È stranamente defilato (taglio basso) un commento (che condivido) pubblicato su il manifesto del 14 luglio scorso, relativo al dibattuto argomento delle pensioni, con particolare riferimento al ripetutamente evocato (e auspicato?) conflitto generazionale che potrebbe scatenarsi tra padri e figli. Per questo motivo mi pare opportuno attribuirgli un maggiore rilievo. Aggiungo, anche, quelle parti del programma dell’Unione relative alla vexata quaestio, un programma che evidentemente era destinato (dopo) a diventare carta straccia come accaduto, ad esempio, per i patti di convivenza sociale, meglio definiti come unioni civili (pag 72).
Giovani Caro zio Walter non ce la racconti
E' vero, ai giovani delle pensioni non frega niente. Sono troppo presi a tirare a campare tra un lavoretto precario e l'altro, semplicemente pensano che non la prenderanno mai. E allora è fin troppo facile agitare lo scontro generazionale tra poveretti. Le pensioni sono un privilegio dei vecchi? E allora basta difendere questa gerontocrazia conservatrice piena di soldi e di diritti consolidati. Il gioco è fin troppo semplice e sfacciato, prima togliamo il diritto al lavoro ai giovani, poi li usiamo per togliere il diritto alla pensione pubblica a tutti. Sono solo due facce della stessa medaglia, un profluvio di dati e saggi si divertono a spacciare per moderno un tremendo salto all'indietro: fare piazza pulita del diritto al lavoro e dello stato sociale. Ma parlare di giovani fa tanto moderno anche se la retorica paternalista del sacrifico dei padri per il bene dei figli è vecchia e bacucca. Dall'articolo della domenica di Scalfari, alla lettera ecumenica di Walter Veltroni,
il manifesto (14 luglio 2007)
Una previdenza sicura
Come nella quasi totalità dei paesi europei, anche per ciò che
Sulla base di ciò, noi crediamo necessario intervenire con misure migliorative e di razionalizzazione dell'esistente.
- ribadire la necessità di attenersi alle linee fondamentali
previste dalla riforma "Dini" che senza altre continue
ipotesi di riforma del sistema pensionistico che minano
la sicurezza sul futuro dei lavoratori - rappresentano
già la principale garanzia di sostenibilità finanziaria
del sistema;
- eliminare l’inaccettabile “gradino” e la riduzione del numero delle finestre che innalzano bruscamente e in modo del tutto iniquo l’età pensionabile, come prevede per il 2008 la legge approvata dalla maggioranza di centrodestra;
- affrontare il fenomeno dell'evasione contributiva con
opportuni strumenti di controllo e accertamento, compreso
un aumento di organico degli ispettori del lavoro del
Ministero e degli enti, dai quali verrebbe anche un consistente
aiuto per la lotta al sommerso;
- per compensare la tendenza al ribasso dei trattamenti
pensionistici, intervenire sull’adeguamento delle pensioni
al costo della vita e approntare misure efficaci che
accompagnino verso un graduale e volontario innalzamento
dell'età media di pensionamento.
Con la tendenza all’aumento della vita media e all'interno
di una modifica complessiva del rapporto tra tempo di vita e
tempo di lavoro, l’allungamento graduale della carriera
lavorativa, tenendo conto del diverso grado di usura provocato
dal lavoro, dovrebbe diventare un fatto fisiologico.
Il processo va incentivato in modo efficace, con misure
incisive, che non mettano a rischio l’adeguatezza della
pensione. In particolare, occorre fare leva su meccanismi
di contribuzione figurativa, a cui abbinare incentivi per
le imprese che mantengano nel posto di lavoro le persone
sopra i cinquant’anni.
Noi crediamo che gli incentivi contributivi debbano essere
accompagnati da “politiche per l’invecchiamento attivo” del
tipo sperimentato in altri paesi europei, che mirino a creare
ambienti più adatti al lavoro delle persone in età matura,
avvalendosi di schemi misti basati su part time integrato
con una pensione parziale e di incentivi per riduzioni
d’orario finalizzate all'apprendimento e all'aggiornamento
permanente delle qualifiche professionali.
In funzione di un rafforzamento della pensioni più basse, crediamo che debba essere riconsiderato il sistema di indicizzazione delle pensioni. Tale revisione, per rispettare l’equilibrio finanziario del sistema, deve essere indirizzata verso le fasce inferiori dei trattamenti pensionistici a partire dai minimi e dalle soglie più elevate di età. In questo ambito va anche previsto l’aumento degli assegni sociali e dei trattamenti di invalidità civile più bassi.(…) (pagg. 168 e 169).
(…) In generale, nel valutare gli interventi in favore dell’adeguatezza delle pensioni, non va comunque trascurato il fatto che le misure di carattere ridistribuivo, nella misura in cui fanno leva su risorse “esterne” al sistema previdenziale, tendono a innalzare il debito pubblico. Sarà quindi necessario considerare attentamente le modalità di copertura finanziaria delle misure stesse per non aggravare l’evoluzione del debito pubblico in rapporto al Pil. In questo ambito si darà vita la confronto con le parti sociali al fine di fare la verifica sul funzionamento della riforma Dini, così come era previsto che avvenisse nel 2005, verifica disattesa dal governo Berlusconi.(pag 170).
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