domenica 6 dicembre 2009

L'uomo nero







venerdì, 20 novembre 2009


Natale Bianco, detto KKK 

 


 Vignetta di Mauro Biani tratta dal blog: http://maurobiani.splinder.com/









Dunque Coccaglio. Cittadina del bresciano dove l’amministrazione comunale, ovviamente di stampo legaiolo, ha pensato bene di entrare nella hit parade del razzismo con la ripugnante iniziativa di setacciare il territorio alla caccia di clandestini da espellere. Denominandola poi “White Christams” ha toccato l’apice dell’idiozia razzista.


Perché di questo si tratta: di razzismo. E sarebbe bene riprendere confidenza con un termine abietto e vergognoso, che invece viene sempre negato, definito con altri nomi che ne vorrebbero attenuare la portata formalmente, mentre la realtà sostanziale è disgustosa.


Purtroppo anni di deliranti e amplificati slogan, rozzi ragionamenti, libere digressioni da osteria, hanno prima arato il terreno del comune sentire civile di una massa già lobotomizzata e vulnerata dalla cattiva maestra televisione, seminando poi minacce, paure in un’inarrestabile crescendo.  Si è così prodotta una deformazione della sensibilità individuale, al punto che qualunque vaneggiamento legaiolo è stato fatto passare come sensato, ispirato da richieste popolari e ciò che una volta, neppure tanto tempo fa, avrebbe provocato una riprovazione sociale diffusa, si è invece imposto come cifra caratterizzante del degrado e del declino morale di questa triste epoca.


Nulla di questi rigurgiti pestilenziali scuote la pubblica opinione, ormai gestita come cervelli a perdere, da chi oltre al cervello, ha perduto qualunque connotazione umana regredendo là dove neppure gli animali hanno più la loro tana. E parlare di ignoranza è regalare un complimento a costoro. Razzisti (verdi) è la qualifica migliore.


Dimenticavo: a Coccaglio, come racconta “l’Espresso” di questa settimana in un interessante reportage, da aprile ad oggi è stato scoperto un solo clandestino.


Ho raccolto vari commenti sull’apartheid italiano, ne propongo qui tre. Quello di Gianni Mura, segnatamente, va letto con attenzione, perché trasuda d’indignazione da ogni riga e la chiusura è da applausi. Grande giornalismo.


Il resto alla prossima volta, anche perché ho scoperto sugli scaffali della mia libreria…


 




L' AMACA


MICHELE SERRA


Non credo che il sindaco leghista di Coccaglio abbia coscienza di quanta tristezza susciti, in molti italiani e soprattutto in molti cristiani, il suo "White Christmas" anti-immigrati. Non lo credo perché un'azione del genere ("festeggiare" il Natale con una specie di rastrellamento etnico) non può che discendere da un deficit morale e culturale così grave da impedire di cogliere il significato delle proprie parole e dei propri atti: figuriamoci delle parole e dei giudizi altrui. E dunque è quasi certo che il sindaco di Coccaglio consideri le proteste politiche, le pagine di giornale, i giudizi severi che il suo "Natale Bianco" ha suscitato, come una massa di stupide e querimoniose manifestazioni di moralismo. Forse potrà dargli un po' più fastidio sapere che il nome di Coccaglio, fin qui sconosciuto, è infine diventato famoso in tutta Italia per essere il primo luogo al mondo che ha saputo associare il Natale all'ordine pubblico (per usare un eufemismo). Il Natale al razzismo, per dirla più direttamente. Coccaglio come una specie di anti-Betlemme: con le famose "radici cristiane" che penzolano sull'uscio delle villette a schiera, ad avvizzire come le trecce d'aglio per spaventare i vampiri.


(21 novembre 2009)  


 



RAZZISTI CIOÈ CATTIVI


di Alessandro Portelli


 


È proprio vero che siamo un paese di poeti santi e navigatori. Solo in un paese di geni assoluti poteva essere concepita l'idea, scaturita dalla fervida immaginazione di un paese del bresciano, di lanciare di qui a Natale una campagna di pulizia etnica e chiamarla «White Christmas». La trovo un'idea entusiasmante. In primo luogo, perché spazza via tutte le menzogne mielate di quando ci raccontavano che a Natale siamo tutti più buoni: prendere spunto dal Natale per diventare più cattivi, e farlo in nome delle nostre radici cristiane mi pare un'operazione liberatoria di verità assolutamente ammirevole. Altro che cultura laica.


Qualche anno fa, quando il mio quartiere scese in piazza per impedire il trasferimento in zona di qualche famiglia rom, una compagna disse: «Non è razzismo, è cattiveria». Scrissi allora, e mi ripeto: non distinguerei fra le due cose (il razzismo è cattiveria), ma trovo giusta questa parola, «cattiveria», così elementare da essere caduta in disuso, perché qui è proprio l'elementarmente umano che è in gioco.


D'altra parte, un esimio leghista ministro della repubblica aveva già proclamato che bisognava essere cattivi con gli esseri umani non autorizzati. Disciplinatamente, fior di istituzioni democratiche eseguono: sbattono fuori dalle baracche i rom a via Rubattino a Milano e al Casilino a Roma e i marocchini braccianti in Campania, incitano i probi cittadini dei villaggi lombardi a denunciare i vicini senza documenti, premiano con civica medaglia intitolata a Sant'Ambrogio gli sgherri addetti ai rastrellamenti dei senza diritti. Fini dice che sono stronzi: no, non sono solo stronzi, sono malvagi.


Su un piano più leggero, trovo altrettanto geniale proclamare che l'operazione si fa in nome dell'incontaminata cultura lombarda e bresciana - e chiamarla con un nome inglese, per di più orecchiato da una canzone e un film americano. Non si potrebbe trovare un modo migliore per prendere in giro tutta la mitologia lombarda delle radici e della purezza culturale. Non è solo una bella presa in giro di quelli che mettono nomi lumbard sui cartelli all'ingresso dei paesi. Ma è anche un modo per ricordarci che non esiste cultura più paesana, più subalterna e più provinciale di quella che finge un cosmopolitismo d'accatto.


E infine, la trovata dell'inglese è una spietata denuncia dell'ipocrisia razzista. Dire «bianco Natale» significava mettere troppo in evidenza il colore della pelle, perciò lo diciamo con una strizzata d'occhio - dire le cose in inglese, non solo in questo caso ma più in generale ormai, significa dirle ma non dirle, è la nuova forma della semantica dell'eufemismo. E poi, «Christmas» invece di Natale: e hanno ragione, il nostro tradizionale Natale è sempre più sovrastato dall'americano Christmas, lasciamo perdere il misticismo e corriamo a fare shopping.


Aveva proprio ragione la mia amica appalachiana che diceva, «noi poveri di montagna non sognavamo un bianco Natale. Se nevicava, era più che altro un incubo». Io non so che Natale sognino i senza documenti del bresciano, dopo questo bell'esempio di cristianesimo. La cosa che immagino è che, cacciati dal villaggio, gli stranieri sbattuti fuori di casa andranno a dormire in una stalla e faranno nascere i loro clandestini bambini in qualche mangiatoia.


(24 novembre 2009)


 


 


SETTE GIORNI DI CATTIVI PENSIERI


Chiamatelo razzismo, va solo cancellato


Gianni Mura


 


LETTURA sconsigliata ai minori, se non assistiti dai genitori. I cattivi pensieri si montano la testa e si infliggono il bollino come certi programmi tv. Negro, merda, puttana, fottere. Per aderenza alla cronaca la rubrica contiene parole spiacevoli. Me ne scuso in un periodo in cui tutti invitano ad abbassare i toni. Il presidente Napolitano, un giorno sì e l'altro pure. La cosa non mi riguarda, dice Berlusconi, che il giorno prima aveva buttato lì che siamo sull'orlo della guerra civile. Non me n'ero accorto, giuro, dev'esser vero che il calcio rimbambisce e io ne sto assorbendo troppo. Mi ero accorto da tempo di una guerra incivile, quella dei ricchi contro i poveri, di chi ha molto, abbastanza o qualcosa contro chi non ha nulla. Testimonia l'intervista, uscita un mesetto fa su Repubblica, non a un sociologo, ma a Renato Vallanzasca (39 anni in galera). «Milano 40 anni fa era più cupa, ma ad avere paura era solo chi aveva il grano. Le porte delle case restavano aperte. Chi tirava la lima alla Marelli lasciava i ragazzini alla vicina o in cortile. Oggi chi ha il grano paura non ne ha più, la paura è solo dei disgraziati, ma la cosa più incredibile è che a gridare al lupo sono sempre quelli che hanno il grano. Il senso della comunità è andato a farsi fottere ». Di nuovo c'è l'inglese e il fatto che alle operazioni più bieche si danno nomi rassicuranti, tipo White Christmas a Coccaglio. «Il caso-Coccaglio? Tutta una montatura» dice Maroni al Giornale di Brescia. Nel testo si legge: «All'arrivo in Broletto il ministro leghista "Bobo" Maroni ha trovato un comitato di accoglienza spontaneo formato da un drappello di leghisti valtrumplini con il loro bravo striscione: "Siamo con te Roberto. Il tuo pacchetto è perfetto". Lui si è divertito ad autografarlo, poi è salito in prefettura per il summit ». A fianco la foto con questa didascalia: Maroni autografa lo striscione che inneggia al suo "pacchetto". Mi sembra un virgolettato incauto, in una nazione che ama i doppi sensi, ma non insisterò su questa strada scivolosa. Su White Christmas e dintorni, incredibile visu, s'è espresso perfino lui, papa Ratzinger, ricordando che Gesù era figlio di migranti. M'aspettavo una replica istantanea di Calderoli ("sì, ma Giuseppe era in regola col permesso di soggiorno"). Non è arrivata, pazienza. Sono arrivati, invece, molti messaggi dai lettori sul caso-Balotelli. In parte esigua, stupidi e superficiali. Mi (ci) accusano di essere antijuventini. Accusa respinta: ho (abbiamo) scritto le stesse cose quando il bersaglio era Cerezo, Ince, Omolade, Zoro, Seedorf. Se uno ha il paraocchi ma non la memoria, che colpa abbiamo noi? (Canta Shel Shapiro). In larghissima parte, d'accordo ma fino a un certo punto. La premessa più diffusa: noi non siamo razzisti. La conclusione: Balotelli è un provocatore, se le va a cercare. Partiamo pure da qui. In campo Balotelli non ha un bel comportamento con gli avversari (non chiede mai scusa dopo aver commesso un fallo) e anche il comportamento coi compagni potrebbe migliorare. Per motivi che ignoro sembra in guerra col mondo. Ma è giovane, può migliorare come peggiorare, dipende soprattutto da lui e da quelli (pochi) a cui dà retta. Chi vuole disapprovarlo può farlo coi fischi. Insultare sua madre è da animali. Prendersela col colore della sua pelle è da razzisti. Prendersela, come a Bordeaux, quand'è a mille km di distanza è da animali razzisti e stupidi. Nel senso che cade l'unica sordida giustificazione: turbarlo, ferirlo, indurlo a reagire nel modo sbagliato, disinnescare la sua pericolosità. Se è in campo. E se non c'è? «I nostri tifosi non sono razzisti e contro l'Inter non cadranno nella trappola » ha detto Buffon. Quale trappola? Predisposta da chi? La verità è che c'è un tifo pulito e un tifo sporco, che usa come sberleffo i morti di Superga e quelli dell'Heysel, le madri di Materazzi, di Pagliuca, di Balotelli, il suocero di De Rossi. Gli stadi non sono chiese, disse un dì Carraro. Ma neanche fogne. Per cui i cori a base di "figlio di puttana" vanno stangati duramente anche loro, siano contro un bianco, un nero, un giallo o un beige, punto e basta . "Negro di merda" e "un negro non può essere italiano" sono cori razzisti e in quanto tali vanno combattuti col massimo impegno possibile. Troppo facile indignarsi se c'è di mezzo Rose Parks, Cassius Clay o Nelson Mandela.


(29 novembre 2009)


 


 




3 commenti:

  1. che tristezza...

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  2. Mi auguro che sia un "Bianco Natale" (quello di Irving Berlin, che ho inserito nel mio blog) e non un ... "Natale bianco".


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  3. phederpher, proprio così.

    Sergio YYY, me lo auguro pure io e lo auguro pure a te, anche se in anticipo.

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