Secondo giorno di produzione di guano unico. Il Tg1 delle 13:30 ha dedicato i primi 10 minuti alla carnevalata che si sta svolgendo a Roma. Sono pure sfilati i ministri indecenti di questo governo, tra i peggiori: Renatino Brunetta, il misirizzi d’Italia e Maria star Gelmini, somara unica. Il primo, che si è arrampicato sulla scaletta che lo portava al palco, a sua volta dotato di apposito rialzo per evitare che sbattesse con la delicata testina sui microfoni, si è pure commosso replicando ciò che era già avvenuto nel postribolo di Bruno Fede. Le sue sono lacrimucce, appunto proporzionate al fisico da corazziere che si ritrova.
La seconda, più affascinante che mai, ha ragliato al vento e la platea si è identificata nel verso comune. Non si è visto
Le ragazze, tutte bionde e occhi azzurri, dettavano le loro idee-guida: dio, casa e famiglia. I bamboccioni, tutti rigorosamente in giacca, cravatta, doppio telefonino d’ordinanza, capello luccicante bistrato di gel, abbronzatura non eccessiva e occhiale nero, meglio se sollevato sulla fronte, straparlavano della loro “deideologizzazione”, strizzando l’occhio ai futuri ruoli manageriali.
Aggiungo la dedica di Eugenio Scalfari, nell’apprezzata rubrica “Il vetro soffiato”, ai due geni berluscloniani, secondo me inattaccabili nella hit parade del pessimo gusto (lei) e della volgarità (lui), tanto per citare i primi difetti che mi vengono in mente.
Poi, per non offrire l’idea di trascurare l’Io uno e trino, tessera P2 n° 1816, la prefazione e l’introduzione da un libro, probabilmente introvabile: “Berlusconi. Gli affari del Presidente” di Giovanni Ruggeri, per
Gelmini-Brunetta coppia perfetta
I due ministri tolgono con le loro trovate le prime pagine dei giornali a Obama e Berlusconi. Dalle donne in pensione a 65 anni alla nuova paternità per i maschi fino ai regali ai fannulloni
Il ministro Brunetta è un fenomeno. Un 'recordman'. Un Guinness da primati. Si dice che aspiri al premio Nobel e non mi stupirebbe che glielo dessero anche se non riesco a individuare in quale disciplina. È animato da un'intensa passione: a qualunque costo deve farsi vedere. E ci riesce perfettamente. Crollano le Borse di tutto il mondo? I giornali italiani hanno Brunetta in prima pagina. Aumenta la tensione con l'Iran? Brunetta non cede. Supera perfino Tremonti nella grafica dei 'media', quanto a Calderoli, per ottenere una citazione deve parlare di lui. 'Brunetta - scherzetto' ha detto a proposito della pensione delle donne e questo gli è valso un po' d'attenzione.
Però era qualche giorno che Obama da un lato e Berlusconi dall'altro con quella storiaccia della giustizia da riformare, avevano oscurato il nome del nostro ministro della Funzione pubblica e così il piccoletto è passato al contrattacco. Con la pensione delle donne, appunto, da portare a 65 anni come per gli uomini. Titolo di apertura sulla carta stampata e nei telegiornali, 'talk show' televisivi, dibattito tra i partiti e tra i sindacati, insomma una 'revenge' in piena regola. Del resto anche questa mia nota a lui dedicata è la dimostrazione di quanto dico: Brunetta come visibilità non lo batte nessuno.
Il problema che questo caso ha sollevato è serio. In linea di principio è appoggiato da quasi tutti, soprattutto dalle donne lavoratrici, dirette interessate. Avere un posto di lavoro di questi tempi sta diventando un privilegio; poterlo conservare per cinque anni di più in attesa della pensione può essere una mano santa per il bilancio famigliare. Purtroppo i licenziamenti si intensificano col passare dei mesi e le lavoratrici precarie sono in prima fila tra le vittime designate; per loro il prolungamento della pensione non servirebbe a niente. A Tremonti invece può servire, 'fa cassa' nel bilancio dell'Inps cioè dello Stato.
La parità tra uomini e donne è comunque l'obiettivo principale che i movimenti femminili hanno scritto nei loro programmi dal
In queste condizioni prolungare l'età di pensione non alleggerisce il problema anzi lo aggrava. Rende più difficile alle donne conciliare la gestione della casa con il lavoro fuori casa in un paese dove difettano gli asili e il tempo pieno nelle scuole.
Ma Brunetta insiste, per lui queste contraddizioni sono una manna. Insiste sollevando un problema strettamente connesso: quello della paternità.
Questo della paternità è un tema che sta molto a cuore anche alla Gelmini per via del tempo pieno nelle scuole. Sulla Gelmini si possono dire molte cose pro e contro, simpatica e antipatica, bella o bruttina; ma su una cosa siamo tutti d'accordo: anche lei è un asso della visibilità, la sola (a parte Obama e Berlusconi) che può competere con Brunetta. Se poi dovessero addirittura far coppia diventerebbero irresistibili. Megagalattici, come si dice.
Ebbene, sul tema della paternità fanno coppia. Forse il significato di questa parola, che sta entrando di forza nel nuovo 'welfare', è ancora un po' oscuro, perciò cerchiamo di chiarirlo.
Il tema della paternità significa che il marito della donna-lavoratrice deve condividere con lei la funzione e il lavoro casalingo, nella gestione dei figli e più in generale della casa. Se la donna lavora, la condivisione della responsabilità casalinga diventa una necessità. Ma se, come è auspicabile, lavora anche l'uomo, la condivisione non può che significare un minore impegno dell'uomo nella sua carriera.
Brunetta (e Gelmini) parlano di incentivi all'uomo per invogliarlo ad assumere sempre più e meglio la sua parte casalinga senza trascurare troppo il suo lavoro fuori casa e la sua carriera. Insomma in una società ideale doppio lavoro per l'uno e per l'altra. Una coppia moderna. Ha detto Brunetta ai suoi contraddittori: "Volete forse far ritornare la donna all'età delle caverne e del paleolitico?".
È chiaro: Brunetta e Gelmini terranno le prime pagine almeno per altri tre mesi e poi ne inventeranno un'altra per continuare a farsi vedere. Il ministro della Funzione pubblica, lui, sta già preparando il nuovo fuoco d'artificio da lanciare: vuole premiare i 'fannulloni', pagandoli senza che vadano al lavoro, con metà stipendio. Potranno magari cercarsi un secondo lavoro. Fare per esempio i badanti e i casalinghi a mezzo servizio e a prezzi stracciati.
Quest'uomo, questo Brunetta, è formidabile. E pensare che era socialista (come Tremonti) e la sinistra se l'è fatto sfuggire.
L’espresso (23 dicembre 2008)
Gli scandali di Segrate-Milano 2: licenze edilizie, rotte aeree e il prete spretato don Luigi Verzé. Capitali dalla Svizzera, società di prestanome, finanziario-paravento e flussi occulti del riciclaggio internazionale. L’eredità dei marchesi Casati Stampa, l’avvocato Previti, il senatore Bergamasco e la villa di Arcore. La banda massonica P2, le “notizie” di Mino Pecorelli e l’assalto berlusconiano alla presidenza della Cariplo. Berlusconi-Dell’Utri-Mangano e le ombre di Cosa Nostra. Inchieste giudiziarie sulla Fininvest: Mani sporche contro Mani pulite.
Giovanni Ruggeri, inviato del settimanale “Gente”, è autore di lavori per
Prefazione
BERLUSCONI
Gli affari del Presidente
1994 Kaos Edizioni
Prima edizione novembre 1994
“Milano è la città in cui un certo Berlusconi di 34 anni costruisce “Milano
GIORGIO BOCCA ‑ Marzo 1976
Introduzione
Nell’autunno del 1993, mentre col collega Mario Guarino lavoravamo alla revisione e all’aggiornamento del nostro libro Berlusconi. Inchiesta sul signor Tv, il Cavalier Berlusconi divulgava una delle sue tante amenità attraverso le pagine dì uno dei suoi compiacenti settimanali: “Fondare un nuovo partito? Ho sempre dichiarato il contrario e questa è la ventesima volta che lo ripeto. Ma anche stavolta qualcuno farà finta di non aver sentito” 1.
Pochi mesi dopo, cioè nel gennaio 1994, mentre ultimavamo la nuova edizione del nostro libro‑inchiesta, previa sceneggiata “amaro calice” lo scaltro Cavaliere “scendeva in campo” ufficialmente, alla guida del partito‑setta FININVEST (detto, con fantasiosità da spogliatoio calcistico, “Forza Italia”) e alleato coi neofascisti, con l’obiettivo di conquistare il potere politico alle elezioni del successivo 27‑28 marzo.
Rispetto alla travagliata prima edizione (marzo 1987), la nuova edizione di Berlusconi. Inchiesta sul signor Tv, edita nel febbraio 1994, conteneva nuove e gravi notizie in merito ai trascorsi berlusconiani e all'oscuro divenire del gruppo FININVEST 2, e la sua pubblicazione coincideva3 con l'inizio di una importante campagna elettorale che vedeva l'imprenditore craxiano candidato alla presidenza del Consiglio. Mentre il nostro libro‑inchiesta si attestava ai primi posti delle classifiche dei best seller librari, e mentre editori tedeschi, francesi, spagnoli, scandinavi trattavano i diritti di edizione nei rispettivi
Paesi, aveva luogo una campagna elettorale nel corso della quale la grande stampa nazionale si occupava diffusamente del “nuovo” candidato no 1 alla guida del Paese. Così, quotidiani e settimanali informavano i propri lettori‑elettori che il Cavaliere ama il risotto, detesta le mani sudaticce, ha cinque zìe suore e adora la sua mamma, calza scarpe coi rialzo per avere più statura, e cela le sue rughe in Tv con una calza di nylon posta sull’obiettivo, mentre la sua fedele segretaria Marinella lo segue sempre dappresso con un beauty‑case contenente make up capace di tamponare le crudezze del vero sulla faccia finta del Magnetico Cavaliere; oppure, gli si dedicavano intere pagine di forbite “analisi” e dotte dissertazioni sociologiche. Una sceneggiata pseudo‑informativa, rivelatrice dell'imminenza di un nuovo regime nel nome e nel segno di un premier già affiliato a una setta massonica segreta sciolta a norma di legge, riconosciuto colpevole di falsa testimonianza da un Tribunale della repubblica, già in affari col mandante di un tentato omicidio4, legatissimo al supercorrotto Bettino Craxi, e organico alla banda politico-affaristica Dc‑Psi; nel nome e nel segno del capo di un gruppo plurinquisito per corruzione e gravi reati fiscali, dall’oscuro passato azionario e finanziario, e sul quale gruppo gravano concreti sospetti di collusione con Cosa Nostra.
La sera del 10 febbraio 1994, sono stato invitato alla trasmissione Tv dì Rai 3 “Il Rosso e il Nero” per parlare del libro. Subito dopo il mio intervento, il soggetto della nostra inchiesta ha fatto una concitata irruzione via telefono nello studio televisivo. Nel corso del suo vaniloquio5, ha tra l’altro affermato di avere querelato il nostro libro: ciò è falso, poiché si è limitato a intentare, nel 1987, una semplice azione civile per “risarcimento danni” (!) a tutt’oggi ancora pendente presso il Tribunale di Roma; poi, nel tentativo di screditarmi presso i telespettatori, ha sostenuto che sarei già stato “condannato dai Tribunali italiani”: anche questa essendo una falsità, ho provveduto a citare il Cavaliere in Tribunale.
All’indomani della trasmissione di Rai 3, le reti del tycoon si sono precipitate a lavare l’onta di lesa maestà. Dal Tg di “Italia
Che il Padreterno della Fininvest fosse destinato a diventare un “Intoccabile” del Potere, l’avevamo compreso fin dal 1986, quando al solo annuncio della prossima pubblicazione del nostro libro inchiesta venimmo fatti oggetto di pressioni, minacce, diffide.
Dapprima, il clan berlusconiano tentò di corromperci offrendoci denaro e altro in cambio dei diritti del libro (che così non sarebbe mai stato pubblicato).
Alcuni anni dopo, la vicenda del nostro libro è riemersa nell'ambito dell’inchiesta “Mani pulite”. Il 9 settembre 1993, i quotidiani informavano che, in seguito alle dichiarazioni dell'imprenditore librario Flavio Di Lenardo (secondo il quale vi sarebbe stato un accordo tra
Non è dato sapere se il Pm Parenti abbia poi “sentito” il teste Berlusconi per le “mazzette rosse” e i maneggi intorno al nostro libro; è invece certo che lo ha “sentito” per potere diventare, quattro mesi dopo, deputata berlusconiana.
Negli Stati Uniti, sempre decantati (a proposito e a sproposito) quale compiuto esempio di “democrazia avanzata”, i mass media esercitano il ruolo di “controllori” del potere politico. Nell'ambito dì questa essenziale funzione, la stampa Usa “viviseziona” il Presidente e i suoi ministri e collaboratori, sondandone il passato e vigilandone il presente, fin dal momento della loro candidatura (l’accanimento è tale che sì arriva a frugarne perfino il letto...).
Dopo Berlusconi. Inchiesta sul signor Tv, e dopo l'avvento dei rappresentanti della FININVEST (con contorno di neofascisti) ai vertici dello Stato, ho ritenuto doveroso, come giornalista libero, proseguire e approfondire l'Inchiesta sui trascorsi del presidente del Consiglio Berlusconi, non diversamente da come avrebbe fatto la stampa “anglosassone” nei leggendari Stati Uniti. Consapevole come sono che né negli Usa, né in alcun'altra democrazia occidentale, potrebbe mai accadere che un oscuro miliardario arrivi a insediarsi al vertice del potere politico mediante il monopolistico controllo, diretto e indiretto, dei mass media.
1 Cfr. "Epoca", 19 ottobre
2 Tra l'altro, si indicava nella Banca Rasini (partner di Berlusconi nelle sue prime avventure edilizie degli anni Sessanta‑Settanta) uno dei crocevia della "mafia dei colletti bianchi" radicata a Milano e dedita al riciclaggio dei capitali sporchi. Vi veniva ricostruita l'ambigua genesi romana del gruppo Fininvest, all'ombra di due fiduciarie della Banca Nazionale del Lavoro controllata dalla Loggia P2. Venivano rivelati i contatti dei due gemelli Dell’Utri con esponenti di Cosa Nostra, e di Marcello Dell’Utri col boss Vittorio Mangano. Vi si narravano le scorribande berlusconiane in terra di Sardegna per il tramite del prestanome Romano Comincioli, tra loschi affaristi, malavitosi e speculazioni edilizie. Veniva riportata la sequela di assegni a vuoto e cambiali “protestate” a firma di Fedele Confalonieri nel periodo 74-79, e venivano evidenziate sospette “coincidenze” tra
3 Una pura coincidenza, per l'appunto: nell'estate dei 1993, la piccola e coraggiosa Kaos Edizioni ci aveva proposto la riedizione dei nostro libro‑fantasma, aggiornato e ampliato, e a gennaio avevamo ultimato il lavoro.
4 Cioè il faccendiere sardo Flavio Carboni, condannato in primo grado quale mandante dell'attentato al vicedirettore del Banco Ambrosiano Roberto Rosone
5 “Questo signore... vedo che sì fa anche la barba, e quindi la mattina si alza, fa la barba, si guarda nello specchio... è bell'e rovinata la giornata ... ”: è uno degli "argomenti" che l'intrepido Cavaliere ha sviluppato per replicare al mio, intervento televisivo.
6 E perché mai, allora, l'onorevole avvocato Dotti non è stato incaricato dal suo onorevole dottor Berlusconi di sporgere querela?
7 Cfr. "Corriere della Sera", 9 settembre 1993, sotto il titolo Berlusconi testimone nell'inchiesta sulle mazzette rosse (occhiello: “"Confalonieri voleva bloccare un libro scomodo, offri denaro a un editore vicino al PCI".