domenica 3 giugno 2007

L'amico ritrovato


Era già da tempo che manifestava segnali di squilibrio, negli ultimi mesi, poi, il suo atteggiamento era diventato insopportabile e la mia insofferenza cresceva. Ogni giorno (o quasi) mi chiedevo il motivo dell’accanimento nei suoi confronti. Sembrava quasi che volessi indurlo a più miti pretese, talvolta lo scongiuravo perché non poteva piantarmi in asso proprio in quel momento e che, in fondo, il guaio più grosso lo aveva già combinato lasciandomi sconcertato. Certo ero riuscito a recuperare, almeno parzialmente, però evitavo di aprire, pur accorgendomi che mancava la fluidità e, in fondo, anche la tranquillità. Ogni sessione trascinava con sé apprensione, fatte le dovute proporzioni è chiaro, ma almeno mantenere intatta la piccola oasi che cercavo di preservare non era poi una pretesa esagerata e fuori dalle regole. Ma ormai non era più il tempo delle congetture, delle ipotesi, perfino del dialogo (figuriamoci, lui che lo detesta), bisognava agire, in modo drastico e senza più tentennamenti. Di rovinarsi ancora le giornate, avvilendomi per i flop ed esasperandomi senza alcun beneficio non era proprio più il caso. Ma, una volta uscito, sarebbe poi tornato? E dopo quanto tempo lo avrei rivisto? E poi tutte le confidenze che aveva raccolto… Tremavo al solo pensiero che se le lasciasse svanire. Però ormai non potevo più aspettare ed era necessario cogliere l’attimo. Così, nonostante due giornate positive e consecutive (un record viste le magre più recenti) fissare un appuntamento e avere una data certa è stata la soluzione migliore. Anzi: la Soluzione. Lui, l’altro insomma, si era offerto con piacere ed entusiasmo e se agiva così evidentemente poteva permetterselo. Tra il tempo di pensare e quello di agire è intercorso un amen e dieci giorni fa è accaduto che… Abbia consegnato nelle esperte mani di un collega il mio computer. Era giovedì mattina e pensavo, già sperando, di poterlo riportare a casa per il fine settimana.


Qui si racconta una storia, piccola, di uomini e di macchine e di come i primi siano ancora i più forti, ma anche amici, una patente che ci tengo moltissimo ad attribuire essendo una virtù od una qualità rare di questi tempi.


Esposto il caso, con dovizia di particolari, ho lasciato i due a confronto e mi sono ritirato nella mia stanza, in attesa del primo verdetto. Speravo che non fosse necessario smontarlo, semmai una ripulitura disinfestando i virus che non mancano mai e poi il ritorno a casa, in giornata. Puro delirio per chi si definisce “pessimista reale”.


A metà mattinata andavo a raccogliere le prime informazioni che non erano proprio incoraggianti. Sì, va bene i virus che più scansioni provvedevano ad eliminare, va bene (si fa per dire) un disco fisso tendente all’obesità, però c’era dell’altro e allora mettere a nudo il suo contenuto diventava inevitabile. Il primo passo per valutare e diagnosticare. Ventolina che girava lentamente: sostituita. Grasso in altre parti, pulizia della polvere, ma ronzii allarmanti. E quel mouse che si bloccava, poi uno, due, dieci reset (come facevo a casa ormai in balia dell’apparato). Nel pomeriggio andrà meglio, consegna a domicilio prima di cena. Neppure telefonavo per timore di una risposta negativa. Infatti nessuna consegna e il desiderio di essere subito in ufficio il giorno dopo. Lui, l’augusto paziente, era ormai ridotto alla stregua di un ferrovecchio e il monitor mi accoglieva con un’incoraggiante schermata blu: il fine settimana si stava approssimando con nubi scure all’orizzonte. La conferma al congedo. Il monitor era trasmutato: da blu in nero. Il pc neppure si accendeva più. Buio oltre il computer. Le ipotesi che s’inseguivano erano inquietanti: bios, una flash corrotta, la scheda madre. Bye bye, arrivederci a lunedì. Già, ma cosa avrei trovato?


Un fine settimana tirato proprio via, vissuto nell’incertezza. Va bene che si trattava di una macchina, ma aveva solo tre anni il pc e non è certo questo il momento più adatto per pensare ad un acquisto. La fortuna è cieca si ripete, aggiungendo poi che la vista di un’aquila è appannaggio della sfiga, Nulla di nuovo sotto il sole, però quando capita a te non è certo consolante. Non lo è mai.


Il dì di festa dunque termina e l’approccio alla nuova settimana lavorativa (a proposito: tra quattro mesi scade la Cigs e il futuro è nelle mani solo degli dei, perchè qui gli uomini sono deficitari e irresponsabili e il termine “mobilità” non sembra più campato per aria) è comprensibilmente salutato con piacere, ma anche avvolto da mille interrogativi.


Lo vedo subito che nell’”ambulatorio” è già presente il collega, ma noto anche che il paziente è cambiato. Forse vuol dire che… Resto, invece ,senza parole. Il mio pc è ormai fuori uso. Le hanno provate tutte, coinvolgendo anche colleghi di un altro reparto, “ma l’anomalia che riguardava un componente della scheda madre, forse già uscito di fabbrica fallato, era irreparabile e così ti dò il mio, tanto ormai non ho più tempo per accenderlo”. Il suo computer, con caratteristiche analoghe al mio, passava di mano, me lo cedeva dopo aver speso tre giorni per venire a capo di una situazione che temeva così grave.


Di fronte ad un atto di generosità, non dovuto per altro nella fattispecie, si resta inebetiti e in grado di non pronunciare parole se non quelle di circostanza. Mi rassicurava, invece, sul fatto che non dovevo sentirmi in debito e che, soprattutto, dovevo accettare, anche perché lo stava già predisponendo. Al vecchio disco fisso, quello che custodiva tutti i dati, ne aveva aggiunto un altro su cui aveva reinstallato il sistema operativo dopo aver trasferito ogni files. Nient’altro aveva toccato. Sarebbe spettato a me, per esempio, importare la posta, perché lui per la massima discrezione non aveva voluto neppure provare quella che è un’operazione non difficile anche per i profani, delicata sì, ma che avviene in automatico. Il restyling si concludeva nella mattinata successiva e così riportavo a casa un pc, in pratica rinnovato e integro nei documenti, potenziato, che a me, però, sembrava leggero, mentre recuperavo la serenità perduta e quel carico di  ferro  non si avvertiva.


Un paio di considerazioni che questa piccola vicenda suggerisce. Si può ancora vivere senza computer? Sì, cercando di pensarci il meno possibile, per esempio e confidando che in seguito ce l’avrai. Eppure basta poco, un accenno, un dato, un indirizzo e subito si scopre quanto sia fragile questo compromesso. Di Internet si parla ad ogni pie’ sospinto, un indirizzo e-mail non si nega mai a nessuno, i riferimenti al mondo virtuale sono presenti anche nelle letture o nei discorsi più innocui. E poi il pensiero. La mente vagava nella blogosfera alla ricerca di ipotetici approdi. Mi scorrevano i nomi delle persone: vere, reali, simil virtuali, virtuali. Consideravo anche che, per alcuni rapporti, la posta elettronica rappresenta l’unico collegamento possibile, senza la mia rubrica virtuale non potrei comunicare con parecchi, figuriamoci approdare nei blog. E allora la risposta va un po’ corretta: si può vivere senza a patto di considerare il pc soltanto una macchina da scrivere più sofisticata, ma è questo un uso talmente riduttivo e ormai perfino improponibile. Ecco perché qualche giorno senza produce allarme e il timore di perdere dati importanti (soprattutto se non si fa un backup periodico) genera una vera e propria angoscia.


La seconda annotazione riguarda il senso e il valore dell’amicizia. Ora trovare una persona che dedichi tre giorni al pc, senza nulla pretendere in cambio, continuando anche a seguire la propria attività e che, non contenta di ciò, perché ormai era una sfida tra uomo e macchina, ceda il proprio strumento quasi a titolo di risarcimento è una bella dimostrazione di quanto profonda sia l’attenzione verso le esigenze altrui, di come si possa dimostrare all’atto pratico la stima che si nutre e quanto mi faccia bene e conforti un atteggiamento del genere, proprio mentre la fiducia verso gli altri (le persone della vita reale) accusa molti colpi a salve, se non proprio a vuoto.


E adesso alla ricerca del tempo perduto nella blogosfera, alla ricerca della posta smarrita, perché in fondo da lì ero partito.

11 commenti:

  1. Bentornato allora e buona domenica :))

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  2. stefanomassagiugno 03, 2007

    frank sei un mito, bentornayo, ti aspetto x il 100milaparty stef

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  3. BENTORNATO!!!

    Del tuo lungo post quello che metterei in evidenza è il penultimo capoverso. E' difficile, al giorno d'oggi, trovare chi si dedichi ad una tua esigenza per ben tre giorni senza chiederti nulla in cambio.



    Per quanta riguarda il PC, è utile ma non indispensabile! Non bisogna farne un feticcio come, invece, per per molti, è il rapporto con l'automobile.

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  4. Caro Frank,

    ero venuto qui per ringraziarti degli auguri e delle belle parole che mi hai lasciato su Tafanus. Ho percorso velocemente il tuo blog, ed ho letto di dolori recenti e preoccupazioni. Mi spiace. Ti auguro quanto meglio ti possa accadere. Sinceramente, ne sarei felice. Un caro saluto

    Claudio

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  5. PortamiViagiugno 04, 2007

    Che bello leggerti e ritrovarti!

    Sono contenta, Frank :)



    Un abbraccio forte forte per te :)

    AnnA :)

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  6. Sono felice di ritrovarti e soprattutto di ritrovarti più sereno... addirittura spiritoso!

    Per rispondere alla tua domanda: non so se sarei capace di vivere senza il pc e senza Internet. Lo so che la vita reale è "la vita reale", ma qui, in queste strade eteree, tra questi pixel, tra i blog e la posta elettronica, ci sono tanti amici altrettanto importanti di quelli in carne ed ossa e non potrei nemmeno immaginare il dolore che proverei se dovessi perderli per ragioni "tecnologiche".

    Un abbraccio forte da Fioredicampo.

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  7. ben ritornato e fatti sentire e leggere nella blogosfera.



    sermau

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  8. Il PC è un medium che acquista valore a seconda dell'uso che se ne fa. E così anche la navigazione in nella rete. Non ci siamo forse conosciuti in questo mondo, diversamente da come sarebbe stato in un bar, ma con effetti non dissimili. Anche qui si formano le amicizie e, se si guasta il mezzo di comunicazione, è naturale provare ansia per gli incontri mancati. Se poi si trova o si ritrova chi ci dedica del tempo, è una grande consolazione nel nostro turbinare frettoloso.

    Felice di ritrovarti, caro Frank. Ti abbraccio. harmonia

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  9. Ciao Frank.

    Ti chiamo quanto prima.

    Un abbraccio

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  10. che ti dicevo? Ci sono, i "buoni", ci sono...

    Ros

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