È ormai arrivato quasi alla fine del suo mandato, eppure la scelta – su ispirazione del ministro Pisanu – di assegnare la medaglia d’oro a Fabrizio Quattrocchi resterà una macchia sul settennato di Carlo Azeglio Ciampi, presidente della Repubblica. Una scelta sbagliata, un eroe posticcio che merita solo il rispetto dovuto ad una persona che è stata uccisa, ma nulla più. Eroe è chi viene assassinato per un’idea, per cause nobili. E per me rimane assai improbabile vedere tutto ciò nel mercenario assassinato in Iraq.
Tv svizzera, video su Quattrocchi al lavoro a Baghdad
Tv svizzera, video su Quattrocchi al lavoro a Baghdad E' armato, perlustra, non parla. Parla l'arruolatore Simeoni: «Sì siamo mercenari, anche se è una parolaccia».
di Gianni Beretta da “il manifesto” del 25 maggio 2004
Fanno una certa impressione le immagini di Fabrizio Quattrocchi in piena azione in Iraq come guardia di sicurezza pochi giorni prima del suo sequestro e della sua esecuzione. Mentre Paolo Simeone, che lo aveva ingaggiato, alla domanda se si consideri un mercenario risponde: «Mercenario mi sembra un po’ una parolaccia; ma è quello che siamo; anche se è una parolaccia, secondo il dizionario è una persona che svolge un'attività militare contro pagamento; ed è quello che noi facciamo». Le sequenze di Quattrocchi armato che scruta Baghdad con un cannocchiale e l'intervista in inglese di Simeone, in attività di pattugliamento insieme a lui, sono la parte finale di un lungo documentario realizzato dalla Televisione svizzera francese dal titolo «Guerrieri affittansi», andato in onda qualche giorno fa in contemporanea sulla Televisione svizzera italiana.
Per la verità un flash di quelle immagini di Quattrocchi era stato trasmesso da Canale 5 che le avrebbe piratate con tanto di logo svizzero da anticipazioni del tg di Ginevra (mentre il documentario era ancora in lavorazione); tant'è che fra Mediaset e la televisione romanda è nata una controversia.
Nel video Quattrocchi non parla mai, anzi è definito nel documentario «il più discreto» rispetto a Simeone e all'altro collega Luigi (rientrato poi in Italia) ripresi in macchina mentre stanno pattugliando le strade della capitale irachena. E' solo Paolo Simeone a farsi intervistare; in fin dei conti è lui il capo: «Bisogna essere molto discreti, ma anche essere abbondantemente armati; per noi il problema è questo; è difficile nascondere un fucile d'assalto o una mitraglietta».
E nel caso di attacco: «A volte rispondiamo al fuoco; altre fuggiamo; dipende; sparare ad esempio in una situazione come questa è assai pericoloso perché ci sono molti civili; o identifichi molto bene il bersaglio e sei sicuro di te, oppure è meglio fuggire perché si corre il rischio di uccidere degli innocenti; e noi non ne abbiamo il diritto».
In «Guerrieri affittansi» il 32enne Simeone è presentato come il responsabile della compagnia Presidium, al servizio di grossi clienti statunitensi sia come guardaspalle che nella protezione di infrastrutture. Mostra il fucile svizzero SIG 543 che ha in mano, dicendo di averlo trovato al mercato nero. E quando gli viene chiesto cosa gli piaccia di questo mestiere, risponde: «Mi piace viaggiare per il mondo, l'adrenalina; amo questo lavoro perché posso applicare tutte le mie conoscenze in situazioni reali». E sull'adrenalina precisa: «Mi riferisco al rischio; è questo che ci motiva tutti a fare il nostro lavoro, a cercare il pericolo; mettere la nostra vita in pericolo è il cuore del nostro business».
Ma non è tutto qui: in «Poveri eroi» la televisione svizzera esibisce copia della e-mail di proposta di reclutamento in Iraq inviata da Simeone all'«agente di sicurezza» Davide Giordano (amico di Quattrocchi) che gli aveva mandato il suo curriculum vitae da Genova. Si parla di «training alla polizia locale»; di servizio di body-guard a «Vip locali (politici o giudici) e italiani (personale dell'ambasciata, di ditte e organizzazioni)»; e infine di «controllo armato a pipelines e linee elettriche»; per «un salario di seimila euro al mese, più vitto e alloggio»; con un addestramento sul posto di tre giorni a sei tipi di armi (specificate). Nell’e-mail da Bagdad Simeone aggiunge: «Mi hanno dato carta bianca per la scelta del personale, non tanto perché si fidino di me ma perché il personale è finito, e posso prendere specialisti dal mercato dei free-lances». Per sua fortuna, a differenza di Paolo Quattrocchi, alla fine Davide Giordano decise di non arruolarsi.
A nessuna televisione italiana è venuto in mente di comprare i diritti per mandare in onda almeno la parte del documentario svizzero che riguarda le guardie private italiane, soprattutto per quanto si riferisce alle dichiarazioni di Simeone, che oggi risuonano alquanto sinistre; neppure a Ballarò di Rai 3, che pure la settimana precedente aveva chiesto in visione (senza poi acquistarlo) il servizio «Poveri eroi» di produzione della televisione ticinese, nel quale si anticipava la seguente dichiarazione di Simeone ai romandi: «E' difficile lavorare qui; bisogna mantenere un profilo molto basso; ma nello stesso tempo occorre essere armati fino ai denti e pronti a sparare; oggi l'Iraq è il centro degli affari per chi si occupa di sicurezza; parliamoci francamente: questo è il posto giusto e il momento giusto per far soldi; il business è davvero grande; sono molte le agenzie di sicurezza venute ad operare qui, e circola molto denaro; non potevo rinunciare; anche se ho tanta paura».
Note:http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/25-Maggio-2004/art34.html
Sono tornato a "casa" , dopo qualche giorno di forzata assenza a causa di problemi con la connessione e il modem.
RispondiEliminaSolo qualche sprazzo on line e poi il silenzio.
Ho parecchio arretrato da smaltire e, confidando sulla pazienza di chi legge, nonché sulla tenacia di chi scrive, riuscirò a mettermi alla pari.
Buona settimana, dunque.
Hai letto il commento di Cossiga?
RispondiEliminaFrancesco Cossiga: «E così per il coraggio di
Ciampi e Pisanu, all’eroe Quattrocchi, alla faccia del sindaco Pericu e
del consiglio comunale di Genova, ed anche alla faccia di molti altri, tra
cui la signora Sgrena... E’ stata concessa la medaglia d’oro. Per loro la
medaglia d’oro, ed al valore militare, sarebbe dovuto essere concessa ai
resistenti iracheni che uccisero il valoroso figlio d’Italia e i militari
e civili italiani a Nassiriya».
Hire, grazie per l'apprezzamento, allora e continua a leggermi dunque :-)
RispondiEliminallewal, si tratta di affermazioni deliranti che fanno il paio con il "fato" che avrebbe ucciso Nicola Calipari, lui sì vero eroe dei giorni nostri.
complimenti.....
RispondiEliminacmq ti faccio notare che la sgrena e mastrogiacomo non hanno avuto nemmeno la decenza di chiedere scusa per il casino combinato e le morti causate (rispettivamente calipari e autista), e anzi, si sono lasciati andare a manifestazioni giubilo quanto meno fuoriposto.
anddin,mi pare che Calipari (lui sì un eroe) sia stato ucciso da un soldatino americano (Mario Lozano) che ha materialmente premuto il grilletto, mentre i vertici militari degli “amici” amerikani avevano già deciso tutto. Mi pare anche che sia il governo afghano, sempre sostenuto dai cosiddetti “amici” amerikani, ad aver imprigionato il mediatore di Emergency, perchè si sa gli yankees sono contrari ad ogni trattativa e della vita umana, come Cermis e Ustica dimostrano, se ne strafregano. Vedi un po’ tu chi ha combinato e combina ancora casino...
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