giovedì 16 febbraio 2006

Tutti a piedi


“Con la presente vi comunichiamo che a partire da martedì 21 febbraio 2006 non abbiamo più disponibile un autista a tempo pieno che colleghi il magazzino principale con il reparto spedizioni.


Questa attività per quanto possibile verrà svolta, a turno, dai colleghi del magazzino i quali però, per ovvi motivi di tempo dovuti alla loro mansione principale, non garantiscono la consegna immediata ad ogni singola richiesta.


Si sta valutando di riesaminare la procedura attuale in modo di non causare problemi o disagi. Chiediamo tuttavia la massima collaborazione di tutti per semplificare l'attività di preparazione e di consegna.


Per il momento i materiali richiesti per cui non è possibile una immediata consegna, verranno sistemati in un'apposita area situata nei pressi del magazzino spedizioni”.


Sorvolando sullo stile, claudicante anche nella grammatica e nella sintassi, a inquietare è il contenuto di questa e-mail aziendale ricevuta durante la mattinata. Infatti, la “non disponibilità” di un autista a tempo pieno non dipende dalla volontà dello stesso, oppure da una sua paralisi alle braccia e alle gambe, né tanto meno da un capriccio, ma dal mancato rinnovo del contratto a tempo determinato che lo legava alla ditta ormai da cinque anni. Tutto ciò mentre un affabulatore racconta frottole va ripetendo, falsamente, da settimane  che i contratti a termine, per più dell’80%,  si trasformano poi, una volta che ci si è fatti conoscere dall’azienda, in contratti a vita. Forse questo collega è particolarmente sfortunato rientrando in quella modesta percentuale esclusa dal miracolo italiano, ma  poiché la tendenza padronale è stata questa, anche in circostanze analoghe che si sono presentate nei mesi passati, posso tranquillamente concludere, dati di fatto alla mano, che sulle bugie di B.1816 non tramonta mai il sole.

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