sabato 27 febbraio 2010

Tutta mia la città










Qui non servono parole, se non quelle necessarie per smentire le consuete bugie del papi e della sua cricca di servitori e trombettieri. A parlare sono, invece, immagini: dell’inchiesta (un’altra ottima prova di giornalismo) condotta dalla squadra di “Presa diretta”; dei cittadini aquilani che hanno deciso di forzare i tempi, di non indugiare più, di farsi carico della poderosa opera di rimozione dall’immaginario collettivo che il papi abbia compiuto l’ennesimo miracolo, come la vulgata del popolo della libertà provvisoria proclama. E poi ci sono i blog:




quello direi storico di MissKappa (da cui ho tratto l'ultimo video intitolato "Pezzi di città") che ho iniziato a seguire dopo il terremoto, gestito da una donna battagliera e libera e un altro scoperto da poco il cui autore, Federico D'Orazio,








un altro aquilano che vuol riprendere a volare, ha scritto una bella lettera aperta a Michele Santoro per rammaricarsi dell’occasione perduta da “Annozero”. La domenica successiva ci ha pensato Riccardo Iacona a compensare lo squilibrio di spazi e tempi.




Significative poi altre parole, quelle di Maria Luisa Busi, volto notissimo del Tg1, contestata con la sua troupe nel capoluogo abruzzese, dov’era arrivata per realizzare un reportage. La sua colpa? Quella di essere alle dipendenze di un direttore che scodinzola come neppure Bruno Vespa osò fare ai tempi del Caf.


"Quello che posso dire é che io sono qui per fare il mio lavoro onestamente e non posso rispondere, ovviamente, dell'informazione a livello generale che il Tg1 ha fatto nel corso di questi dieci mesi dal terremoto. Posso solo dire che quello che ho visto all'Aquila, in questi giorni con i miei occhi, è molto più grave di come talvolta è stato rappresentato: migliaia di persone sono ancora in albergo, le case non bastano e la ricostruzione non è partita".


Serve altro?















L’Aquila 10 mesi dopo. Le bugie (tante) e gli interventi (pochi) L’anticipazione


di Riccardo Iacona


 


È da ottobre che Presa diretta sta seguendo la ricostruzione all’Aquila e domani sera vi faremo vedere quello che abbiamo trovato e quello che abbiamo scoperto. Vi dico subito che il quadro non è per niente positivo. Del Progetto C.A.S.E. - le famose «case di Berlusconi» che abbiamo visto nelle decine di consegne in diretta televisiva, corredate di tutto quello che serve per riprendere a vivere, dalla lavastoviglie al televisore al plasma - a quasi un anno dal terremoto ne mancano ancora 250 da consegnare. Per quelle centinaia di persone che sono ancora in attesa che i lavori finiscano il famoso slogan «dalle tende alle case!» non ha funzionato. Presa diretta vi farà vedere anche quanto sono costate: dai 2400 ai 2700 euro a metro quadro, una fortuna! E infatti quasi tutto il miliardo di euro messo in campo dal governo per la prima emergenza se n’è andato per costruirle. Poi ci sono i soldi per mantenerle, che nessuno calcola mai. Il Comune dell’Aquila, che è praticamente senza un euro in cassa, dovrà sobbarcarsi le spese di gestione delle 19 new town volute dal governo, dagli autobus, alla raccolta dell’immondizia, oltre a tutte le spese di manutenzione ordinaria e straordinarie di case che sono state costruite in pochissimi mesi e che non sono proprio perfette.


Siamo entrati per esempio con le telecamere nelle case di Cese di Preturo, uno dei diciannove insediamenti che si trova a una quindicina di chilometri dal centro dell’Aquila. Il cantiere non era ancora terminato ma mano a mano che venivano finiti gli appartamenti venivano immediatamente consegnati: era novembre, l’inverno era già arrivato all’Aquila con le prime nevicate e c’era urgenza di tirare fuori la gente dalle tende, sì, perché anche questo abbiamo visto, la gente ancora nelle tende, con gli anziani e i bambini in pieno inverno. Abbiamo accompagnato dentro le nuove case queste persone stremate da sette mesi nelle tendopoli, con i bagni da campo, le docce da campo, la cucina da campo e lo spazio privato ridotto a quindici metri quadri di tenda, dove ci devi far entrare tutto, anche un simulacro di spazio dove far giocare i bambini. E li abbiamo visti piangere mentre prendevano possesso degli appartamenti. Ma poi ci sono venuti incontro quelli che già ci abitavano da qualche settimana e ci hanno fatto vedere il legno esterno non adeguatamente protetto. «Questi reggono un inverno e poi bisognerà passarci sopra qualcosa altrimenti con il freddo si spacca», mentre da una delle scale interne, per la mancanza di una copertura sul tetto scendeva una cascata d’acqua che entrava persino dentro gli appartamenti. È chiaro che ci vorranno ancora tanti soldi per mantenere le nuove case e mi domando da dove usciranno visto che il Comune è al verde. Poi mancano ancora 1500 tra MAP e MAR, quasi la metà di quelli previsti, per più di 3000 persone: sono i prefabbricati leggeri in legno, che la Protezione Civile sta facendo costruire in fretta e furia perché le case di Berlusconi non bastano. Ne ho visti anche su due piani, vere e proprie palazzine in legno, anche molto belle da vedere. Sono facili da costruire, da montare, sono antisismici al cento per cento, perfettamente coibentati ed ecocompatibili e dentro hanno tutto quello che c’è negli appartamenti delle case di Berlusconi. E soprattutto una volta terminato l’uso si buttano anche giù facilmente. Le case prefabbricate in legno costano un terzo di quelle del progetto C.A.S.E.: 700 euro a metro quadro contro i 2700 che sono costate le case di Berlusconi.


L’architetto Antonio Perrotti, dirigente della regione Abruzzo ha calcolato che se all’Aquila si fosse scelto di sistemare tutti gli sfollati in questi tipi di alloggi a quest’ora sarebbero già tutti dentro i MAP e i MAR, e si sarebbe speso la metà di quello che si è speso. E invece sono ancora 10.028 gli «aquilani perduti», dispersi tra gli alberghi della costa, negli appartamenti affittati, i più fortunati nelle seconde case. Ed è del tutto evidente che è dal loro ritorno che dipende il futuro dell’Aquila. E qui entriamo nel capitolo dolente della ricostruzione: a quasi un anno dal terremoto non è stata ancora emanata l’ordinanza per la ricostruzione del centro storico e a parte qualche puntellamento niente è stato fatto dentro la città dell’Aquila. Anche se sono centinaia, come vi faremo vedere, le abitazioni che con poca spesa sarebbero potute essere oggi abitabili. Per quanto riguarda invece le case che sono fuori della zona rossa, per colpa di ordinanze contraddittorie e di una farraginosa macchina burocratica, la gran parte dei cittadini sta ancora aspettando la risposta alle richieste di finanziamento e di fatto i lavori non sono ancora cominciati. Infine mancano i soldi per sostenere l’economia aquilana: non è stato varato un piano di sostegno al commercio e neanche alla piccola e media industria. La battaglia per far tornare le persone e tenerle attaccate alla loro città, la battaglia per far rivivere l’Aquila è ancora tutta da cominciare.


(20 febbraio 2010)


 

















IN CHE MANI SIAMO (lettera aperta a Michele Santoro)


 


 


Ci ho messo quattro giorni per prepararmi, e due per riprendermi dal colpo. Nel giorno di massima attenzione verso noi Aquilani, quando abbiamo rialzato la testa e sfondato le barriere del centro storico, c’erano tutti quelli che da 11 mesi a questa parte avrebbero dovuto esserci,e mancando invece ogni volta l’appuntamento. Quel giorno, nella rappresentanza RAI c’era quello che per me rappresentava la luce in fondo al tunnel: la troupe di Annozero. Eravamo pittoreschi, coi nostri cartelloni appesi, tutti con le telecamere e macchinette digitali per riprenderci da soli, abituati come siamo a fare tutto nell’oscuramento mediatico che ci sta soffocando. Eravamo incazzati. I ragazzi di Annozero, ci hanno notati,ed hanno voluto parlare con noi. Abbiamo programmato e realizzato con loro interviste durate ore, c’è chi ha condotto visite non autorizzate in zona rossa a rischio suo e della propria fedina penale. Lo abbiamo fatto tutti perché la cosa più importante è L’Aquila, ed in questi mesi abbiamo saputo rivedere, inconsapevolmente, priorità ritenute prima di un anno fa imprescindibili.


Ai ragazzi di Annozero, abbiamo raccontato i nostri fatti più privati, perché eravamo e siamo tutt’ora convinti che se non si vivono certe situazioni non le si può comprendere. Ma raccontarle nel più minimo dei dettagli può aiutare a farsi un’idea. Purtroppo, il risultato è stato sconsolante. La mannaia dell’opportunismo si è abbattuta su di noi, anche da chi non avrei mai creduto potesse farlo. L’Aquila, ad Annozero, si è ridotta ad un insulso collegamento dalla zona rossa, in un’area che per noi comuni mortali è inaccessibile, perché questo era il disegno previsto. Sfruttarla come scenografia, far immaginare un centro vuoto, disabitato, crollato. E proprio perché è davvero così, ci risulta incomprensibile la ragione che ha spinto ad escludere da questa rappresentazione pittorica, l’elemento più importante. NOI. Gli Aquilani. Gente che non ne può più di sentir dire cose sul conto della nostra città da chi non vi ha mai messo piede, né prima, né dopo il 6 Aprile.


Per fare un esempio, quando ero in studio ad Annozero, e rigorosamente tra quelli del pubblico non parlante, non ho idea di cosa mi abbia trattenuto: Il direttore Belpietro, ha enunciato con la nettezza di chi ha appena parlato con uno dei responsabili della Ricostruzione, che


il centro dell’Aquila andrà abbattuto e ricostruito con criteri antisismici”


Quella è stata la prima occasione in cui ho dimostrato a me stesso di essere una persona molto più civile di quanto credessi. Gli Aquilani, non vogliono più sentir paragonare le loro case, le Chiese, la città tutta ad un immenso paesaggio di cartone. Precario. Sia fatta una distinzione netta tra quello che precario era per speculazione edilizia, lucro personale e politico degli ultimi decenni, e tutto il resto della città. Non fare questa distinzione a quasi un anno dal terremoto è forse il segno più preoccupante di tutta la vicenda che ci riguarda. E dimostra che non c’è assolutamente nessuna volontà politica e giornalistica, tra quelle enunciate finora, di fare chiarezza e per una buona volta pulizia.


Si rischia oggi, di vedere un centro storico abbandonato a se stesso che dovrà essere ricostruito con il nostro finanziamento, visto che da Luglio pagheremo le tasse. E nemmeno di questo, nessuno che si scandalizzi, nessuno che si adoperi a costo della propria carriera politica o professionale, per condurre un ‘operazione di verità. Gli Aquilani giovedì scorso hanno visto la loro città dalla televisione, esclusi ad ogni livello dalla partecipazione a quello che, vanamente, avevamo creduto fosse il momento del nostro riscatto.


Per di più, ed è questa la nota più grave, una trasmissione di quasi tre ore si è limitata a dibattere delle intercettazioni già note dalla settimana prima, che noi tutti avevamo già letto dai giornali. Non una parola sulle ragioni vere che hanno spinto i magistrati ad iscrivere Guido Bertolaso nel registro degli indagati, ovvero l’ipotesi di corruzione. Più succoso, anche per Annozero, si è rivelato l’argomento dei presunti favori sessuali che coinvolgerebbero il capo della PC. Per argomenti di questa debolezza, abbiamo dovuto veder dedicate 3 ore di prima serata, con approfondimenti fino al più squallido dei dettagli.


L’Aquila, nella vicenda, aveva da offrire altro che il suo corpo colpito a morte.Argomenti forti, forse troppo persino per Santoro. Ne cito solo alcuni, per i quali pretendiamo da mesi (inascoltati) attenzione. Ricostruzione mai partita, quasi un miliardo di Euro buttato per assistere solo il 20% della popolazione colpita, pregiudicando seriamente la disponibilità finanziaria da dedicare alla VERA ricostruzione, appalti a dir poco gelatinosi in ogni aspetto di quanto fatto fino ad oggi: ponteggi, Progetto CASE, persino le coperture dei tetti in centro storico pare abbiano dei segreti inconfessabili.


E noi che speravamo si parlasse di questo, cose che abbiamo documentato alla troupe che è rimasta qui per tre giorni, sprecando il nostro tempo per fornire dati, suggerire storie degne di nota, cercare riscontri obiettivi a quanto raccontavamo loro…noi che sostanzialmente abbiamo fatto il loro lavoro, conducendo inchieste solitarie e sperando che volessero almeno raccontarne i risultati emersi, abbiamo fatto un’opera inutile.


C’era altro da fare per Annozero.


C’era da immaginare Bertolaso che si intratteneva in ambigui massaggi alla cervicale, c’era da immaginare mutandine brasiliane e preservativi, e calici di champagne.


Santoro, perché?


Santoro, lei avrebbe potuto far vedere cose davvero scandalose, che noi conosciamo,e lei ora,grazie a noi conosce. Ha preferito far immaginare cose infinitamente meno volgari di quelle che noi viviamo da un anno ormai a questa parte. Aspetto il risarcimento che mi ha promesso in studio, quando le ho detto la mia approfittando,a fine diretta, dell’ira dei ragazzi messinesi -venuti per parlare in trasmissione- e che non hanno trovato spazio per raccontare i loro scandali sulla PC. A L’Aquila ci sono molti, me compreso, desiderosi di confrontarsi alla pari (e non nei due minuti riservati al pubblico) con chi tra giornalisti, politici e prelati ha ancora voglia di difendere la facciata che nasconde gli scandali accaduti fino ad oggi a L’Aquila, sulla nostra pelle. Perché si inizi a dire la verità. Michele Santoro è disponibile a farlo?


Finche ciò non avverrà resteremo, tutti quì a L’Aquila, della nostra idea.


Continuando a domandarci alla sera, nelle nostre


case,


casette,


M.A.P.,


roulotte,


camper,


camere d’albergo


e letti di caserma:


in che mani siamo?


FEDERICO D’ORAZIO


(20 febbraio 2010)








 





 



 


 







8 commenti:

  1. PortamiViamarzo 02, 2010

    Che vergogna! Ma tanto ci lobotomizzano con quattro notizie in croce e poi via alla cronaca nera nei TG. La fortuna di essere italiani (in questo periodo!).

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  2. PortamiVia, più che cronaca nera è un periodo nero. Non so, strane inquietudini, forse siamo già dentro un regime e tra poco ce lo confermeranno. La fine delle trasmissioni è arrivata e sarà durissima, quasi una nuova Resistenza. Gira in Rete una pubblica dichiarazione fatta oggi da Corrado Augias, di norma moderato e pacato. La denuncia di una fortissima resistrizione della libertà.

    Attraverso la televisione si consuma tutto questo e il padrone delle televisioni è anche il capo del Governo. Ormai la narcosi, per i passivi, è introiettata e la pessima informazione della tv pubblica aggrava la situazione.

    Quella dell'Aquila è una tra le speculazioni più gravi. Ho visto un video del Tg4 dopo la puntata di "Annozero" sul terremoto, quella che suscitò tanto scalpore. Fede&Gasparri: che coppia di farabutti e mentre deliravano pensavo a quegli altri delinquenti che ridevano nel letto. Ma gli sciacalli erano Santoro, Travaglio e Vauro. Si dovrebbero riascoltare, ma tanto non capirebbero.

    Bentornata da queste parti!

    Un caro saluto

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  3. Mi sono persa la dichiarazione di Augias. Dove la trovo?

    Invece la puntata di Presa diretta non me la sono persa. Ha confermato (se ce ne fosse stato bisogno) tutto quello che Anna ci ha raccontato in questi mesi. Quanti ascolti fa Iacona? Tu lo sai? Temo non molti.

    Nei prossimo giorni mi guardo la puntata sulla giustizia. Deve essere tosta anche quella...

    Ciao,

    Artemisia

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  4. Artemisia, il programma Presa Diretta di Riccardo Iacona si è portato a casa ben 2.821.000 telespettatori e l’11,17% di share. I dati sono riferiti alla puntata su L'Aquila. Il link te l'ho indicato nel commento al tuo ultimo post.

    Anch'io devo ancora vedere la puntata sulla giustizia e so che non resterò deluso, perchè si tratta di ottimo giornalismo.

    E, in ogni caso, noi ci sbattiamo tanto, siamo attenti a ripsettare le leggi, mentre la cricca che ci governa si dà da fare per scavalcarla e fregarsene. Vedi il guazzabuglio sulle liste, scambiato per la prepotenza di non si sa bene chi. Siamo alla frutta, scivolando sempre più verso il regime a tempo pieno.

    Un caro abbraccio

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  5. Grazie, Frank. Posto subito Augias. Della sua trasmissione non mi perdo una puntata ma sono indietro. Certo se si incazza uno come lui, siamo davvero alla frutta.

    Un abbraccio anche a te.

    Artemisia

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  6. Artemisia, ieri sera ma di gran fretta ho intravisto a "Blob" un altra nota di Augias, ma non ho capito bene.

    Alla frutta? Questi ormai stanno per togliere la tavola e noi non si mangerà più. Delinquenti.

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  7. Non ho piu' parole, Frank.

    Non so proprio che dire.

    Artemisia

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  8. Artemisia, il disgusto si può ancora manifestare. Non ti arrendere, anche se ti capisco.

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