Il suono della sveglia s’inserisce impietosamente nella nostra intimità. Ci ridesta dopo poche ore di sonno, come sempre accade quando si tratta dell’ultima notte assieme. Mi ero addormentato sul cuscino più morbido che ci sia. Per questo la durezza del risveglio scuote dal torpore, richiamando alla realtà e agli orari, completamente trascurati nei giorni precedenti.
“Vai prima tu?”.
“Vado”.
“Intanto preparo il caffé”.
Dalle persiane semichiuse filtra una striscia di sole che accarezza il suo posto ancora caldo. E profumato. Spalanco la finestra e l’azzurro del cielo è il colore beffardo che accompagnerà le ultime ore. Lo sfondo meno adatto per salutarsi e dirsi arrivederci. Naturalmente.
Lei, intanto, ha sistemato la tazzina fumante sulla tovaglietta del tè. Già, ieri pomeriggio. Mi siedo, mentre sento scorrere il getto della doccia. Mi guardo attorno per cogliere i segni ancora esistenti della sua presenza-assenza. L’altra tazzina, vuota, poggiata sul lavello. I suoi cellulari spenti, il libro che leggerà in viaggio. Quello che le ho regalato io, accanto allo zainetto. Il trolley di nuovo pieno. Trovo una tasca e la riempio di ovetti al latte e fondenti. Il secondo bucaneve che mangio è anche l’ultimo, non va giù altro. Sento che adesso esce dal bagno e si dirige in camera. Butta per aria il letto, stende lenzuola e piumone al sole.
“Ancora caffé?”.
“No, grazie”.
Riporto la caffettiera in cucina. È questo il giorno delle parole rade.
Si soffre insieme il solito distacco inevitabile, eppure ogni volta le ripercussioni spaccano il cuore. Gran parte della vita è una miscela di ripetizioni e ripartenze. Con lei le ripetizioni sono sempre diverse, il distacco – forse questa volta più breve – una sofferenza silenziosa e lacerante. Lo sappiamo ogni volta che ci incontriamo e ogni volta speriamo che il calice da bere sia meno amaro. E invece…
Un sentimento che cresce produce l’effetto di decuplicare le amarezze, come moltiplica la gioia di stare con lei, di cercarla, di desiderarla. La memoria fissa già i momenti lieti, quelli che maggiormente hanno caratterizzato queste brevi giornate. Il viaggio di ritorno assieme giovedì pomeriggio, dopo le quattro ore all’andata del mattino, da solo. Lieve come una piuma il tragitto. Otto ore e non sentirle nella lunga notte. I risvegli conditi da dolcezze insostituibili, la colazione può attendere. E poi ci sono gesti piccoli, attenzioni mirate, sguardi e desideri. Un impasto di erotismo e carnalità. Le risate contagiose. Piccola grande donna-bambina che ha riempito tanti vuoti, che mi dà speranza restituendo, migliorata, la capacità di provare sentimenti forti. Di quelli che caratterizzano la vita.
“Andiamo?”.
“Sì, andiamo”.
“Non piangiamo, d’accordo?”.
“Sì, certo”.
Ecco la stazione, gioia e delizia pochi giorni fa e adesso sofferenza che stringe il cuore. È come se l’accompagnassi verso il patibolo. Il binario giusto, il treno in attesa. Nulla si può più rinviare. Un bacio, un altro e ancora tanti. Da soffocamento. Corpi che non vogliono staccarsi. Una lacrima le riga il viso: “Non piangiamo, d’accordo?”.
"Qualche volta Dio uccide gli amanti per non essere superato in amore" Alda Merini.
martedì 25 marzo 2008
Il tempo delle parole rade
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soffro ogni volta...!
RispondiEliminaun abbracciox2 partecipe e affettuoso zial :))
RispondiEliminaBella scrittura, bella lettura, commozione. Io sto dalla parte delle lacrime, forse poco saggiamente.
RispondiEliminaAbbraccio.
Come si fa a non soffrire? Forse la sofferenza è indispensabile perchè ci regala moltiplicazioni di gioia.
RispondiEliminaHai descritto tutto con grandissima bravura e mi sembrava di esser lì, piccolo intruso, a vedervi.
Un abbraccio .....
alenic59, se queste sofferenze potessero un giorno trasformarsi in gioie...
RispondiEliminazialaura, grazie per la delicatezza. Anche tu sei molto cara.
harmonia, grazie per gli apprezzamenti che hanno molto valore, proveniendo da una persona che stimo tantissimo. Non sei poco saggia, perchè sapessi come devo forzarmi io per non farle spuntare. Mi riempie di fiducia sapere che potremo vederci addirittura tra un mese. Lacrime di gioia allora.
Un carissimo e sempre ammirato abbraccio.
Beppone, grazie. Ogni volta ci lascio un pezzettino di cuore in queste considerazioni e il tuo apprezzamento risarcisce la sofferenza. Lieve, poi, se emerge la consapevolezza del legame sempre più profondo.
Un abbraccio
Pensa che c'è gente che non avrà mai la fortuna di soffrire così...
RispondiEliminaTrovo che la vita debba essere vissuta con il cuore, con la mente, con le lacrime, e tu lo stai facendo.
Non stai sopravvivendo, ma Vivendo!
Ti auguro il meglio...
Beppone, la sofferenza del distacco è anche accentuata dall'incertezza per un futuro a due, legato a varie incognite. Tuttavia tu lo affermi: occorre vivere.
RispondiEliminaGrazie, caro amico per ciò che hai scritto, emanazione da un animo nobile.
un augurio con un ritardo di due giorni, ma vale lo stesso, no? Ross
RispondiEliminaRoss, certo che vale lo stesso, si assapora ancora meglio e poi chi lo firma è garanzia assoluta.
RispondiEliminaGrazie :-)
Ma poi c'è la gioia del ritorno... Grande fortuna....
RispondiEliminailvecchiodellamontagna, verissimo. Pregustare il piacere dell'attesa è di quelle cose che neppure con Mastercard...
RispondiEliminaUn abbraccio