Due video, di natura differente, però simmetrici, a testimoniare episodi di una contemporaneità inquieta e malata. La collettività che si unisce, scende in piazza per pretendere il rispetto delle regole. Tehran, giugno 2009. Sono coraggiosi i giovani iraniani che sfidano il regime denunciando apertamente brogli elettorali nell’elezione del presidente. Ci sono stati morti, la censura impedisce ogni contatto, negando l’informazione. Provvede la Rete, con l’interattività del web 2.0, ad aggirare ogni ostacolo. I link che seguono: http://2009iran.wordpress.com/ http://tehranlive.org./ http://www.iranian.com/ rimandano a tre blog che documentano con filmati e foto la reale situazione in Iran. Ne consiglio la condivisione e la diffusione.
Napoli, maggio 2009. La collettività che implode, disperdendosi. La paura e il terrore sono presenti (e anche comprensibili). Ad essere assente è il senso di umana pietà. Con il coraggio. Non so se sia più coraggioso abitare a Napoli, oppure a Tehran. Non so se dispongano di più temerarietà gli iraniani che affrontano il regime, lasciando alcuni morti sulle strade, oppure che affrontano… Che denunciano… Cosa? A Napoli? Dove tutto funziona all’incontrario? Dove le leggi e le regole di un Paese non hanno valore? Dove esiste uno Stato parallelo che determina la vita e la morte delle persone? A Napoli vale meno che a Teheran la vita di un uomo che resta da solo a morire; accanto ha una giovane moglie disperata, attorno accade qualcosa di assolutamente irrealistico. Sembrano due mondi paralleli: quello dove vivono le persone che cercano di timbrare il biglietto in tutta fretta per scappare da quel luogo maledetto, che si affollano, si spintonano. E quello dove sono relegati Petru Birladeandu e Mirela, con la loro fisarmonica. Non comunicano tra loro, neppure si vedono. Ma a ben pensarci esiste pure un terzo mondo, affiancato a questi due. Ed è quello dove vivono i killer. Ma che città è mai questa dove cavalcando i loro scooter, imbracciando mitragliette come fossero ammennicoli, costoro irrompono come usciti da un pessimo film western? La sicurezza che uno Stato sovrano è tenuto a garantire sul territorio nazionale e dunque anche a Napoli, città ormai perduta, finisce alle porte dell’inferno.
Napoli, maggio 2009. La collettività che implode, disperdendosi. La paura e il terrore sono presenti (e anche comprensibili). Ad essere assente è il senso di umana pietà. Con il coraggio. Non so se sia più coraggioso abitare a Napoli, oppure a Tehran. Non so se dispongano di più temerarietà gli iraniani che affrontano il regime, lasciando alcuni morti sulle strade, oppure che affrontano… Che denunciano… Cosa? A Napoli? Dove tutto funziona all’incontrario? Dove le leggi e le regole di un Paese non hanno valore? Dove esiste uno Stato parallelo che determina la vita e la morte delle persone? A Napoli vale meno che a Teheran la vita di un uomo che resta da solo a morire; accanto ha una giovane moglie disperata, attorno accade qualcosa di assolutamente irrealistico. Sembrano due mondi paralleli: quello dove vivono le persone che cercano di timbrare il biglietto in tutta fretta per scappare da quel luogo maledetto, che si affollano, si spintonano. E quello dove sono relegati Petru Birladeandu e Mirela, con la loro fisarmonica. Non comunicano tra loro, neppure si vedono. Ma a ben pensarci esiste pure un terzo mondo, affiancato a questi due. Ed è quello dove vivono i killer. Ma che città è mai questa dove cavalcando i loro scooter, imbracciando mitragliette come fossero ammennicoli, costoro irrompono come usciti da un pessimo film western? La sicurezza che uno Stato sovrano è tenuto a garantire sul territorio nazionale e dunque anche a Napoli, città ormai perduta, finisce alle porte dell’inferno.
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