I tasselli della storia
di Concita De Gregorio
C’era ieri a Roma, credo in Italia, una diffusa adesione al tentativo di linciaggio dei criminali arrestati per lo stupro di Guidonia: le immagini le avrete viste in tv. La folla fuori dal commissariato gridava «uccideteli, dateli al padre della ragazza, a morte le bestie». In autobus, nella coda al supermercato, fuori da scuola ho sentito le stesse parole. Come una rivolta all’unisono, come se un odio compresso avesse finalmente trovato lo sfogo. Contro cosa? Le bestie, appunto. Gli stranieri. Sono romeni, no? Sono romeni che abitano dei condomini delle nostre città, dunque il pericolo sul pianerottolo di casa. Uccideteli. Certo, è difficile esercitare la ragione dentro una così grande grancassa emotiva. E poi certo: c’è stata una violenza tremenda, uno di loro ha confessato, li hanno presi perché parlavano con il telefono della vittima. Un crimine orrendo: nessun dubbio.
L’entità della reazione collettiva mi sembra però un fatto in sé: il malessere viene da prima, non c’entra, parla d’altro. Allora proviamo a mettere in fila i tasselli della storia. Una banda di criminali di nazionalità romena - dunque cittadini europei, non clandestini né extracomunitari - aggredisce e brutalizza due giovani italiani. La banda vive a Guidonia, in appartamento: ciascuno il suo. Ruba, traffica, violenta. Usano il cellulare di una delle vittime. Grazie alle intercettazioni chi indaga capisce che stanno per fuggire. Li prendono. Assicurati alla giustizia. Molto bene. Ogni giorno in Italia giovani donne vengono aggredite e uccise dentro e fuori dalle loro case. Ogni giorno criminali di tutte le nazionalità si organizzano per commettere violenza. Lo fanno per telefono, spesso. Il governo sta per varare nuovi limiti all’uso delle intercettazioni: la rivolta di popolo di ieri vuol forse dire qualcosa su questo? Le donne sono le vittime predilette. L’indignazione corale di ieri sarà forse presa in considerazione per varare una legge che da anni giace nelle anticamere dell’aula, tre volte proposta e tre volte accantonata, che permette alle donne minacciate di avere tutela dagli aguzzini? Forse, non è detto.
Anche la legge contro la violenza sessuale sarebbe efficace se solo si mettessero in atto quei tre o quattro provvedimenti che servono: non lo si è fatto finora. Quattro donne sono state violentate ieri. Sei milioni e settecentomila hanno subito violenza nel 2007. Quasi sette milioni, non una. Non abbiamo visto però sette milioni di volte quelle stesse immagini in tv, quelle del linciaggio. È vero, quasi nessuna violenza è stata denunciata: rilevata, sì, ma non denunciata. Sono aggressioni e morti domestiche. È appena uscito un libro che racconta per immagini la violenza del Circeo. Erano italiani, quelli, era un’altra storia, certo. Ma cosa è cambiato da allora, nella testa degli uomini e nelle leggi che li governano? «So’ omini», questo diceva una vecchia ieri in tv. Poi che siano romeni, slavi, criminali comuni o mafiosi, bande di nazisti o balordi di periferia, mariti offesi dal rifiuto o sconosciuti non cambia molto per chi è violentato e ucciso. Servono regole, cultura, buone leggi, tutela di chi non può usare la forza. Poi anche le intercettazioni, certo. E le sanzioni dure e durissime. Ma non una volta sola. Sempre.
l’Unità (28 gennaio 2009)
In principio fu il Circeo
di Renato Pallavicini
Non fu il primo ma il «massacro del Circeo» è un po’ il padre di tutti gli stupri. Almeno per il punto di non ritorno che segnò nella coscienza collettiva, non solo femminile, del nostro Paese. Il 29 settembre del 1975 Angelo Izzo e Gianni Guido invitano ad una festa in una villa del Circeo due ragazze conosciute poche ore prima,Donatella Colasanti e Rosaria Lopez. Ma, di festa, nella villa non c’è nemmeno l’ombra e, per oltre 24 ore, in quelle stanze sarà l’inferno. Izzo e Guido, raggiunti dall’amico Andrea Ghira, umilieranno, picchieranno, sevizieranno, violenteranno le due ragazze a più riprese e, infine, le massacreranno fino alla morte. Così credono i tre che nascondono i corpi delle ragazze nel bagagliaio di una Fiat 127 e la parcheggiano in una via di Roma per andarsi a mangiare una pizza. Nel corso della notte, i lamenti e le grida provenienti dal bagaglio dell’auto, richiamano l’attenzione e, di lìa poco, la macabra scoperta di Donatella Colasanti pesta e sanguinante ma viva (si salvò proprio perché si finse morta); e, sotto di lei, avvolto in un sacco di plastica, del corpo di Rosaria Lopez. Guido e Izzo vengono presto arrestati, mentre Ghira riuscirà a scappare e a rendersi latitante. Il processo che seguirà e le vicende che lo hanno accompagnato negli anni (dalle ripetute fughe e incarcerazioni dei protagonisti - durante una di queste, Izzo ucciderà altre due donne - alla morte di Ghira in Spagna, alla scomparsa prematura di Donatella Colasanti) sono ormai storia. Non purtroppo gli stupri, drammatica e ripetuta cronaca anche di questi giorni recenti. Il massacro del Circeo (Becco Giallo, pp. 160, euro 15) versione a fumetti di Leonardo Valenti e Fabiano Ambu è un efficace «memento» di quell’orrenda vicenda: una fosca tragedia in cui le maschere luciferine dei protagonisti hanno poco a che fare con il mito. In quella villa non ci fu nessuna catarsi finale, piuttosto il precipitare nell’abisso profeticamente mostrato da Pasolini nel suo Salò o le 120 giornate di Sodoma.
l’Unità (29 gennaio 2009)
Salute: ginecologa, contro stupri educazione ai sentimenti in scuole elementari
Milano, 29 gen. (Adnkronos Salute) - "Non militari al fianco di ogni donna italiana, ma lezioni di educazione ai sentimenti fin dalle scuole elementari". Alessandra Kustermann, ginecologa della clinica Mangiagalli di Milano e coordinatrice del centro Soccorso violenza sessuale (Svs), ne è convinta: "Non sarà qualche militare in più a risolvere il problema degli stupri", dice oggi durante un incontro nel capoluogo lombardo, commentando l'ipotesi di aumentare il numero di soldati dedicati alla sicurezza, idea presa in considerazione dopo gli ultimi episodi di violenza sulle donne.
"Forse iniziare l'educazione ai sentimenti e insegnare le differenze di genere già nelle scuole elementari ridurrebbe il numero di stupri. E' una strada che si dovrebbe sperimentare per valutarne l'efficacia", è l'invito. Certo l'arma della prevenzione, secondo l'esperta, è più efficace dei soldati. Kustermann ipotizza un percorso graduale di presa di coscienza della sessualità e di tutti i temi ad essa connessi. Si partirebbe con elementi di base per i più piccoli, per poi approfondire i temi del sesso con l'avanzare dell'età degli studenti. Non bisogna aver paura dell'educazione sessuale, spiega. "Al contrario, è stato dimostrato che i giovani che ne usufruiscono ritardano il primo approccio con il sesso. Ed evitano i comportamenti a rischio".
Secondo la specialista la violenza può essere prevenuta, "se si educano i ragazzi al rispetto dell'altro sesso. Fin da piccoli". In Italia, invece, "poco si è fatto per arginare il numero di gravidanze indesiderate fra le minorenni, o per far arrivare alle adolescenti le informazioni corrette in materia di sessualità. I servizi dedicati esistono, in alcune aree d'Italia sono più efficienti che in altre, ma l'accesso spontaneo da parte dei giovani resta ancora relativamente modesto", conclude Kustermann .
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