L’incontro con il bel volto di Daniele, con i suoi occhi azzurri, con i biondi capelli è avvenuto questa mattina, aprendo “il Fatto Quotidiano” che gli dedicava l’apertura. E leggendo poi una storia angosciante e tristissima che accade in un Paese che dirotta altrove i soldi per la ricerca (per esempio da Telethon ad Alitalia).
L’irritazione non basta più ormai, ci vorrebbe ben altro, che so un soprassalto di indignazione civile, una mobilitazione ad ampio raggio per contagiare i dormienti e scuotere la stupidità che ormai è la cifra stilistica dell’Italia in quest’epoca decadente.
Il Tg3 ha dedicato alla sua vicenda due servizi, diversi nelle edizioni delle 14:20 e delle 19:00, affidati alla delicatezza di una brava giornalista - e dunque poco visibile - come Maddalena Bolognini, la quale ha intervistato il padre di Daniele. Non so il TgDue cos’abbia fatto, mentre il TgUno era impegnato nel bollettino papale della domenica ,di cui non se ne avverte la necessità, nonché nelle veline governative che lo accreditano come megafono del regime.
Molte domande hanno poi accompagnato la giornata e così ho ritenuto che l’accostamento con un’altra notizia, apparsa su “
Da una parte una famiglia in lotta contro il tempo e l’ottusità dei cosiddetti governanti (anche se la somara unica Gelmini ha ribadito che i finanziamenti per la ricerca ci saranno. In che modo non si sa, forse un miracolo. Che sarebbe poi il secondo dopo essere rimasta incinta, fuori dal matrimonio, peraltro), dall’altra un tizio che non ha fretta di trovar lavoro, né si capisce perché dovrebbe, visto che godersi la bella vita è meglio, incassando ogni mese il doppio della cifra che sarebbe necessaria a Daniele per poter continuare a sorridere, facendo brillare i suoi occhi azzurri e scintillare al sole il biondo dei suoi capelli per tanti anni ancora.
I cento passi di Daniele
Ha 2 anni: una distrofia rarissima lo sfiancherà. Per salvarlo serve la ricerca. Ma l’Italia è al palo
Il giorno in cui i medici gli hanno dato la notizia, la prima reazione di Fabio Amanti è stata un gesto. Un movimento quasi automatico. È difficile raccontarlo, il dolore dei padri: spesso non ha parole. Lui, quando ha ricevuto la notizia è rimasto impietrito. Poi si è tolto l’orologio, lento, e non se lo è più rimesso: “Da allora il tempo è diventato nemico, e la salvezza di Daniele è una lotta contro il tempo. Ecco perché non potevo più guardare le lancette girare spensierate sul quadrante”.
Bambini a passo di danza. Fabio ed Eliana sono i genitori di Daniele. E quella mattina del 9 febbraio 2008 hanno avuto la certezza che loro figlio era malato. Affetto da un male raro: anzi, l’unico caso noto (al mondo) di una particolare forma di mutazione che causa la distrofia muscolare di Duchenne. In Italia 5 mila persone combattono contro questa malattia e la sua forma meno violenta, la distrofia di Becker. I muscoli di questi bambini (i sintomi si manifestano fra i 2 e i 4 anni) sono attaccati progressivamente: si cammina con sempre maggiore difficoltà, prima o poi si finisce in sedia a rotelle, finché – uno ad uno – vengono intaccati gli organismi vitali. Alla fine, quando la distrofia progredisce allo stadio finale, tocca all’apparato respiratorio: diaframma, muscoli intercostali, cuore. La prima cosa che vogliamo raccontarvi, in fondo, è semplice: Daniele non ha ancora 3 anni e ha bisogno di 250 mila euro.
Per ora, però cammina sorridente. Solo se lo guardi con attenzione noti un’andatura strana, quasi un passo di danza. È un movimento elegante, persino: in realtà Daniele forza i talloni per stare in equilibrio. Ma ha ragione suo padre, è una lotta contro il tempo: in uno qualsiasi di questi giorni, il male potrebbe farlo precipitare nel tunnel della distrofia. Eppure la storia che vi racconto non è una melensa esercitazione, un apologo di buoni e lacrimevoli sentimenti. È la storia di una battaglia difficile e bella iniziata proprio davanti a quel verdetto, in quella stanza in cui le lancette hanno smesso di girare, nel punto in cui molti altri avrebbero gettato la spugna. È la storia di due genitori normali, che vivono del loro stipendio: Fabio ha un negozio di computer, Eliana è architetto, un mutuo. È la storia di un bambino biondo, bellissimo e con gli occhi azzurri che è diventato una celebrità su Internet, ed è (anche) la storia di un’ impresa. Un apologo involontario su un paese in cui spesso chi viene colpito da un destino feroce deve fare tutto da solo, affrontando molte difficoltà in più, invece che qualcuna in meno.
Ricerca & brevetti. In Italia, tanto per dire, molti ricercatori di talento si occupano delle sindromi distrofiche. “Ma quando arrivano a qualcosa – racconta Fabio – “sono costretti a vendere i brevetti all’estero, perché nel nostro paese nessuno ha la forza per svilupparli”. Il primo segnale che allarma Fabio ed Eliana, racconta lei “sono dei banalissimi lividi. Solo che Daniele non era mai caduto”.Iniziano le visite, i sospetti, i primi accertamenti al Bambin Gesù di Roma. A luglio la prima analisi del sangue. Quando legge il referto Eliana è stordita: “Due enzimi muscolari, il Cpk e l’Ldh avevano valori fuori dalla norma: da
Burocrazia nemica. Fabio ha 43 anni, capelli foltissimi, che tendono al grigio, è estroverso, sorriso largo. Eliana ha 34 anni, occhi azzurri e capelli biondi, bella come Daniele, seria e riflessiva. Il giorno in cui quel referto si abbatté sulla loro vita Fabio è disperato: “E ora?”. Lei, come nemmeno nei film, risponde: “Non lo so. Ma qualunque cosa sia la facciamo insieme”. Così è stato. Metà della sua vita Fabio la trascorreva sui computer: il primo bandolo per uscire dal tunnel arriva da lì. Ama giocare a scacchi in rete: una sera vede un banner: ci si può iscrivere a un forum. Inizia così, raccontando la sua storia. Poi costruisce un sito. E poi apre delle pagine su Facebook raccontando la storia di Daniele, giorno dopo giorno. L’unicità di quella malattia lo rende un pioniere: “Avevo bisogno – spiega – di due cose: raccontare e scoprire”. Intanto il mondo non era gentile, con la famiglia Amanti. Quando sono andati a chiedere un permesso invalidi si sono sentiti rispondere: “Lo diamo solo quando il bambino ha tre anni”. Non ha senso questa norma: Daniele e i bambini come lui tendono a stancarsi e hanno un bisogno vitale della carrozzina . Ma gli Amanti aspettano: “A gennaio manca poco, in fondo, no?”. Intanto avviano le pratiche per l’invalidità. Hanno fortuna, gliela riconoscono. Ma il giorno in cui l’Inps versa la prima indennità sul conto, di nuovo un pasticcio burocratico. La banca non accredita i 465 euro che lo Stato riconosce loro ogni mese: “Una circolare interna richiede l’apertura di un nuovo conto...”. (E tu vorresti bruciarla). Se entri nel tunnel della malattia sei meno tollerante con le piccole-grandi vergogne di questo paese. Sorride amaro Fabio: “Quando ho saputo che i soldi per l’Alitalia sono stati presi anche dai fondi della ricerca raccolti con Telethon volevo sparare. Mi sono chiesto: ma quanti italiani lo sanno?”. Già.
Parent Project. L’incontro che cambia la vita, in un paese in cui le istituzioni spesso latitano è quello con un’associazione internazionale,
Truffe. Ad esempio un tizio che visto il numero incredibile di visitatori continua a scrivere che lui una cura per Daniele ce l’ha: iniezioni di cellule staminali, in Cina e Thailandia. Il turismo della speranza. Fabio verifica le affermazioni di questo signore, scoprendo che non c’era nessun riscontro scientifico. “L’offerta era un pacchetto da 32 mila euro per 6 iniezioni. Un imbroglio – si arrabbia ancora Eliana – sulle speranze delle persone”. Così Fabio lo ha scritto nero su bianco: “Lei è un truffatore”. Intanto Fabio si accorge che cambia il suo modo di pensare: “Si hanno in testa tanti sogni, sui propri figli... io amo il nuoto, immaginavo che Daniele diventasse sub”. Ma siccome adesso la vita corre contro le lancette, bisogna fare tutto prima. Fabio insegna a Daniele ad andare sott’acqua a due anni; oppure lo porta una giornata a guardare gli aerei atterrare a Ciampino. E una mattina capisce che deve chiudere il suo negozio: “Non è nulla in particolare. Solo che arriva un cliente e ti fa: ‘Mi salvi l’hardware: c’è tutta la mia vita, lì... e tu, irragionevolmente, lo guardi male”. Prima il tempo era amico del suo lavoro: “Adesso odio il mio lavoro perché mi ruba il tempo per Daniele. E allora chiudo”. Anche in questo Eliana è diversa: “Vado tutti i giorni allo studio, torno alle otto. Poi giochiamo fino a mezzanotte: siccome il tempo di Daniele è prezioso, si è dilatato”. Il 70 per cento delle famiglie possono scoprire con l’esame del Dna se c’è il rischio di procreare bambini affetti da distrofia. Fabio e Eliana non potevano farci nulla. Il loro è un caso per cui, come spiega con una bellissima espressione il presidente di ParentProject “La differenza fra la vita e la morte è la conoscenza”.
I tre muri. Su Facebook gli amici sono diventati in un baleno 5000, il massimo. Allora Fabio ha aperto un’altra pagina. E poi un’altra ancora. Ogni giorno 15 mila amici chiedono cose del tipo: “Come sta Daniele?”. Fabio carica notizie, foto, i video girati dal nonno. Aggiorna ogni 15 giorni il contatore della sottoscrizione. Il 28 Aprile di quest’anno solo 9.209 euro, una goccia nell’oceano. Il 21 agosto già 13.849. Il 12 ottobre 15.035 euro. E poi sono arrivati tantissimi amici. Un giorno Gianmarco Tognazzi, con una lunga lettera di solidarietà. Un altro un comico come Enrico Bertolino; e poi un’attrice come Monica Guerritore. E poi il più celebre doppiatore italiano, Luca Ward, “regala” uno spot per Daniele. Scrive persino un ragazzino di 16 anni, che ha visto Fabio in un servizio di Studio Aperto: “Sei un babbo da paura!”: Fabio ed Eliana hanno riso e pianto, quel pomeriggio. L’incontro più bello, che ha prodotto tutti questi, è stato quello con Cinzia Lacalamita, una scrittrice triestina che ha perso sua figlia Sofia per la cosiddetta schiena bifida. Scrive un libro che finanzierà la ricerca. Adesso i 250 mila euro del traguardo sono meno lontani, di quando i genitori di Daniele si emozionavano per una notiziola su un sito Internet. In fondo questa storia si può raccontare anche così: “Ci sono tre muri da scalare – dice Fabio – Il primo è la malattia. Il secondo è la burocrazia. Il terzo è la cura” In camera sua Daniele ha una collezione di modellini, e nella sua lotta contro le lancette sfoglia Quattroruote: “Per noi – sorride Eliana – è un bambino come gli altri. Può sembrare una piccola cosa. Ma solo quando capisci questo trovi la forza per scalare le montagne”.
(15 novembre 2009)
Due storie un solo libro.
È madre, prima che scrittrice. Cinzia Lacalamita incontra su Internet Daniele, decide di aiutarlo. Ha perso sua figlia Daria: “Il suo corpicino era perfetto in ogni dettaglio, all’infuori di uno: un piccolo foro sulla schiena, segno di una tremenda malattia”. Si appassiona: scrive un libro, trova l’editore, pubblica Daniele, storia di un bambino che spera (Aliberti, 125 pp. 11,90 euro). I diritti d’autore vanno al Parent project Onlus direttamente sul conto (come i contributi) perché fabio, Eliana, Cinzia vogliono che nulla passi per le loro mani. “Se attiveremo il fondo abbiamo la speranza che produca risultati per Daniele”. E la certezza che aiuterà altri bambini”.
Per contribuire e aiutare Daniele:
POSTA: Fondo Daniele Amanti - Istituito presso il Parent project onlus c/c n°94255007
BONIFICO: Banca di Credito Cooperativo di Roma
Iban: IT38V0832703219000000005775
(Intestato a: Parent Project Onlus. Causale: Fondo Daniele Amanti)
CARTA DI CREDITO:
http://www.parentproject.org/italia/index.php?option=com_content&task=view&id=276&Itemid=36
MILANO Sedici mesi e otto giorni senza calcio. Mai successo, nella vita di Roberto Mancini. Il pallone rotolava e dietro c' era sempre lui: esordio in A, nel Bologna, il 12 settembre 1981 e 541 partite volate via, poi subito allenatore. Fiorentina, Lazio e Inter per sette anni, a parte una parentesi di sei mesi tra le dimissioni di Firenze e
ANDREA SORRENTINO
(7 ottobre 2009)
sono basito...
RispondiEliminaVoglio fuggire via dall'italia
RispondiEliminaphederpher, anche qui il tempo sembra aver risolto positivamente tutto.
RispondiEliminamalegria10, resistiamo ancora in questo paese.