Travolto da un’insostenibile melassa che dilaga ovunque da quel giorno fatale, ho stentato parecchio a venirne fuori raschiando l’appiccicosità ed anche la putrescenza ormai allo stato avanzato. Una melassa di ipocrisia che maschera il vero intento dell’autonominatosi Partito dell’Amore che, nella realtà storica, venne fondatao dalla più meritevole Cicciolina, le cui (presunte) oscenità diventano capricci da collegiale se confrontate al delirio patologico in cui si sono sfrenati i più illustri pensatori del Pdp (Partito del papi).
La mente, si fa per dire, più lucida (altro eufemismo) è stata quella di Cicchitto il quale, indossato il cappuccio delle grandi occasioni, ha cosparso di liquame il Parlamento. Basta ascoltare qualche frammento.
Non ancora appagati segue un indicativo elenco della sobrietà di cui sono tracimanti i papisti.
“COGLIONI, KAPÒ E MENTECATTI” L’AMORE SECONDO B.
Dal ‘94 ad oggi l’infinita serie di insulti del premier e dei suoi
di Peter Gomez e Marco Travaglio
Il capogruppo dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, ieri ha spiegato in Parlamento che dal 1994 è in corso in Italia “una campagna d’odio” contro Silvio Berlusconi. Fortunatamente il premier è intervenuto subito e dall’ospedale San Raffaele, dove è ricoverato dopo la vergognosa e ingiustificabile aggressione subita domenica sera, ha ricordato che "l’amore vince sull’odio”. Lo dimostrano, tra l’altro, le centinaia di interventi suoi e di esponenti del centrodestra che negli ultimi 15 anni sono sempre stati improntati al buon senso e alla moderazione. Ecco dunque una necessariamente breve antologia delle migliori frasi di quello che potrebbe essere chiamato il Partito dell’Amore.
Il bon ton con gli avversari
"Veltroni è un coglione" (Berlusconi, 3/9/95). "Veltroni è un miserabile" (Berlusconi, 4/4/2000). "Giuliano Amato, l'utile idiota che siede a Palazzo Chigi" (Berlusconi, 21/4/2000). "Prodi? Un leader d'accatto (Berlusconi, 22/2/95). "
Il rispetto per gli elettori
“Lei ha una bella faccia da stronza!” (alla signora riminese Anna Galli, che lo contestava, 24/7/ 2003).“Non credo che gli elettori siano così stupidi da affidarsi a gente come D’Alema e Fassino, a chi ha una complicità morale con chi ha fatto i più gravi crimini come il compagno Pol Pot” (Berlusconi, 14 dicembre 2005). "Ho troppa stima dell'intelligenza degli italiani per pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che possano votare facendo il proprio disinteresse" (discorso di Berlusconi davanti alla Confcommercio il 4/4/2006). “Le nostre tre “I”: inglese, Internet, imprese. Quelle dell’Ulivo: insulto, insulto e insulto” (27/5/2004).
L'armonia con gli alleati
Berlusconi: “Parliamo della par condicio: se non abbiamo vinto le elezioni, caro Follini, è colpa tua che non l’hai voluta abolire”. Follini: “Io trasecolo. Credevo che dovessimo parlare dei problemi della maggioranza e del governo”. Berlusconi: “Non far finta di non capire, la par condicio è fondamentale. Capisco che tu non te ne renda conto, visto che sei già molto presente sulle reti Rai e Mediaset”. Follini: “Sulle reti Mediaset ho avuto 42 secondi in un mese”. Berlusconi: “Non dire sciocchezze, la verità è che su Mediaset nessuno ti attacca mai”. Follini: “Ci mancherebbe pure che mi attacchino”. Berlusconi: “Se continui così, te ne accorgerai. Vedrai come ti tratteranno le mie tv”. Follini: “Voglio che sia chiaro a tutti che sono stato minacciato” (Discussione con l’Udc Marco Follini, secondo i quotidiani dell’11 luglio 2004).
La sacralità delle toghe
“I giudici sono matti, antropologicamente diversi dal resto della razza umana... Se fai quel mestiere, devi essere affetto da turbe psichiche” (Berlusconi, The Spectator, 10/9 2003). “In tutti i settori ci possono essere corpi deviati. Io ho una grandissima stima per la magistratura, ma ci sono toghe che operano per fini politici. Sono come la banda della Uno bianca” (Berlusconi, dopo l’arresto del giudice Renato Squillante, 14/5/96. Ma il riferimento è per quelli che l’hanno arrestato).
“I Ds sono i mandanti delle toghe rosse. Noi non attacchiamo la magistratura, ma pochi giudici che si sono fatti braccio armato della sinistra per spianare a questa la conquista del potere” (Berlusconi, 1/12/99). “I giudici di Mani Pulite vanno arrestati, sono un’associazione a delinquere con licenza di uccidere che mira al sovvertimento dell’ordine democratico” (Vittorio Sgarbi, “Sgarbi quotidiani”, Canale5, 16/9/94).
“Gian Carlo Caselli è una vergogna della magistratura italiana, siamo ormai in pieno fascismo: si comporta come un colonnello greco, in modo dittatoriale, arbitrario, intollerante. I suoi atti giudiziari hanno portato alla morte” (Vittorio Sgarbi, 8/12/94). “Nelle mie televisioni private non ci sono mai state trasmissioni con attacchi, perchè noi siamo liberali” (Berlusconi, 21/ 5/2006). "Silvio Berlusconi, durante l'ufficio di presidenza del Pdl ancora in corso, secondo quanto riferito da alcuni partecipanti, ha parlato di una vera e propria persecuzione giudiziaria nei suoi confronti, che porta il paese sull'orlo della guerra civile" (Ansa, 29/11/09)
La fiducia nella democrazia
"Si è messo mano all’arma dei processi politici per eliminare l’opposizione democratica. Non siamo più una democrazia, ma un regime. Da oggi la nostra opposizione cessa di essere opposizione a un governo e diventa opposizione a un regime" (Berlusconi, dopo una condanna in primo grado tangenti, 8/8/98).
“La libertà non si può più conquistare in Parlamento, ma con uomini lanciati in una lotta di liberazione. Senza la devoluzione, da qui possono partire ordini di attacco dal Nord. Io sono certo di avere dieci milioni di lombardi e veneti pronti a lottare per la libertà” (Umberto Bossi al “parlamento padano”, presente Berlusconi, Ansa, 29/9/2007). "Boicotteremo il Parlamento, abbandoneremo l’aula, se necessario daremo vita a una resistenza per riconquistare la libertà e la democrazia” (Berlusconi, 3/3/95). "In Italia c’è uno Stato manifesto, costituito dal governo e dalla sua maggioranza in Parlamento, e c’è uno Stato parallelo: quello organizzato in forma di potere dalla sinistra nelle scuole e nelle università, nel giornalismo e nelle tv, nei sindacati e nella magistratura, nel Csm e nei Tar, fino alla Consulta. Se si consentirà a questo Stato occulto di unirsi allo Stato palese, avremo in Italia un regime vendicativo e giustizialista, mascherato di legalità e ostile a tutto ciò che è privato" (Berlusconi, 5/4/2005). "Adesso diranno che offendo il Parlamento ma questa é la pura realtà: le assemblee pletoriche sono assolutamente inutili e addirittura controproducenti".(Berlusconi, 21/5/2009)
Il galateo istituzionale
“Il presidente Scalfaro è un serpente, un traditore, un golpista” (Berlusconi,
"Italia vaffanculo" (Tre eurodeputati leghisti, commentando in aula a Strasburgo l'intevento del presidente Carlo Azeglio Ciampi, 5/7/05). "Questi signori, che hanno vinto delle elezioni taroccate, hanno arrogantemente messo le mani sulle istituzioni: il presidente della Repubblica è uno di loro" (Berlusconi, riferendosi al presidente, Giorgio Napolitano, 21/10/06).
(mercoledì 16 dicembre 2009)
Ed ecco in cosa ci si è potuti imbattere nei giorni dell’amore.
di Carlo Tecce
Chissà se Fabrizio Cicchitto cercava la sintesi di uno psichiatra.
Alessandro Meluzzi, ospite fisso di Pomeriggio Cinque, cade in un’amnesia a scanso di equivoci: “Come si chiama questo personaggio? Tartaglia o Travaglio. Sì, Tartaglia”.
Il salto di carriera da terrorista mediatico a terrorista materiale è automatico, introiettato nel palinsesto a senso unico: un salotto televisivo, un programma di cronaca rosa, un dibattito cosiddetto politico. Et voilà, i telespettatori di Barbara D’Urso possono confondere l’attentatore di piazza Duomo con il giornalista del Fatto.
Per la dietrologia più raffinata c’è Porta a Porta.
Il titolo della puntata: “Di chi è la colpa?”.
Bruno Vespa oscilla tra il primo grado e l’appello, nel giro di 15 minuti confeziona e trasmette la sentenza inoppugnabile di Cassazione: l’intervento di Travaglio sul sito di Beppe Grillo, spezzoni incollati con l’arte del pubblico ministero più scafato.
Chi guarda deve rielaborare il concetto: c’è un colpevole oltre Tartaglia – non più un mandante, roba vecchia superata dalle minacce di Cicchitto alla Camera – e Vespa mostra al pubblico Travaglio.
Domanda: chi è il colpevole, adesso ? Il pezzo di Daniela Di Marzo è incartato nelle premesse di Vespa e di Altero Matteoli.
Se Travaglio è un terrorista che sia di rosso vestito: “C’è un clima più surriscaldato del ‘48 – dice Vespa – L’onorevole Bellisario (Idv) non è d’accordo, aspetti. Ecco...”. E qui il ministro interrompe, svelto nell’argomentazione: “Con Togliatti, nel ‘48 avevano le pistole in tasca. Oggi non ci sono le pistole, ma la parola è più dannosa. La parola è la pistola”.
Ora l’italiano potrà ascoltare Travaglio.
Il conduttore ha l’impressione di avere sbagliato, allora chiama a sé il maggiordomo e gli consegna un bigliettino: “Urgente, telefonare Travaglio”.
La trasmissione è registrata nel pomeriggio, il giornalista non è collegato né in diretta né in bassa frequenza. Soltanto Silvio Berlusconi, la sera della bocciatura del lodo Alfano, è riuscito a telefonare per infilarsi (con i tempi giusti) nel dibattito. Il giorno del famoso “sei più bella che intelligente” a Rosy Bindi.
Travaglio rifiuta l’ingresso nel buio, Vespa annuncia e prosegue.
Nell’agone di Porta a Porta, senza la zavorra del contraddittorio, Alessandro Sallusti (condirettore del Giornale) e i ministri Matteoli e Bondi disegnano il profilo del colpevole. Perché Vespa all’inizio aveva arringato da legale di Tartaglia: “Era molto informato, non solo uno squilibrato. È stato trascinato”. Bondi è preoccupato: “Ci sono dei fenomeni di radicalismo politico”. Quel che appare è rivelato dai sondaggi: per Renato Mannheimer c’è un clima di violenza. La paura – creata da chi? Non da Tartaglia – unisce elettori del Pdl e del Pd. Destra e sinistra. Contro? Dilemmi sospesi nel vuoto.
L’operazione Cicchitto è ripresa da Omnibus, su La7 schierano un terzetto di varia estrazione e comune indirizzo: Gianni De Michelis, ora consulente di Brunetta; Filippo Facci, editorialista di Libero; Francesco Storace, ultimo satellite del Pdl.
A più voci insistono che Travaglio, oltre l’eversione, è capace persino di condizionare l’Italia dei valori che, a sua volta contagia il Partito democratico e che, in ultima prognosi, diffonde la malattia all’intera sinistra.
De Michelis ha una strategia: “Isolare Di Pietro”, mal consigliato da Travaglio.
A Mattino Cinque inneggiano ai sentimenti puri di Berlusconi, rileggono odi et amo di Catullo: l’amore del presidente, l’odio di Travaglio.
Claudio Brachino è così emozionato che si zittisce, fa commentare a Paolo Liguori, direttore del Tgcom: “Nelle parole di Travaglio non c’è barlume di pietà né di amore. Queste parole possono istigare alla violenza”.
Tocca alla D’Urso, processo brevissimo a Pomeriggio Cinque.
Sallusti: “Gli alleati di Di Pietro debbono vergognarsi”.
Meluzzi: “Ci sono lanciatori di pietre. Grave il gesto di Milano. Come si chiama questo personaggio? Tartaglia, Travaglio. Sì, Tartaglia”.
Da Cicchitto a Meluzzi, giocando di sponda con Vespa, Omnibus e Mediaset, la televisione ribalta la cronaca e la realtà: forse Tartaglia non era solo, forse nemmeno era Tartaglia.
(17 dicembre 2009)
In certi casi, soprattutto in questi poi, meglio ripiegare sulla satira di Michele Serra, oppure su quanto ha scritto Maria Novella Oppo nella sua fortunatissima rubrica “Fronte del video”. Serve anche per capire come mai l’indignazione non sia più sufficiente e, per quale ragione, all’adorazione incondizionata e prona, si contrapponga l’esasperazione di coloro che ripudiano il berlusconismo come una malattia da cui tenersi lontani per non essere infettati.
Tutto cominciò con la banca Popeye
di Michele Serra
Basta calunnie. I soldi di Berlusconi hanno un'origine chiara e senza misteri: la pentola di monete d'oro trovata alla fine del magico arcobaleno
Allo scopo di porre fine alle calunnie sull'origine dei suoi capitali, Berlusconi ha deciso di rendere pubblica la sua vera storia, ricostruita su elementi oggettivi e testimonianze certe. La pubblichiamo volentieri.
Marzo 1968 Berlusconi, seguendo l'arcobaleno, trova alla fine del magico arco una pentola piena di monete d'oro. Deposita le monete nella Banca Popeye, il cui nome oggi non dice niente a nessuno, ma all'epoca era molto conosciuta perché la sua sede era a forma di pipa e pagava i dividendi in spinaci. Berlusconi guida personalmente il suo camion di spinaci fino a Samarcanda, dove fonda la 'Cavallo Oh Oh' in società con il finanziere Cavallo e il commercialista Oh Oh, oggi entrambi deceduti. Il prezzo degli spinaci centuplica in una notte, e Berlusconi due giorni dopo torna da Samarcanda con dieci miliardi in contanti. Sulla vicenda, i giudici Grimm del Foro di Francoforte hanno consegnato una memoria ai giudici milanesi.
Giugno 1971 Berlusconi costruisce il suo primo quartiere modello, Parigi Due, un moderno complesso con videocitofoni, laghetti con le ochette e ponticelli di legno che avrebbe dovuto sorgere proprio accanto a Parigi ma a causa del rifiuto delle autorità francesi viene edificato vicino a Tradate. Gli appartamenti rimangono invenduti nonostante il loro charme parigino (in ogni androne c'è una stampa della Tour Eiffel). È qui che Berlusconi rivela il suo prodigioso talento commerciale: li compra tutti lui, ottenendo dalla Banca Alzheimer, di proprietà di un vecchissimo miliardario americano, un mutuo di cento miliardi a fondo perduto. Altri cento miliardi li ottiene dallo Stato come risarcimento per la demolizione di Parigi Due.
Gennaio 1976 Berlusconi vince cento miliardi giocando alla morra nel porto di Shanghai, dove si era recato per ritirare altri cento miliardi da un ammiratore cinese. Visita il Museo Lego di Copenhagen, trovando ispirazione per costruire Milano Due e Milano Tre. Vince alla Lotteria del Borneo cento miliardi trovando per terra il biglietto, caduto da un dirigibile che trasportava biglietti della lotteria del Borneo: una circostanza che potrebbe sembrare incredibile, se non fosse avvalorata da una perizia che dimostra la scarsa affidabilità dei dirigibili del Borneo.
Settembre 1980 Berlusconi si reca presso la Banca Rebus chiedendo il rimborso della rescissione di una fidejussione sugli anticipi della transazione per l'acquisto di un bonus off-shore. Il cassiere, confuso dalla parlantina, gli consegna cento miliardi. Berlusconi costruisce anche Milano Quattro e Milano Cinque, senza farlo sapere a nessuno: la gente crede che siano normali quartieri di Milano e compra tutti gli appartamenti. Inaugura la sua prima tivù commerciale mettendo in rete i videocitofoni di Milano Due. Le prime trasmissioni si chiamano 'Scusi, a che piano abita?' e 'Scendi che siamo in ritardo'.
Novembre 1992 La mafia alza il tiro: pretende di entrare nel traffico mondiale dei laghetti con le ochette e dei ponticelli di legno. Provenzano visita Milano Due, passa un intero pomeriggio tirando briciole di pane alle ochette dai ponticelli di legno, si rende conto che il gioco è troppo grosso e torna al tradizionale traffico di droga.
Aprile 1995 Berlusconi festeggia il millesimo miliardo ed estende a Palazzo Chigi la sua inarrestabile ascesa immobiliare. Il suo capitale è ormai così ingente che nemmeno lui riesce a credere di avere cominciato con una banale pentola di monete d'oro trovata in fondo all'arcobaleno.
Novembre 2009 Ecco la prova definitiva di questa accurata ricostruzione. L'avvocato Ghedini consegna ai giudici di Milano la pentola, ritrovata in una soffitta. Sembrerebbe una normale vecchia pentola, appena comperata da un rigattiere allo scopo di infinocchiare i giudici. Chi potrebbe mai credere, invece, che proprio da quella pentola nasce il più grande patrimonio italiano?
(10 dicembre 2009)
FRONTE DEL VIDEO |
Maria Novella Oppo
SUPER-PAPI E IL NOME DELLE COSE
Quello di papi è un governo nominalistico. Basta cambiare nome alle cose e tutto va bene. Certo, perché il sistema funzioni, ci vuole il dominio quasi totaled elle comunicazioni, ma, per il resto,non serve neppure avere a disposizione i massimi cervelli della pubblicità. Anzi, va bene perfino Gasparri. Se il boss è un frequentatore abituale di veline pagate e non si riesce a oscurare del tutto i fatti tramite i velinari direttori dei tg, basta dire sorridendo che Berlusconi non è un santo. Se i suoi alleati fanno propaganda razzista e gli episodi di violenza xenofoba dilagano, basta dire che si tratta solo di pacifico volontariato a difesa del territorio. Se si tagliano le risorse scolastiche soprattutto al sud, dove ce n’è più bisogno, basta sostenere che va premiato il merito, notoriamente concentrato al nord per grazia divina. E se poi qualcuno nota che tra i più stretti collaboratori del premier ci sono parecchi avanzi di galera, è chiaro che i giudici sono tutti comunisti.
E poi certe foto, come quelle tratte dal blog http://www.blogorrea.splinder.com/
(che non è un blog amico del papi)
confermano che la pietà suscitata dalle immagini dell’aggressione è bene che sia stata circoscritta, già prefigurandone l’uso volgare che ne sarebbe stato fatto. Non a caso il settimanale di famiglia, ancora in edicola, pubblica in copertina la foto non del faccione incerottato, ma del volto sanguinante, alla stregua delle tante madonne lacrimanti che spuntano come funghi in varie parti della penisola. E la foto del leader maximo parla alla pancia del paese, quello più arretrato culturalmente, che ignora Internet e crede ai miracoli con un fideismo a volte raccapricciante. Altro che digital divide: quello tra modernità e medioevo è un baratro.
Un’ultima considerazione, assieme ad un ultimo supporto. Quella domenica sera l’atmosfera era molto surriscaldata attorno al Duomo, quello reale. A testimoniarlo questo video che, stranamente, la trasmissione di Michele Santoro non ha mandato in onda, anche se riguardava direttamente “Annozero”.
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