Era d’estate. E in quel tempo il piazzale dell’oratorio mutava aspetto. Bandite le eterne e inossidabili partite di calcio che avevano riempito ogni pomeriggio invernale, si dava spazio ad altri giochi. E, se le serate erano destinate alla pallavolo, uno sport nuovo che si stava affermando, nei pomeriggi ci si organizzava diversamente. In attesa che il prete e i ragazzi più grandi allestissero la puntuale rassegna di giochi dell’estate, una sorta di olimpiade, veniva collocato all’aperto (in zona d’ombra) il tavolo da ping-pong (il termine tennistavolo era troppo sofisticato oltre che essere ignoto per alcuni).
All’insegna del “chi prima arriva prima gioca”, un principio in teoria democratico, vanificato in pratica, si generavano quasi sempre simpatiche “controversie” (o volendo anche discorsi sui massimi sistemi) su chi per primo avesse afferrato le racchette di legno (come al Palio di Siena tutto era ammesso). Mentre immancabilmente il solito furbo s’impadroniva della bianca pallina di celluloide.
Ora, considerato che in tre era improbabile poter giocare, iniziava l'opera di persuasione che, in genere, vedeva cedere il possessore provvisorio della preziosa sfera, anche per gli argomenti “convincenti” adoperati o solo prospettati dagli altri contendenti in attesa.
Le cose funzionavano così. Colui che vinceva (un solo set, ai 21 o 25, batteva chi faceva il punto, inseguiva negli ampi spazi la pallina chi lo subiva)) continuava ad libitum, vale a dire fino a quando perdeva. E così vi erano interregni che duravano lo spazio di una gara (già alla seconda il re veniva detronizzato) e altre sovranità più lunghe, talvolta l’intero pomeriggio o quasi. In genere, come a voler seguire un copione collaudato, i primi che si affrontavano erano i più scarsi (analogamente ai preliminari di Coppa), talvolta al limite dell’inguardabile. Allora gli “apprezzamenti” coloriti si sprecavano, talché l’incauto crollava e la partita si concludeva in una manciata di minuti.
Quindi entravano in scena le primedonne che, consapevoli del ruolo, scaglionavano le loro apparizioni. A quel punto era un duello tra titani e la qualità, di conseguenza, lievitava.
C’era però un inconveniente, perché nel frattempo il pomeriggio si era dilatato e cominciava a fare capolino qualche “adulto” (al ragazzino di 11, 12 anni dell’epoca, un 18enne o 20enne appariva tale) che invariabilmente osservava: “Adesso diamo due tiri noi, tanto voi altri state qui tutto il giorno”. A questo punto la trattativa veniva gestita dai più autorevoli fra i coetanei, dove l’autorevolezza si basava sulla capacità di essere protagonisti su quel tavolo verde. Peraltro non faceva neppure difetto una malcelata punta d’orgolio. Battersi con un “adulto” e, segnatamente, sconfiggerlo aumentava le quotazioni nel gruppo, permetteva di scalare posizioni e vivere di rendita per un po' di tempo. Facile perciò capire come la soddisfazione personale non fosse da poco.
Certo che poi gli “adulti” imponevano, pardon applicavano, leggi proprie (“ad personas”) e così se arrivava la sconfitta non la riconoscevano (anni dopo questo comportamento avrebbe ricordato qualcuno: corsi e ricorsi della Storia, come si può ben vedere), si rifiutavano di abbandonare il campo, anzi – visto che lo sfidante era “caldo” e dunque la sua vittoria contava poco o niente - chiedevano e ottenevano (chiaro) la rivincita.
Qualche altro, invece, insoddisfatto per la sconfitta, perché non ancora rodato, non si arrendeva e invitava a giocare uno dei propri coetanei. Indubbiamente, in tal modo, diventavano loro i protagonisti, sebbene in alcuni l’incapacità e la goffaggine fossero palesi. Forse per questo motivo non duravano molto quelle esibizioni e, in meno di un’ora e senza colpo ferire, o meglio subire, il controllo del territorio era ristabilito con buona pace di tutti.
Ma intanto era arrivata l’ora di cena e le contese si concludevano di comune accordo. Si tornava così a casa: c’era da preparare la serata.
Dopo aver condiviso questo ricordo di tante estati fa (il sottoscritto è stato re pongistico di molti pomeriggi) chiudo questo blog e vado in ferie per alcuni giorni. Quanto ne abbia necessità lo sapete bene.
Buone vacanze anche a voi e un abbraccio collettivo di lietezza, stima e affetto.
Leggendoti mi è tornato in mente il bellissimo film "Stand by me", tratto dall'omonimo romanzo di S. King. Un'estate assolata... quei ragazzini... i lori problemi... l'amicizia che li unisce e li rende forti... un'esperienza da condividere... l'infanzia che lascia il posto alla consapevolezza...
RispondiEliminaGrazie, Frank, per aver condiviso con noi i tuoi ricordi e le tue esperienze.
Ti auguro una bellissima vacanza che ti regali tutta la serenità che meriti.
Con affetto:-))) Fioredicampo
Fioredicampo, uno dei film da vedere assolutamente e, se del caso, da rivedere. Grazie a te per l'apprezzamento e la stima, sentimenti in ugual misura ricambiati.
RispondiEliminaCi accorgeremo solo dopo che determinati momenti hanno avuto un significato molto incidente sulla nostra vita e quella fase, l'abbandono della fanciullezza per entrare in una dimensione che, al momento, appare inquietante, è una fase molto spesso determinante per i destini personali.
Mi pare che oggi abbia perduto molto di quel fascino che l'inconoscibile e l'ignoto sempre esercitano. Lo noto dagli atteggiamenti dei ragazzini che, di generazione in generazione, si succedono su quel piazzale dell'oratorio.
A proposito di King, mi sento di consigliarti "La casa dipinta", sono certo che ti conquisterà.
Ti auguro tutto ciò che una donna come te deve assolutamente meritare.
Con affetto :-))))))))))))))
Ciao Frank.
RispondiEliminaSono mancata per diverse settimane e tutt'ora sono di passaggio, ma non ho voluto perdermi nemmeno un goccio dim questa narrazione ricca di verve.
Ma sai che non immaginavo questi tuoi retroscena d'oratorio?
:)
Ciao Frank, anch'io di passaggio per augurarti buone vacanze.
RispondiEliminaNiente oratorio per me, ma mi hai fatto ritornare molto indietro nel tempo :)
marzia, un passato che non nascondo, perchè appartiene ad un mucchio di persone della mia generazione. E' sempre un piacere ritrovarti. Grazie per l'apprezzamento.
RispondiEliminaUn abbraccio
Alderaban, grazie per l'augurio (ho ancora una settimana di libertà). Lieto per l'operazione memoria. :-)))))))))))