giovedì 24 febbraio 2011

Fratelli di sangue






Viene la morte e ha gli occhi di Gheddafi. Le sue mani grondano sangue, il papi le bacia senza ritegno alcuno.

Mentre si consuma nell'afasia della famosa Comunità internazionale il genocidio di un popolo, mentre la maggiore preoccupazione sono gli affari che andranno in fumo, molto più dei diritti umani che hanno trovato in Libia il loro cimitero, è importante riproporre l'immagine-simbolo che sta facendo il giro del web. Perché il papi è complice dell'orrenda macelleria a cielo aperto, è complice delle migliaia di fosse comuni che andranno a riempirsi. Perciò dovrebbe presentarsi in Parlamento, ripudiare il suo amico e poi dimettersi, assieme all'associazione a delinquere, definita “governo” che guida. Anche se non è l'unico colpevole. Perché esiste un maledetto trattato di amicizia tra Italia e Libia che, di fatto, ci assimila al sanguinario dittatore libico e rende conniventi la maggior parte dei parlamentari.



Ma vediamo in cosa è primatista l'Italia.

Fonte: www.dirittiglobali.it



L’Italia non solo è uno dei principali partner commerciali della Libia, ma è il maggiore esportatore europeo di armamenti al regime di Gheddafi. I Rapporti dell’Unione europea sulle esportazioni di materiali e sistemi militari (qui l'ultimo rapporto e un'analisi) certificano che nel biennio 2008-2009 l’Italia ha autorizzato alle proprie ditte l’invio di armamenti alla Libia per oltre 205 milioni di euro che ricoprono più di un terzo (il 34,5%) di tutte le autorizzazioni rilasciate dall’UE (circa 595 milioni di euro)”. Poi continua qui.

 



Ma è utile ricordare anche ciò che accadeva pochi mesi fa, alla fine di agosto. Utilissimo ausilio per la memoria le dichiarazioni surreali diffuse nella circostanza. L'ostentazione di un rapporto privilegiato, l'irrisione verso coloro che criticavano perchè legati al passato. A Roma si celebrava con il buffone libico la modernità.

L'articolo è tratto da "la Repubblica".





Gheddafi, spettacolo e polemiche



Frattini: "Critiche senza senso"



Incontro di mezz'ora tra il Colonnello e Berlusconi. Il ministro degli Esteri: "Chi critica non conosce politica e interessi d'Italia". La Padania titola: "L'Europa sia cristiana". Seconda lezione a 200 ragazze: "L'Islam è l'ultima religione"



ROMA - Una giornata intensa e decisamente varia quella vissuta oggi dal leader libico Muammar Gheddafi. Dopo aver impartito la seconda lezione a 200 ragazze e aver incontrato il premier Berlusconi, in serata ha partecipato ai festeggiamenti per l'anniversario del Trattato di amicizia tra Libia e Italia organizzati nella caserma 'Salvo D'Acquisto'. Qui, prima di assistere al Carosello storico dell'Arma del reggimento dei carabinieri a cavallo, il leader libico ha preso la parola per un lungo intervento: ''Saluto il grande coraggio del mio grande amico Silvio Berlusconi", ha detto, ringraziando l'Italia per la condanna del colonialismo e per il coraggio dimostrato ammettendo gli errori del passato. "Non vogliamo commettere lo stesso errore un'altra volta - ha detto ancora - vogliamo amicizia e collaborazione e che il Mar Mediterraneo sia un mare di pace". Gheddafi ha anche parlato del problema dell'immigrazione: ''Per fermare l'immigrazione clandestina - ha concluso il leader libico - la Libia, sostenuta dall'Italia, chiede all'Europa, che un domani, davanti a milioni di immigrati che avanzano potrebbe diventare Africa, almeno 5 miliardi di euro all'anno''.



Prima di Gheddafi, Silvio Berlusconi aveva rivolto un breve saluto al leader libico, ricordando che "tutti dovrebbero rallegrarsi" della nuova amicizia tra Italia e Libia sancita dal Trattato di Bengasi e sottolineando che chi critica i rapporti di amicizia tra lui e Muammar Gheddafi "appartiene al passato, è prigioniero di schemi superati". (...). Qui la prosecuzione.

 



Esiste poi uno stupidario inarrivabile e che adesso non fa più ridere, ma inchioda i parolai saccenti ad un ruolo che hanno rivendicato con arroganza, tacitando gli altri.



Stupidario


Dittatore ti amerò



a cura di Alessandro Capriccioli



Ecco un breve sunto della politica estera del nostro Paese nelle dichiarazioni di Berlusconi, Frattini e altri



(21 febbraio 2011)



Scegliersi gli amici, 1

«Io sono legato da amicizia vera con il presidente egiziano Mubarak, con il presidente libico Gheddafi e con il presidente della Tunisia Ben Ali». (Silvio Berlusconi, 23 dicembre 2010)



Scegliersi gli amici, 2

«In questi quindici anni io ho avuto modo di incontrare più volte Gheddafi e di legarmi a lui da una vera e profonda amicizia: al leader riconosco una grande saggezza». (Silvio Berlusconi, 11 giugno 2009)



Il mio modello

«Gheddafi è una persona intelligentissima, altrimenti non sarebbe al potere 40 anni». (Silvio Berlusconi, 12 giugno 2009)



Simpatica canaglia

«Sono il primo a dire che la Libia può essere imbarazzante sul piano dei diritti umani, ma in passato quante volte abbiamo avuto rapporti con dittature ben più serie?» (Gaetano Quagliariello, 31 agosto 2010)



L'è minga un terun

«Gheddafi è importante perché si propone come rappresentante di tutti i paesi africani, E dalla Libia che passano tutti gli immigrati per venire in Italia, ed è per questo che abbiamo trovato un accordo con lui». (Umberto Bossi, 8 giugno 2010)



Do not disturb

«Non ho sentito Gheddafi. La situazione è in evoluzione e quindi non mi permetto di disturbare nessuno». (Silvio Berlusconi, 19 febbraio 2011)



Vederci lontano, 1

«Speriamo che il presidente Mubarak continui, come ha sempre fatto, a governare il suo paese con saggezza e con lungimiranza: il mondo considera l'Egitto un punto di riferimento per il processo di pace che non può venire meno». (Franco Frattini, 26 gennaio 2001)



Vederci lontano, 2

«E' importante che Hosni Mubarak resti in carica finché non sarà stata impostata la transizione». (Franco Frattini, 6 febbraio 2011)



Vederci lontano, 3

«Confido e credo che tutti gli occidentali pensino la stessa cosa: che ci possa essere in Egitto una transizione ad un sistema più democratico senza rotture con un presidente come Mubarak che da tutto l'occidente, Stati Uniti in testa, E'stato sempre considerato l'uomo pi?ù saggio ed un punto di riferimento preciso per tutto il Medio oriente». (Silvio Berlusconi, 4 febbraio 2011)



Che porti sfiga?

«Credo si debbano sostenere con forza i governi di quei Paesi, dal Marocco all'Egitto, nei quali ci sono re o capi di Stato che hanno costruito regimi laici tenendo alla larga il fondamentalismo». (Franco Frattini, 17 gennaio 2011)



Il bielopartito dell'amore

«L'amore del popolo bielorusso per il presidente Aleksandr Lukashenko si vede dai risultati elettorali che sono sotto gli occhi di tutti». (Silvio Berlusconi, 30 novembre 2009)



Tipo nell'89 a Tienanmen

«Il governo cinese? Apprezzo la loro politica dell'armonia. (Silvio Berlusconi, 6 luglio 2009)



Bastava il pensiero

«Medvedev e Putin sono un dono di Dio per il vostro Paese». (Silvio Berlusconi, 11 settembre 2010)



Fonte: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/dittatore-ti-amero/2145064



Il trattato di amicizia, mai citato durante le trasmissioni che ho potuto seguire si trova qui e a seguire l'esito delle votazioni alla Camera e al Senato che lo hanno ratificato. Per questo ha totalmente ragione Emma Bonino, intervistata ieri dal Tg 3.



http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-f251a28f-d918-49d7-87d1-a69a768c676b-tg3.html



Riporto il preambolo e l'attenzione, per esempio, sull'articolo 4 o sull'articolo 6, nonchè sulla leggerezza che ha guidato gli estensori e i firmatari. Che poi si può sintetizzare ricorrendo ai sempiterni latini per i quali: pecunia non olet.



24 October 2008



Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica Italiana e la Grande Giamahiria Araba Libica Popolare Socialista



PREAMBOLO

La Repubblica Italiana e la Grande Giamahiria Araba Libica Popolare Socialista, qui di seguito denominati “le Parti", consapevoli dei profondi legami di amicizia tra i rispettivi popoli e del comune patrimonio storico e culturale; decise ad operare per il rafforzamento della pace, della sicurezza e della stabilita, in particolare nella regione del Mediterraneo;

impegnate, rispettivamente, nell'ambito dell'Unione Europea e dell'Unione Africana nella costruzione di forme di cooperazione ed integrazione, in grado dì favorire l'affermazione della pace, la crescita economica e sociale e la tutela dell'ambiente;

ricordando l'importante contributo dell'Italia al fine del superamento del periodo dell'embargo nei confronti della Grande Giamahiria; tenendo conto delle importanti iniziative già realizzate dall'Italia in attuazione delle precedenti intese bilaterali;

esprimendo la reciproca volontà di continuare a collaborare nella ricerca, con modalità che saranno concordate tra le Parti, riguardante i cittadini libici allontanati coercitivamente dalla Libia in epoca coloniale; ritenendo di chiudere definitivamente il doloroso "capitolo del passato", per il quale l'Italia ha già espresso, nel Comunicato Congiunto del 1998, il proprio rammarico per le sofferenze arrecate al popolo libico a seguito della colonizzazione italiana, con la soluzione di tutti i contenziosi bilaterali e sottolineando la ferma volontà di costruire una nuova fase delle relazioni bilaterali, basata sul rispetto reciproco, la pari dignità, la piena collaborazione e su un rapporto pienamente paritario e bilanciato;

esprimendo, pertanto, l'intenzione di fare del presente Trattato il quadro giuridico di riferimento per sviluppare un rapporto bilaterale "speciale e privilegiata", caratterizzato da un forte ed ampio partenariato politico, economico e in tutti i restanti settori della collaborazione; hanno convenuto quanto segue:



Capo I



PRINCIPI GENERALI



Articolo 4

Non ingerenza negli affari interni


1. Le Parti si astengono da qualunque forma di ingerenza diretta o indiretta negli affari interni o esterni che rientrino nella giurisdizione dell'altra Parte, attenendosi allo spirito di buon vicinato.

2. Nel rispetto dei principi della legalità internazionale, l'Italia non userà, ne permetterà l'uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile contro la Libia e la Libia non userà, né permetterà, l'uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile contro l'Italia.




Articolo 6

Rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali


Le Parti, di comune accordo, agiscono conformemente alle rispettive legislazioni, agli obiettivi e ai principi della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo.



 


Altre fonti: http://parlamento.openpolis.it/votazione/25181 Votazione alla Camera


http://parlamento.openpolis.it/votazione/25597 Votazione al senato



http://anidridecarbonica.wordpress.com/2010/08/31/trattato-amicizia-italia-libia-berlusconi-gheddafi/


domenica 20 febbraio 2011

Un ritorno tutto nuovo



Pago il pedaggio a sorella influenza e devo rassegnarmi, ma almeno dispongo del pc e...

Meglio riavvolgere il nastro delle ultime settimane per tornare ad un'altra domenica, quella del 9 gennaio, la prima trascorsa a casa del 2011. Ma anche una prima volta disastrosa, soprattutto pensando allo stato d'animo.

Rientrato il giorno prima, dopo aver provveduto a cancellare le tracce di una bella vacanza (disfare valigie, impostare lavatrici, accantonare i doni ricevuti) e ripreso contatto con la realtà e il calendario, soprattutto, che segnalava il ritorno al lavoro, penso che almeno un diversivo posso concedermelo. Perciò con tutta calma vado nella postazione informatica, cioè davanti al desk e premo il pulsante.

Bastano pochi minuti per procurarmi un brivido: la clessidra lampeggia sul monitor, rumori insoliti provengono dal case. Provo a fare finta di nulla e riavvio. In genere funziona, ma questa volta no. Identica situazione. Panico e sconforto, perché a differenza del passato adesso non posso più rivolgermi a quelli che erano colleghi. I tempi sono cambiati. Comunque un tentativo lo faccio alle 12:45 di una domenica già tormentata, inviando un sms alla persona che in genere mi assisteva. Non avendo più contatti da tempo esordisco con qualcosa del genere: “Come stai? Spero bene non come il mio pc”. Invio, ma poco convinto. Il cellulare tace, nel silenzio disperato ed irritante.

Inizia così un'attesa, in realtà scarsamente fiduciosa. Avrà ricevuto? Avrà letto? Come avrà reagito? Le amarezze si trascinano nel pomeriggio. In serata mi faccio più ardito: compongo il numero di casa, ma la risposta è disarmante: il nome che faccio è sconosciuto. Rispedisco lo stesso sms, stessa attesa e medesima conclusione. Allora provo con un altro collega, potrebbe avere notizie più aggiornate, come il numero. Anche con lui rapporti ormai inesistenti, ma se butti là qualche banalità si supera l'eventuale imbarazzo. E a me serve per arrivare al dunque. Annoto il numero che mi viene fornito e che avevo a suo tempo trascritto erroneamente, il cellulare è rimasto inalterato. Allora chissà perché non mi ha risposto. Ma nel frattempo si è fatto tardi e non mi pare il caso di tentare.

Riprovo il giorno dopo con una mail a cui segue la risposta che, più o meno, avevo paventato. Mi conferma, soprattutto, che in effetti i tempi sono cambiati e devo rivolgermi altrove, aggiungendo in un'estensione del passato che fu, il nome di un tecnico.

Affretto i tempi, porto l'illustre malato a destinazione e purtroppo il verdetto è sfavorevole, forse peggio di quanto ipotizzato. Salviamo tutti i dati su un supporto esterno, posta compresa. Poi ha via libera per procedere. Il fine settimana è dedicato all'acquisto di un nuovo computer, perché non posso conoscere i tempi necessari per la non certa riparazione e inoltre è impensabile restare privo di pc per un periodo indeterminato. Per incoraggiarmi, considero che comunque avevo da tempo l'intenzione di scegliere un notebook, da affiancare al desktop, magari da appoggiare in soggiorno con un router piazzato nel punto giusto.

La scelta si rivela indovinata, perché il vecchio pc è tornato in mio possesso solo un paio di giorni fa e nel frattempo ho familiarizzato con il nuovo sistema operativo Seven, mi sono adeguato piacevolmente alla nuova postazione che mi offre nuove e diverse opportunità, mentre il lavoro maggiore deriverà dall'esigenza di confrontare i dati, eliminare i numerosi file ormai obsoleti e approfondire l'uso e la conoscenza di Thunderbird, che ormai ho scelto per gestire la posta elettronica (meglio, molto meglio di OE) e anche di Open Office. Infatti tra le sorprese di Seven l'incompatibilità con Office 2003, perché solo Office 2010 è accettato (e non è installato di base, guarda un po'!), mentre Open Office legge ogni tipo di file ed è perfettamente compatibile.

Per non far torto al desktop dovrò dedicargli però rinnovate attenzioni. Di fatto mi ritrovo un pc potenziato, con il raddoppio della Ram e una nuova scheda madre, Office 2010, una serie di programmi indispensabili e la possibilità di collegare lo scanner (di cui faccio un discreto uso) e altre periferiche, mentre il portatile può ben supportare le chiavette Usb.

Ma perché mi sono dilungato in questa narrazione? Per spiegare l'assenza da questo blog, riempita in modo approssimativo da sporadici post che però non rappresentano la mia volontà di vivere il rapporto con lettori e commentatori. Da adesso mi auguro che la presenza sia costante, così come il contatto con coloro che sono (erano?) abituati a seguirmi.

Tralascio, perciò, le considerazioni sui rapporti con le persone, sulla fiducia negli altri, forse perché - come si usa dire – tutto è bene quel che finisce bene e che, in fondo, mi ritrovo una dotazione potenziata che forse, solo forse, ipotizzavo.

Certo che avere il notebook sempre a portata di mano costituisce una tentazione irresistibile: in pratica non te ne staccheresti mai, ma dopo le prime serate che si concludevano non prima dell'una, le due di notte, ho dovuto convenire che forse non era il caso di proseguire con queste dosi così forti. Così dopo aver placato l'astinenza forzata, mi sono imposto ritmi più “umani”. E adesso l'influenza con tentazioni pericolose: stare al calduccio nel letto con il pc accanto, ma so che saprò resistere.