martedì 29 agosto 2006

Il fantasma del passato


È ricomparsa nella mia vita alle 23:14 del 17 agosto. Era giovedì, l’ultima notte della mia vacanza e, per tale motivo, avrei appreso della sua riapparizione soltanto nel tardo pomeriggio del giorno dopo. Ma “lei” già c’era e attendeva un segnale.


Rientrato a casa, ho riacceso il cellulare, che avevo tenuto quasi sempre spento e ho cominciato a scorrere i messaggi recapitati. All’inizio non ho fatto proprio caso al numero mostrato dal display (da tempo avevo cancellato il suo nome dalla rubrica) leggendo con sorpresa quanto c’era scritto. Solo alla fine e grazie alla firma mi sono reso conto di ciò che era accaduto e ho riletto, questa volta con maggiore attenzione. “Ciao... È da molto che volevo sapere di te. Stai bene? Potrò sentirti al telefono? Rispondimi, ti prego... Ciao”.


Chi mi segue dall’inizio o, comunque, è risalito ai primi post, sa cosa abbia significato nella mia vita questa donna. Lo stesso blog è nato sulla scorta dei residui di una storia strappata. Con il nome, ormai marchio di fabbrica (brand si usa ordinariamente definirlo). Anche per questo motivo non l’ho mai modificato, pur non rispecchiando più il mio stato d’animo.


Ricordo l’intensità di certi scritti qui pubblicati, la rabbiosa dolcezza, la devastante malinconia, l’atroce nostalgia per un tempo che non sarebbe più tornato. Penso, anche, che non servissero a dissimulare l’irragionevole speranza di un prodigio, come fosse un ritorno alla vita.


Leggevo quelle parole e altro ancora mi veniva in mente, ma su tutto svettava il sapore della vittoria. Sì, pregustavo la mia rivincita centellinando parola dopo parola. La sua attesa, la sua speranza, quasi la sua implorazione, erano state per molto tempo mie appiccicose compagne di viaggio, tanto indesiderate quanto inevitabili. Ma adesso non era più cosi, adesso il copione si era capovolto e detenevo io il potere di decidere, di eliminare quella fastidiosa appendice, oppure farmi desiderare, elargire una parte di me come fosse la benevola concessione di un sovrano che, dall’alto del suo trono, guarda verso il basso, commiserando le sorti del popolino.


In altre circostanze, penso anche solo a un anno fa, sarebbe stata fulminea la reazione, dopo aver fantasticato l’irraggiungibile e mi sarei prostrato, avrei accolto con insperato e rinnovato desiderio questo importante segnale. Avrei fatto di ogni altra considerazione maturata, compresa la legittima dignità personale, un’ unica fascina da disperdere nel vento dell’emotività. Ma ora no, ora era troppo tardi per “lei”.


Due anni fa, alla fine di agosto, si era registrata l’ultima amarissima e anche drammatica telefonata. Risale all’8 dicembre 2003 l’ultimo incontro. Può esserci qualcosa in comune ormai? E poi ero appena rientrato dalla mia vacanza, mi sentivo tonificato e sicuro, perciò le ho concesso un: “Telefona alle 21:00, ciao”. E all’ora indicata sul display del cellulare riappariva quel numero, una volta familiare e poi la sua voce che mi sembrava tanto diversa da come la ricordavo.


Cercavo, perciò, di intuire il suo stato d’animo. La facevo parlare, senza soffocarla con domande legittime ed evitando l’interrogativo più ovvio. Aggiornamenti rapidi. Doveva trovarsi in un locale pubblico a giudicare dal sottofondo di voci e risate che si levavano spontaneamente. E intanto provavo a “sentire” pure il mio di stato d’animo. La voce non appariva incrinata, il cuore placidamente continuava a battere, l’emozione certo apparteneva a lei. Perché l’impressione che dovevo fornire era quella del vincitore, anche se poi sotto alcuni aspetti non era vero. Perciò il lavoro tutto bene, la salute tenuta efficacemente sotto controllo, in famiglia la tranquillità dominava e i sentimenti - pensavo al blog - per nulla silenti, anzi assai vivacetti. E “lei”, ad ogni riposta: ”bene, bene”, mentre la stavo “massacrando” e, indirettamente, le facevo capire l’errore che aveva commesso e che anche lei aveva capito, attraverso – per esempio - le insistenti domande della figlia che le chiedeva spesso notizie, mentre “lei” si era inventata la scusa di aver perso il mio numero. Poi c’era il ricordo di chi, nel suo giro, anche avendomi incontrato una sola volta si rammentava, mandava i saluti, per la sua stupefazione.


Che differenza nei toni rispetto a quelli adoperati nelle ultime volte, quando la frattura si andava allargando ogni giorno di più. Quanta malinconia mi pareva di cogliere nella descrizione della sua vita, delle sue giornate da divorziata (adesso), che non chatta più, che ha avuto una convivenza durata un anno con una persona “matura” (e intendeva dire rispetto a me +7), termine pronunciato con un certo imbarazzo. Poi l’uomo si era trasferito, per motivi di lavoro, così adesso si tengono in contatto telefonico, incontrandosi un paio di volte al mese. E, anche se non l’ha detto, si capiva benissimo che non avrà lunga durata questo legame. Il tono era triste, quasi rassegnato all’ineluttabile, anche perché aggiungeva valutazioni negative sugli uomini conosciuti, i quali l’avevano delusa profondamente (e immagino anche ferita). Io invece...


Di me conservava un ricordo particolare, quasi appartenessi ad un altro pianeta e se avesse potuto sbilanciarsi forse si sarebbe anche sfogata. Da un anno, peraltro, intendeva telefonarmi, poi avendo trovato il cellulare spento non si era permessa di andare oltre.


Reso audace da una resa pressoché totale, nonché corroborato dalla mia vacanza le proponevo, quasi sfidandola: “Ti piacerebbe incontrarmi?”. Non si aspettava una simile proposta (o forse proprio a questo voleva arrivare?) e vacillava, chiedeva tempo.


Dopo averla salutata mi rendevo conto che l’idea prospettata non si sarebbe rivelata una buona idea, almeno da parte mia. Ripercorrevo le fasi più salienti di quel progressivo e lacerante distacco, tornavo con la mente a quando, dopo il silenzio di uno-due giorni, giungeva un suo messaggio che trovava una rapida risposta, sempre con un interrogativo, per prolungare l’anomala conversazione. Come quella volta che m’informò che in mezzo ad un libro aveva trovato una rosa blu, regalo dei tempi felici. “Un buon segno, un auspicio da cogliere”, avevo aggiunto esultando. E cercando poi un espediente allettante per stimolarla, andare avanti, verificare le sue intenzioni. Vanamente.


Allo stesso modo era naufragata una mia proposta di rivederla ancora, in quel mese di gennaio 2004 che aveva tracciato una linea netta di demarcazione. Confusione e indecisione si erano miscelate per confluire nella lapidaria frase: “Vorrei, ma non posso”.


No, non la incontrerò. In fondo, ciò che avevo inseguito senza successo in passato adesso era stato raggiunto, pur se la mia curiosità sui motivi della sua riapparizione, dopo tanto tempo, resterà probabilmente inappagata.


 

16 commenti:

  1. Ho letto questo post ieri, e me lo sono riletto oggi. Ti ho conosciuto in quel periodo, al'inizio, ho seguito l'evoluzione di quella "fine".

    Che posso dirti... io non saprei rinunciare ad un incontro. Mi è successo uan volta, di rivedere una persona amatissima, dopo tre anni. Ero sicura che avrei sofferto da morire, eppure non potevo rinunciare. Invece fu un bene: rivederlo mi rese consapevole del fatto che era ormai una persona completamente diversa da quella che io avevo amato, e quindi potei finalmente sentirmi libera da quel legame.

    Ci sono novità?

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  2. PortamiViaagosto 30, 2006

    Sono un pò sorpresa di queste rivelazioni, ho letto tutto d'un fiato, partecipando con il cuore alla tua storia... neanche io, come Vitarosa, avrei mai potuto resistere alla tentazione di rivedere il mio ex che mi cerca proprio per via di quello che non è più, per donare una conclusione diverse e più "aperta" alla storia stessa... vivere con amicizia e serenità la persona che, se ti ha cercato, avrà avuto un momento di nostalgia e di affetto, qualunque cosa sia successa (e parlo da perfetta ignorante dei tuoi sentimenti feriti).



    Un affettuoso saluto,

    Anna :))

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  3. vitarosa, dovrò precisarti in privato alcuni dettagli che serviranno a chiarire la situazione attuale. Novità, da questo punto di vista non ce ne sono.

    Anna, anche per te vale ciò che ho comunicato a vitarosa. Non sembri strano questo ricorso alla comunicazione privata per un topic pubblico, ma comprenderai le ragioni dopo che le avrò esposte.

    Un affettuso saluto e bentrovata :-)

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  4. Ti ho letto tutto di un fiato.

    Credo che mi sarei comportata come te, sebbene questo possa sorprenderti.

    No all'incontro: ti lascerebbe l'amaro in bocca..

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  5. Che strane le coincidenze...mi è capitata esattamente la stessa cosa, con la persona che tu sai, solo che il mezzo non è stato il telefono ( ho cambiato numero proprio per troncare ogni contatto) ma la mail. Un timido "ciao" con puntini sospensivi, seguito dalla proposta di una telefonata.

    E io, come te, mi sento quella più forte.

    Ora.



    Un abbraccio

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  6. La logica usata nella tua scrittura conferma che Amore è svanito.

    Non dimenticarlo Frank i grandi amori sono quelli consacrati dalla tragedia e quelli non vissuti.

    Ciò che definisce Amore alla fine è soltanto il crollo di una costruzione.

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  7. Fratello, nel marasma di questi miei giorni confusi, riesco solo in questa pausa a leggere questo ulteriore novità, che un po', ti confesso, mi aspettavo. La tua vittoria, ma senza infierire, ha un sapore un po' amaro, diciamo una vittoria ai rigori, e non nei tempi regolamentari: ma la partita è stata sicuramente fallosa e l'arbitro, quello che alcuni chiamano destino, altri esistenza, non era certo dalla tua parte. Però hai vinto, e non c'è tempo per una rivincita, lei non te la concesse quando a te serviva, ora sarebbe solo una rievocazione, amichevole magari: ma la tensione, la passione, l'intensità appartengono al ricordo: gli annali, nell'albo d'oro, scrivono il tuo nome. E lei sarà stata bella si, di sicuro, però perdente. L'ultimo rigore sperava fosse la sua vittoria, peccato l'abbia sparato alto, sopra la traversa della tua nuova consapevolezza.

    Ti abbraccio.

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  8. Sono sensazioni e momenti che solo noi stessi possiamo vivere e che nessun altro può capire a fondo come chi ci è dentro...

    Non so se sia vittoria o meno.. ma un abbraccio te lo mando di sicuro...

    Ciao....

    Beppone

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  9. Frank Amore non è una partita, è una simbiosi, un legame d’anime che esulano dalla consapevolezza. Il mistero di questo sentimento non può essere risolto da nessun umano, perché l’amore profondo avvicina al divino e all’eternità.

    Credi di risolvere il mistero ma in realtà stai ristorando soltanto il tuo orgoglio.

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  10. dopo un punto si va sempre a capo, senza tanti ripensamenti! ;-D

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  11. marzia, sempre una scelta non facile, ma sono stato e sono tuttora determinato a non farmi invischiare nel passato. Ho sofferto troppo. Un abbraccio.

    Robynia, forse è proprio vero che per "rinascere" più forti occorre prima "morire". La coincidenza è davvero strana, ma ciò ti avrà permesso di capire perfettamente cosa sia successo al mio animo. Adesso.

    Un abbraccio

    utente anonimo#6 che torni ad arricchirmi con i tuoi commenti essenziali (molto gradite queste tue incursioni, seppure sporadiche) hai percepito proprio bene: la scrittura conferma che Amore è finito. Sul resto sarebbe molto interessante intrecciare una discussione.

    Fratello, perfettamente aderente la tua metafora calcistica. Mi trovo d'accordo sulla vittoria amara e sulla mia nuova consapevolezza che è poi quella che avverto esattamente. Mi dispiace un po' per "lei" che si ritrova delusa, ma era stata avvertita, anzi supplicata. E io sono rientrato da tempo negli spogliatoi. Confermo che devo parlarti.

    Un abbraccio

    Beppone ed io il tuo abbraccio me lo tengo di sicuro. Vittoria o sconfitta che sia un velo di amarezza l'ha avvolta. Poi i precedenti resi pubblici sono in questo blog, solo che la scrittura - come è stato acutamente notato - è differente.

    Un caro saluto

    utente anonimo#9, che sospetto fortemente sia semore quello 6, sono d'accordo con il tuo concetto e altrettanto consapevole che è il mio orgoglio che sto dissetando. Non ne sto a vantare il merito, lo constato e basta.

    theobserver, benvenuta. Lapidaria ma efficace. I puntini di sospensione sono rimasti tali per un certo periodo, poi la pagina è stata voltata. Punto e a capo, infatti. Ciao "blog-collega".

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  12. Frank si idealizza quando si è innamorati. Desideri passioni e sentimenti propri si proiettano sull'altro. Più affiniamo sensibilità e maggiore sarà il disincanto.

    Raramente due metà perfettamente combacianti s'incontrano.

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  13. utente anonimo#12, sì, credo pure io che due metà perfettamente combacianti si possano incontrare raramente,perciò ogni relazione vive di quei piccoli compromessi che la rendono accettabile e in fondo degna di essere vissuta. Il ricordo che, invece, resta di una bella storia d'amore è quel senso di stupefazione ripensando a ciò che si è detto, fatto, condiviso. il tempo ha drenato passioni ed entusiasmi. Guai se così non fosse stato. Adesso, dopo questo contatto sommario, il mio spirito vola disincantato e reso lieve dall'abbandono di qualunque velleità. Meno apprensione nel vivere sentimenti, più razionalità e meno passione, se non si trattasse di un ossimoro. Ma sto bene.

    Mi pare che anche gli altri due interventi "anonimi" in questo topic siano da addebitare a te, in virtù di una cifra stilistica che anche in altre circostanze è emersa.

    Non posso che ringraziare chi, avvolto nel mistero più totale, dispensa frammenti di vita vissuta.

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  14. Scrivo per tenermi compagnia in assoluta libertà.

    IL monitor è un ottimo schermo che mi protegge dai miei voli a volte pindarici.

    Pensa si può gioire, piangere e ridere senza maschere…tanto nessuno ti vede.

    La fragilità e il timore subiscono metamorfosi diventando il tuo scudo, solo così a volte emergono sensibilità che diversamente lasciamo calpestare dal perbenismo “Pare brutto”.

    Un pensiero dice ad un altro pensiero sono lieta per il tuo sentirti bene.

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  15. utente anonimo#14, e il mio pensiero è lieto di sentirti. E' vero, abbiamo lo schermo come protezione, nessun altro condizionamento per giudicare, valutare, dissentire o approvare. E' libertà? Sotto molti punti di vista sì. E poi va bene così. A chi dobbiamo rispondere se non a noi stessi?

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  16. pensieroincertodicembre 29, 2006

    Ricorderai i miei commenti, a volte antipaticamente fuori dal coro; che prima o poi sarebbe diventata un ricordo lontano, di quelli che ci pensi un attimo e tiri innanzi; perdona la botta di presunzione, ma a leggere questo post, è andata proprio, esattamente, così
    All'Amore si sopravvive, sempre .......

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