lunedì 15 dicembre 2008

I buchi neri dell’informazione



Accade che un giornalista venga rimosso dal proprio incarico. Senza preavviso. E nel Paese che ha perduto la memoria, ormai sulla via della “piduizzazione”, questa mutilazione alla libertà di stampa non provoca alcun sussulto. Il regime che avanza produce la stessa reazione che ebbero i viaggiatori ospitati sul Titanic, scatenati in ubriacanti danze e molteplici brindisi mentre la nave affondava.


L’aspetto più grave è che tutto ciò avviene non in un foglio di provincia ai danni dell’intraprendente ragazzo di bottega, ma nell’istituzionale redazione del “Corriere della Sera”, il cui direttore colleziona ospitate televisive (il garrulo Floris gli concede spesso e volentieri la ribalta) e sembra così affabile e buono, allo stesso modo di quando ha comunicato all’inviato Carlo Vulpio la fine delle trasmissioni.


Il giornalista è anche autore del libro che invito ad acquistare, come a dire che noi (ancora) non ci stiamo. Che ci imbavaglino tutti.


 


http://www.carlovulpio.it/Lists/PRIMO%20PIANO/DispForm.aspx?ID=4&Source=http%3A%2F%2Fwww.carlovulpio.it%2Fdefault.aspx


 


Questo è l’articolo che ha fatto infuriare i “poteri forti”. Perché quando si fanno nomi e cognomi la denuncia acquista vero spessore e il giornalismo ritrova appieno il suo ruolo di “cane da guardia”. Da notare la collocazione a pagina 21 nell’edizione di quel giorno del quotidiano milanese. Chissà quante notizie esplosive nelle precedenti venti pagine…


 


Il blitz Operazione dei magistrati di Salerno. Sequestrata la documentazione 


Caso de Magistris, toghe indagate «Illeciti per sfilargli le inchieste» 


Perquisita la Procura di Catanzaro sui filoni Why Not e Poseidone 


CATANZARO - Non era mai accaduto prima in Italia, che una procura della Repubblica fosse «circondata» come un fortino della malavita. Ieri è successo alla procura di Catanzaro, che per tutta la giornata e fino a tarda sera è stata letteralmente accerchiata da cento carabinieri e una ventina di poliziotti, tutti arrivati da Salerno. Con i carabinieri del Reparto operativo e i poliziotti della Digos, sono entrati in procura ben sette magistrati, tra i quali il procuratore di Salerno, Luigi Apicella, e i titolari dell' inchiesta, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani. Hanno notificato avvisi di garanzia e perquisito case e uffici dei magistrati calabresi che hanno scippato le inchieste «Poseidone» e «Why Not» all' ex pm Luigi de Magistris (ora giudice del Riesame a Napoli) e dei magistrati che queste inchieste hanno ereditato, «per smembrarle, disintegrarle e favorire alcuni indagati», scrivono i pm salernitani. Tra gli indagati «favoriti», l' ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella, il segretario nazionale Udc, Lorenzo Cesa, l' ex governatore di Calabria, nonché ex procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, il generale della Guardia di Finanza, Walter Cretella Lombardo, l' ex sottosegretario con delega al Cipe, Giuseppe Galati (Udc), Giancarlo Pittelli, deputato di Forza Italia, il ras della Compagnia delle Opere per il Sud Italia, Antonio Saladino. Ma questo è solo il troncone calabro. Gli stessi magistrati salernitani, infatti, stanno indagando anche in altre due direzioni. La prima riguarda uno stuolo di giudici lucani coinvolti nella «madre di tutte le inchieste» sul marcio nella magistratura (l' inchiesta «Toghe Lucane», che de Magistris è riuscito a «chiudere» prima di essere frettolosamente trasferito). La seconda andrebbe diritta verso alcuni membri del Csm: per esempio, il vicepresidente Nicola Mancino e i presunti legami con Antonio Saladino, figura chiave di «Why Not», il procuratore generale della Corte di Cassazione, Mario Delli Priscoli, andato in pensione qualche giorno fa, e il sostituto procuratore generale della Cassazione, nonché governatore (Ds) delle Marche per dieci anni, Vito D' Ambrosio, che in Csm sostenne l' accusa per far trasferire de Magistris. Ce n' è anche per l' Associazione nazionale magistrati e per il suo presidente, Simone Luerti. Molto amico di diversi indagati eccellenti quando faceva il magistrato in Calabria, Luerti non ha mai perso occasione di esternare contro de Magistris. Quando poi, qualche mese fa, si è scoperto che incontrava regolarmente Saladino e Mastella nella sede del ministero della Giustizia, mentre lui negava, Luerti s' è dovuto dimettere dalla carica di presidente dell' Anm. Nel decreto di perquisizione eseguito ieri, 1.700 pagine, i pm di Salerno accusano di concorso in corruzione in atti giudiziari - per aver tolto «illegalmente» a de Magistris «Why Not» e «Poseidone» - il procuratore di Catanzaro, Mariano Lombardi, il procuratore aggiunto, Salvatore Murone, il procuratore generale reggente, Dolcino Favi, il parlamentare Giancarlo Pittelli e «l' uomo ovunque» Antonio Saladino. Ma accusano anche il sostituto procuratore generale Alfredo Garbati, il sostituto procuratore generale presso la Corte d' Appello Domenico De Lorenzo e il pm Salvatore Curcio di aver preso in eredità quelle scottanti inchieste al solo scopo di farle a pezzi. Mentre il procuratore generale Vincenzo Iannelli e il presidente di Sezione del tribunale Bruno Arcuri si sarebbero dati da fare non solo «per archiviare illegalmente» la posizione di Mastella («la cui iscrizione tra gli indagati era invece doverosa»), ma anche «per calunniare de Magistris e disintegrarlo professionalmente». Poi, dicono i pm campani, Iannelli, per una causa che gli sta a cuore, fa intervenire Chiaravalloti su Patrizia Pasquin, giudice del tribunale di Vibo Valentia, che poi sarebbe stata arrestata. Così, da magistrato a magistrato, come da compare a compare.


Carlo Vulpio 


Corriere della Sera   (3 dicembre 2008) pag. 21


 


Smentita di Bruno Arcuri:


Smentisco la notizia, divulgata sul Corriere del 3 dicembre 2008, pag. 21, nell'articolo: «Caso de Magistris toghe indagate (...)»  ove si riferisce che lo scrivente si sarebbe dato da fare (...) per «archiviare illegalmente» la posizione di Mastella. Secondo quanto si apprende dal capo di imputazione divulgato con il decreto di sequestro della Procura di Salerno - mai notificato allo scrivente contestualmente ad altri avvisi - all'esponente viene contestato di avere agito in contrasto alla legge penale nel momento in cui, in qualità di relatore in seno al Consiglio giudiziario di Catanzaro, ha partecipato alla formazione del parere sulla valutazione di professionalità del dottor de Magistris, conclusosi con esito negativo in data 18 giugno 2008. Non altri fatti, né complotti e né coinvolgimenti quanto al caso cd. Mastella.

Bruno Arcuri, magistrato in servizio presso il Tribunale di Catanzaro



Replica di Carlo Vulpio:


«Disintegrare professionalmente de Magistris», come sostengono i magistrati di Salerno, è un risultato che si può raggiungere anche esprimendo parere negativo sulla sua professionalità. Come ha fatto - ingiustamente, dicono sempre i magistrati salernitani - il consiglio giudiziario di Catanzaro (relatore, Arcuri) e come riconosce lo stesso Arcuri. Prendiamo atto invece che, con l'archiviazione della posizione di Mastella, Arcuri non c'entra nulla.

Carlo Vulpio


 


11 dicembre 2008


www.carlovulpio.it

3 commenti:

  1. :)

    Post quasi identico ad uno mio di qualche giorno fa....

    :)

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  2. Buon sangue non mente! Ero certa che ne avresti dato notizia sul tuo blog. Inutile dire che ho già frmato. Ciao, Franck, meno male che ci sono ancora persone rispettabili e coraggiose.

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  3. rigirandola, e pensare che non conosco il tuo blog. Una rapida occhiata e ho concluso che dovrò frequentarlo. :-)

    ross1, grazie carissima. Si è trattato di una notizia che mi ha irritato (per usare un chiaro eufemismo). Mi fa piacere che tale gesto abbia suscitato apprezzamento. Per le cause che meritano qui c'è sempre spazio. Quanto alla firma c'erano problemi di accesso. Riproverò sperando che siano stati risolti.

    Intanto anche se la tv tace, fa piacere anche a me apprendere che i giornalisti autentici non sono in via di estinzione.

    Ciao :-)

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