lunedì 18 aprile 2005

Senza traccia


Il motorino appoggiato contro il muro, la saracinesca alzata anche se sono le 14.00, perché è sabato e l’orario è continuato. Come il mercoledì. Per chi gestisce una ricevitoria del Lotto si tratta di due giorni campali. E se non fossi passato con l’autobus davanti al negozio non mi sarei neppure ricordato dell’esistenza di F. .


La conobbi alcuni anni fa, quando entrai nel locale per fare alcune giocate. Mi sorrise, come immagino facesse con tutti i clienti. Il viso dolce, carina ma senza eccessi, capelli castano chiari che scivolavano lungo le spalle, già abbronzata. Come la madre del resto, con la quale condivideva la rivendita di “sali e tabacchi”, come riportava l’insegna posta in alto. Ci scambiammo sguardi di sorpresa, forse di interesse e poi parlò, come la sibilla. Mi propose un ambo da giocare, piuttosto che darmi le mille lire di resto. Non mossi alcuna obiezione, accettai la sua proposta e me ne andai. Tornando, pochi giorni più tardi, per riscuotere la vincita realizzata proprio con la combinazione da lei suggerita.


Nacque così un simpatico sodalizio, credo pure una simpatia reciproca. Anzi, l’intimità che si era creata doveva essere stata evidentemente molto forte, se arrivò a chiedermi un prestito. Stava, infatti, trasferendosi proprio a pochi metri dalla tabaccheria e doveva versare, in tempi brevi, una caparra al proprietario, ma si trovava in momentanea difficoltà. Anche questa volta non ebbi nulla da eccepire. Stranamente disponevo di liquidità, situazione certo per me anomala e non mi posi neppure il problema sulle modalità della restituzione. Ne fu così soddisfatta e sollevata che mi promise una cena nella nuova casetta, non appena disponibile e completata nell’arredamento. 


Ma c’era sempre stato qualcosa che non mi convinceva nel suo comportamento, al punto da non coinvolgermi, se non superficialmente. Forse la volatilità nei sentimenti. Mi raccontava storie di abbandoni e di tradimenti. Non solo da parte maschile, ma pure femminile. L’amica più cara, quella che spesso vedevo dietro il bancone del negozio nel tempo libero, medico di rianimazione, era stata sorpresa a sottrarre il denaro dalla cassa. Tracollo e ovvia rottura di qualunque rapporto.


Sarebbe improprio se parlassi di relazione, riferita a F., perché troppo labili i contatti. Un fuggevole saluto prima che aprisse il negozio, se ci passavo davanti, deviando dal consueto tragitto per andare al lavoro. Inizialmente cambiavo spesso strada, ma di lì a poco convenni che non era il caso di disperdere così le energie. Anche un amico fidato mi aveva messo in guardia, raccontandomi poi delle sue vicissitudini.


Per questo motivo, quando non riscontrai più alcun interesse che andasse oltre la normale cortesia, dovuta ad ogni cliente,  non me la presi più di tanto. Anzi, pensai che fosse stato un bene non essermi innamorato, collocando il cuore a distanza di sicurezza. Cosa che non mi impedì di passare a trovarla, qualche tempo più tardi, per ricevere il conguaglio del prestito che, in due rate, aveva saldato.


Curiosa una telefonata che le feci una domenica d’estate. Si trovava in spiaggia, in compagnia adeguata, perché si mostrò infastidita dal fatto che uno “sconosciuto” l’avesse chiamata.  Poi ci fu un chiarimento. La cena restò fredda.


Ormai non la vedo più da almeno un paio d’anni, ma se non fosse stato per quel motorino appoggiato al muro e la saracinesca sollevata fuori orario, chi si sarebbe ancora ricordato di lei?


Sono assai singolari i percorsi della vita che fanno incrociare persone a diverso titolo: alcune saranno destinate a lasciare impronte, talvolta anche profonde; altre passeranno, invece, con l’impalpabilità che le ha contrassegnate, innocue e resistibili.


10 commenti:

  1. I tuoi post sono sempre ricchi di spunti di riflessioni :-)

    ..ma di quelle riflessioni che potrebbero continuare all'infinito..

    quel che colgo in questo post (perlomeno, quello che evoca a me) è il piacere di coltivare i ricordi, riprenderli fra le mani con serenità.

    In fondo ad ogni persona che abbiamo incrociato sulla nostra via, abbiamo lasciato una parte di noi....ed una parte di loro è rimasta con noi.....

    a volte considero che sono quel che sono ( nel bene e nel male ) anche grazie a questi incontri....

    e comunque...anche gli incontri di parole lo sono :-))))

    Maria

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  2. MARIA, incontri di parole è vero. Questi commenti sono tanti appuntamenti che nel mondo virtuale si inseguono, si incrociano e confluiscono in un punto sicuro. E, come gli incontri nel reale, prendono e danno, concedono ed esigono. In sostanza arricchiscono, senza essere velati da condizionamenti esteriori. Possiedono un proprio valore intrinseco che siamo proprio noi ad attribuirgli.

    Scrivendo di F. mi sono anche reso conto del distacco completo operato, della mancanza di emozioni, della capacità di evocare senza incidere sulla sostanza dei sentimenti che, nella fattispecie, non si sono mai attivati. Credo siano questi ricordi innocui a stemperare la malinconia per il tempo comunque passato.

    Ti ringrazio per ciò che scrivi e aggiungo anche che hai ragione. Pure a me capita di cogliere da certi post spunti per riflessioni che diventerebbero interminabili, se non si circoscrivesse il campo di azione. E non è facile dover sempre sintetizzare. Comunque questi coriandoli già bastano a rendere l’idea dello spessore di chi li scrive, rendendosi protagonista degli incontri di parole, per cui è sempre piacevole ritrovarsi. L’apprezzamento è ricambiato.

    Un abbraccio

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  3. Sai?...a volte quando leggo alcuni post o mi pongo nella condizione di scrivere è come se visualizzassi nella mia mente un ritrovarmi su una collina verde, appoggiata al tronco di un albero secolare, lasciando fluire pensieri e parole .... ed è come se concretizzassi la persona con cui dialogo affianco a me :-)))

    ciao

    maria

    p.s......probabilmente questa notte ho letto troppo

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  4. Blue__Angelaprile 21, 2005

    Caro Frank,come stai?

    Passo per un salutino veloce,sono stanca morta...la tesi sembra assorbire ogni mia energia ed alla sera mi ritrovo come uno straccio.

    Ti abbraccio forte,riprenderò a commentare nn appena possibile,te lo prometto.

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  5. Un saluto di passaggio anche da me

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  6. Bello questo post, mi hai fatto tornare in mente un paio di episodi che sembravano morti e sepolti, l'incrociarsi di un attimo, uno sfiorarsi di sguardi mentre il vento che entrava dal finestrino aperto del treno in quella mattina di inizio giugno ci accarezzava i capelli, un interrogativo muto, io studentessa al ritorno da un esame lui giovane medico che parlava con un collega....

    Ancor meno di quello che è successo a te,mai più rivisti, eppure, me ne rendo conto ora e non credo di essere la sola cui sia successa una cosa del genere,mai più dimenticato...

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  7. Il tuo blog l'ho soprannominato "la fabbrica dei ricordi"... riesci sempre a far venire a galla storie che credevo di aver cancellato per sempre.

    Fuori argomento: Bettino I? A me avevano mandato un sms scherzoso che diceva che lui era stato nominato papa ad interim con il nome di Pio Tutto. Ma forse lo capiscono solo i romani ;-)

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  8. Molto "sliding doors", soffermarsi a pensare di quel giorno che abbiamo preso quella strada che ci ha portati a...

    ma forse è comunque proprio qui che dovevamo arrivare.

    Un abbraccio

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  9. Scusami, l'anonimo di prima ero io. Vitarosa

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  10. MARIA, mi offri un’immagine suggestiva e di questo ti ringrazio. Ho subito pensato alla collina dei ciliegi di battistiana memoria, con i pensieri e le parole. Involontariamente, credo, hai inserito una doppia citazione.

    A me capita, invece, da quando ho aperto questo blog, di immaginare ognuna di voi, intente a dialogare, amiche con le quali mi risveglio quando in ufficio accendo il pc, il mediatore tra il mondo reale e quello virtuale. Perciò non hai letto troppo, stai pure tranquilla.

    Un abbraccio



    BLUE_ANGEL, viviamo in molti tempi frenetici e con pochi spazi vitali. Trovo sia giusto che tutte le tue giovani energie siano assorbite dalla tesi. Ma so che ci sei e tu sai, altrettanto, di me. Nessun problema e i saluti veloci valgono lo stesso molto.

    Un forte abbraccio



    Come valgono molto, MARDOU, anche i saluti di passaggio. Grazie. E prima o poi riusciremo a placarci. L’importante è che tu stia meglio.



    ROBYNIA, grazie per il complimento, ma ancor di più per queste gocce di memoria, veri e propri flash che illuminano la vita di ciascuno. Mi è sembrato quasi di vederla quella giovane studentessa e l’attraente, immagino, medico. Il lampo dello sguardo.

    I treni, poi, sono il più formidabile strumento di ricordi analoghi a quello da te rammentato. Quando viaggiavo molto, cambiando lungo il percorso almeno un paio di mezzi, mi ritrovavo all’arrivo con la mente piena di volti, di curiosità innocenti e mai esaudite, di espressioni, di accenti che si rincorrevano in rapida successione. Bello, anche se mentalmente faticoso.

    Si intrecciavano, naturalmente, anche conoscenze e il rammarico che conservo, ancora oggi, è legato ad un professore, con qualche anno meno di me, con il quale avevo iniziato una stimolante conversazione, sfruttando un’inopinata pausa del treno a poche centinaia di metri dalla stazione di arrivo. Avrei potuto chiedergli l’e-mail, perché stavano maturando tutte le condizioni propizie, eppure non l’ho fatto, perché chi mi aspettava, considerando pure il ritardo, era in grado di assorbire immediatamente ogni altra attenzione. Per questo motivo soprattutto le numerose donne incrociate, in quei tragitti, si sono dissolte senza traccia, appunto. Ma era il chiaro segno di quei tempi e sembrano secoli fa.



    VITAROSA, ti ringrazio per l’apprezzamento, ma da quando scrivo sul blog, vari ricordi vengono a galla, ci sono frammenti che si uniscono, storie che si ricompongono (non quella più importante, ma ormai...). E penso che la funzione catalizzatrice derivi pure dal fatto di riconoscerci anche per le età, più o meno vicine e, dunque, dalla condivisione di esperienze similari. Mi fa piacere il ruolo positivo esercitato.

    Quanto a quel "Pio Tutto" lo comprendono anche i non romani, tranquilla, perché rappresenta il male oscuro di noi italiani e un reale motivo di vergogna all’estero. Speriamo di riprendere totalmente la nostra fierezza, senza dover ogni volta spiegare che esiste un’altra Italia, adesso largamente maggioritaria, che è esasperata dall’individuo e dai suoi ascari.



    MICIONERO, “Sliding doors” è un film che andrebbe rivisto varie volte, per la riconoscibilità di determinate situazioni che ciascuno di noi ha vissuto, almeno una volta, nella propria vita.

    Se almeno ci venisse concessa una sorta di “reset” come lo utilizzeremmo? E rifaremmo le stesse scelte? Ce ne sarebbe per un altro post. Ma credo anche che la tua conclusione possa considerarsi appropriata e la mia obbligata dall’orario.

    Un abbraccio

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