sociologiche. Una sceneggiata pseudo‑informativa, rivelatrice del­l'imminenza di un nuovo regime nel nome e nel segno di un premier già affiliato a una setta massonica segreta sciolta a norma di legge, riconosciuto colpevole di falsa testimonianza da un Tribunale della repubblica, già in affari col mandante di un tentato omicidio4, legatissimo al supercorrotto Bettino Craxi, e organico alla banda politico-affaristica Dc‑Psi; nel nome e nel segno del capo di un gruppo plurinquisito per corruzione e gravi reati fiscali, dall’oscuro passato azionario e finanziario, e sul quale gruppo gravano concreti sospetti di collusione con Cosa Nostra.


La sera del 10 febbraio 1994, sono stato invitato alla trasmissione Tv dì Rai 3 “Il Rosso e il Nero” per parlare del libro. Subito dopo il mio intervento, il soggetto della nostra inchiesta ha fatto una concitata irruzione via telefono nello studio televisivo. Nel corso del suo vaniloquio5, ha tra l’altro affermato di avere querelato il nostro libro: ciò è falso, poiché si è limitato a intentare, nel 1987, una semplice azione civile per “risarcimento danni” (!) a tutt’oggi ancora pendente presso il Tribunale di Roma; poi, nel tentativo di screditarmi presso i telespettatori, ha sostenuto che sarei già stato “condannato dai Tribunali italiani”: anche questa essendo una falsità, ho provveduto a citare il Cavaliere in Tribunale.


         All’indomani della trasmissione di Rai 3, le reti del tycoon si so­no precipitate a lavare l’onta di lesa maestà. Dal Tg di “Italia 1”, l’avvocato Dotti ha svolto un’estemporanea arringa in difesa del suo Sommo Cliente, definendo Inchiesta sul signor Tv “libro di ingiurie e di calunnie e di diffamazioni nei confronti dei dottor Berlusconi”6. La stessa sera, dal podio dì casa Berlusconi “Radio Londra”, il maestoso trombone della Fininvest Giuliano Ferrara (ex megafono della banda craxiana) non ha trovato di meglio che definirmi “diffamatore di professione” (ne risponderà pure lui in Tribunale).


 


Che il Padreterno della Fininvest fosse destinato a diventare un “Intoccabile” del Potere, l’avevamo compreso fin dal 1986, quan­do al solo annuncio della prossima pubblicazione del nostro libro ­inchiesta venimmo fatti oggetto di pressioni, minacce, diffide.


Dapprima, il clan berlusconiano tentò di corromperci offrendoci denaro e altro in cambio dei diritti del libro (che così non sarebbe mai stato pubblicato). La Fininvest diffidò poi tutta la stampa italiana dallo scriverne, querelò a raffica interviste e articoli ine­renti il libro (ma mai il libro stesso, che infatti non è mai stato querelato), e mise in atto pressioni di vario tipo sugli Editori Riuniti (editori della la edizione) affinché non venisse pubblicato. Così, la nostra Inchiesta sul signor Tv venne edita dagli Editori Riuniti con sei mesi di ritardo sui tempi previsti; e a dispetto dell’immediato successo, dopo due ristampe nell’arco di due mesi, la casa editrice del Pci lo eliminò dal catalogo, e il libro risultò irreperibile.


Alcuni anni dopo, la vicenda del nostro libro è riemersa nell'am­bito dell’inchiesta “Mani pulite”. Il 9 settembre 1993, i quotidiani informavano che, in seguito alle dichiarazioni dell'imprenditore librario Flavio Di Lenardo (secondo il quale vi sarebbe stato un accordo tra la FININVEST e il Pci, avente tra l’altro per oggetto il nostro libro e un contratto di Publitalia con l’URSS), “oggi su quel libro il Pm Tiziana Parenti vuole vederci chiaro... Sta indagando sui presunti finanziamenti illeciti al Pci, ed è su questo che il Pm vuole sentire come teste il “Signor tv” e Fedele Confalonieri... È probabile che Berlusconi sarà sentito a metà ottobre”7.


Non è dato sapere se il Pm Parenti abbia poi “sentito” il teste Berlusconi per le “mazzette rosse” e i maneggi intorno al nostro libro; è invece certo che lo ha “sentito” per potere diventare, quattro mesi dopo, deputata berlusconiana.


 


Negli Stati Uniti, sempre decantati (a proposito e a sproposito) quale compiuto esempio di “democrazia avanzata”, i mass media esercitano il ruolo di “controllori” del potere politico. Nell'ambito dì questa essenziale funzione, la stampa Usa “viviseziona” il Presi­dente e i suoi ministri e collaboratori, sondandone il passato e vigilandone il presente, fin dal momento della loro candidatura (l’accanimento è tale che sì arriva a frugarne perfino il letto...).


Dopo Berlusconi. Inchiesta sul signor Tv, e dopo l'avvento dei rappresentanti della FININVEST (con contorno di neofascisti) ai vertici dello Stato, ho ritenuto doveroso, come giornalista libero, proseguire e approfondire l'Inchiesta sui trascorsi del presidente del Consiglio Berlusconi, non diversamente da come avrebbe fatto la stampa “anglosassone” nei leggendari Stati Uniti. Consapevole come sono che né negli Usa, né in alcun'altra democrazia occiden­tale, potrebbe mai accadere che un oscuro miliardario arrivi a insediarsi al vertice del potere politico mediante il monopolistico controllo, diretto e indiretto, dei mass media.


 







1 Cfr. "Epoca", 19 ottobre 1993. In realtà, la cupola FININVEST era da mesi "segretamente" mobilitata alla preparazione di 'Forza Italia" e al lancio della candidatura a capo del governo del suo messianico leader, in previsione delle elezioni politiche anticipate della primavera 1994.


 




2 Tra l'altro, si indicava nella Banca Rasini (partner di Berlusconi nelle sue prime avventure edilizie degli anni Sessanta‑Settanta) uno dei crocevia della "mafia dei colletti bianchi" radicata a Milano e dedita al riciclaggio dei capitali sporchi. Vi veniva ricostruita l'ambigua genesi romana del gruppo Fininvest, all'ombra di due fiduciarie della Banca Nazionale del Lavoro controllata dalla Loggia P2. Venivano rivelati i contatti dei due gemelli Dell’Utri con esponenti di Cosa Nostra, e di Marcello Dell’Utri col boss Vittorio Mangano. Vi si narravano le scorribande berlusconiane in terra di Sardegna per il tramite del prestanome Romano Comin­cioli, tra loschi affaristi, malavitosi e speculazioni edilizie. Veniva riportata la sequela di assegni a vuoto e cambiali “protestate” a firma di Fedele Confalonieri nel periodo 74-79, e venivano evidenziate sospette “coincidenze” tra la Fininvest e il corrotto giudice Diego Curtò. Soprattutto, veniva rivelato come le misteriose hol­ding che detengono il capitale Fininvest non siano 22, bensì almeno 38.


 




3 Una pura coincidenza, per l'appunto: nell'estate dei 1993, la piccola e coraggiosa Kaos Edizioni ci aveva proposto la riedizione dei nostro libro‑fantasma, aggiornato e ampliato, e a gennaio avevamo ultimato il lavoro.


 




4 Cioè il faccendiere sardo Flavio Carboni, condannato in primo grado quale man­dante dell'attentato al vicedirettore del Banco Ambrosiano Roberto Rosone




5 “Questo signore... vedo che sì fa anche la barba, e quindi la mattina si alza, fa la barba, si guarda nello specchio... è bell'e rovinata la giornata ... ”: è uno degli "argomenti" che l'intrepido Cavaliere ha sviluppato per replicare al mio, intervento televisivo.




6 E perché mai, allora, l'onorevole avvocato Dotti non è stato incaricato dal suo onorevole dottor Berlusconi di sporgere querela?




7 Cfr. "Corriere della Sera", 9 settembre 1993, sotto il titolo Berlusconi testimone nell'inchiesta sulle mazzette rosse (occhiello: “"Confalonieri voleva bloccare un libro scomodo, offri denaro a un editore vicino al PCI". La Fininvest: è tutto falso”).


 



2 commenti:

  1. oddio non ce l'ho fatta a leggerlo tutto ma giuro che appena ho un attimo mi ci metto. e comunque sono sconvolta.

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  2. fedaccia, che poi a leggerlo tutto insieme può pure venire il coccolone. Ma basterebbe il sommario dei singoli capitoli a sconvolgere ancora di più.

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