Ripesco due strepitose interviste che risalgono alla prima decade di ottobre. Entrambe pubblicate su “l’Unità”, hanno per comun denominatore quella pestilenza nazionale che è il papi.
Gli interlocutori di Oreste Pivetta, sono di assoluto prestigio: un premio Nobel come José Saramago (1922) e il grande e illustre vecchio del giornalismo italiano, vale a dire Giorgio Bocca (1920). La data di nascita, posta accanto a entrambi i nomi, non è un vezzo, bensì la sottolineatura della lucidità assoluta del loro pensiero, unita alla speranza che ancora lunga sia la loro vita, perché è forte la consapevolezza che abbiano ancora da darci molto. Come potenti fasci di luce che spezzano l’oscurità intellettuale che stiamo vivendo, nonché la decadenza morale che sembra essere ormai diventata il tratto distintivo di quest'ultimo ventennio.
Personalmente sono meno ottimista di Giorgio Bocca (il che è tutto dire) e condivido totalmente l’analisi tracciata da Saramago.
Tutto questo al termine di una domenica ricca di stimoli: dalle dichiarazioni di Armando Spataro nella trasmissione “In mezz’ora”, al racconto della mitologia greca di Roberto Calasso a “ Che tempo che fa”, dove è tornata finalmente a graffiare
Nota a margine: la piattaforma che ospita questo blog mi impedisce, per imperscrutabili motivi, di aggiungere commenti, perciò è un miracolo riuscire ad editare questo post.
Poeta e scrittore, premio Nobel per la letteratura nel 1998.
«Berlusconi è un bubbone ed è la malattia del Paese. La sinistra? Non ha idee»
ORESTE PIVETTA
Alto, magro, sottile nell’abito grigio, la giacca abbottonata, la cravatta rossa, ecco Saramago che mi cammina incontro lungo il corridoio di un albergo torinese, che mi porge la mano, che mi
dice cose terribili con la calma del saggio, la puntualità di chi misura le parole, di chi le parole usa da una vita e che delle parole ha fatto la sua ragione di vita. Siamo nel campo delle «interviste impossibili»: come si fa a restituire il tono di fondo e il contorno di quelle parole, di parole come Obama, pace, sinistra, comunista e, naturalmente, Berlusconi e persino D’Addario.
Josè Saramago è a Torino. Ieri sera ha festeggiato il suo nuovo libro al Circolo dei lettori, oggi avrà altri appuntamenti a Palazzo Nuovo, l’università, lunedì sarà a Milano al Teatro Franco Parenti, mercoledì a Roma al Quirino. Il libro in questione è «Il Quaderno», pubblicato da Bollati Boringhieri dopo che
di un anno e mezzo, tra il 2008 e il 2009, nel blog di Saramago, un articolo, un
pensiero, una breve nota di carattere politico o un ricordo letterario: dalla sua Lisbona
alla poesia di Machado, da Ratzinger a Gaza. Einaudi lo bocciò per quel ritrattino impietoso di Silvio Berlusconi e del popolo italiano, che sta alle prime pagine: «Nel paese della mafia e della camorra, che importanza potrà mai avere il fatto provato che il primo ministro sia un delinquente?»
Però vorrei cominciare dalla notizia del giorno: il Nobel per la pace a Obama. Lei ha dedicato molte pagine del suo blog al nuovo presidente degli Stati Uniti, dopo essersi dedicato con feroce lucidità al predecessore, George Bush, «bugiardo compulsivo», «bugiardo emerito», un cow boy che credeva d’aver ereditato il mondo e lo aveva confuso con una mandria di buoi.
Adesso c’è Obama, quasi una rivoluzione, certo una speranza. Che cosa pensa di questo premio?
«Mi rallegra moltissimo. Attendo il suo discorso con curiosità. Qualcuno in giro dirà che è prematuro, che in fondo non si sono ancora visti i risultati di un’eventuale politica di pace di Obama. Io penso prima di tutto che si tratti di un buon investimento: la dimostrazione che vale per il mondo intero di quanto abbiamo bisogno di un uomo come Obama. Almeno dei pensieri, degli intendimenti che finora ha espresso. Bene. Certo che il presidente degli Stati Uniti si ritrova sulle spalle una responsabilità enorme. Come ho scritto, un uomo che ci sorprende in questo mondo cinico, senza speranza, terribile, che ci sorprende perché ha voluto alzare la voce per parlare di valori, di responsabilità personale e collettiva di rispetto per il lavoro e anche per la memoria di chi ci ha preceduto...».
Ma lei sapeva che anni fa un parlamentare italiano lanciò l’idea di una petizione popolare perché il premio Nobel per la pace venisse assegnato a Berlusconi?
«No, questo mi è sfuggito. E che cosa avrebbe mai fatto Berlusconi per la pace? Non so. Ho solo visto invece come ha ridotto il suo paese, ho potuto apprezzare la decadenza morale e culturale di un paese che amo molto...».
Berlusconi dirà che lei è un vecchio comunista. Non si senta solo... Però, di fronte alle sue analisi perfette (anche quelle che toccano la sinistra, il partito democratico, Veltroni) mi chiedo come faccia lei da Lisbona o da Lanzarote a vedere tutto, ad analizzare tutto con tanta precisione?
«Non mi è stato difficile, perché, ripeto, ho sempre amato l’Italia. In realtà quando sulla scena è comparso Berlusconi me ne sono allontanato. Dopo, ad ascoltare quanto accadeva, mi sono sentito addosso il dovere morale di dire quanto pensavo. Anche adesso: che Berlusconi è un bubbone ed è la malattia del paese, anche se ha riscosso molte simpatie, se è vero che per tre volte gli italiani lo hanno eletto. Un uomo senza morale, capace di tutto…»
Sa anche delle escort?
«Sì e mi hanno molto colpito le sue proteste quando la signorina D’Addario è comparsa in televisione…»
Beh,si potrebbe dire che Palazzo Grazioli non è Palazzo Chigi. Palazzo Grazioli è “roba” di Berlusconi.
«Certo, ma lui ne ha fatto il luogo privilegiato di esercizio del suo potere, in modo aperto, chiaro, incontrando lì gli stessi uomini del governo italiano».
Lei non è tenero neppure con la sinistra, tantomeno con quella italiana. Ha scritto che il Partito democratico è cominciato come una caricatura di partito ed è diventato il convitato di pietra sulla scena politica. Ha scritto che Veltroni ha suscitato tante speranze defraudate dalla sua indefinitezza ideologica e dalla fragilità del suo carattere. È sempre di questa convinzione?
«Tempo fa durante una conferenza a Buenos Aires dissi che la sinistra (e mi riferivo alla sinistra dei paesi che conosco) non ha la più schifosa idea del mondo in cui vive. Della realtà che ci sta attorno. Francamente temevo reazioni durissime, parole forti contro di me, rivendicazioni di orizzonti, di progetti, di battaglie. E invece mi sono ritrovato immerso nel silenzio. Nulla. È la dimostrazione che la sinistra non ha idee. Si può dire che la sinistra moderata abbia ad esempio espresso qualcosa di sinistra di fronte alla crisi economica e finanziaria di questi tempi? Avete assistito a qualche reazione ispirata da una cultura di sinistra? E la sinistra comunista che fa? Aspetta di dar l’assalto a un altro Palazzo d’inverno».
Abbia pazienza: ci siamo tutti arresi al mercato e alla sue regole...
«Ho scritto anche e ne sono convinto che Marx non aveva mai avuto tanta ragione come oggi».
Mi ha colpito un capitoletto del suo blog, dove cita alcune parole cardine e cioè bontà, giustizia, carità. Per un comunista come lei e come noi non dovrebbe contare in primo luogo l’eguaglianza?
«Le ho pure collocate in ordine di importanza quelle parole: prima la bontà che dovrebbe implicare la giustizia, all’ultimo posto la carità che ha sempre qualcosa di compassionevole e soprattutto consente a chi la fa di godere di uno stato di superiorità. Di fronte alle mistificazioni del nostro tempo retrocederei la bontà (quanti fanno del male, assumendo le sembianze dei buoni) e farei avanzare la giustizia, introdurrei la parola libertà e cancellerei carità».
Eguaglianza niente?
«È un concetto molto complesso. Anche con
Abbiamo parlato dell’Italia. Lei segue la produzione letteraria italiana?
«Ci sono tanti bravi scrittori. Non parlo soltanto dei classici. Penso ai miei contemporanei, da Eco a Tabucchi a Camilleri. Sono scrittori che in Italia però mi sembra non abbiano eco. Non è un gioco di parole... Scrivono, dicono, fanno, ma nessuno li ascolta. Cioè non hanno alcuna influenza sulla società, sulla cultura e sul costume degli italiani, tantomeno sulla politica. Sono molto più apprezzati all’estero. Ho scritto di etica verdiana, riferendomi appunto alla straordinaria popolarità di quel grande compositore. Ma scrivere sui muri, come si faceva allora, “Viva Verdi” aveva un significato politico chiaro: Viva Vittorio Emanuele re d’Italia eccetera eccetera. Ora non c’è parola che scuota una società apatica, che non ha evidentemente coscienza del fatto che la democrazia non è una conquista garantita per l’eternità. Basta poco a perderla».
Lei è un grande scrittore, considerato tra i più grandi del secolo passato e di questo. Dia qualche consiglio ai giovani: come si fa a diventare bravi quanto lei?
«Non mi sogno proprio di dare consigli. Mi permetto solo di ammonire così: non avere fretta, non perdere tempo. La fretta è un difetto giovanile: si vuole arrivare presto ai risultati, al successo. Non perdere tempo, perché ogni momento è prezioso per studiare, imparare, conoscere,sperimentare».
Scusi, vorrei chiudere con una citazione, tanto per risollevare il morale della sinistra...
«Abbiamo ragione, la ragione che assiste chi propone di costruire un mondo migliore prima che sia troppo tardi…».
Primo Piano
La legge è uguale per tutti
Intervista a Giorgio Bocca
«Ci siamo liberati del fascismo, ci salveremo anche dal berlusconismo»
La reazione del premier? «Un padre padrone che disprezza le istituzioni e distrugge la democrazia ma quello che allarma è il male profondo di un paese così privo di dignità da accettare la guida di un uomo corrotto»
ORESTE PIVETTA
Giorgio Bocca, partigiano e giornalista, a che punto siamo dopo la bocciatura del lodo Alfano? Che succederà?
«Berlusconi rimarrà al governo, i suoi avvocati inventeranno mille cavilli perchè i suoi processi cadano in prescrizione e se anche Berlusconi dovesse cadere resterà il berlusconismo, il male profondo di un paese che ha così poca dignità d’accettare la guida di un uomo corrotto che sta distruggendo la democrazia...».
Come scrive Saramago nel suo «Quaderno» censurato dalla Einaudi e pubblicato dalla Bollati Boringhieri: «Nel caso concreto del popolo italiano.., è dimostrato come l’inclinazione sentimentale che prova per Berlusconi, tre volte manifestata, sia indifferente a qualsiasi considerazione di ordine morale». Preciso, no?
«Che gli italiani, figli di un fascismo mai completamente estirpato, siano corrotti lo si vede: quanta mafia, quanta camorra, quante tangentopoli, quanto fisco evaso. Berlusconi ha avuto modo di dare una patente alla corruzione: con lui, sul suo esempio, non s’è più sentito il bisogno di celare, nascondere. Si può fare tutto alla luce del sole. Sentire quelli che si vantano perchè non pagano le tasse... Che cosa gliene importa della democrazia?».
La malattia è profonda. Tanto più difficile rimediare.
«Certo. Davvero occorre darsi tempo e sperare nel miracolo, appunto, o in quelle scosse profonde nella coscienza, cui abbiamo talvolta assistito».
Ti è già capitato di vivere momenti come questi?
«Da giovane ho conosciuto il fascismo e la privazione di tutti i diritti»
Berlusconi vanta i suoi sondaggi e il suo sessanta, settanta, ottanta per cento di preferenze tra gli elettori...
«Anche Mussolini vantava un grande seguito popolare. Era un padre padrone, proprio come s’atteggia Berlusconi. Mussolini andava a mietere il grano, si mostrava a torso nudo e incantava le folle. Berlusconi va in televisione e inaugura le casette. Hitler era un mostro. Loro li definirei dittatori morbidi».
Come giudichi, a proposito, le reazioni di Berlusconi?
«Privo di qualsiasi bussola politica. Come si fa a gridare che Napolitano è di sinistra, che Napolitano avrebbe dovuto pesare sulla Corte? Come si fa a dire che
E il presidente Napolitano?
«Cauto come sempre. Prudente. Vuol fare il Presidente. Di fronte alle nefandezze di Berlusconi avrei preferito sentire parole più forti. A un certo punto viene il momento di dire basta».
Oltre i giudici chi e che cosa dovrebbe temere di più Berlusconi? Fini?
«Ma intanto deve temere quanti nel suo stesso schieramento si sono convinti che un individuo simile è pericoloso anche per la destra. Si è capito poi che Berlusconi non incanta più gli industriali, che preferirebbero un Tremonti».
E
«
Non dimentichiamo la sinistra...
«Pelandrona e inconcludente. Di fronte a quanto sta avvenendo non ci si può limitare a dire che Berlusconi deve continuare a governare».
Per fortuna, stiamo in Europa.
«L’Europa è una garanzia. Non può consentire che nel suo cuore a un certo punto spunti un regime con i connotati del fascismo. Ma quello è pure capace di trascinarci fuori dall’Europa. Le tenterà tutte».
(9 ottobre 2009)
Le 7 domande che hanno inchiodato Berlusconi
Signor Berlusconi, potrebbe rispondere pubblicamente a queste domande?
Premessa:
1) Nel 1970, il procuratore della banca Luigi Berlusconi ratifica un’operazione molto particolare: la banca Rasini acquisisce una quota della Brittener Anstalt, una società di Nassau legata alla Cisalpina Overseas Nassau Bank, nel cui consiglio d’amministrazione figurano Roberto Calvi, Licio Gelli, Michele Sindona e monsignor Paul Marcinkus. Questo Luigi Berlusconi, procuratore con diritto di firma della banca Rasini, era suo padre?
2) Sempre intorno agli anni Settanta il Sig. Silvio Berlusconi ha registrato presso la banca Rasini ventitré holding come “negozi di parrucchiere ed estetista”, è lei questo Signor Silvio Berlusconi?
3) Lei ha registrato presso la banca Rasini, ventitré “Holding Italiane” che hanno detenuto per molto tempo il capitale della Fininvest, e altre 15 Holding, incaricate di operazioni su mercati esteri. Le ventitré holding di parrucchiere, che non furono trovate a una prima indagine della guardia di finanza, e le ventitré Holding italiane, sono la stessa cosa?
4) Nel 1979 il finanziere Massimo Maria Berruti che dirigeva e poi archiviò l’indagine della Guardia di Finanza sulle ventitré holding della Banca Rasini, si dimise dalla Guardia di Finanza. Questo signor Massimo Maria Berruti è lo stesso che fu assunto dalla Fininvest subito dopo le dimissioni dalla Guardia di Finanza, fu poi condannato per corruzione, eletto in seguito parlamentare nelle file di Forza Italia, e incaricato dei rapporti delle quattro società Fininvest con l’avvocato londinese David Mills, appena condannato in Italia su segnalazione della magistratura inglese?
5) Nel 1973 il tutore dell’allora minorenne ereditiera Anna Maria Casati Stampa si occupò della vendita al Sig. Silvio Berlusconi della tenuta della famiglia Casati ad Arcore. La tenuta dei Casati consisteva in una tenuta di un milione di metri quadrati, un edificio settecentesco con annesso parco, villa San Martino, di circa
6) A Milano, in via Sant’Orsola 3, nacque nel 1978 una società denominata Par.Ma.Fid.
7) Signor Berlusconi da dove sono venuti gli immensi capitali che hanno dato inizio, all’età di ventisette anni, alla sua scalata al mondo finanziario italiano? Vede, Signor Berlusconi, tutti gli eventuali reati cui si riferiscono le domande di cui sopra sono oramai prescritti. Ma il problema è che i favori ricevuti dalla mafia non cadono mai in prescrizione, i cittadini italiani, europei, i primi ministri dei paesi con cui lei vuole incontrarsi, hanno il diritto di sapere se lei sia ricattabile o se sia una persona libera.
P.S. Dato che lei è già stato condannato in via definitiva per dichiarazioni false rese ad un giudice in un tribunale, dovrebbe farci la cortesia di fornire anche le prove di quello che dice, le sole risposte non essendo ovviamente sufficienti.
NOTA – Le sette domande sono state pubblicate ne “L’odore dei soldi” di Elio Veltri e Marco Travaglio (Editori Riuniti) 2001. Quindi note a tutti i parlamentari del Partito delle Libertà, della Lega e all’opposizione. Berlusconi ha intentato due cause agli autori del libro: la prima, per diffamazione, si è conclusa nel 2005 con l’assoluzione dei due autori e la condanna a Berlusconi: 100.000 euro di spese. La seconda – richiesta di risarcimento per diffamazione a mezzo stampa – è stata respinta dal Tribunale di Roma con l’obbligo del pagamento di 15.000 euro da parte del querelante. Carlo Costelli, dipartimento di Fisica & e INFN Università Sapienza, Roma, informa che questo testo in italiano, francese, inglese, spagnolo, tedesco è a disposizione su http://sites.google.com/site/carlocosmelliwebsite/Home gruppo facebook. Sta per entrare in rete la traduzione in arabo, giapponese, olandese.
Carino il manifesto.
RispondiEliminaCiao Frank!
Artemisia
Artemisia, magari riuscissimo ad abbatterlo con i manifesti. In senso figurato, intendiamoci!
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