venerdì 11 luglio 2008

La formazione dell'informazione



Tra le molte domande che spesso mi pongo ce n’è una che vellica, forse più di altre, la mia inesausta curiosità: «Come si formano le opinioni delle persone?». E non mi riferisco, naturalmente, ai bloggers che scorrazzano sul web e neppure ad altri impenitenti internauti, quanto a tutti coloro che attingono informazioni dai quotidiani (una minima parte) o, in prevalenza, dalla tv nelle sue molteplici diramazioni. Penso, nella fattispecie, ad un preciso identikit, a quella che definisco in senso assai lato “la brava gente”: non schierata, aliena da percorsi delimitati e precisi, sovrapponibile in gran parte a quella che veniva definita, un tempo, “la maggioranza silenziosa” che peraltro si esprimeva con chiari risultati nella cabina elettorale.

Mi chiedevo tutto questo leggendo (ma lo cito a titolo di esempio, perché va da sé che ci si potrebbe sbizzarrire) il “bonsai” scritto con la consueta stringata chiarezza (che invidio tantissimo) da Sebastiano Messina su la Repubblica un paio di settimane orsono. Perché di fronte ad una precisa lista di fatti, promesse da muratorino, piuttosto che da marinaio, attribuite al signor B. (tessera P2 n° 1816) in qualunque persona dotata di buon senso almeno un piccolo dubbio comincerebbe a germinare. Possibile, invece, che la maggior parte di quella, da me definita “la brava gente”, abbia subito danni così irreversibili dal ventennio (e passa) di tv commerciale da non sussultare, almeno un pochino, di fronte ad una tale sfrontatezza esibita e rivendicata?

Lo spunto, chiaramente, rappresenta solo un pretesto per allargare la domanda ad altre situazioni, ad altri scenari. Però senza necessariamente giungere ai massimi sistemi, com’è concepibile che le sciocchezze dispensate così a buon mercato siano state in grado di oscurare l’intelligenza o il buon senso comune? Spruzzi di “bonsai” un paio di volte alla settimana, conditi da frammenti di “Blob” serviti caldi caldi potrebbero costituire una buona terapia di base, ma quale medico li prescriverebbe? Intanto dalla rete…


11 luglio 2008 - 12:00

Testa di Bossi


Il figlio del Senatùr, Renzo, bocciato per la seconda volta alla maturità. Futuro in politica, per lui?


Una volta, passi. Si può maledire la sorte, dar la colpa all'emozione, ai professori brutti e cattivi. Ma la seconda? Eppure è proprio così: Bossi jr. è stato respinto di nuovo all'esame di maturità, dove aveva presentato una tesina sul federalismo, dal titolo «La valorizzazione romantica dell'appartenenza e delle identità». Insomma, al liceo scientifico «Bentivoglio» di Tradate non hanno usato riguardi per il leader della Lega e gli hanno di nuovo bocciato il figlio. Con tanti cari saluti al federalismo e a Carlo Cattaneo. Del resto papà Umberto non può lamentarsi più di tanto, considerato che organizzò una festa di laurea fasulla spacciandosi per medico, quando invece aveva abbandonato gli studi.


E sì che dopo il fallimento dell'anno scorso in un liceo di Varese, papà Umberto aveva spedito il figlio dai preti, all'istituto religioso privato di Tradate. Niente da fare. «La tesina è solo una parte dell'esame — dice al Corriere della Sera don Gaetano Caracciolo, rettore del «Bentivoglio» — e il ragazzo ha dovuto sostenere anche 3 prove scritte e un esame orale. Non ha seguito gli studi da noi, si è presentato da privatista; non so che tipo di preparazione abbia seguito ma purtroppo la somma di tutte le prove non ha raggiunto il punteggio di 60, il minimo per la promozione».


Del resto, importerà poi molto studiare e impegnarsi se tanto papà o qualche amico di babbo ti procurano un posto da portaborse al Parlamento europeo com'è già accaduto con Franco Bossi (il fratello del Senatùr) e Riccardo (il primogenito nato dal primo matrimonio), assunti con la qualifica di assistenti accreditati e con uno stipendio di 12.750 euro al mese? (Libero News)


BONSAI


PROMESSE NAPOLETANE


SEBASTIANO MESSINA


La straordinaria abilità di Berlusconi non consiste solo nel negare l'evidenza, ma nel far dimenticare le cose che lui stesso ha detto. Prendiamo la grana dei rifiuti, sulla quale lui fece metà della sua campagna elettorale. Il 4 aprile disse ai napoletani: «Io prendo davanti a voi un impegno: il posto di lavoro del presidente del Consiglio resterà qui finché non sarà concretamente avviata la soluzione del problema». Dieci giorni dopo dimezzò la promessa: «Verrò per tre giorni la settimana». Il 30 maggio la asciugò ancora: «Tornerò una volta la settimana». E magari l'avesse fatto: dei suoi 46 giorni di governo, finora ne ha passati a Napoli solo 3 (tre). Certo, ha tanti impegni: ma di sicuro quello con i napoletani non l'ha onorato. Suggeriremmo, per evitare lanci di pomodori, di approfittare del lodo Schifani-bis: sospendendo per legge, oltre ai processi da affrontare, anche le promesse da mantenere.


1 commento:

  1. E' vero, ormai la gente, dopo anni di "TV commerciale" ha portato il cervello all'ammasso!

    Fai bene a ricordare l'appartenenza di B. alla P2 ed il numero della tessera; non sarebbe male che tutti i blogger, almeno quelli che sono convinti che ... "Tessera P" n.1816" sia qualcosa di nefasto per l'Italia, sostituissero il nome, il cognome e le varie sigle (B., S. ecc.) con questo numero tessera!



    Figlio di Bossi- Bocciato per la seconda volta agli esami di maturità! Ma se promuovono tutti!

    E poi qualcuno dice che la scuola privata non è rigorosa?!?!?

    Comunque mi sembra maturo per fare il ... politico! Poveri noi!!!



    Ma cosa si aspettavano i napoletani da "tessera P2 n.1816"?

    L'hanno votato? ed allora se lo godano!!!

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