lunedì 14 luglio 2008

Quell'altra metà del cielo nuvoloso



Mara, Sabina, Federica, Valentina, Hasana, Nadin: donne di cui si parla o si è parlato legate ad episodi tragici o grotteschi o umilianti. Non tutti ugualmente noti, per il buco nero sempre più largo dell’informazione.


Su Mara circola in rete una storpiatura del cognome neppure difficile da immaginare. Stando ai “si dice” il dicastero più indicato sarebbe stato quello della Comunicazione (orale) per i requisiti che stanno provocando sussulti nel Palazzo. Già l’anno scorso aveva cercato di giustificare il seggio parlamentare, organizzando un convegno anti Dico dove aveva così espresso il suo pensiero sulle coppie gay: «Pericolo di infiltrazione nelle famiglie» e neppure coppie, perché «non basta volersi bene», ma è necessario «poter procreare». E, ancora: «Gli omosessuali sono costituzionalmente sterili». Insomma una summa delle sciocchezze sulla materia. Che poi a sfasciare le famiglie sia ben altro è irrilevante. Sembra.


“Blob” l’ha mostrata nel suo timido splendore quando venne insignita del titolo di “Miss Cinema”, lei che si era presentata come una ragazza molto semplice. A proposito di “Blob”. Sabato sera ha regalato un’ottima puntata di informazione su Piazza Navona, mostrando gli interventi volutamente emarginati dalla maggior parte della stampa. Come quello orgogliosamente indignato di Moni Ovadia (da applausi) e la spiegazione data da Fiorella Mannoia sulla sua presenza: “Non posso aspettare ottobre per scendere in piazza”.


Vignetta di Vukic tratta da: vukicblog.blogspot.com e http://www.sabinaguzzanti.it/?q=area/satira



Sabina è stata la più bersagliata dalle critiche, rea di aver collocato il papa all’inferno (si tratta di una citazione illustre, peraltro e non risulta che Dante fosse un estremista girotondino), di aver eccepito sull’inadeguato ministero assegnato a Mara e di non aver usato perifrasi. Ma è la satira, signori e non può essere imbrigliata. E poi ad allontanare eventuali riserve contribuisce la sfilata quotidiana dei Gasparri, dei Cicchitto (tessera P2 n°2232) e scherani assortiti. Viva Sabina, dunque.


Resta da capire, passando a Federica, perché mai una giovane donna, carina, non sia libera di poter andare in vacanza con un’amica senza suscitare, da parte maschile, l’idea di essere preda, facile facile, perché di certo è una che ci sta (e non aspira neppure a diventare ministro). E resta da capire (ma si capisce benissimo) perchè ogni donna non sia libera di esprimere la propria volontà e manifestare il suo “no” anche se le effusioni diventano più ardite. Di voler porre un limite che l’uomo non accetta. Perché l’uomo si trova, ormai, talmente in difficoltà negli approcci con l’altro sesso che deve “strafarsi” di alcol e droga per trovare l’ardire, il coraggio di osare, senza tanti preamboli. E quando inizia vuol arrivare in fondo. Fino ad uccidere. Povera Federica, brutalizzata in vita e calpestata anche da morta con le perplessità sul suo stile di vita, con dubbi sulla sua condotta, perché magari l’avrà anche provocato e poi cosa ci faceva in giro a quell’ora di notte. Colpa sua, insomma. Se l’è cercata.


Peggio ancora è andata a Valentina, stuprata sette anni fa da tre italiani (ancora non andava di moda il rumeno) senza più riprendersi. Convivendo con questa bestia nel cuore che è cresciuta in modo progressivo e smisurato, fino a demolire le ultime difese e costringerla a cedere. Si è impiccata, Valentina, due giorni fa. Neppure cambiare città le era servito. Negli ultimi mesi anche lo studio la opprimeva. Aveva 29 anni. Non si era cercata nulla.


Hasana e Nadin, infine, sono due operaie marocchine che lavorano come “schiave” alla Star Recycling di Padova. Due giorni fa un blitz organizzato da Rifondazione comunista e Workers in action ha svelato una situazione allucinante e umiliante. Le donne, trattate come veri e propri rifiuti umani, immerse in un mare di sacchi di immondizia, dovevano separare i materiali da riciclare, sotto un caldo infernale e senza nessuna precauzione igienico-sanitaria. Ovviamente trattandosi di immigrate riusciva ancor più facile, per il padrone italiano, sfruttarle con una paga ben lontana da quanto scritto sulla carta. Un angolo assai somigliante alle zone più povere dell’Africa, quelle battute in lungo e in largo da padre Zanotelli in Kenya, per esempio, che non al ricco nord-est italiano.


Ieri “il manifesto” ci aveva fatto l’apertura, con una foto assai esplicita. Oggi ci è tornato sopra in ultima pagina. E tra sabato e domenica mi sono ascoltato almeno cinque edizioni di telegiornali, venendo informato sul viaggio in Australia del papa e sul semplice luogo (si fa per dire) in cui riposerà qualche giorno per riprendersi dalla fatica. Sul parto gemellare di una nota attrice, sullo stupidario che dal Palazzo prorompe, sulla cappa di caldo che non allenta la presa, sulle vacanze degli italiani messe a repentaglio dall’aumento del prezzo della benzina e altro ancora. Ma su Padova e sulla messa in schiavitù delle donne magrebine, in un mare di spazzatura, nessun accenno, neppure una “breve” in cronaca. In compenso è stato trovato un martello a Garlasco e così il giallo si ravviva. Anche qui, combinazione, una ragazza uccisa. Forse dal suo stesso fidanzato. Italiano.

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