mercoledì 15 marzo 2006

L'altra America


Help us make America, America again, «aiutateci a far sì che l'America torni a essere l'America»: ospite d'onore della cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico dell'università Roma Tre aperta dal rettore Guido Fabiani e conclusa da Walter Veltroni, Kerry Kennedy conclude così il suo duro intervento nell'aula magna gremita, un feroce atto d'accusa in dodici capitoli dell'«assalto senza precedenti ai nostri valori fondamentali e alle nostre più nutrite convinzioni» scatenato dal governo Bush dopo l'11 settembre sotto l'ombrello della guerra al terrorismo. Un assalto alla democrazia costituzionale che ha distrutto la libertà, ovvero «il cuore e l'anima dell'idea di America», mentre ne propagandava l'esportazione armata in Afghanistan e in Iraq; e rischia di snaturare a tal punto l'accogliente terra che Walt Whitman definiva “a teeming nation of nations”, «una nazione brulicante di nazioni», che «se non facciamo qualcosa, la generazione dei nostri figli erediterà i frutti della nostra indifferenza».


Che cosa fare, la figlia di Robert Kennedy lo dirà alla fine, non lesinando giudizi durissimi contro il terrorismo né rifiutando l'uso di mezzi altrettanto duri per combatterlo, ma invocando d'altra parte la cooperazione internazionale contro i responsabili dello sfondamento del diritto all'interno degli Usa, l'adesione americana ai trattati e alle corti penali internazionali, l'aiuto americano ai sostenitori dei diritti fondamentali laddove sono negati.


Prima, però, c'è la denuncia: in dodici capitoli, quanti sono gli strappi ai diritti e alle garanzie che l'amministrazione Bush ha perpetrato. Niente di più di quello che la cronaca ci ha messo sotto gli occhi dall'11 settembre in poi, ma che certo rimesso in fila in una sorta di catalogo della de-costituzionalizzazione fa una certa impressione.


Ecco i titoli: rottura del Freedom Information Act (che dal 1966 garantiva l'accessibilità ai cittadini dei documenti dell'amministrazione), del Whistle Blower Protection Act (che tutela i funzionari che denunciano abusi e soprusi dell'amministrazione), dell'Attorney Client Privilege (che garantisce la segretezza delle conversazioni fra gli imputati e i loro avvocati); tortura in appalto e tortura sotto custodia americana; spionaggio interno; invasione della privacy attraverso la raccolta dei dati personali; intercettazioni abusive delle telefonate; persecuzione discriminatoria degli immigrati e racial profiling («un anatema sui nostri valori»); detenzione infinita dei «nemici» internati a Guantanamo nonché di cittadini americani; istituzione dei tribunali militari speciali.


Il quadro complessivo è quello di un paese che non ha solo sacrificato alcune libertà alle necessità della sicurezza, ma che ha approfittato dei sentimenti di paura scatenati dall'11 settembre per svuotare le garanzie costituzionali e per instaurare pratiche di controllo, sorveglianza, punizione, discriminazione che eccedono largamente le urgenze della «guerra al terrorismo». Un paese in cui vengono raccolte le tracce che si lasciano consultando libri in biblioteca o comprando medicine in farmacia, in cui vengono spiace le telefonate private e le navigazioni in rete, un paese che censura la critica e il dissenso interno, che ha riammesso la tortura, che fa sparire gli immigrati sospetti «come nell'America latina degli anni 80», che nega agli imputati le garanzie del giusto processo e li tiene internati in condizioni inumane senza imputazione, un paese che usa gli agenti dell'Fbi per spiare le riunioni di carattere religioso e scheda senza vergogna gli immigrati musulmani facendoli sottoporre a «interrogatori volontari».


Conclusione: «Il governo Bush ha approfittato delle nostre paure per tacitare la critica, imprigionare gli innocenti, torturare i sospetti, invadere la nostra privacy, creare un'atmosfera di repressione che pervade gli americani e seduce i peggiori istinti contro di noi per tutto il pianeta». Help us make America, America again, prima che sia troppo tardi”



L'America che non è più America


L'assalto alle garanzie costituzionali dopo l'11 settembre nella scarna e feroce denuncia di Kerry Kennedy


di IDA DOMINIJANNI (“il manifesto” del 25 febbraio 2006)


 



Kerry Kennedy, prestigiosa attivista per i diritti umani, figlia di Robert Kennedy, laureata alla Brown University ed al Boston College Law School,vive vicino a New York con le sue tre figlie; ha iniziato a lavorare nel campo dei diritti umani nel 1981 quando investigava sugli abusi commessi dall'Immigrazione degli Stati Uniti nei confronti dei rifugiati di El Salvador; da quel momento ha dedicato la sua vita alla lotta per la giustizia, alla promozione e alla protezione dei diritti umani e al rispetto della legalità; fa parte di circa 40 delegazioni per i diritti umani presenti in piu' di 30 Paesi; e' nel Board of Director's del "Robert F. Kennedy Memorial Center for Human Rights" (un'organizzazione non profit che si occupa di problemi di giustizia sociale e ha lo scopo di assicurare protezione ai diritti codificati in base alla Dichiarazione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite; il "RFK Memorial Center" provvede inoltre a sostenere numerosi difensori dei diritti umani nel mondo; si preoccupa di smascherare e denunciare pubblicamente abusi come la tortura, le sparizioni,le repressioni del libero pensiero e lo sfruttamento del lavoro infantile;promuove programmi per accrescere il rispetto dei diritti umani).



L'America che preferisco è riflessa nel  luminoso volto di Kerry Kennedy e si rispecchia nelle sue parole.


*foto bandiera Usa http://forum.belmont.edu/cornwall/god%20bless 20america.jpg 


*foto Kerry Kennedy http://www.kepplerspeakers.com/speakers/pics/kennedy k.jpg








Comunicazione di servizio. Ho varie integrazioni da aggiungere ai commenti: domani provvederò. Abbiate pazienza.



4 commenti:

  1. Ottimo post.

    Hai fatto bene a ricordare che esiste un'altra America, oltre a quella di Bush

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  2. PortamiViamarzo 17, 2006

    Non sapevo di Kerry Kennedy, siicuramente un'esponente di quell'America che non conosciamo.

    Un buon fine settimana,

    Anna :)

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  3. PortamiViamarzo 20, 2006

    Ciao!

    Tutto bene?

    Un abbraccio per un buon inizio di settimana.

    Anna :)

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  4. LeAliDiUnAngelo,che bella foto, assai espressiva. Ti abbraccio forte.

    d4rkcloud, grazie per l'apprezzamento. In effetti sarebbe ingeneroso e antistorico dimenticare l'esistenza di un'altra America.

    StellaCeleste, non smetterò mai di ringraziarti per la solarità e l'ondata di positività che trasmetti. Con te è sempre primavera. Grazie. Bacetti

    PortamiVia, Kerry Kennedy esponente di quell'America che vorremo alfine prevalesse.

    Un caro abbraccio







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