sabato 28 febbraio 2009

Delitto di sciopero







 


Sciopero, via libera del governo. Cgil: stiano attenti. Anche Bossi frena


Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge delega per la riforma delle modalità di sciopero nei trasporti pubblici.


Queste le decisioni principali illustrate dal ministro per il Lavoro Maurizio Sacconi. In primo luogo per quanto riguarda «la proclamazione dello sciopero nel settore del trasporto, occorre che le organizzazioni che indicono lo sciopero abbiano la rappresentanza di almeno la metà dei lavoratori; se le sigle rappresentano almeno il 20% serve un referendum» preventivo nel quale è necessario ottenere «almeno il 30% di consensi».(…)


Per le organizzazioni sindacali che non superano la soglia del 50 per cento, si legge nel provvedimento, è previsto il ricorso al «referendum preventivo obbligatorio tra i lavoratori dei settori o delle aziende interessate dallo sciopero, a condizione che le organizzazioni sindacali che indicono il referendum siano complessivamente dotate, a livello di settore, di un grado di rappresentatività superiore al 20 per cento».  In quest'ultimo caso - precisa la norma - la legittimità dello sciopero è condizionata al voto favorevole del 30 per cento dei lavoratori interessati dallo sciopero».(…)

Sia lo sciopero virtuale sia l'adesione individuale allo sciopero saranno disciplinati dalla contrattazione, ha detto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. «Lo sciopero virtuale sarà disciplinato dalla contrattazione perchè potrà essere effettuato in varie modalità, con o senza la trattenuta dal salario», ha affermato il ministro, aggiungendo che «in questo caso deve esserci un danno anche per la controparte, più che proporzionato alla rinuncia dei lavoratori». La protesta virtuale, ha aggiunto Sacconi, per esempio si potrà fare con una fascia al braccio, comunque, ha ribadito, «saranno le parti a disciplinarlo».  (…)


www.unita.it (27 febbraio 2009)


 


Dal testo integrale del "piano di rinascita democratica", della loggia P2, sequestrato a M. Grazia Gelli nel luglio 1982


 


(…) b6) dare attuazione agli articoli 39 e 40 della Costituzione regolando la vita dei sindacati limitando il diritto di sciopero nel senso di:


I - introdurre l'obbligo di preavviso dopo aver espedito il concordato;

II - escludere i servizi pubblici essenziali (trasporti; dogane; ospedali e cliniche; imposte; pubbliche amministrazioni in genere) ovvero garantirne il corretto svolgimento;


III - limitare il diritto di sciopero alle causali economiche ed assicurare comunque la libertà di lavoro;(…)


 


Naturalmente è solo una coincidenza:



 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 



 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 




giovedì 26 febbraio 2009

Forza nucleare







Sempre più pericoloso il pagliaccio che si è nominato re e se lui continua a raccontare barzellette, a ridere, a scherzare, sarà bene che la sveglia suoni fragorosamente per i tantissimi dormienti, narcotizzati completamente dalle dosi letali di stupidità irradiate a tutte le ore.


Qui si parla del demenziale accordo italo-francese per la costruzione di centrali nucleari. Ho letto anche dell’altro, oggi, tutto ugualmente preoccupante. È il regime che s’avanza, bellezza e in attesa che ci imprigioni in un abbraccio mortale (e per nulla gradito) continuo a diffondere informazioni.


Il video che segue merita di essere ascoltato con la massima attenzione e sottolinea ulteriormente perchè B., tessera P2 n° 1816, sia un pericolo pubblico. Lui con i suoi compari plaudenti e in deficit neuronale. Segue poi un intervento di Dario Fo, come sempre magistrale e il link che rinvia alla puntata di “Report” del 2 novembre 2008, sul nucleare che abbiamo ereditato.


Nota a margine: il referendum o viene boicottato (come rischia di esserlo quello sulla legge elettorale, stretto a giugno tra due tornate elettorali), oppure ottiene il quorum, registra una valanga di sì come quello sul nucleare del 1987, ma viene tranquillamente calpestato dal barbaro di Arcore (sito ideale per una delle quattro centrali da costruire in Italia).


Nella foto: la prima pagina de “il manifesto” del 25 febbraio 2009.












LE IDEE


Morte ai fanatici ambientalisti


di DARIO FO


 



PROPRIO ieri 24 febbraio il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha presentato a camere riunite il suo progetto riguardo la produzione di energia e ha specificato che la produzione sarà pulita e rinnovabile. Inoltre, ha annunciato la quota di denaro che lo Stato americano ha intenzione di stanziare a cominciare da subito. Ha aggiunto: "Il nostro primo obiettivo è quello di riuscire ad abbattere drasticamente l'inquinamento atmosferico e l'effetto serra".


Il giorno stesso, a Roma, il nostro primo ministro Berlusconi firmava un accordo per attuare nel nostro paese l'impianto di ben quattro centrali nucleari di terza generazione, e non ha assolutamente parlato dei problemi di riscaldamento globale. Segnaliamo a questo proposito che l'inquinamento della città di Milano per ben 35 giorni sui 55 dall'inizio dell'anno ha superato il livello di inquinamento atmosferico, raggiungendo i 171 microgrammi di polveri sottili, contro i 50 del limite europeo. Ma il Governo italiano e il Comune di Milano non fanno una piega.


Tornando al nucleare, Berlusconi ci dà notizia dell'avvenuto accordo sfoderando un sorriso compiaciuto. E aggiunge che finalmente si è "abbattuto il fanatismo ecologico di una parte politica che già vent'anni fa ci aveva impedito di terminare la costruzione di due nuove centrali". Quindi si torna al nucleare? Ma come, ci siamo battuti tanto, il 70% degli italiani nel referendum sulle centrali ha votato contro, e lui ci definisce in massa fanatici dell'ecologia? E specifica che quello nucleare è un metodo ormai controllabile e sicuro. Ma come sicuro? Silvio, ti sei scordato che non più tardi dell'anno scorso in Francia succedeva un disastro: dall'impianto nucleare più importante della nazione, fuoriuscivano scorie tossiche che colpivano dieci operai. "Ma, calma!" dice il ministro francese, "degli operai sono stati colpiti dalle esalazioni, è vero, ma solo leggermente". Cosa significa "leggermente"? Significa che i danni procurati alla salute di quei dipendenti sono insignificanti: gli son diventati i capelli un po' azzurri, gli occhi fluorescenti e la pelle leggermente squamata. Qualcuno ha anche le branchie, ma gli stanno bene.


Ma io mi chiedo, questo nostro presidente è disinformato naturale o ha studiato per diventarlo? Nessuno gli ha detto che, a parte il pericolo continuo di disastro tipo Chèrnobyl, per il nucleare esiste il problema delle scorie? E che noi, in Italia, per il solo fatto di aver messo in funzione un paio di centrali nucleari cinquant'anni fa, ancora oggi abbiamo scorie che non sappiamo dove sbattere? E lo stesso accade anche in Francia, Il presidente ha dichiarato che entro il 2020 da noi sarà già attiva la prima delle quattro centrali previste. Ma quel cervello incandescente di governante sa cosa costa montare una centrale nucleare? In Finlandia ne stanno costruendo giusto una di ultima generazione. Avevano previsto che sarebbe costata un miliardo di euro, ma a metà percorso si sono accorti che il miliardo previsto s'era raddoppiato, due miliardi. Ora i responsabili della centrale, gente preparata e onesta, hanno avvertito che il valore dell'energia che riusciranno a produrre con quella loro centrale non riuscirà a coprire neanche la metà dei costi di fabbricazione ed impianto. Non solo, ma che la perdita aumenterà a dismisura quando, fra una ventina d'anni, come di norma, dovranno smontare tutto l'impianto e preoccuparsi di imballare ogni elemento dentro un enorme container in cemento armato, e poi andare a sistemarlo in uno spazio scavato nella roccia a un minimo di dieci metri sotto il livello del suolo.


E il nostro presidente, sempre lui, Silvio Eta Beta, assicura che l'energia nucleare è la più economica e produce ampi vantaggi e viene smentito immediatamente da ogni scienziato onesto e informato che lo sbeffeggia: "Ma che dici, Eta? Attento a te, i reattori funzionano solo grazie all'uranio arricchito. Ora devi sapere che negli ultimi anni il prezzo di questo propellente è aumentato di addirittura sette volte, per la semplice ragione che le riserve stanno per finire; e giacché il governo italiano ha appreso che per soddisfare l'intero bisogno della nazione si dovrebbero realizzare, sul vostro territorio, almeno sessanta centrali dell'ultima generazione, dove andate a sbattere? Vi è sfuggito il particolare che per raggiungere questo numero abbisognano almeno trent'anni, con una spesa da fantascienza? E poi c'è il guaio che proprio in ragione dell'enorme numero di centrali che ogni paese cosiddetto civile ha in programma di costruire, entro quindici anni di uranio fruibile non ce ne sarà più e allora con cosa le fai andare le sessanta centrali, con le noccioline? O col popcorn?! E poi, cervellone mio, ci spieghi in quale zona o territorio hai in mente di costruirle queste centrali? Nessuno ti ha detto che l'Italia è un paese a forte incidenza tellurica? E che dal nord al sud più profondo non c'è luogo dove sia pensabile montarci un impianto nucleare? L'unico sicuro sarebbe Roma, anzi il Vaticano è proprio il punto ideale... io insisto e firmo per una soluzione del genere.


www.repubblica.it (25 febbraio 2008)


 


http://www.report.rai.it/R2_popup_articolofoglia/0,7246,243%5E1080736,00.html

mercoledì 25 febbraio 2009

Al servizio di sua maestà



Torno sulla vicenda di Eluana Englaro, esaminata dal punto di vista giornalistico, esemplare paradigma dello stato ormai disastrato dell’informazione. Lo faccio attraverso due articoli: il primo di Giovanni Maria Bellu, pubblicato su “l’Unità” il 9 febbraio scorso; il secondo, di Gianni Minà, apparso sull’ultima pagina de “il manifesto” il 13 febbraio. Entrambi disegnano uno scenario “pornografico” - come scrive Minà - delle televisioni e dei giornali, nella fattispecie sul caso Englaro, ma che si potrebbe allargare a come è stata trattata la condanna dell’avvocato inglese David Mills per corruzione e lo stralcio della posizione del potenziale corruttore, grazie al lodo Alfano (in compenso il capo di quella che dovrebbe essere l’opposizione si è dimesso, a conferma della stranezza di questo Paese. Altro che normalità). Oppure, a scelta, il rinvio a giudizio del presidente Fininvest, Fedele Confalonieri, per favoreggiamento in bancarotta.


Per fortuna l’informazione, quella vera, è altro anche in televisione. Strepitosa, per esempio, la trasmissione, curata da Riccardo Iacona, “Presadiretta”, in onda la domenica sera (Rai Tre, ovvio), autentica perla nella merda domenicale, in questo caso, spalmata a più mani negli incubi pomeridiani.


 


La foto che manca


di Giovanni Maria Bellu


Guardate bene quelle foto. I giornali domani ne saranno pieni. Le televisioni inonderanno le case degli italiani con l’immagine di Eluana. E taceranno il fatto che quella ragazza, la ragazza sorridente delle foto, non esiste più da diciassette anni.


Il presidente del Consiglio, con la tempestività dello specialista di marketing, ha immediatamente avviato la seconda fase dell’operazione-Eluana. La sua prima dichiarazione è chiara fino alla spudoratezza. "È stata resa impossibile l'azione per salvarla".


Guardate quella foto e osservate la curva dei sondaggi. Cinque giorni fa due italiani su tre condividevano la scelta di Beppino Englaro. Ieri il paese era diviso a metà. Nel mezzo c’è stata una delle più colossali operazioni di disinformazione del dopoguerra. Sarà interessante e istruttivo studiarla. Perché la campagna mediatica della tragedia di Eluana Englaro è la dimostrazione evidente dei danni che la cosiddetta “anomalia italiana” è in grado di produrre nella libera formazione del consenso.


La tempestività con cui Silvio Berlusconi ha diffuso la sua dichiarazione chiarisce a tutti quelli che ancora non se n’erano accorti il senso dell’intera operazione: attribuire la morte di Eluana Englaro al capo dello Stato e all’intera opposizione. Con qualche venatura di “giallo” come ha potuto constatare chi, poco fa, si trovava davanti alla televisione e ha avuto la disgrazia di sentire Bruno Vespa.

L’uso delle immagini della ragazza sarà, nei prossimi giorni, il proseguimento con altri mezzi della falsificazione operata attraverso i servizi sui risvegli dal coma (di persone in condizioni totalmente diverse da Eluana Englaro) o con l’utilizzo ossessivo di verbi quali “bere” e “mangiare” (spesso accompagnate da immagini di focacce e bottiglie d’acqua). Per questo è importante guardare bene, cioè in modo adulto e consapevole, quelle vecchie foto. Perché il loro uso e abuso richiamerà un’assenza. Richiamerà l’immagine mancante. Quella di Eluana nel letto di morte.


L’immagine che, se solo avesse voluto, Beppino Englaro avrebbe potuto diffondere per mettere a tacere i suoi calunniatori. Non l’ha mai fatto. Non ha voluto farlo.  Ma questo, state sicuri, le televisioni del premier non lo diranno.


l’Unità (9 febbraio 2009)


 


 



TV E STAMPA: L'ABUSO DI ELUANA

Accanimento giornalistico


di Gianni Minà



Un vero spettacolo pornografico, quello messo in scena - con rare eccezioni - da televisioni e giornali dopo la morte di Eluana Englaro. Su istigazione del governo e del Vaticano. E con nessuna rispetto per la propria professione La tragica vicenda di Eluana Englaro ci ha permesso di constatare, una volta di più, la sconcertante situazione in cui versa l'informazione in Italia, ormai acriticamente asservita, salvo pochi casi, alle scelte politiche e personali del piccolo duce Berlusconi e alle logge e alle lobby che gli reggono il gioco.



Dalle 20.20 di lunedì 9 febbraio, dieci minuti dopo che Eluana aveva lasciato questo mondo, è partito infatti nei mezzi di informazione, specie quelli televisivi, un osceno carosello di cronisti, editorialisti e conduttori senza dignità che, malgrado la loro ignoranza sulla condizione di una persona da diciassette anni in stato vegetativo persistente, straparlavano e straparlano di medicina, etica, giurisprudenza, diritti civili, rispettosi proprio di nulla, nemmeno dell'umiltà, della discrezione con cui andrebbe fatta la professione in questi casi.

Sono presunti comunicatori attenti solo a come meglio potevano e possono lustrare le scarpe (pardon, le tesi) di quello che considerano, evidentemente, non il premier di questo paese, ma il loro padrone, quello che permetterà loro di continuare a fare (male) una professione alla quale servirebbe un'altra spina dorsale.



Questa laida esibizione lunedì era ancora più sconcertante perché era sufficiente sentir parlare Gustavo Zagrebelski, ex presidente della Corte Costituzionale a L'infedele di Gad Lerner o un primario di rianimazione dell'ospedale San Camillo di Roma, nei pochi secondi che gli concedeva Bruno Vespa a Porta a Porta, per capire quanto era grande la superficialità, l'arroganza, il cinismo, l'ipocrisia dei nostri politici e dei presunti cronisti che reggono loro la coda.

D'altronde questo era l'orientamento, il clima scelti dai «formatori» dell'opinione pubblica attuale per una particolare e tragica occasione come questa.



Non a caso Enrico Mentana, in questo teatrino, si è dimesso da direttore editoriale delle reti Mediaset perché l'imprescindibile esigenza di non rinviare (per motivi legati ai contratti pubblicitari) la messa in onda di quel tragicomico psicodramma che è il Grande Fratello, aveva bloccato il suo anelito di navigato giornalista di buttarsi in una serata irripetibile. Mentana solo ora sa, dopo quello che si è visto in questi giorni in televisione, salvo che nella puntuale e rigorosa puntata de L'infedele, come l'abbia scampata bella.



Perché la cattiveria di tutti coloro che hanno volato basso, in questi giorni, sul corpo martoriato di Eluana (a cominciare da Berlusconi stesso) era stata estrema, feroce.



Dal portavoce della sala stampa vaticana, per passare via via ai monsignori Barragan («Se l'intervento umano si rivelasse decisivo per la morte di Eluana continuerei a ritenerlo un delitto»), Saraiva Martins («E' stato un omicidio»), Tarcisio Bertone, segretario di Stato («No alla interruzione della vita mascherata da pietà»), Angelo Bagnasco («La morte per eutanasia di Eluana sarà una grave ferita per l'Italia»), fino al segretario della Cei monsignor Mariano Crociata («Ci siamo trovati di fronte all'inserimento dell'eutanasia nel nostro ordinamento»).

Tutti lontani o dimentichi del cristiano sentimento della pietà, oltre che dell'autonomia, delle leggi e dell'indipendenza delle istituzioni di uno Stato sovrano.



A questo proposito è quasi stravagante la dichiarazione di monsignor Crociata che parla di «nostro ordinamento», senza fare distinzione fra Vaticano e Italia.

Un mitragliamento ideologico-religioso così intenso e un'ingerenza così superba e inquietante, forse in Italia non si registrava dai tempi delle battaglie civili per le leggi sul divorzio e sull'aborto (nel 1970 e nel 1978), o addirittura dal tempo della breccia di Porta Pia.

Da credente, non riesco nemmeno a capire questa ossessionante paura della morte. Nella fede cattolica non è forse la morte un passaggio che, liberandoci dalle mediocrità terrene, ci ricongiunge a Dio?



Zagrebelski nel programma L'infedele era costretto a spiegare cosa sono i diritti civili, cosa è libertà in una democrazia, più alla Binetti, anima integralista, per quanto riguarda la fede religiosa, del Partito democratico, che al vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi, esponente di Forza Italia.



Per quale motivo, per servire quali ideali (o interessi?), la Chiesa cattolica nell'epoca di Ratzinger ha deciso di agire nella società italiana con questa arroganza, con questo atteggiamento invasivo, specie in un paese dove pure gode di tanti inusuali privilegi (dagli opulenti finanziamenti per le scuole private alla dispensa a pagare le tasse sulle proprietà, che non sono poche)?



E' così grande il vuoto attuale della nostra società e della stessa Chiesa di Roma, in crisi di vocazioni, da richiedere questa crociata?



O forse sta tornando in auge il Vaticano affarista dello Ior (Istituto opere di religione), creatura un tempo di monsignor Marcinkus, che fu complice, nel fallimento del Banco Ambrosiano, della loggia massonica P2 e che Papa Wojtyla riuscì a «confinare» negli Stati uniti solo dopo molti anni dall'esplosione di quello scandalo finanziario?



Cosa ha promesso il governo Berlusconi a questo Vaticano invadente e cosa questo Vaticano ha promesso a Berlusconi e ai suoi progetti presidenziali?



Nessuno ovviamente si poneva questi interrogativi la notte della dipartita di Eluana Englaro, vittima sacrificale di queste mire. E nemmeno in questi giorni sui giornali, più subdolamente attenti a rilevare che il papà di Eluana non c'era al momento della sua morte, ma volontariamente dimentichi che quest'uomo etico era andato a Lecco per trasmettere il suo coraggio alla moglie, anch'essa inferma. Ma Beppino Englaro andava crocifisso. Questa era la linea scelta, il verbo da seguire.



Lo imponeva il giornalismo di oggi, un'attività dove l'Avvenire, il quotidiano della conferenza episcopale italiana, può definire, senza alcun rispetto per se stesso e per Gesù Cristo, Beppino Englaro un «boia».



Così, Vespa a Porta a Porta era attento a far alzare subito l'audio quando parlava in Parlamento il ministro Sacconi (un socialista molto poco laico) e il colorito Gasparri, salvo poi abbassarlo velocemente quando il «colonnello» di An, bacchettato da Fini, dava da matto nell'aula del Senato.

Solitario il primario rianimatore dell'ospedale San Camillo tentava di spiegare che forte del giuramento di Ippocrate, solo il medico ha il diritto, d'accordo con il paziente e i suoi familiari, di decidere quando è l'ora di salutare la vita, e non il Parlamento, per il sacrosanto diritto di una persona di disporre del proprio corpo. Ma Vespa gli tagliava la parola, come il giorno successivo avrebbe fatto anche al prestigioso cardiochirurgo Ignazio Marino e al rappresentante di una associazione di rianimatori e anestesisti.



L'importante era far sfilare nello studio o in collegamento le storie di persone «resuscitate», ma che, chiaramente, non c'entravano nulla con i danni neurologici subiti da Eluana e con la sua lunga agonia.



C'era l'urgenza, a caldo, di mandare in onda un video infame dove un redattore di Porta a Porta, fratello di un paziente che si era risvegliato da un coma, sosteneva che Beppino Englaro, anni fa, dopo essere stato ospite della trasmissione simbolo del modo di fare informazione di Vespa, gli aveva confidato che la volontà della figlia di non essere mantenuta in vita artificialmente, in caso di un malaugurato incidente, se l'era inventata per favorire la battaglia civile portata avanti dai radicali sul diritto all'eutanasia.



Il commento di Beppino Englaro, quando lo avevano avvisato di questa presunta testimonianza, era stato definitivo: «Più in basso di così non si può scendere».

Bene: la tv servizio pubblico è riuscita a farlo. In nome di quale esigenza di Berlusconi o del Vaticano?



il manifesto (13 febbraio 2009)


venerdì 20 febbraio 2009

Il pagliaccio che si è eletto re





La chiarezza della ragione





Da “AnnoZero” del 12 febbraio 2009


 





DICHIARAZIONE DI VOLONTÀ ANTICIPATA


PER I TRATTAMENTI SANITARI


Io sottoscritto/a


nato/a il a prov.


residente a prov.


indirizzo


nel pieno delle mie facoltà mentali, in totale libertà di scelta, dispongo quanto segue in merito alle decisioni da


assumere nel caso necessiti di cure mediche.


CONSENSO INFORMATO


1. Non voglio Voglio essere informato sul mio stato di salute e sulle mie aspettative di vita, anche se fossi


affetto da malattia grave e non guaribile


2. Nel caso decidessi di non essere informato sul mio stato di salute e sugli esami diagnostici e le terapie da adottare,


delego a essere informato e a decidere in mia vece il signor


nato/a il a prov.


residente a prov.


indirizzo


3. Voglio essere informato sui vantaggi e sui rischi degli esami diagnostici e delle terapie


4. Autorizzo i medici curanti ad informare le seguenti persone:


DISPOSIZIONI GENERALI


In caso di perdita della capacità di decidere o nel caso di impossibilità di comunicare, temporaneamente


o permanentemente le mie decisioni ai medici, formulo le seguenti disposizioni riguardo i trattamenti sanitari.


Disposizioni che perderanno di validità se, in piena coscienza, decidessi di annullarle o sostituirle.


Dispongo che i trattamenti:


1. Siano iniziati e continuati anche se il loro risultato fosse il mantenimento in uno stato di incoscienza


permanente non suscettibile di recupero.


Non siano iniziati e continuati se il loro risultato fosse il mantenimento in uno stato di incoscienza permanente


e senza possibilità di recupero.


2. Siano iniziati e continuati anche se il loro risultato fosse il mantenimento in uno stato di demenza avanzata non


suscettibile di recupero.


Non siano iniziati e continuati se il loro risultato fosse il mantenimento in uno stato di demenza avanzata senza


possibilità di recupero.


3. Siano iniziati e continuati anche se il loro risultato fosse il mantenimento in uno stato di paralisi con incapacità


totale di comunicare verbalmente, per iscritto o grazie all’ausilio di mezzi tecnologici.


Non siano iniziati e continuati se il loro risultato fosse il mantenimento in uno stato di paralisi con incapacità


totale di comunicare verbalmente, per iscritto o grazie all’ausilio di mezzi tecnologici.


DICHIARAZIONE DI VOLONTÀ ANTICIPATA


PER I TRATTAMENTI SANITARI


DISPOSIZIONI PARTICOLARI


Qualora io avessi una malattia allo stadio terminale, o una lesione cerebrale invalidante e irreversibile, o una malattia


che necessiti l’utilizzo permanente di macchine o se fossi in uno stato di permanente incoscienza (coma o persistente


stato vegetativo) che secondo i medici sia irreversibile dispongo che:


1. Siano Non siano intrapresi tutti i provvedimenti volti ad alleviare le mie sofferenze (come l’uso di farmaci


oppiacei) anche se il ricorso a essi rischiasse di anticipare la fine della mia vita.


2. In caso di arresto cardiorespiratorio (nelle situazioni sopra descritte) sia non sia praticata su di me la


rianimazione cardiopolmonare se ritenuta possibile dai curanti.


3. Voglio Non voglio che mi siano praticate forme di respirazione meccanica.


4. Voglio Non voglio essere idratato o nutrito artificialmente.


5. Voglio Non voglio essere dializzato.


6. Voglio Non voglio che mi siano praticati interventi di chirurgia d’urgenza.


7. Voglio Non voglio che mi siano praticate trasfusioni di sangue


8. Voglio Non voglio che mi siano somministrate terapie antibiotiche.


NOMINA FIDUCIARIO


Qualora io perdessi la capacità di decidere o di comunicare le mie decisioni, nomino mio rappresentante fiduciario


che si impegna a garantire lo scrupoloso rispetto delle mie volontà espresse nella presente carta, il signor


nato/a il a prov.


residente a prov.


indirizzo


Nel caso in cui il mio rappresentante fiduciario sia nell’impossibilita’ di esercitare la sua funzione delego a sostituirlo


in questo compito il signor


nato/a il a prov.


residente a prov.


indirizzo


ASSISTENZA RELIGIOSA


1. Desidero Non desidero l’assistenza religiosa della seguente confessione:


2. Desidero Non desidero un funerale.


3. Desidero un funerale religioso secondo la confessione da me professata.


4. Desidero un funerale non religioso.


DISPOSIZIONI DOPO LA MORTE


1. Autorizzo Non autorizzo la donazione dei miei organi per trapianti.


2. Autorizzo Non autorizzo la donazione del mio corpo per scopi scientifici o didattici.


3. Dispongo che il mio corpo sia inumato/cremato.


In fede



Ve lo sottoponiamo, chiedendovi di sottoscriverlo, nel complesso o solo in alcune parti, e di inviarlo a: LUIGI MANCONI presidente di «A Buon Diritto» abuondiritto@buondiritto.it - Via dei Laghi, 12 – 00198 Roma

MARCO CAPPATO segretario dell’Associazione Coscioni info@lucacoscioni.it - Via di Torre Argentina, 76 – 00186 Roma Faremo arrivare le vostre “Dichiarazioni anticipate di volontà” o le vostre adesioni all’iniziativa ai Presidenti di Camera e Senato.

martedì 17 febbraio 2009

Una bella bandiera




Cadono una dopo l’altra le bandiere del bel calcio che fu. Giovedì 12 febbraio è toccato a Giacomo Bulgarelli, centrocampista del Bologna e simbolo della stessa città. Fedele ai colori rossoblù dall'esordio, che avvenne il 19 aprile 1959 (Bologna-Vicenza 1-0) fino al ritiro, il 4 maggio 1975 (Bologna-Ascoli 1-1).


Eccellente giocatore, varie volte nazionale, dotato di classe e signorilità, un binomio che nel baraccone odierno è in gran parte ignoto. Con lui se ne va un altro pezzetto di quell’infanzia felice in cui sognare, vedendo rotolare un pallone, era possibile e bello.


Per celebrare Giacomino Bulgarelli, nella gara che consacrò il Bologna campione d’Italia, ho fatto ricorso ad una firma storica del giornalismo sportivo e non solo: Gianni Brera. Il racconto dello spareggio scudetto tra Bologna e Inter è tratto dal libro “63 partite da salvare”. Nel video la sintesi di quella gara unica. Era il 7 giugno 1964. Quarantacinque anno dopo il fascino del bianco e nero, sottolineato dalla voce del cantore Nicolò Carosio, resta intatto, estraneo però a chi quell’epoca non ha vissuto. Purtroppo per lui.


 













BOLOGNA-INTER: 2-0


Bologna: Negri s. v.; Furlanis 8; Pavinato 7; Tumburus 8; Janich 9; Fogli 9; Perani 7; Bulgarelli 5; Nielsen 8; Haller 6; Capra 6.


Inter: Sarti 6; Burgnich 6; Facchetti 6; Tagnin 6; Guarneri 6; Picchi 9; Jair 4; Mazzola 4; Milani 5; Suarez 8; Corso 5.


Marcatori: Fogli al 30', Nielsen al 39' della ripresa.


Arbitro: Lo Bello di Siracusa.


Note: pomeriggio di sole, assai caldo. Un lieve ponentino dall'orario di inizio. Spettatori 51 mila paganti, 97.000.000 di lire. Terreno ottimamente inerbato. Nessun incidente, se si eccettua qualche pestone a Suarez e Jair. Disposizioni delle squadre: Picchi e Janich liberi. L'ala sinistra Capra occupa la zona del terzino sinistro. Fogli segue Corso, che non lo segue. Tagnin su Bulgarelli e Burgnich su Haller. Suarez senza avversari diretti. Furlanis su Mazzola. Angoli: Inter 7, Bologna 4 (p. t. 1-3). Antidoping per Facchetti, Tagnin, Corso, Pavinato, Tumburus e Capra.


 


ROMA - Il Bologna ha battuto l'Inter e si consacra campione d'Italia 1964. L'Inter ha subito dal Bologna lo stesso modulo tattico inflitto al Real Madrid sul terreno del Prater. Davvero, possiamo sportivamente compiacerci che per conquistare il titolo italiano il Bologna abbia dovuto superare, e con pieno merito, la squadra campione d'Europa! Il Bologna aveva disputato un ottimo campionato fino al momento della condanna per doping. Poi ha arrancato parecchio, avendo attenuanti soprattutto psicologiche. Riottenuti i punti della condanna di prima istanza, il Bologna si è ritrovato alla pari dell'Inter e lo spareggio si è reso inevitabile.


La scelta di Roma era quasi ovvia, a dispetto del caldo mediterraneo. Ma il prolungamento della stagione agonistica è stato fatale all'Inter. Si sono visti i suoi resti, all'Olimpico: una sorta di labile ectoplasma di quella che era stata la squadra più grintosa e gagliarda del campionato.


Il Bologna, per contro, ha finalmente impostato la partita per vincere. Nessuna concessione alle fole estetiche già tanto deplorate (e scontate) l'anno scorso. Praticamente l'Inter ha insegnato la lezione vincendo al Prater e il Bologna l'ha applicata con energica, direi spietata, determinazione. L'Inter ha largamente dominato il centrocampo ed ha scontato in attacco la nullaggine e lo scadimento psicofisico delle sue punte.


Il profilo tecnico-tattico dell'Inter è troppo noto perché ci si debba tornare sopra; fino all'altezza dei centrocampisti è di valore mondiale: poi scade moltissimo. Milani non è abbastanza agile per reggere al gioco stretto, guizzato in triangolo; Mazzola è vuoto al punto che sembra si regga a stento; Jair è malconcio e non ha alcuna intelligenza di gioco.

Il Bologna ha favorito il lento forcing dell'Inter non prestandosi mai a sguarnire l'area. Su quell'arcigno bastione aspettavano imperterriti Janich, Tumburus, Pavinato e Capra. E a loro si aggiungeva Furlanis, che Mazzola non aveva l'accortezza (né il dinamismo sufficiente) di portare lontano.


In centrocampo, senza compiti difensivi (finalmente), Fogli ha giganteggiato proiettandosi ogni volta in arrembanti incursioni. Bulgarelli ed Haller stavano sulla sua linea e soltanto Haller si consentiva qualche attesa un po' più in avanti. Lo stesso Perani arretrava in appoggio, ora a destra, ora a sinistra. E sulle estreme si spingevano talvolta anche Capra e Furlanis.


Si è veduto spesso Nielsen sola punta avanzata del Bologna. Ma la difesa di Negri non si è mai scomposta. La disposizione tattica della squadra doveva considerarsi perfetta. E non stupisce affatto che, pur dominando l'Inter... fino alle soglie dell'area, con fasi di disimpegno e di palleggio ad alto livello stilistico, non stupisce che sia stato proprio il Bologna a creare le migliori occasioni sottomisura!


È nella dialettica stessa del contropiede questa apparente contraddizione logica. Chi attacca e si squilibra, per eccessiva lentezza o per povertà di schemi, alla lunga subisce le incursioni degli avversari più dotati di punto e di inventiva.


Il Bologna ha assottigliato al massimo il suo gioco di offesa. Ma sulle misere sei conclusioni del primo tempo, ben tre avrebbero potuto fruttare il gol. Sarti ha dovuto rischiare la vita (e la reputazione) per sventare un tiro di Nielsen al 23'. Dal canto suo il formidabile danese aveva sbagliato al 16', quando era ormai solo davanti a Sarti, e aveva grossolanamente mancato il tempo, così da ciccare, su un invitantissimo traversone basso di Bulgarelli al 37'.


L'Inter, dal canto suo non ha impegnato una sola volta seriamente Negri. Nessun interista è mai riuscito a liberarsi davanti a lui. Le conclusioni, dice il taccuino, sono otto, ma un sol tiro discreto è stato effettuato da Milani, ed è finito fuori.

Il numero, davvero irrisorio, delle conclusioni, dice quanto sia stato moscio di ritmo e povero di coraggio il gioco del primo tempo. Alla ripresa, nulla è cambiato, se non in peggio. L'Inter si è ancora più squilibrata in avanti ogni volta fermandosi, impotente, sul poderoso bastione sorretto da Janich.


Il solo tiro serio l'ha effettuato Facchetti da lontano, e Negri l'ha prudentemente alzato di sberla sopra la traversa. Al 17' (nefastus numerus!) Suarez ha aperto una palla-gol a Milani sulla sinistra, e il vecchio bisonte l'ha ignobilmente buttata fuori.


Pochi istanti prima, il mio magnifico Fogli aveva chiarito le proprie intenzioni impegnando Sarti con un tiro lungo, basso e carogna, diretto all'angolino. Chi avrebbe dovuto seguire Fogli, il fievole Corso, assisteva con gli stinchi molli sopra le ignobili calzette a cacaiola. Se la difesa del Bologna ha badato a non perdere la partita, Fogli senza dubbio alcuno l'ha vinta, riempiendo di legittima soddisfazione chi tempesta da mesi il buon Fabbri perché si decida a considerarlo il miglior centrocampista italiano...

Tenuto più avanti, Fogli ha anche sfoggiato il tiro, di cui lo si giudicava a torto incapace, come è vero che cantare e portare la croce non è possibile. Fogli ha segnato su tocco di punizione e il suo tiro - basso e angolato - è stato per giunta deviato da Facchetti (come giuro di non aver visto). Poi, ha offerto palloni strepitosi a Nielsen, che finalmente ha infilato Sarti al 39'.


Battuta alla mezz'ora l'Inter ha tentato invano di stringere i tempi. La seconda fiondata di Nielsen l'ha definitivamente seduta. E' anzi da rilevare che Nielsen e Haller avrebbero potuto segnare altre due reti. E che non l'abbiano fatto è solo giusto... sotto l'aspetto sentimentale.

In effetti questi spareggi, quando la bilancia si decide a pendere, finiscono quasi sempre in Waterloo clamorose. L'Inter non l'avrebbe meritata una punizione più dura. Il punteggio deve considerarsi equo come la vittoria del Bologna.


Né staremo a disperarci per la temuta inevitabile dissoluzione psicofisica dell'Inter. E' già straordinario che sia giunta a tanto. Non me l'invento ora per consolarmi. Il campionato italiano è terribile: la Coppa dei Campioni è un'aggiunta che soltanto una grande e completa squadra potrebbe sostenere.


Del resto, basti ricordare le magre della Juventus del quinquennio in Coppa Europa per spiegarsi tutto: e non è che quella splendida squadra avesse tante e così temibili avversarie come l'Inter di oggi. Aveva la graziosa, incostante, Inter di Meazza e il Bologna, che giustappunto la lasciava andare per poi rifarsi in coppa.

L'Inter è campione d'Europa e questo può bastare al nostro orgoglio. Il Bologna l'ha superato di un'incollatura, e anche questo lusinga l'amor proprio del critico, forse unico nel pronosticarlo vincitore alla vigilia della stagione agonistica. Dirò, anzi, che il Bologna non avrebbe avuto nemmeno bisogno dello spareggio se avesse condotto certe partite con la fredda determinazione tattica di oggi. A pensarci, è questa la primissima volta che Bernardini si compiace di ricorrere a così drastiche contromisure tattiche. Non c'è che dire: il vecchio testone è stato bravo e Fogli deve considerarsi il suo maggior profeta, con quel meraviglioso puntero che è Nielsen.


Sulla stagione del Bologna e sul suo profilo tecnico-tattico bisognerà tornare, ovviamente. Già da ora sembra doveroso ammettere che la sua difesa è straordinariamente forte e decisa, che Janich è inferiore a Picchi per stile ed eleganza, ma forse lo supera per potenza e capacità di stacco.


Tumburus ha avuto gioco facile con Milani. Furlanis ancora più facile con Mazzola. Pavinato ha subito atterrito Jair degradandolo a grottesco piagnone. Capra infine è stato accorto nel tenere la zona e nel lanciarsi, di quando in quando, sull'estrema.

Esaurito l'esame - pur molto veloce - della difesa, ancora e sempre torna in mente il risolutivo apporto di Fogli, la cui presenza in centrocampo ha persino giustificato certi velleitari triangoli fra Bulgarelli, spompato assai, e Haller, che ha avuto spunti rari, ma grandiosi, impegnando allo stremo l'intelligente e ruvido Burgnich.

Perani e Fogli hanno rilanciato più che non sapessero i due finti interni. E Nielsen, finalmente servito a tempo, è stato un castigo di Dio.


L'Inter, voglio dire i suoi resti, ha giocato un ottimo calcio fino al momento della rifinitura. Ma il suo lento forcing consentiva ogni fattivo ricupero ai bolognesi e, per contro, metteva in serio imbarazzo la difesa, fin troppo sconnessa e svisata per le marcature, non molto convincenti a loro volta.


Picchi ha compiuto strabilianti prodezze in tackle, negli anticipi e nei disimpegni: alla lunga, era fatale che ci lasciasse le penne. E non meglio di lui stava Guarneri che in troppo spazio doveva vedersela con Nielsen. Quanto a Facchetti, vagava dietro a Perani. E Burgnich dietro ad Haller e Tagnin dietro a Bulgarelli. Tutti quanti erano troppo sbilanciati in avanti. E non valeva l'estro costruttivo di Suarez (un ottimo incontro il suo) ad evitare un'eccessiva, pericolosa rarefazione davanti a Sarti.


Nella cervellotica disposizione della difesa, anche Sarti ha scontato le sue. Due o tre volte si è salvato per miracolo: un paio di volte ha sbagliato grosso: tre o quattro è stato graziato dall'eccessiva irruenza degli avversari all'ultima battuta. Né si deve dimenticare il rimbombante spigolo di Haller sull'1-0.


Insomma, avrebbe anche potuto andare peggio. E per quanto sia umano il nostro disappunto, dobbiamo sportivamente toglierci il cappello ai nuovi campioni d'Italia.

L'anno prossimo, Inter e Bologna, faranno sicuramente in Coppa d'Europa come e meglio di quanto abbiano saputo il Milan e l'Inter: e daranno nuovo prestigio a quello che da tempo può considerarsi il campionato più tecnico e difficile del mondo. Ora la cronaca.

Sole estivo; la relativa frescura del ponentino. Entrano lente le squadre, come riluttanti all'ultima fatica. Vince il campo il Bologna; batterà l'Inter contro sole. Un minuto di silenzio per ricordare Dall'Ara, povero caro vecchio. Si va. Bulgarelli sgambetta subito Suarez. Ammonito.


Suarez si avventa in area, Janich lo spiana (3'). L'Inter domina al trotto. Ricorda il Real del Prater. E il Bologna... ricorda l'Inter. Tutte le marcature sono esatte. L'Inter arriva al bastione dell'area e si ferma.


Il primo portiere a toccar palla è Sarti, su lancio di Pavinato; all'11' Suarez deve fermare a scivolo Capra, in fuga sulla destra. Il Bologna annienta da sé (pare non esista: invece si limita). Ma l'attacco dell'Inter è nullo. E il contropiede del Bologna schiatta al 16'; Fogli lancia Nielsen, Guarneri scivola, Nielsen arresta male e spara fuori di destro.

Capito il gioco. Per l'Inter marca male. E per giunta non gioca mai sulle estreme. Si infogna al centro, dove la difesa bolognese è più munita. Fallo di Picchi su Haller, al 18': due calci in area: Perani ad Haller, destro che sarebbe facile per Sarti se Suarez non svirgolasse sopra la traversa: brividi per il possibile autogol. Furlanis pianta Mazzola, scende e serve Nielsen: debole sinistro parato (21'). Guarnieri tunnelleggia Haller e dà a Mazzola: destro dal limite, che Janich devia: para facilmente Negri.


Al 23', nuovo schema del Bologna: Tumburus, ala sinistra, crossa per Perani: tocco a Nielsen: scatto a rete: esce Sarti e di piede sventa il tiro in angolo. Mi ripeto che per l'Inter marca male. "Gioca come con la Lazio" dice un collega.


Sinistro di Jair al 26' parato facile. Facchetti a Suarez (30'): scende Suarez e Milani si spreca in triangolo. Ahimè, Suarez, come Picchi, è grande, ma al 32' un suo lancio a Milani, ala sinistra, è sprecato.


Gioco noioso. L'Inter rumina calcetto piacevole, ma sterile anche. Le punte, zero. Al 37', invece, Haller fa triangolo con Bulgarelli, che da destra traversa un'ottima palla-gol: vi balza sopra Nielsen e la cicca, diavolo d'un uomo: palla a Perani, salva Facchetti, molto bravo e sicuro.


38': il solo vero tiro dell'Inter: cross di Suarez a Tagnin, a Milani: destro basso da venti metri: fuori. Un fallo su Milani in fuga da sinistra: punizione di Suarez: destruccio alla paesana. Ma che fanno avanti, tutti questi bravi testoni?


Un'incursione di Perani fallita. Un destraccio di Milani, facile. Finisce il tempo. Impressioni penosette. Tre palle-gol costruite sotto Sarti, nessuna sotto Negri, benché apparentemente l'Inter abbia dominato il campo.


Ripresa. Al via Suarez libera Mazzola che tarda a concludere: il suo crossetto non serve alcuno. Altro stupendo lancio di Suarez per Jair: ennesimo fallo a gamba tesa dei difensori bolognesi (questa volta, Janich): angolo: prende Facchetti il rimpallo, avanza e fionda il sinistro da trenta metri: Negri sberla sul fondo.


Tutto il Bologna arroccato: Nielsen al centro, solo. All'8', sprazzo di Mazzola (da Milani): secco cross: Janich, di testa, in angolo. Ancora Janich di testa, sulla battuta: riprende Mazzola: Milani manca la girata: riceve: Negri sul rimbalzo, e molte grazie.

Veder giocare l'Inter sembra che faccia melina su un già cospicuo vantaggio. Al 14', Tagnin "palla-molla" serve Janich che incorna a Bulgarelli: a Fogli, che avanza lanciato, e spara un gran destro basso. Sarti devia a stento dall'angolino: avanza sulla palla Nielsen, a destra: Sarti, grandioso, gli blocca il tiro sul nascere.


Al 15' altro brivido: Corso guarda Fogli avanzare. Lancio a Furlanis , ala destra: tarda Picchi all'incontro: cross per Nielsen: difficoltoso dribbling aereo sotto gli occhi di Sarti e Guarnieri: palla fuori da un passo!


Al 17' la sola ed ultima occasione dell'Inter: Corso a Suarez: mischia, apertura geniale a sinistra: Milani è solo: ingobbisce e spara fuori. Negri protesta per il fuorigioco non visto da Lo Bello. Ammonito Fogli per proteste. La gente dice che Lo Bello è filo-interista. Non lo sono neppure gli attaccanti dell'Inter! Ogni tocco in avanti è perduto!

Sembra sfinito il Bologna (ironia): i falli sono molti davanti a Negri: ma una punizione di Corso al 25' non lo inquieta. Il Bologna reagisce a puntate improvvise. Un cross di Bulgarelli al 26', trova Nielsen squilibrato, e poi Perani, che Facchetti contiene. Di nuovo Perani scatta al 27' e quand'è in area Facchetti lo spiana d'ancata: "Rigore!" strillano tutti. Lo Bello lascia correre. Fra poco potremo dire che ha fatto bene.

Un cross di Furlanis a destra: Sarti manca la presa in tuffo, Nielsen cade, Perani non batte in tempo: Facchetti allontana. Riprende Haller, commette fallo Picchi. Punizione da venti metri. Barriera, Bulgarelli tocca a Fogli: destro basso deciso: dice che Facchetti ci mette la punta a peggiorare le cose: vedo Sarti tuffarsi in ritardo (essendo coperto): gol.

I milanesi zitti, i bolognesi festanti (e non loro soli) È fatta ormai. Ed era fatale, aggiungo. L'Inter, sballate le marcature, non ha attaccanti capaci di tenere un istante la palla. Non si può non perdere, se per giunta ci si sbilancia in avanti.


Al 31', Corso perde la palla e Nielsen come un alce va via seminando Burgnich e Guarnieri: in area, scavezzandosi, riesce e fermarlo Picchi (angolo). Dopo la battuta dalla bandierina, palla ad Haller sulla sinistra: gran tiro sullo spigolo dell'incrocio (e fuori).

Uno spunto di Mazzola in dribbling: quando pianta i due che lo cianchettano, Lo Bello ferma, fischia la punizione e Corso sciupa (coppet).


Al 36', palla-gol da Fogli a Nielsen: sinistro alto. Ma dopo 2'30", Fogli si ripete e questa volta Nielsen non sbaglia: il suo sinistro è secco e preciso: Sarti fuori causa.

I bolognesi si abbracciano festanti : gli interisti scuotono il capo e si seccano. E' finita. L'ultimo tiro lo sbaglia Suarez. Portano Bernardini in campo e lo issano sulle spalle i bolognesi. La festa incomincia. E noi a casa.