"Qualche volta Dio uccide gli amanti per non essere superato in amore" Alda Merini.
giovedì 28 luglio 2005
Vi presento i miei
domenica 24 luglio 2005
La buona informazione
martedì 19 luglio 2005
57 giorni dopo
Palermo - 5 lug. 1999
Palermo - 19 luglio 1992
Palermo - 21 lug. 1979
Porticello (Pa) - 28 lug. 1985
Salvatore Bartolotta, Carabiniere
Mario Trapassi, Carabiniere
Filippo Li Sacchi, Portiere stabile
Palermo - 29 lug. 1983
lunedì 18 luglio 2005
Un sabato qualunque
Sabato mattina. Consueto giro a tappe. Prima fermata: ufficio postale. All’interno la solita, rassegnata fila silenziosa e quattro sportelli. Il primo, con il cartello “chiuso”, è invece operativo, addirittura con la direttrice a contatto con la clientela. Il secondo è attivo nominalmente (lo certifica l’etichetta) e sostanzialmente con regolare impiegata, magari ancora un po’ insonnolita, ma c’è, senza dubbio. Il terzo sportello appare come il più cervellotico da inquadrare, forse un ibrido dei primi due. Infatti, il cartoncino lo annovera tra quelli aperti, ma dietro c’è un fantasma. Giuro di non averci mai visto nessuno, anche perché al posto dell’addetto ci sono apparecchiature informatiche e mucchi di brochures pubblicitarie.
Ormai in Posta si trova di tutto e mancano quel rumore dei timbri e il profumo dell’inchiostro che facevano tanta atmosfera. L’ultimo e quarto della serie, prevede la presenza di un’impiegata in possesso del dono dell'ubiquità, perché si divide tra la consegna di materiali voluminosi, lettere raccomandate e assicurate (ma esistono ancora le assicurate?) e la presenza nell’ufficio “consulenza”, come viene pomposamente definita una stanza separata dal pubblico da una vetrata.
I percorsi obbligati che il restyling ha voluto, neppure il venticello di un pettegolezzo, più un teatro o una chiesa, che un luogo aperto al pubblico. Forse il caldo e il fatalismo che regolano l’attesa, producono questa strana atmosfera.
Esco e mi dirigo, obbligatoriamente, verso la ricevitoria del lotto. Sosta canonica dopo aver vinto, un paio di estrazioni fa, 78 euro puntando 22 e 64 su Venezia. Peccato che sia rimasto nell’urna il 2, che componeva quel terno e che mi avrebbe regalato una cifra per nulla disprezzabile. Altri 10 euro si sono poi aggiunti con il Superenalotto (un ”tre”). Finanziamento per un nuovo scanner. Adesso, seguendo la consuetudine, tornerò a vincere tra alcuni mesi, anche se continuerò a giocare con molto raziocinio e costanza, come sempre. Pare che la fortuna non vada in ferie e così attendo la sua visita. Secondo me, però, ha bisogno di uno stradario, Per la cronaca, è stata come da copione, negativa, l’estrazione della serata.
Terza tappa: macelleria. Uhm, mi va bene, non è neppure molto affollata. Incrocio una ragazza, ferma sulla porta, che viene apostrofata da un’amica in vena di complimenti. “Mi dispiace (l’espressione è più colorita n.d.b) che non abbia preso anche la lode con il 110, Complimenti”. E giù baci e abbracci. La neolaureata torna in negozio. Il titolare mi si avvicina e, con fare complice, esclama: “E’ dottoressa!”. Non afferro subito bene la ragione della sua rivelazione confidenziale, ma replico che sì, sono belle soddisfazioni queste e che adesso potrà riposarsi con le vacanze. Mi stupisco della facondia solleticata dalla notizia e continuo a tormentarmi per cercare di capire il particolare che non riesco a decifrare. Così mi accosto all’uomo e, con candore, chiedo: “Scusa, ma mi sfugge chi sia quella ragazza. Senza dubbio l’ho già vista...”
“Ma è mia nipote, no?”
“Vuoi dire la figlia di L.?”
“E certo”.
“Ma hai già una figlia così grande?”, chiedo, rivolto alla madre che sta servendo un cliente.
“Eh già, ma noi invecchiamo. Io ho 50 anni e tu?”
Con lei, che mi conosce da sempre, non posso barare sull’età, che la naturale civetteria mi porta a limare di alcuni anni in altre circostanze innocue (quel numerino accanto al nick l’ho perciò aggiunto proprio per essere trasparente). Però, preciso, che; “Per noi adulti non è elegante parlare di invecchiamento, meglio adoperare il termine ‘crescita’, ti pare?”. Ride e aggiunge che ha un’altra figlia più grande, laureata anch’essa.
Uscito dal negozio mi soffermo a considerare, mentre il sole già scalda l’ambiente dopo alcune giornate di nuvole e pioggia, cosa possa rappresentare per una famiglia, che non ha mai avuto eccessive ambizioni culturali, ma si è dedicata al lavoro trasmettendo il mestiere da padre in figlia (e fratelli) avere una figlia laureata. E forse la risposta è compressa tutta in quell’ammiccare del nonno: “E’ dottoressa”, come se questo sia il punto massimo della vita e conferisca un tono alla stessa. Emancipazione piccolo-borghese?
Lungo la via del ritorno, incrocio una “vecchia” compagna di scuola (elementari e medie inferiori), la quale si rammarica ancora del fatto che non sia più stato possibile organizzare una rimpatriata, meno triste, comunque, di quella raccontata da Verdone in “Compagni di scuola”. Si stupisce che siano già passati sei anni (purtroppo ho una personale linea di demarcazione per le date) da quel raduno, il primo dopo trentacinque anni, con
“A”. Fu la serata in cui mi si chiuse lo stomaco e mangiai pochissimo, perché rivedevo N., la timida e deliziosa ragazzina che mi aveva conquistato e, alla quale all’epoca, non ero stato in grado di far capire nulla, se non l’imbarazzo che, d’altronde era anche il suo. Se rinascerò, mi dichiarerò subito all’ultima ora del primo giorno di scuola.
Evidentemente, certe impronte non si cancellano col passare degli anni, se hanno scavato in un cuore virgineo. Così la timida e deliziosa ragazzina, come la ricordavo, era diventata una bella signora, disinvolta e chiacchierona, che non riuscì, tuttavia, a celare un fugace imporporamento delle guance, quando ci salutammo baciandoci. Sposatissima e con tre figlie che mi piace pensare a sua immagine e somiglianza.
Il sole avvolge nel rassicurante calore. Meglio prendere per il mare, sarà una tranquilla giornata d’estate.
mercoledì 13 luglio 2005
Chattalandia
domenica 10 luglio 2005
Le lacrime di Londra
sabato 9 luglio 2005
Terrorismo economico
Alcuni anni fa conobbi una donna in chat e il dialogo notturno si trasferì presto nella posta elettronica, come sovente accadeva. In questo caso, però, c‘era qualcosa in più, perché questa donna, ed era la prima volta che mi capitava, non stava chattando da un angolo d’Italia, ma dagli Stati Uniti e la cosa appariva portentosa per chi, come me, da poche settimane si era affacciato sul Web.
Trasferitasi nel Connecticut in giovane età, aveva conosciuto e spostato un americano, reso tre volte padre. Ci eravamo pure scambiati le foto e lei, ai piedi di una scalinata, accanto al marito, rappresentava l’ennesimo sogno americano che si era realizzato, visto che si intuiva un livello di vita agiato.
In Italia rientrava periodicamente, forse ci saremmo anche potuti conoscere. Poi arrivò l’11 settembre. Le scrissi immediatamente poche righe per conoscere il suo stato d’animo. Mi rispose qualche giorno dopo.
“Noi qui stiamo tutti bene grazie, siamo però sconvolti da
questa tragedia, la paura ormai resta con la decisione della guerra, non
solo per noi qui in America, ma anche per il resto del mondo. Qui
siamo in molti a piangere per la scomparsa e disgrazia delle famiglie, un
attacco all’America: ci pensi? E aggiungendo usando i nostri metici, cioé i
nostri aerei , siamo però sconvolti daiatav a ciroca fghe o anche pootuoi conoscere. va non stava chtando da un angolo d', i nostri ostaggi dioooooooooooo ,,, che mondo.... e pensare
che ero andata a New York la settimana prima, con una amica , mi vengono le
vertigini, l'ansia non ha fine ... ritornare a New York e vederla spogliata
da questi enormi grattacieli, e pensare le vite perse , ci si stringe il
cuore,
A dirti il vero vorrei andarci presto, purtroppo questa è parte di una storia
indimenticabile e sarà accompagnata con molta rabbia. Io non
sono razzista affatto ma questa esperienza mi ci ha fatto diventare, l'altro
giorno andando dal dottore ho visto un arabo in ascensore , lo guardavo con
rabbia e pensavo: che faccia a farsi vedere in giro, ho capito da dove
viene l’odio, che ti giuro sino a ora non avevo mai avuto questo sentimento.
Che dio ci aiuti a tutti noi nel mondo ... Grazie per averci pensato”.
Risposi subito a questa lettera, scritta in un italiano a tratti approssimativo, immagino anche per l’emozione.
“Intanto sono felice di sapere che stai bene, anche se sconvolta da quanto avvenuto. Questa sera non posso dilungarmi troppo, ma ti lascio brevi considerazioni. L'odio scatenato da pazzi che diventano suicidi, per uccidere il maggior numero di persone, fa venire i brividi, ma pensavo anche a quanto odio hanno distribuito per il mondo gli Usa, tale da scatenare una simile atrocità. Ci sono popolazioni allevate nella cultura dell'odio, all'insegna dell'antiamericanismo più spinto e l'odio conduce solo verso un baratro che si sta sempre più aprendo. C'è poi l'amore e mi riferisco a quello bellissimo che sto vivendo, capace nella sua bellezza di soffocare le urla, i lamenti, la distruzione. Se noi due potessimo regalare almeno poche briciole, di quello che proviamo reciprocamente, a questo nemico invisibile e spietato, il suo odio si scioglierebbe. Vorremmo che tutti potessero amarsi come noi ci amiamo. Io sono felice in questo periodo, perciò i cupi rintocchi di morte che diventano più forti e vicini mi fanno maggiormente paura”.
Riflessioni sentite, che non rinnego, perché esprimono ciò che sentivo allora e avverto pure adesso (tranne il dettaglio sentimentale), ma che evidentemente segnarono negativamente l’interessante rapporto epistolare che si stava costruendo, perché da allora i contatti s’interruppero e, nonostante, le mie garbate sollecitazioni, non si ripristinarono più.
Questa microstoria del mio 11 settembre l’ho recuperata dal cesto dei ricordi amari, come simbolo di un legame spezzato da quella tragedia, emblema di una lacerazione nel comune sentire dove l’odio e la rabbia, rigurgito del doppio crollo, investirono indirettamente anche me, apparso forse agli occhi di questa donna come propugnatore di teorie estremiste e, pertanto, da ignorare accuratamente.
Potrei anche terminare qui, se non fosse che proprio stamattina mi è capitato di leggere su “
” un’interessante intervista a Loretta Napoleoni, consulente dell’ Homeland Security statunitense e autrice del libro “La nuova economia del terrorismo”. Al giornalista che le chiede se, dopo il 2001 sia stato fatto qualcosa per bloccare i meccanismi di finanziamento del terrore, risponde testualmente: “No. Dopo l’11 settembre sono stati congelati i fondi di alcune organizzazioni, per 121 milioni di dollari. Poi, più nulla. Non un solo processo”. E, ancora, alla domanda: “C’è stato qualche segnale che preannunciava l’attacco?” (a Londra s’intende), la replica è stata: “Nei giorni scorsi il valore dell’oro è schizzato alle stelle. Ma chi poteva immaginare che cosa stava arrivando?”.
Ecco, già dopo l’11 settembre, ci fu un articolo di Giulietto Chiesa che raccontava storie interessanti, sulle manovre in Borsa, nelle giornate precedenti e anche l’osservazione della Napoleoni mi conferma che, alla base di tutto, non c’è tanto una guerra di religione, un’insurrezione dell’Islam contro l’Occidente cristiano (la gaffe del papa è significativa), ma l’economia che regola, presiede e governa tutto. Insomma, c’è chi ha speculato sui mercati nel settembre 2001, c’è chi ha agito in modo analogo all’inizio del mese di luglio per passare, quindi, alla cassa e raccogliere il frutto di ardite manovre finanziarie.
Se si vogliono cercare i registi di questo rosario di stragi è nel cuore dell’economia che occorre andare a rovistare, invece di adoperare strumentalmente i morti, come Bush insegna, per limitare la libertà dei cittadini e poter violare impunemente i diritti civili, senza che si alzino voci autorevoli di condanna. Il papa, intanto, dopo aver appreso le notizie da Londra si è ritirato in preghiera. Amen.
mercoledì 6 luglio 2005
Un fiore che sboccia
domenica 3 luglio 2005
5+4=9
(30 giugno 2005)
(1 luglio 2005)