giovedì 15 aprile 2010

C'è chi dice no






In questo Paese, che sembra non avere più la speranza di risalire e rinsavire, c’è anche chi si oppone. Non si tratta di chi dovrebbe farlo a livello istituzionale e che ha calato ormai le fatidiche braghe: da quella parte lì meglio non guardare. Accade invece nel territorio dei fascisti verdi, quello popolato da cazzoni da bar come il cosiddetto ministro Calderoli, dove un anonimo cittadino dissente, si dissocia dall’ennesima porcata di un amministratore legaiolo e lo manda a dire, completando poi l’opera.
Accade nella bassa bresciana, ad Adro, dove alcuni giorni fa l’ordinanza del sindaco leghista ha vietato la mensa ai 40 bambini i cui genitori non avevano pagato per intero la retta scolastica. Siamo ai tempi dell’amore (malsano) verso i bambini…
Così ci ha pensato un comune cittadino a sanare una ferita, che comunque resterà, pagando l’arretrato e spiegando il motivo del suo gesto, clamoroso in un Paese all’incontrario, con una lettera che ho tratto da “il manifesto”. A seguire un’ampia citazione colta, l’intervista a George Steiner, autorevole intellettuale francese, rilasciata alcuni mesi fa a “la Repubblica”. Occorre riabituarsi a dire no, recuperando indignazione civile, senza mai affogare nel fatalismo o nel silenzio acquiescente. Il baratro è a un passo.



Io non ci sto


Sono figlio di un mezzadro che non aveva soldi ma un infinito patrimonio di dignità. Ho vissuto i miei primi anni di vita in una cascina come quella del film “L'albero degli zoccoli”. Ho studiato molto e oggi ho ancora intatto tutto il patrimonio di dignità e inoltre ho guadagnato i soldi per vivere bene.
È per questi motivi che ho deciso di rilevare il debito dei genitori di Adro che non pagano la mensa scolastica. A scanso di equivoci, premetto che: non sono "comunista". Alle ultime elezioni ho votato per Formigoni. Ciò non mi impedisce di avere amici di tutte le idee politiche. Gli chiedo sempre e solo la condivisione dei valori fondamentali e al primo posto il rispetto della persona. So perfettamente che fra le 40 famiglie alcune sono di furbetti che ne approfittano, ma di furbi ne conosco molti. Alcuni sono milionari e vogliono anche fare la morale agli altri. In questo caso, nel dubbio sto con i primi. Agli extracomunitari chiedo il rispetto dei nostri costumi e delle nostre leggi, chiedo con fermezza ed educazione cercando di essere il primo a rispettarle. E tirare in ballo i bambini non è compreso nell'educazione.
Ho sempre la preoccupazione di essere come quei signori che seduti in un bel ristorante se la prendono con gli extracomunitari. Peccato che la loro Mercedes sia appena stata lavata da un albanese e il cibo cucinato da un egiziano. Dimenticavo, la mamma è a casa assistita da una signora dell'Ucraina. Vedo attorno a me una preoccupante e crescente intolleranza verso chi ha di meno. Purtroppo ho l'insana abitudine di leggere e so bene che i campi di concentramento nazisti non sono nati dal nulla, prima ci sono stati anni di piccoli passi verso il baratro. In fondo in fondo chiedere di mettere una stella gialla sul braccio agli ebrei non era poi una cosa che faceva male. I miei compaesani si sono dimenticati in poco tempo da dove vengono. Mi vergogno che proprio il mio paese sia paladino di questo spostare l'asticella dell'intolleranza di un passo all'anno, prima con la taglia, poi con il rifiuto del sostegno regionale, poi con la mensa dei bambini, rna potrei portare molti altri casi.
Quando facevo le elementari alcuni miei compagni avevano il sostegno del patronato. Noi eravamo poveri, ma non ci siamo mai indignati. Ma dove sono i miei compaesani, ma come è possibile che non capiscano quello che sta avvenendo? Che non mi vengano a portare considerazioni "miserevoli". Anche il padrone del film di cui sopra aveva ragione. La pianta che il contadino aveva tagliato era la sua. Mica poteva metterla sempre lui la pianta per gli zoccoli. (E se non conoscono il film che se lo guardino...). Ma dove sono i miei sacerdoti? Sono forse disponibili a barattare la difesa del crocifisso con qualche etto di razzismo. Se esponiamo un bel rosario grande nella nostra casa, poi possiamo fare quello che vogliamo? Vorrei sentire i miei preti "urlare", scuotere l'animo della gente, dirci bene quali sono i valori, perché altrimenti penso che sono anche loro dentro il "commercio".
Ma dov'è il segretario del partito per cui ho votato e che si vuole chiamare "partito dell'amore". Ma dove sono i leader di quella Lega che vuole candidarsi a guidare l'Italia. So per certo che non sono tutti ottusi ma che non si nascondano dietro un dito, non facciano come coloro che negli anni 70 chiamavano i brigatisti "compagni che sbagliano". Ma dove sono i consiglieri e gli assessori di Adro? Se credono davvero nel federalismo, che ci diano le dichiarazioni dei redditi loro e delle famiglie negli ultimi 10 anni. Tanto per farci capire come pagano le belle cose e case. Non vorrei mai essere io a pagare anche per loro. Non vorrei che il loro reddito (o tenore di vita) venga dalle tasse del papà di uno di questi bambini che lavora in fonderia per 1.200 euro mese (regolari).
Ma dove sono i miei compaesani che non si domandano dove, come e quanti soldi spende l'amministrazione per non trovare i soldi per la mensa. Ma da dove vengono tutti i soldi che si muovono, e dove vanno? Ma quanto rendono (O quanto dovrebbero o potrebbero rendere) gli oneri dei 30000 metri cubi del laghetto Sala. E i 50000 metri della nuova area verde sopra il Santuario chi li paga? E se poi domani ci costruissero? E se il Santuario fosse tutto circondato da edifici? Va sempre bene tutto? Ma non hanno il dubbio che qualcuno voglia distrarre la loro attenzione per fini diversi. Non hanno il dubbio di essere usati? È già successo nella storia e anche in quella del nostro paese.
IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI. Io sono per la legalità. Per tutti e per sempre. Per me quelli che non pagano sono tutti uguali, quando non pagano un pasto, ma anche quando chiudono le aziende senza pagare i fornitori o i dipendenti o le banche. Anche quando girano con i macchinoni e non pagano tutte le tasse, perché anche in quel caso qualcuno paga per loro. Sono come i genitori di quei bambini. Ma che almeno non pretendano di farci la morale e di insegnare la legalità perché tutti questi begli insegnamenti li stanno dando anche ai loro figli.
E CHI SEMINA VENTO, RACCOGLIE TEMPESTA! I 40 bambini che hanno ricevuto la lettera di sospensione servizio mensa, fra 20/30 anni vivranno nel nostro paese. L'età gioca a loro favore. Saranno quelli che ci verranno a cambiare il pannolone alla casa di riposo. Ma quel giorno siamo sicuri che si saranno dimenticati di oggi? E se non ce li volessero più cambiare? Non ditemi che verranno i nostri figli perché il senso di solidarietà glielo stiamo insegnando noi adesso. È anche per questo che non ci sto. Voglio urlare che io non ci sto. Ma per non urlare e basta ho deciso di fare un gesto che vorrà dire poco, ma vuole tentare di svegliare la coscienza dei miei compaesani. Ho versato quanto necessario a garantire il diritto all'uso della mensa per tutti i bambini, in modo da non creare rischi di dissesto finanziario per l'amministrazione.
In tal modo mi impegno a garantire tutta la copertura necessaria per l'anno scolastico 2009/2010. Quando i genitori potranno pagare, i soldi verranno versati in modo normale, se non potranno a vorranno pagare il costa della mensa residua resterà a mio totale carico. Ogni valutazione dei vari casi che dovessero crearsi è nella piena discrezione della responsabile del servizio mensa. Sono certo che almeno uno di quei bambini diventerà docente universitario o medico o imprenditore o infermiere e il suo solo rispetto varrà la spesa. Ne sono certo perché questi studieranno mentre i nostri figli faranno le notti in discoteca o a bearsi con i valori del "grande fratello".
Il mio gesto è simbolico perché non posso pagare per tutti o per sempre e comunque so benissimo che non risolvo certo i problemi di quelle famiglie. Mi basta sapere che per i miei amministratori, per i miei compaesani e molto di più per quei bambini sia chiaro che io non ci sto e non sono solo. Molto più dei soldi mi costerà il lavorìo di diffamazione che come per altri casi verrà attivato da chi sa di avere la coda di paglia. Mi consola il fatto che catturerà soltanto quelle persone che mi onoreranno del loro disprezzo. Posso sopportarlo. L'idea che fra 30 anni non mi cambino il pannolone invece mi atterrisce. Ci sono cose che non si possono comprare. La famosa carta di credito c'è ma solo per tutto il resto.
Un cittadino di Adro



(13 aprile 2010)
 
 


GEORGE STEINER. ABBIAMO DIMENTICATO L' IMPORTANZA DI DIRE NO



CAMBRIDGE. Nato a Parigi da genitori ebrei - di origine cèca il padre, viennese la madre - George Steiner è stato educato in tedesco, in francese, in inglese: lingue e mondi in cui si muove con agio. L'ambito dei suoi interessi (che spaziano dalla saggistica letteraria alla filosofia alla narrativa) è di impressionante vastità, e ancora più ammirevole è la capacità di filtrare la propria erudizione in una scrittura brillante e godibilissima. Con lui continuiamo la nostra ricognizione attorno alle parole-chiave indispensabili per affrontare le acque agitate del nostro tempo.
«Partirei da una delle parole più semplici e più corte del vocabolario: la parola "no". Abbiamo perso l' arte di dire "no". No alla brutalità della politica, no alla follia delle ingiustizie economiche che ci circondano, no all' invasione della burocrazia nella nostra vita quotidiana. No all' idea che si possano accettare come normali le guerre, la fame, la schiavitù infantile. C' è un bisogno enorme di tornare a pronunciare quella parola. E invece ne siamo incapaci. Mi creda, sono sgomento di fronte all' acquiescenza di tante persone per bene, trasformate in campioni di fatalismo. Che dichiarano apertamente il loro scetticismo in ordine all' inutilità della protesta, quasi che protestare fosse diventato imbarazzante. Ma le personalità più grandi del nostro tempo, i Nelson Mandela, i Vaclav Havel, non hanno mai provato questo tipo di imbarazzo. Purtroppo la famiglia e la scuola, per non parlare dell' intero sistema mediatico, inoculano sistematicamente tale virus. Ci predispongono al più totale conformismo. Per questo è fondamentale riabituarsi alla resistenza contro i falsi idoli del nostro tempo. A partire da quello principale: il denaro. Anzi, il fascismo del denaro».
Una definizione forte. A cosa allude?«Guardi, non trovo un termine più efficace per descrivere lo straripante dilagare di un potere altrettanto censorio e dispotico. Oggi tutto odora di denaro. E lo stesso potere politico è nelle sue mani. Voi in Italia ne sapete qualcosa. Il caso italiano è quello che in Europa desta maggiori preoccupazioni. Ma anche altre nazioni non sono indenni dal rischio di questa deriva. Le faccio un esempio concreto. Di recente abbiamo visto chiudere banche e fabbriche; abbiamo visto centinaia di migliaia di persone perdere il posto di lavoro e contemporaneamente abbiamo assistito al vergognoso spettacolo di manager che se andavano via con milioni di bonus. Non è un' assoluta oscenità? Mi sarei augurato che di fronte a tutto questo il "no" sarebbe salito forte dalle piazze e invece la solita, tristissima passività ha avuto il sopravvento».
A cosa attribuisce questo deficit di reattività? Al dilagare di "passioni tristi", per dirla con Spinoza?«Evidentemente l' individuo ha la sensazione di trovarsi di fronte a uno schieramento di forze anonime talmente potente, da bloccare qualunque reazione. Ma c'è anche un altro fattore, che non va dimenticato: la catastrofe delle ideologie novecentesche, a cominciare dal marxismo nelle sue varie applicazioni politiche, ha fatto terra bruciata dietro di sé. E il disastro non è soltanto politico, ma anche culturale. Tanto per capirci: l'Italia senza Gramsci è un paese amputato, irriconoscibile. Vede, quando io ero giovane si potevano ancora compiere quelli che io chiamo errori "creativi". Perché nella vita di un giovane è fondamentale poter sbagliare, per costruirsi una vita intensa e appassionata. Oggi non è più possibile. Ed è terribile pensare a un ragazzo di diciotto anni che si vede negato qualunque entusiasmo ideale, utopico».
Difficile poi meravigliarsi se le convinzioni stentano a farsi largo.«C' è un piccolo episodio che per me ha rappresentato un punto di non ritorno. Eravamo ai tempi della guerriglia in centro America. Con un gruppo di studenti il discorso si allargò alla guerra di Spagna. Chiesi loro se avrebbero mai compiuto scelte analoghe a quelle dei loro genitori, che avevano combattuto e magari erano morti per la libertà di quel paese. Il giorno dopo ricevetti una lettera così concepita: "Gentilissimo professor Steiner, nella nostra attuale situazione qualunque coinvolgimento in battaglie internazionali per la libertà ci vedrebbe inevitabilmente complici. Vuoi degli orrori comunisti, vuoi di quelli della Cia. Spiacenti, noi non ci faremo truffare ancora una volta". Se l' unico cruccio è di non essere truffato, dove trovi la forza per compiere un salto immaginativo? Per pensare a qualcosa più grande di te?».
Veniamo alla seconda parola. «"Privacy". Ormai non esiste aspetto della vita privata, anzi della più sacra intimità, che non venga esibito e reso pubblico. In tutti i campi è all'opera una pervasiva "industria della penetrazione"(che include la psicanalisi come la burocrazia, il sistema mediatico come le terapie mediche), volta a spogliare l'essere umano di questo inalienabile segreto personale. Mentre la vera forza di ciascuno è raccolta in ciò che può e deve tenere dentro di sé. Come ricordava Heidegger, nessuno può morire "al posto tuo". E la grandezza di ciascun uomo risiede nella capacità di affrontare in solitudine ogni passaggio delicato della propria esistenza: compresi i fallimenti, le malattie, le disgrazie. In un poema del 1912 Ezra Pound scriveva: "la discrezione sta scomparendo". Beh, quella intuizione si è definitivamente confermata, con danni enormi. E francamente non credo si possa tornare indietro».
Le prime due parole, "no" e "privacy", sono saldamente legate tra loro. Sono curioso di sapere qual è la terza. «Nell'uomo esiste un sentimento forse ancora più potente dell'amore e dell'odio: penso a quelle "passioni profonde", e spesso inspiegabili per un qualcosa che ai nostri occhi assume un valore supremo. Banalmente si parla di hobby, mentre invece è sul terreno della vera e propria passione che si gioca il nostro destino. In quello spazio libero e gratuito in cui ciascuno coltiva un intimo amore, senza negoziarlo né doverlo giustificare. Io ad esempio adoro il jazz, stare con il mio cane e andare per librerie antiquarie in cerca di antiche traduzioni dell'Iliade. Se qualcuno mi dice che sono modi sciocchi di passare il mio tempo, neppure rispondo. Perché sono convinto, al contrario, che essere presi per il collo da una passione, esserne posseduti, sia il dono più grande per un uomo. L'ho sempre detto ai miei studenti: coltivate le vostre eccentricità, ampliate gli spazi liberi del vostro spirito. Anche questo è un modo di dire "no" e preservare la "privacy"».
E forse è un modo di sfuggire al paradosso di una società che si dice individualista, mentre sopisce l'irriducibile singolarità di ciascuno?«Per uscire da questa trappola bisognerebbe tornare al concetto di persona. Esaltare la capacità di essere se stessi, di affermare un proprio, irrinunciabile stile di vita. Viviamo in un mondo in cui il valore dell'esistenza individuale pare dipendere unicamente dai riconoscimenti esterni. Io invece continuo a credere che una persona sia tale perché da sola, ogni mattina, si mette alla prova. Sapendo di andare incontro allo scacco, ma non arrendendosi ad esso. Nessuno l'ha detto meglio di Beckett: "fallire di nuovo, fallire meglio"».



FRANCO MARCOALDI


(5 novembre 2009)  
 

4 commenti:


  1. Anche a me è piaciuta molto questa lettera (oltre al gesto ovviamente). Si vede che sgorga proprio dal cuore.
    Artemisia

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  2. Artemisia, e domani continuerò il racconto.
    Saluti cari.

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  3. kittymol77aprile 17, 2010

    Lettera a parte, che avevo già letto e mi pare una di quelle lezioni di etica che che non si insegnano più ai bambini, magari accompagnate da un sano rimprovero se non praticate, ecco...dicevo,a parte la lettera, ti ringrazio per l'intervista di Marcoaldi a Steiner: è così rivoluzionaria e potente che ora me la vado a cercare su Repubbblica e me la salvo. Buon we...

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  4. kittymol7, non s'insegnano più queste lezioni di etica (una parola che sembra sia stata ripudiata), anche perchè si stenta a trovare esempi di coerenza, per far capire la sostanza dell'etica stessa.
    Quanto al resto, sono io che ringrazio te per l'apprezzamento. Ho attinto dal personale archivio e, poichè mi era passata tra le mani poco tempo fa, me ne sono ricordato e mi è parsa quanto mai aderente alla situazione. Una sana sferzata - "rivoluzionaria  e potente" (sintesi eccellente) - da un intellettuale, per svegliare il torpore della mente.
    Buona settimana a te.

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