domenica 2 luglio 2006

Informazione e guerra (ai tempi de "il manifesto")


L’amico franceschito, nel suo ottimo blog, ha postato recentemente un pezzo, esemplare per chiarezza (come sua cifra stilistica), in cui riferisce della benemerita istituzione che è ormai diventata RaiNews 24 a motivo delle sue inchieste coraggiose, l’ultima delle quali va a scavare sulla mancata attribuzione delle medaglie d’oro al valor militare ai soldati italiani morti a Nassiriya.


Casualmente trovo un articolo de “il manifesto” (18 maggio 2006) che riferisce ancora di un’inchiesta di Sigfrido Ranucci e Maurizio Torrealta. Ottimi esempi di informazione: sia della testata giornalistica televisiva che di quella cartacea. Per quest’ultima, poi, considerata la delicatissima situazione economico-finanziaria che attraversa il giornale, credo valga la pena riportare il pezzo, a conferma che se “il manifesto” fosse costretto a cessare le pubblicazioni verrebbero a mancare le già scarse possibilità di essere informati seriamente, di valutare, di scegliere. In altri termini: di essere liberi.


 


Iraq, poligono di armi al laser


di Stefano Chiarini  


il manifesto -  18 maggio 2006


Agghiaccianti testimonianze sulla possibile sperimentazione di nuove armi ad «energia diretta», laser o a microonde, in Iraq e in Afghanistan. La nuova inchiesta di Ranucci e Torrealta in onda oggi su RaiNews 24. Prime ammissioni dei comandi Usa: le abbiamo usate per lo sminamento. Pronto il «raggio del dolore»


«Nei corpi di alcune vittime della battaglia all’aeroporto di Baghdad nel 2003 ho riscontrato alcune stranezze inspiegabili come il fatto che tre passeggeri di una macchina avevano il volto bruciato e senza gli occhi, ma i loro corpi non mostravano ferite di sorta, né segno alcuno di proiettili». Con queste parole Majid al Ghazali, primo violinista dell’orchestra di Baghdad riferiva, all’indomani della seconda guerra del Golfo, i suoi sospetti al filmaker Usa Patrick Dillon, sulla possibile sperimentazione in Iraq da parte del Pentagono di nuove armi ad energia «non cinetica» ma ad energia diretta (laser) e a microonde. Armi «invisibili» che lanciano elettroni ad alta velocità e a grande distanza. Versione moderna e tragicamente funzionante del famoso «raggio della morte» proposto inutilmente nel 1942 agli Usa dal fisico Nicola Tesla.


Il musicista iracheno, Majid al Ghazali, assai noto, è uno dei testimoni oculari dalle cui parole si dipana l’inchiesta di Sigfrido Ranucci e Maurizio Torrealta sulle nuove armi sperimentate in Iraq e in Afghanistan, ma che potremo presto vedere all’opera anche nel cuore dell’Occidente. Il programma, presentato ieri alla Federazione Nazionale della Stampa a Roma dagli autori e da Roberto Morrione direttore di RaiNews 24, andrà in onda oggi, giovedì, alle 7,36, anche su RaiTre, e di nuovo alle 13,06, oltre ad essere consultabile in italiano, inglese e arabo sul sito www.rainews24. Un’inchiesta «indiziaria», ha sostenuto Roberto Morrione, ma che poggia su indizi, testimonianze ed elementi di fatto assai solidi e concreti. Il violinista iracheno, rintracciato recentemente ad Amman dalla troupe di RaiNews24 ha infatti riferito anche altri tre importanti indizi: un autobus colpito vicino all’aeroporto si sarebbe «accartocciato come un vestito bagnato riducendosi alle dimensioni di un pulmino»; i soldati Usa in alcune aree dell’aeroporto - come poi sarebbe avvenuto di nuovo a Falluja due anni dopo - avrebbero «raschiato» il terreno portandolo via a bordo di grandi camion; i corpi delle vittime erano come rimpiccioliti e disidratati. Ranucci e Torrealta hanno poi trovato un’altra interessante testimonianza, quella di alcuni medici dell’ospedale di Hilla, 100 chilometri a sud di Baghdad, registrata in video da Geert Van Morteer, medico volontario in Iraq. Saad al Falluji, uno dei medici intervistati, racconta come un giorno durante la guerra del 2003 fosse arrivato al pronto soccorso un piccolo bus, appena colpito, nel quale una ventina di passeggeri erano stati come fatti a pezzi ma non si sa da cosa. Nessuno dei superstiti aveva sentito alcuna esplosione, non vi erano pallottole, schegge o frammenti di sorta nei loro corpi. Gli autori dell’inchiesta di fronte a queste testimonianze hanno chiesto di intervistare le società produttrici dei sistemi d’arma al laser e a microonde, ma il Pentagono ha opposto un netto rifiuto. Eppure alla vigilia della guerra sia il segretario alla difesa Rumsfeld, sia, soprattutto, il generale Meyers avevano fatto delle mezze ammissioni sulla loro disponibilità a sperimentare armi di questo tipo. In realtà l’esistenza di sistemi d’arma laser non è cosa nuova ed è provata dalle immagini di numerosi test relativi al «Thel» acronimo di «Tactical High Energy Laser» - un progetto americano-israeliano - che mostrano alcuni missili e ogive di mortaio colpiti e distrutti da un raggio invisibile.


Il passaggio dalla sperimentazione in laboratorio di armi ad energia diretta a quella sui campi di battaglia sembra confermata dagli stessi ambienti militari Usa secondo i quali un dispositivo laser chiamato «Zeus» montato su alcuni Humvee, una specie di Jeep, sarebbe stato impiegato in Afghanistan per bonificare a distanza dei campi minati. Inoltre secondo due accreditati siti di informazioni militari il «Defence Tech» e il «Defence Daily» almeno tre veicoli simili sono stati usati in Iraq. L’inchiesta infine si occupa di un altra arma particolare, questa volta a microonde, chiamata «Active Denial System», meglio conosciuta come «Raggio del dolore», il sistema d’arma, montato anch’esso su un automezzo, ha la capacità di attivare, attraverso un raggio a microonde, i ricettori del dolore nelle persone colpite facendole impazzire dal dolore per alcuni secondi. L’arma viene presentata come «non letale», tanto che ne è stato teorizzato l’uso per il controllo dell’ordine pubblico interno nelle città occidentali, ma in realtà potrebbe provocare gravi ferite e danni permanenti e, per le sue caratteristiche, potrebbe essere usata per torturare e anche per uccidere. Secondo la rivista militare «Defence Industry Daily» tre modelli di quest’arma montati su veicoli sarebbero stati ordinati, per 31 milioni di dollari, dal generale di brigata James Huggings, capo dello staff della Forza Multinazionale in Iraq che avrebbe anche chiesto l’approvazione per altri quattordici esemplari. Sempre per il bene degli iracheni e della democrazia.


 


 


 

2 commenti:

  1. stefanomassaluglio 03, 2006

    post davvero interessante sai?

    ti lascio un abbraccioe spero di reincrociarti presto

    ciao stef

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  2. stef, grazie per l'apprezzamento: la tua è una di quelle valutazioni importanti.

    Quanto a reincrociarci non mancheranno certo le occasioni e gli stimoli.

    Un abbraccio (e scusa il ritardo).

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