mercoledì 31 gennaio 2007

La famiglia di fatto


È questo blog l’appendice della mia anima, ne registra i sussulti, i palpiti, le vibrazioni, i malesseri. So che non potrei più farne a meno. Entrato, da un mese, nel terzo anno di vita, mi ritrovo enormemente arricchito rispetto ai primi, disperati, passi. Nato per dar sfogo ad una profonda angoscia interiore, quella che solo i grandi sentimenti infranti possono cagionare, si è poi andato - come da natura - evolvendo, conformandosi agli umori del momento, accompagnando fasi importanti, segnando gioie e malinconie. E così sono cresciuto, addentrandomi nei miei sentieri più reconditi, ma anche incrociando quelli di altre persone.


Si ha quasi l’idea e, più che percezione è ormai convinzione, che esista un mondo “altro” dove convergono intelligenze squisite, animi sensibili, nobiltà raffinate. E bellezza che, mancando del dogma visivo, è quella più autentica, legata non all’estetica, ma all’interiorità. Confronti e non scontri, solidarietà sicuramente non di facciata, ma vissuta e coltivata come indirizzo di vita, il bastone e il vincastro di un percorso terreno che porta fuori dalla banalità e dal chiacchiericcio molesto, virus in agguato dietro ogni angolo.


Anche nell’ultimo anno si sono accresciute queste conoscenze, la lista dei link (peraltro bisognosa di un aggiornamento) si è allungata. Non seleziono io, ma avviene naturalmente e ogni link è d’autore, dietro ogni nick si cela una persona. E scorro spesso l’elenco per legare a ciascuno una caratteristica, riconoscere un’impronta. E ne parlo anche, senza riferimenti ovvio, con gli amici del mondo reale ai quali racconto le ispirazioni, le idee, le proposte, i punti di vista che disseminano questa prateria dove sogni e bisogni s’intersecano. Capita così che ascoltando una notizia, l’associ a qualcuno che so interessato all’argomento e mi chieda come reagisca. Un’interfaccia che si prolunga per tutta la giornata, perché se non scrivo penso a chi (e a cosa) scriverò quando arriverà il momento propizio. Affermare che porto ciascuno di voi con me, nella quotidianità, non vuol essere scioccamente adulatorio, ma rispecchia la realtà dei fatti.


Perciò, anche questa volta che ho suonato una metaforica adunata, ho trovato puntuale riscontro, come tanti fiori sbocciati tutti assieme al centro di un aiuola verde che è pronta ad accoglierli. Ho letto parole e frasi intinte nella bontà d’animo, una in particolare mi ha colpito e commosso, rafforzando questo cordone ombelicale. Cresce così la speranza di un mondo migliore se solo fosse questa la linfa che potesse percorrerlo, magari anche solo per pochi minuti. Terremotandolo.


E, checché ne possano discettare vescovi e prelati, è bella una famiglia di fatto così allargata. Non sanno cosa si perdono.


Grazie a ciascuno di voi perchè esistete.


P.S. Giornata trascorsa inutilmente da mio padre in ospedale. Poco prima che iniziasse l’esame diagnostico previsto per oggi, un’urgenza riguardante un altro paziente, ha fatto slittare tutto a domani quando si saprà anche se gli verrà impiantato un pacemaker. Naturalmente non mancherò di aggiornarvi, pur se nessuna nuova, buona nuova: si dice così, no?


 

domenica 28 gennaio 2007

Delle ultime cose


Domenica strana. Domenica insopportabilmente lunga. Domenica di attesa. Fra meno di 48 ore mio padre verrà ricoverato in ospedale, reparto cardiologia. L’attenzione adesso, quella che finora è stata molto scarsa da parte medica, si sposta sul cuore, un muscolo molto affaticato che dovrà essere esaminato meglio per poi decidere come procedere. La situazione non è molto chiara, in effetti, perché se la situazione pare essere delicata, l’incertezza maggiore riguarda la terapia da seguire. E per una persona ormai stanca, entrata nell’ottantaduesimo anno di età, sfiduciata, con il morale piuttosto a terra, la decisione non può prescindere anche da questi aspetti. Nemmeno so bene cosa lui sappia o si attenda, se è ancora disposto a sopportare, ad aver pazienza. Soprattutto a lottare per non essere spezzato. Anche le riflessioni indeboliscono, minano le speranze e si ritrova avviluppato da cattivi pensieri, quasi presagi di sventura. Non li comunica tutti, anzi li conserva dentro, quasi essi costituiscano il suo alimento naturale. Però ieri me ne ha scodellata una summa, a pranzo.


Ripercorrendo in un lampo le tappe della sua vita si è soffermato sulla gioventù spesa in tempo di guerra, poi il matrimonio, l’acquisto della casa, l’obiettivo lungamente inseguito, le gioie, ma anche i dolori, Soprattutto i dolori. Prima la morte di “tua madre” (per fortuna che non ha aggiunto che a maggio saranno passati trent’anni), poi “tua sorella” e “tra poco toccherà a me”, ha degnamente concluso. Ho cercato, pacatamente, di replicare e altrettanto "pacatamente" gli ho intimato di evitare discorsi di questo genere, perché non avrò più intenzione di ascoltarli. Altro non ha aggiunto. A voce, perché poi nella mente avrà ripetuto ancora una volta, penso l’ennesima, il tragitto che mi ha illustrato.


Discorsi di morte, ieri. Brutta cosa quando le coincidenze si sovrappongono. In edicola incrocio un ragazzo che ha perduto il padre un paio di settimane fa. Ricordi che riemergono. E' la mia adolescenza stavolta chiamata in causa. Quei lunedì, al bar dello sport, in attesa del gruppo di adulti che non avrebbero mancato di commentare la giornata calcistica e noi quasi ad abbeverarci alle fonti della sapienza. Senza la presenza invasiva ed ossessiva, spinta fino al delirio, delle tv erano le testimonianze dirette a fare la differenza. A contare. E noi ascoltavamo, senza interferire. D’altra parte come si potevano contestare i guru della palla rotonda?


Lungo la strada verso casa saluto un vicino. La famiglia con cui sono quasi cresciuto: madre, padre, due figli quasi coetanei e poi i nonni, una zia. Una piccola comunità che ho visto assottigliarsi nel corso degli anni, fino alla devastante morte della moglie e madre. Sono trascorsi tre anni, ma lo squarcio che si è aperto presenta solo sporadiche cuciture. E l’assenza del perno centrale della famiglia caratterizza ogni azione della giornata, evidenziandone adesso la precarietà. Mentre il tempo passa e ingobbisce il vedovo, appesantendolo di rughe e di affanni, smorzando l’entusiasmo. I figli hanno scelto la via della volontaria reclusione, limitando al massimo i contatti umani. Ci teniamo in contatto con e-mail, anche se la distanza è di pochi metri.


E capita,così, che dolori passati e presenti si uniscano alle inquietudini per il futuro, quello prossimo, ormai imminente. A meno di quarantotto ore. Aspetto, facendo attenzione a non esser travolto dal vortice tumultuoso che investe la mente, non dandole tregua, sottoponendola ad ogni tipo di distrazione. Ma mi sembra di cominciare a vedere un film già visto di cui conosco i personaggi e la trama. O, almeno, è questa l’impressione-ossessione al termine di una domenica strana e insopportabilmente lunga.

mercoledì 24 gennaio 2007

Date che non si dimenticano


Cortile della Risiera di San Sabba


Mi capita tra le mani un quadernetto di poche pagine che mi aveva consegnato una ragazzina. Si tratta di un diario di guerra, o meglio brevi note del nonno materno deportato in campi di concentramento. Lei non lo ha mai conosciuto e la scoperta di questo quaderno avvenne casualmente alcuni anni fa. Poco altro ha saputo aggiungere, poichè anche i suoi genitori ignoravano l’esistenza di questa testimonianza che, peraltro, non rivela nulla di clamoroso.


Sono appunti vergati in fretta, con una grafia leggibile e a tratti pure ordinata sulle righe del foglio. Soltanto per alcune località tedesche vi è incertezza sul nome esatto, le altre sono riuscito ad identificarle in Rete. Delle stesse riporto, talvolta, anche la mappa. Per altre, racconti di deportati e si riscontra una sostanziale convergenza di luoghi e periodi. Ha prodotto, tuttavia, un certo effetto leggere queste righe, seguire i tratti che via via vanno scolorendosi assieme alla speranza di una liberazione così vicina, ma lontana nello stesso tempo.


La cronaca s’interrompe a metà maggio del 1945, con considerazioni amare e impregnate di fatalismo. Non sono noti altri particolari di questo giovane uomo, credente e avvilito, né i motivi per cui avesse tenuto questo diario. Verso la fine è ai suoi cari che si rivolge. Morirà prima di poterli abbracciare, consumato dalla febbre e logorato da condizioni di vita sotto il limite della sopravvivenza.


Per quanto possibile, sono stato attento a non modificare la stesura originale, lasciando come titolo, anche del post, quello che quest’uomo aveva messo in cima alle sue note, con tanto di sottolineatura. Un modestissimo omaggio alla memoria. Sul retro dell’agendina campeggia, stampato trasversalmente, un reboante: "vinceremo", tronfio retaggio di anni bui, che gettano cupe ombre anche sul presente. Il giorno o, se si preferisce, la settimana della memoria a questo serve: ricordare perché non accada mai più.


Date che non si dimenticano


8.09.1943 ?!?!?!?!


12.09.943 (ore 14) Partenza dall’albergo Regina per la caserma di Cavalleria di Merano (inizio della prigionia)


18.09.43 (ore 9) Partenza da Merano per il campo di concentramento di Settequerce (inizio dei lavori forzati).


9.1.44 (ore 19) Partenza da Settequerce per la caserma dei carabinieri ? di Bolzano


12.1.44 (ore 15) Partenza da Bolzano per la Germania (provviste viveri sacchi per 5 giorni)


15.1.44 (ore 9) Arrivo al c.c. di Meppen  (Germania) (marcia di 15 km)


21.1.44 (ore 18) Partenza da Meppen (destinazione ignota – 100 uomini)


22.1.44 (ore 1) Arrivo ad Osnabruck  (preso alloggio alla R.A.W.)


24.1.44 (mattino) Inizio a lavorare in fabbrica (riparazione tetti e cabine vagoni ferroviari, parte in legno son diventato falegname).


13.5.44 (ore 14 circa) Bombardamento aereo, metà fabbrica incendiata il nostro rifugio in fiamme. Ci salviamo per volontà divina. Cambio di alloggio si va ad Eversburg (piccolo c.c.)


28.8.44 Si deve passare civili. Grande propaganda il giorno stesso e quello appresso. Con tutto ciò solamente 9 compagni firmano e passano civili e noi... si rimane come eravamo.


13.9.44 (ore 16 e 20 circa). Ancora un nuovo e grande bombardamento che ci sorprende per la via. Riusciamo a salvarci per miracolo in galleria quando già le prime bombe erano cadute non distanti da noi (schivata la fine per pochi secondi). Iddio ci ha protetto.


26.9 44 (ore 15,30- 16,15) Altro grande bombardamento. Trovo scampo in un bosco. Fabbrica quasi totalmente distrutta, forse non lavorerò più.


3.10.44 (ore 9) In occasione del cambio forzato di destinazione di lavoro ci passano in massa civili, non tralasciando di spogliarci per benino prima di lasciarci liberi.


3.10.44 (ore 10). Partenza per... (illeggibile) nuova destinazione di lavoro (succ. R.A.W.)


4.10.44 (ore 8) Arrivo a... (illeggibile) presentazione in fabbrica (ci alloggiano in una stalla baracca assieme ad un’altra ventina di italiani delle stesse nostre condizioni).


5.10.44 (ore 6) Si inizia a lavorare in fabbrica, continuo il lavoro di falegname (rip.vagoni). Si lavora 60-65 ore la settimana.


9.3.45 (ore 7). Assieme ad altri 2 compagni italiani (dopo aver lavorato tutta la notte per 10h 30’, si lavora di notte a causa della scarsità di energia elettrica). Ci avvertono di presentarci in mattinata dal sindacato lavoratori, il perchè non ce lo dicono ma già sappiamo che ci licenziano. Al sindacato ci annunciano che l’indomani dobbiamo partire per Gustrow (O.T.* nostro nuovo lavoro). A nulla valgono le nostre proteste per aver altre destinazioni.


*OT: Organisation Todt

 OT-Einsatzgruppe Italien: comando OT sul teatro di guerra italiano (n.d.r.)


10.3.45 (ore 16,30) Partenza da Malchin  per Gustrow, si aggiungono a noi altri compagni di sventura. Si viaggia su un treno di sfollati sui respingenti.


10.3.45 (ore 19) arrivo alla O.T. di Gustrow. Qua troviamo altri italiani civili rastrellati in settembre in Toscana che condividono la nostra stessa sorte. Ci raccontano molte cose dell’Italia che ci fanno stringere i pugni digrignare i denti!!


13.3.45 (ore 17,30) Partenza per Berlino


14.3.45 (ore 2,30) Arrivo al lager O.T. (ci consegnano subito 2 coperte e la gavetta).


15-15.3.45 Ci fanno documenti di lavoro e...ci vestono della divisa O.T. (morale di noi italiani molto basso non potendo far nulla per evitare tutto ciò) contro la forza la ragione non vale.


19.3.45 (ore 7,30) Partenza da Berlino (a piedi) per la nostra nuova destinazione di lavoro. Si marcia fino alle 17, poi ci imbarcano su dei camion con i quali si percorre ancora qualche ora di cammino. La notte ce la passiamo all’aperto in un paese di cui non so il nome.


20.3.45 (ore 12 circa) Imbarcati di nuovo su dei camion ci portano a... (illeggibile) dove ci danno alloggio in un teatrino.


21.3.45 (ore 10,30) Si inizia il nostro lavoro. Si fanno dei camminamenti, non è molto faticoso, ma anche il vitto non è abbondante.


24.3.45 È qualche giorno che non mi sento bene, oggi sono andato in infermeria a marcar visita. Mi riscontrano male di gola con relativa febbre (38°) per la quale mi mettono a riposo (cure minime scarseggiando di materiale sanitario.


30.3.45 (ore 8) Caricato su di una carretta assieme ad altri compagni che non possono camminare, vengo portato a Beeskow per una disinfezione.


31.3.45 (ore 8-9) Si lascia questo paese per trasferimento di lavoro, ancora non guarito faccio il viaggio su di un carro. La nostra nuova destinazione è Glienicke dove arriviamo circa alle 15. Si prende alloggio anche qui in un teatrino.


6.4.45 (ore 13 circa) Si parte da Glienicke per nuova destinazione alla quale arriviamo verso le ore 18 (un paesino a circa 2 km oltre Bad Saarow. Si alloggia in un fienile.Qui la vita mi è proprio insopportabile, si fa fame come quando ero prigioniero ma... pazienza sopportiamo ancora, speriamo che presto finisca.


9.4.45 Sempre ammalato vengo portato in un ospedale militare per una visita risultato della quale è il mio ricovero in esso. Sembra che la mia malattia sia una cosa seria.


12.4.45 (ore 20) Mi imbarcano su di un treno ospedale e si parte per destinazione ancora più distante dal fronte.


13.4.45 (ore 19) Arrivo al nuovo ospedale (Juteborg)


20.4.45 (sera) Ai ricoverati ritenuti meno gravi viene dato l’ordine di preparare i bagagli. Fra i meno gravi ci sono anch’io (febbre 37,5). Ci fanno partire a piedi per un altro ospedale distante una ventina di km, ma perché non ci tengono qui così almeno se arrivano gli amici sarei liberato e forse si finirebbe di condurre questa vitaccia. Per fortuna questa lunga marcia mi è stata risparmiata da un camion. Certamente io non ci sarei riuscito a condurla a termine. Ci portano a Beelitz in un nuovo ospedale dove ci ricoverano per la notte fino al pomeriggio del giorno dopo (21).


21.4.45 Partenza da questo ospedale. Ci indirizzano all’altro dove arriviamo e troviamo tutto in subbuglio per una partenza affrettata. C’è da diventare pazzi. Questa vita fra gente che non comprendo e non mi comprende mi è proprio insopportabile. In ufficio dove ci presentiamo (siamo in 4) ci tengono in attesa per qualche ora. Si decide di passare la notte qui. Io faccio notare al maresciallo che ho la febbre e così vengo addirittura ricoverato e.... non parto da qui. Forse questo è il momento buono che arrivano gli amici e mi liberano.


22.4.45 (pomeriggio) Sono arrivati i Russi (ma io ancora non li ho veduti). Notti e giornate terribili.


27.4.45 Son ritornati i tedeschi (di nuovi tristi giorni il fronte è di nuovo qui)


28.4.45 (sera) Si abbandona questo ospedale. La vita ormai sta diventando impossibile, è una settimana che non si mangia quasi niente. Ci hanno colpito già ripetutamente i fabbricati. Si fanno i nostri bagagli e si va a piedi fino in un bosco a 7-8 km da qui dove un treno ci carica tutti (la partenza non avviene che alle 4,20 dell’indomani, 29).


29.4.45 (mattino). Arrivo a Lindau. Qui con automezzi di fortuna si inizia il trasporto dei pazienti (io non parto che alle 4 del giorno dopo) in un ospedale. Il tragitto è lungo, ci portano a Magdeburg  in una ex caserma tutta mezzo sgangherata dalle bombe, qui alla meglio ci dobbiamo arrangiare. (È da qualche giorno che siamo qui. Mi dicevano che a qualche km ci sono gli americani ed oggi invece sono apparsi i russi!! Non ci capisco proprio niente!!).


12.5.45 Qui ogni giorno la situazione peggiora. Mancano medicinali, tutta un’attrezzatura per ospedale. Viveri così pochi che si fa una gran fame. Manca persino l’acqua da bere. Come si va avanti così? Miei cari, questa volta se Iddio non mi assiste è la volta buona che non vi rivedo più. Oggi è stato in visita il comandante russo, conclusione sarà come le altre, cioè: niente. Chi more, more e chi campa campa.


VINCEREMO


 


martedì 23 gennaio 2007

Soldi rubati all'agricoltura


Un’informazione che aggiunge vergogna a vergogna.


Epolis 17 gennaio 2007


“Una leggenda circola da anni negli ambienti politici e economici: gli americani saranno anche ingombranti, però pagano l’affitto delle basi allo Stato italiano. Falso. Completamente. La verità è contenuta nel "2004 Statistical Compendium on Allied Contributions to the Common Defense", ultimo rapporto ufficiale reso noto dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Alla pagina "B-10" c’è la scheda che ci riguarda: vi si legge che il contributo annuale alla "difesa comune" versato dall’Italia agli Usa per le "spese di stazionamento" delle forze armate americane è pari a 366 milioni di dollari. Tre milioni, spiega il documento ufficiale, sono versati cash, mentre gli altri 363 milioni arrivano da una serie di facilitazioni che l’Italia concede all’alleato: si tratta (pagina II-5) di «affitti gratuiti, riduzioni fiscali varie e costi dei servizi ridotti». Ciò che le imprese del Nord-Est e del Meridione domandano da anni a Roma senza ottenerlo, gli Usa lo incassano in silenzio già da molti anni. È come se il padrone di casa, oltre a dare alloggio all’inquilino, gli girasse anche dei soldi. Nel caso delle basi americane, il 41 per cento dei costi totali di stazionamento sono a carico del governo italiano: il dato è riportato alla pagina B-10. Alla tabella di pagina E-4 sono invece messi a confronto gli alleati: più dell’Italia pagano solo Giappone e Germania, mentre persino la fidata Gran Bretagna è dopo di noi, si è limitata - nel 2004 - a contribuire con 238 milioni di dollari.


Una sorpresa la si ha mettendo a confronto i dati del 1999 e del 2004: si scopre che il Governo Berlusconi ha incrementato i pagamenti agli Usa, passando dal 37 per cento al 41 per cento dei costi totali sostenuti dalle forze armate ospiti.


Ma non basta. In base agli accordi bilaterali firmati da Italia e Usa nel 1995, se una base americana chiude, il nostro governo deve indennizzare gli alleati per le «migliorie» apportate al territorio. Gli Usa, per esempio, hanno deciso di lasciare la base per sommergibili nucleari di La Maddalena, in Sardegna: una commissione mista dovrà stabilire quanto valgono le «migliorie» e Roma provvederà a pagare. Con un ulteriore vincolo: se l’Italia intende usare in qualche modo il sito entro i primi tre anni dalla partenza degli americani, Washington riceverà un ulteriore rimborso”.


Epolis è una catena di quotidiani, del tipo free-press (il prezzo è di 50 centesimi, ma ancora viene distribuito gratuitamente (anche in abbonamento), lanciata da Nichi Grauso in Sardegna, circa un anno fa, poi sbarcata nel Nordest e, infine, approdata a Roma e Milano alla fine di settembre dello scorso anno. In questo caso il pezzo è tratto da ePolis il Vicenza.


 

Firma anche tu!

E' partita una petizione online per richiedere la non costruzione di una nuova base a Vicenza.



http://www.petition online.com/ vicenza/petition .html

lunedì 22 gennaio 2007

Gli sfasciafamiglie


In Italia avviene un omicidio in famiglia ogni due giorni: in 7 casi su 10 la vittima è una donna e in 8 su 10 l'autore è un uomo. Nel 2004 sono stati 187 i delitti maturati in ambito domestico, in calo rispetto al 2003, quando furono 201. Il contesto relazionale nel quale si consumano la maggior parte degli omicidi è quello della coppia (100 delitti, pari al 53,5%). I dati sono contenuti nel rapporto 2005 “L'omicidio volontario in Italia”, curato da Eures ed Ansa.


Il maggior numero di omicidi domestici avviene nel Nord Italia (83, pari al 44,4%) contro i 64 del Sud (34,2%) ed i 40 del Centro (21,4%). La Lombardia si conferma la regione a più alto rischio con 26 vittime (13,9%), seguita da Lazio (19), Toscana (16), Veneto, Campania e Sicilia (15) e Piemonte (14). Ma è Roma la provincia più colpita, con 13 morti, seguita da Milano (11), Torino (8) e Napoli (7).


Nel 68,4% dei casi (128 in termini assoluti) le vittime di omicidio in famiglia sono donne, più numerose nelle regioni del Centro (75%), seguite da Sud (68,8%) e Nord (65,1%). L'indice di rischio (vittime per 100 mila abitanti) risulta significativamente più alto tra le donne (0,43 vittime per 100 mila abitanti), in particolare nella fascia 35-54 anni (0,49) a fronte di un dato maschile pari a 0,21. Un maggior rischio è peraltro già presente tra le minori, con 16 vittime di sesso femminile rispetto alle 8 di sesso maschile.


Il numero più alto di vittime si registra tra gli over 64 (39, pari al 20,9%) e nella fascia 35-44 anni (32, pari al 17,1%), cui seguono le fasce 25-34 anni e 45-54 anni (29 vittime, pari al 15,5%) e quella 55-64 anni (19, pari al 10,2%). Le fasce 14-18 anni e 19-24 anni contano entrambe 8 vittime (pari al 4,3%), mentre gli omicidi di figli in età prescolare registrano 13 vittime (6,9%).

Nel 69,5% dei casi, vittima e autore risultano conviventi al momento dell' omicidio.


Nella maggior parte dei casi la vittima è coniuge o convivente (72 vittime nel 2004, pari al 38,5%, prevalentemente donne); seguono i genitori (33 vittime, pari al 17,6%), i figli (25, pari al 13,4%) e gli ex coniugi/ex partner (20 vittime, pari al 10,7%). Inferiore il numero delle vittime tra partner/amanti (7 casi, pari al 3,7%), così come tra fratelli e con altri familiari (entrambi con 5 vittime pari al 2,7%).


Accanto al movente di natura passionale e a quello derivante da liti e dissapori (entrambi con 43 vittime, pari al 23%), tra le altre cause dell'omicidio in famiglia emerge il disagio della vittima o dell'autore: il 12,8% e' attribuito a disturbi psichici, il 9,6% a futili motivi, l'8,6% ad un raptus ed il 6,4% ad una situazione di forte disagio della vittima stessa.


Sono soprattutto uomini (8 su 10) gli autori di omicidi in famiglia (144, pari all' 80,4%). Le fasce con la piu' alta concentrazione sono quelle comprese tra i 25 e i 44 anni: tra i 35-44enni gli autori di omicidio arrivano a 37 (pari al 20,7%), superando di un solo caso la fascia 25-34 anni (36, pari al 20,1%).


La sequenza di aride, ma eloquenti cifre fin qui snocciolata trova la sua concreta spiegazione in quanto scrive, nella sua quotidiana rubrica “Fronte del video”, Maria Novella Oppo.


Famiglie contro


Maria Novella Oppo


l’Unità 19 gennaio 2007


“Avvio sanguinoso del Tg2 delle 13: un delitto dopo laltro. Cè un nuovo massacro familiare che si aggiunge a nuovi delitti commessi da ragazzini, per i quali piangono in tv i genitori del morto e quelli dellassassino. Scorrono le immagini di nuovi esterni domestici, portoni e terrazzini, dove vasi di fiori, panni stesi e giocattoli abbandonati testimoniano di una vita del tutto «normale». Del resto, come ha documentato il rapporto Eures-Ansa nei giorni scorsi, la famiglia uccide più della mafia. E lassassino abita sei volte su dieci nella stessa casa della vittima, se non dall’altra parte del pianerottolo. Ecco allora la guerra di trincea in nome della quiete, o della casa: bene supremo al quale si è sacrificata la vita e in nome del quale si sacrifica la vita altrui. Famiglie l’una contro l’altra armate, pericolose per sé e per gli altri. E forse è il caso che i tanti esperti informati dei fatti, discutano nei talk show che cosa indebolisce e sgretola questi nuclei sociali, diventati asociali. Sapendo che, sicuramente, non sono i pacs”.


Appunto. Sarà il caso che suggeriscano a B.16,  (come una carissima amica, definisce papa Ratzinger), di dare un’occhiata al rapporto Eures? E che opportunamente lo facciano neocon, teodem e tutti gli “atei devoti” che non mancano di ammonirci, ogni giorno, sulla deriva dei valori, sugli attentati che subisce la famiglia e su cosa accadrebbe se – un segno di croce – si dovessero estendere diritti e doveri del matrimonio, tra uomo e donna, a persone che vivono in coppia da tempo, senza essere passate sotto le forche caudine dell’imprimatur ecclesiastico. Altro che bin Laden.


Foto: http://www.defilippis-delfico.it/dipinto.htm




venerdì 19 gennaio 2007

Simulacro di sovranità nazionale


Intervista a Mario Rigoni Stern


di Toni Fontana


l'Unità 18 gennaio 2007


«Ci sono passati sopra la testa, ricordiamoci del Cermis»

«Sono indignato, ora la protesta non si deve fermare, sono in gioco i diritti dei cittadini. Non dobbiamo dimenticare quanto è accaduto al Cermis». Parla lo scrittore Mario Rigoni Stern, in questi mesi solidale con i comitati di Vicenza che si sono battuti contro la realizzazione della base Usa.

Come si sente all'indomani della decisione annunciata dal governo?

«Indignato, oggi non so se meritano di stare al governo le persone che abbiamo eletto. Diamo gli Usa una parte del nostro territorio, dov'è finita la nostra sovranità nazionale? Abbiamo forse dimenticato che cosa è accaduto al Cermis? Mi meraviglio che il consiglio comunale di una città si sia arrogato il diritto di concedere un territorio. Si tratta di una questione che travalica i confini del comune. È una questione seria, sono in gioco i nostri interessi di cittadini».

Lei ha sempre difeso la necessità di tutelare l'ambiente naturale..

«A Vicenza e in Italia non stiamo discutendo solo una questione ambientale. Qui è in gioco un diritto nazionale. Ci rendiamo conto che le base straniere godono di extraterritorialità? Se succede un incidente i responsabili vengono giudicati da un tribunale di una potenza straniera. Ciò è inaccettabile. Del resto anche un personaggio con una grande esperienza internazionale come Sergio Romano ha dichiarato che è anacronistico concedere l'uso del territorio nazionale per realizzare altre basi militari straniere. Se si trattasse solo di una questione ambientale allora dovremmo chiudere anche Porto Marghera, sigillare i quartieri soffocati dall'inquinamento. Qui invece stiamo discutendo anche di altro. Ricordate il sequestro avvenuto a Milano di un cittadino arabo?».

La protesta ha coinvolto anche molti cittadini dei quartieri di Vicenza che sono andati in piazza con i loro bambini...


«I veneti sono molto gelosi della loro terra, il governo non può nascondere la gravità dei problemi e deve trovare il coraggio di dire le cose come effettivamente stanno».


Alla fiaccolata alcuni giovani gridavano contro i partiti ed incitavano a non andare alla urne...


«Non condivido atteggiamenti estremisti. Io andrò a votare se necessario con quattro mani. Nel voto possiamo proseguire la nostra lotta, sostenere le nostre ragioni, questo è l'unico modo che abbiamo per poter pesare e per dimostrare la nostra indignazione. Non si tratta di difendere solo la città di Vicenza, ma tutto il paese, dobbiamo agire per tutelare i diritti dei cittadini di Milano, di Napoli, di Roma, di tutta l'Italia. Non stiamo affatto giocando. La questione è seria».


 


 

mercoledì 17 gennaio 2007

USA e getta



Istruzioni per l’uso. Questo è un post particolarmente lungo. Si può leggere integralmente, a pezzetti, usarlo (ma non gettarlo). Lo scrivo piuttosto in...furiato per la servile decisione assunta da un pavido governo di centrosinistrina che, in ossequio alla voce del padrone, non è contrario all’allargamento della base statunitense a Vicenza. Per inciso, il 15 dicembre 1994, la bella città veneta è stata inserita nella lista dei beni "patrimonio dell’umanità". Nella "World Heritage List" risultano iscritti i ventitrè monumenti palladiani del centro storico e tre ville site al di fuori dell’antica cinta muraria, pure realizzate dal famoso architetto. La città del Palladio può dunque fregiarsi del titolo di "patrimonio dell’umanità", poiché "essa costituisce una realizzazione artistica eccezionale per i numerosi contributi architettonici di Andrea Palladio che, integrati in un tessuto storico, ne determinano il carattere d’insieme. Per cui una servitù militare ci sta come il classico elefante in cristalleria.


Tutto ciò premesso, ecco di seguito:


-        Strage del Cermis


-        Elenco dei morti


-        Assoluzione del pilota


-        Stupro (con attenuanti) di un reduce a Vicenza


-        Stupro di un soldato Usa a Pordenone


-        Urbanisti contrari alla base


-    Basi e installazioni militari nella colonia italiana


Un aereo militare Usa ha urtato di striscio


la cabina del Cermis, precipitata nel vuoto


Strage della funivia


morti tutti i passeggeri


Sono tutti morti i passeggeri della funivia del Cermis, precipitata nel pomeriggio dopo essere stata urtata di striscio da un aereo militare dei marine statunitensi impegnato in un'esercitazione nella zona di Cavalese, in Val di Fiemme, in piena stagione sciistica, causando la morte di venti persone. Secondo i soccorritori il manovratore, che era sulla seconda cabina, bloccata dai congegni di sicurezza a un centinaio di metri dalla stazione di arrivo, è stato portato a valle dalle squadre di soccorso e ricoverato in stato di choc presso l'ospedale di Cavalese.


La cabina che stava scendendo verso Cavalese si è schiantata al suolo poco lontano dal greto del fiume Avisio, precipitando nel vuoto per più di cento metri, dopo che l'impianto funiviario era stato centrato da un aereo militare americano in volo di addestramento, che dopo la sciagura è rientrato alla base di Aviano.


La cabina, di colore giallo, si è schiantata a un centinaio di metri dalla stazione a valle. Le lamiere sono completamente schiacciate e la cabina appare rovesciata, con il fondo girato verso l'alto. Sul posto è giunto un camion munito di una gru, che ha mosso la cabina per permettere il recupero delle salme. Sulla neve sono stati stesi grandi teli per deporvi i cadaveri(...)


(...) Ancora non è chiara la dinamica dell'incidente, è stato però rintracciato l'aereo che, secondo alcune dichiarazioni fornite dal ministero della Difesa, è stato identificato come un Ea-6b da guerra elettronica, dislocato ad Aviano (Pordenone) nell'ambito di missioni in Bosnia per conto della Nato, e non fa parte delle squadriglie della base Usaf di Aviano.


Il velivolo statunitense, con quattro persone a bordo, volava in missione di addestramento pianificata. L'aereo era partito da Aviano, e dopo aver urtato la cabina della funivia del Cermis ha ripreso quota ed è riuscito a rientrare in emergenza alla base nonostante i danni subiti alla fusoliera. Il pilota alla notizia della sciagura ha avuto un malore ma in volo non si è accorto di nulla e ha riferito solo di aver sentito un "grande scossone".


la Repubblica 3 febbraio 1998


Il bilancio finale parla di 20 morti


Le inchieste: "Un errore del pilota"


Cermis, tre italiani


tra le vittime


Ecco l'elenco ufficiale delle vittime della tragedia della Funivia: gli italiani Marcello Vanzo, di Cavalese (Trento); Edeltraud Zanon,


nata a Innsbruck 56 anni,residente a Bressanone e Maria Steiner, 61 anni di Bressanone; i polacchi Ewa Strzelczyk e il figlio Filip; i belgi Rosemarie Ian Paul Eyskens (25 anni), Sebastian Van Den Heede, 27 anni di Bruges, Hadewich Anthonissen, 25 anni di Lille, Stefaan Martin Germaine Vermander, 28 anni di Bruges, Stefan Maria Luis Brekaert, 38 anni di Leuven. L' olandese Danielle Groenleer, 21 anni di Apeldoorn; l' austriaco Anton Voglsang, 38 anni di Innsbruck; i tedeschi Sonja Maria Weinhofer (19 anni, Vienna); Annelie Urban, nata a Weibig nel 1957 e il marito, Harald Urban (1957); Michael Poetschke 24 anni di Burgstadt; Dieter Frank Blumenfeld, 47 anni di Burgstadt; Marina Mandy Renkewitz 48 anni Burgstadt; Egon Uwe Renkewitz 47 anni di Chemnitz; Juergen Wunderlich, 44 anni di Hartmannsdorf.


I pezzi del velivolo statunitense schiantatosi sulla funivia sono stati sequestrati dal magistrato che ha disposto l'autopsia delle 20 salme. Due le inchieste avviate: dalla magistratura trentina, dall'aeronautica Usa, oltre ad altre di carattere amministrativo. Ad affiancare gli esperti statunitensi nell'inchiesta tecnica ci sarà anche un perito italiano: il colonnello Orfeo Durigon, comandante dell'aereoporto Pagliano e Gori di Aviano, da dove è partito il bireattore statunitense che ha provocato la tragedia.


Testimoni avrebbero visto l'aereo, di stanza nella base Usaf di Aviano, impennarsi bruscamente dopo aver raggiunto una bassissima quota, sicuramente al di sotto dei centocinquanta metri previsti dai regolamenti di volo.


In mattinata c'è stata la prima ispezione del velivolo e l'interrogatorio dei due piloti che rimangono a disposizione delle autorità giudiziaria, ma non sono stati ancora arrestati. Causa dell'incidente sarebbe stato l'errore del pilota: l'aereo militare sembra volasse a non più 100 metri, cioè ben al di sotto della recente legge del Consiglio provinciale che vieta i sorvoli della zona a quote inferiori a 500 metri.


Sul luogo della sciagura sono arrivati il presidente del Consiglio Romano Prodi, il ministro della Difesa Andreatta, l'ambasciatore statunitense in Italia Foglietta, che proprio lunedì scorso, ha raccontato, di aver sciato sulle Alpi nel tratto dove è avvenuto l'incidente. Ora la funivia rischia la chiusura, mentre su quanto accaduto divampano parecchie polemiche.


Il gruppo di Rifondazione Comunista chiede formalmente presentando un disegno di legge a Camera e Senato che vengano rinegoziate le presenze delle basi militari in Italia; l'arcivescovo di Trento, monsignor Giovanni Maria Sartori, va giù duro: "Basta con i voli a bassa quota. Sono preoccupato per le insistenti proteste di cittadini e autorità che lamentano l'uso indiscriminato del territorio del Trentino per esercitazioni aeronautiche militari -si legge in una nota della curia trentina-. E' necessario porre fine a tutto questo tipo di esercitazioni che mettono in pericolo e inutilmente molte vite".


"Non possiamo fare di ogni erba un fascio, ma è necessaria una profonda inchiesta che accerti le responsabilità su quanto accaduto. Non si possono stravolgere le nostre alleanze e le strutture di sicurezza collettiva", il commento del ministro degli Esteri Lamberto Dini.


Così Scalfaro, da Salerno: "Esprimo una speranza: che la tragedia non sia dovuta a chi, usando mezzi spaventosi, non si interessa della vita altrui. Sarebbe terribile pensare che si possa giocare non pensando alla vita altrui. Comunque non ho il diritto di giudicare perchè non ho ancora tutti gli elementi per farlo".


la Repubblica 4 febbraio 1998


La Corte marziale dichiara "non colpevole"


il capitano Richard Ashby


Assolto il pilota


della strage del Cermis


Indignati i familiari delle vittime


Il pm Giardina: "Sentenza già scritta"


CAMP LEJEUNE - Con una sentenza a sorpresa, la corte marziale ha assolto il pilota Richard Ashby nel processo sulla strage del Cermis. Gli otto giurati dovevano decidere se condannare o assolvere Ashby dall'accusa di aver provocato la morte di 20 persone, più altri reati minori. La Corte marziale ha riconosciuto il capitano Ashby "non colpevole" per tutte le imputazioni.


Se fosse stato riconosciuto colpevole di tutti i capi di imputazione il pilota dei marines avrebbe rischiato un massimo di 206 anni di carcere. Alla lettura del verdetto della giuria della Corte marziale, raggiunto dopo sette ore e mezza di deliberazioni in camera di consiglio, i familiari di Ashby e il pilota hanno lanciato un urlo di gioia (...) Soddisfatti, naturalmente, gli avvocati della difesa: "Quanto avevamo prospettato nel corso delle indagini svolte in Italia - hanno dichiarato i legali Antonio e Bruno Malattia, che assistonono Ashby in Italia - si è dimostrato fondato, al vaglio di un dibattimento condotto con scrupolo". Nell'esprimere un giudizio positivo e soddisfazione per la decisione della giuria americana, gli avvocati hanno spiegato che "in particolare si è riconosciuto che il volo del Prowler era stato autorizzato a una quota di 500 piedi, che le mappe di volo non contenevano le indicazioni della funivia e anche che il radar-altimetro presentava difetti di funzionamento".


Di tutt'altro tenore i commenti rilasciati da chi è dall'altra parte della barricata. "Non c'è giustizia a questo mondo": così hanno reagito i familiari familiari delle vittime tedesche del Cermis. "Se Ashby non è colpevole, allora vorremmo proprio sapere chi è il responsabile della tragedia", aggiunto. "Il ruolo di poliziotti del mondo preteso dagli Stati Uniti si concretizza in una giustizia da caserma": questa volta ad esternare l'avvocato Beppe Pontrelli, esponente del Comitato "Tre Febbraio per la giustizia". Che ha aggiunto: "Questa sentenza deprecabile sia di lezione per quanti hanno tifato per la giustizia, rapidità e severità della magistratura militare americana. Venti vittime inutili, condannate a una morte senza giustizia, come da mesi avevamo ampiamente previsto. Per questo il Comitato si era lungamente battuto per lo svolgimento del processo in Italia" (...)


la Repubblica 4 marzo 1999


Stupro, nuova sentenza choc: pena più lieve per un reduce dall'Iraq

di red


l'Unità 8 marzo 2006


La violenza sessuale è meno grave se a compierla è un soldato statunitense appena tornato dall’Iraq. È quanto si può leggere nelle motivazioni della sentenza che spiega la condanna (del novembre scorso) per violenza sessuale a cinque anni e otto mesi (più 100 mila euro di risarcimento, invece dei 7 anni chiesti dal pm) di un parà statunitense di stanza alla caserma «Ederle» di Vicenza. Una condanna mitigata dal fatto che al parà in questione sono state concesse le attenuanti generiche a causa dell’«esperienza bellica ed extrabellica che lo ha logorato psicologicamente e spinto a dare minore importanza alla vita e alla incolumità altrui».


I fatti. Secondo quanto ricostruito in aula durante il processo James Michal Brown, parà di 27 anni dell’Oregon, la notte del 22 febbraio del 2004 (due giorni dopo il suo rientro dall’Iraq), ubriaco, fa salire sulla sua auto una coetanea nigeriana. Quindi la picchia, la violenta e la lascia per strada nuda, ammanettata e in evidente stato di choc. Sono proprio le manette Smith&Wesson (oltre che la descrizione fatta dalla ragazza) a tradire il soldato. Infatti sono in dotazione dei 1900 militari americani della caserma Ederle, sede della Task force dell'Europa meridionale.


La condanna e le attenuanti Alla fine del dibattimento il soldato (che nel frattempo è stato espulso dall'esercito e spedito in carcere in Germania) viene condannato per violenza sessuale: cinque anni e otto mesi più 100 mila euro di risarcimento. Il pm ne aveva chiesti 7 ma il tribunale ha stabilito che: «vanno riconosciute le attenuanti generiche, perché appare verosimile che l'imputato, nella commissione dei reati, sia stato influenzato da atti di violenza cui ha assistito in Iraq e che nulla avevano a che fare con la necessaria violenza bellica».


Uno stupro senza giustizia


Marco Galluzzo


Io Donna 26 giugno 2004


Lo stupro è avvenuto di giorno, in un attico di Pordenone, in pieno centro. La casa in uso a un militare americano, una piccola festa privata: il soldato, due albanesi, tre italiane minorenni. Una riesce a scappare, Chiara no. Qualche giorno dopo Chiara sta male, denuncia di aver subito violenza. Le indagini e i medici confermeranno un'azione di gruppo. Per la ragazzina occorrerà il ricovero in ospedale e uno psicologo per ricominciare. Le cronache locali del tempo, un anno e mezzo fa, se ne occuparono senza enfasi. Oggi quel caso è diventato un rebus giuridico, è approdato in parlamento, lambisce le relazioni fra due Stati. Un caso in cui la giustizia fatica ad affermarsi. E in cui il dramma personale di una giovane è stato nei mesi sommerso e allo stesso tempo ignorato da una montagna di documenti e da un delicato carteggio burocratico. L'Italia intende rinunciare al processo contro l'americano, l'unico in grado di risarcire il danno. Ma un piccolo giudice di provincia ha sin qui "disobbedito" la richiesta di Castelli e ha fissato l'udienza il 28 giugno.


La ricostruzione: Chiara, il nome è di fantasia, all'epoca dei fatti 14 anni, accusa tre albanesi e il soldato americano Robert Scott Gardner, 19 anni. I tre vengono arrestati, uno di loro collabora, conferma la ricostruzione della ragazza. Gardner invece viene solo interrogato, nega tutto, oggi lavora nella base militare Nato di Aviano(...) Si mette in moto la diplomazia, il comando americano di Aviano chiede al ministro della Giustizia di rinunciare alla giurisdizione in base alla Convenzione di Londra. Roberto Castelli firma di suo pugno la richiesta. Informa la Farnesina, allega un parere della Procura generale, chiede ai giudici di passare la mano alla Corte marziale, che verrà allestita nella base militare. A questo punto cominciano i problemi. L'avvocato di Chiara, Rosanna Lovere, grida allo scandalo: "La ragazzina è stata brutalizzata, la sua famiglia è andata in frantumi, e le si chiede di rinunciare alle garanzie del processo italiano. Una vergogna. Il dolore di questa ragazza non avrà mai una vera forma di risarcimento, ma almeno non si aggiunga altro danno. Non si aggiunga l'atmosfera di una corte militare, l'interrogatorio diretto, un codice che non prevede la richiesta di danni". Il fatto approda in Parlamento: due interrogazioni denunciano un caso che non avrebbe precedenti dal 1945 a oggi. Sarebbe la prima volta (il ministero non nega) che per un reato riconosciuto dallo stesso Castelli di "particolare gravità", senza alcun collegamento con le mansioni del soldato, l'Italia passa la mano. In casi come questo (nulla a che fare con il Cermis) la priorità della giurisdizione è italiana, la rinuncia un atto discrezionale. C'è anche un rimpallo di responsabilità: per il ministro "c'era il parere favorevole della Procura generale". Dario Grohmann, procuratore generale a Trieste, dice che il proprio parere "non è vincolante" e che "la scelta è politica". Nell'atto di rinuncia il ministero promette a Chiara che gli Stati Uniti "faranno fronte ai risarcimenti". L'avvocato Rovere ha inviato una domanda al ministero, ricevuto risposta dopo nove mesi, appreso che non esistono garanzie. Oggi il destino di Chiara è nelle mani del gip Rodolfo Piccin, che ha più di un dubbio sulla legittimità, in questo caso, di una Corte marziale. Finora Chiara è stata interrogata già tre volte. A venti mesi dalla violenza non sa ancora a chi chiedere giustizia. Né da dove cominciare.


La base Usa a Vicenza? Che scempio


Orsola Casagrande


il manifesto 13 ottobre 2006


Anche gli urbanisti si schierano contro il raddoppio dell'attuale base militare americana a Vicenza. Nomi illustri, da Edoardo Salzano a Bibo Cecchini, da Maria Cristina Gibelli a Vezio De Lucia, hanno apposto la loro firma in calce a un appello che ricorda come il raddop­pio della base militare Usa, se avvenis­se, «comporterebbe un'aggiunta di ulte­riori 600 mila metri cubi di caserme e magazzini a quelli già esistenti in un ter­ritorio devastato dalla dispersione disor­dinata degli insediamenti industriali, commerciali e residenziali». Quel bloc­co di cemento già presente ha invaso le campagne del vicentino per ben 56 mi­lioni di metri cubi.


Ma per gli urbanisti raddoppiare la base significherebbe anche «l'aumento del potenziale aggressivo localizzato in Italia». Una scelta che «contrasterebbe con l'impegno del governo e del parla­mento di contribuire a far crescere un'Europa di pace». I firmatari chiedono al governo di non autorizzare l'inter­vento. E la stessa cosa, stando a un son­daggio commissionato nei giorni scorsi, chiede la maggioranza degli abitanti di Vicenza. Per il 61% degli intervistati in­fatti la nuova base non si deve fare. Do­po il rimpallo comune-governo, qualcu­no però dovrà dire qualcosa sul futuro dell'aeroporto civile Dal Molin, al cen­tro degli interessi americani che pro­prio lì vorrebbero costruire la nuova ba­se dove verrebbe riunificata la 173° bri­gata: milleseicento militari in più a cui vanno aggiunti i civili (circa 2000 perso­ne in totale) ora dislocati in Germania (a Bamberga e Schweinfurt).


Un sondaggio realizzato da Demos e Pi ha messo in luce l'attenzione che i cit­tadini di Vicenza e Caldogno (il Dal Molin si trova a ridosso del paesino) presta­no all'evoluzione del progetto. Favore­voli e contrari argomentano le loro posi­zioni in modo articolato. Se la dimensio­ne economica prevale tra le motivazio­ni di chi è favorevole al progetto (il 54% degli intervistati dice che la nuova base porterebbe lavoro e benessere in città e nei comuni limitrofi), quella «pacifista» prevale tra chi sostiene che la base non si debba fare, fl 28% degli intervistati a Vicenza (e il 23% di quelli a Caldogno) non condivide infatti l'idea che gli even­tuali attacchi verso il Medioriente possa­no partire proprio da Vicenza.


Sul fronte istituzionale, ancora non è stato convocato un consiglio comunale per discutere del progetto, anche se ieri il ministro della Difesa Arturo Parisi ha dato la sua disponibilità a incontrare il sindaco forzista Enrico Hullweck. Alla maggioranza comunque non piace l'idea di un referendum, che è invece una opzione indicata soprattutto dai cit­tadini anche nell'ultimo sondaggio (l'85% degli intervistati lo ritiene utile). Ma la voglia di partecipazione tra i cittadini è tanta, sia tra i sostenitori del pro­getto che tra i contrari. Così per esem­pio otto persone su dieci si dicono pron­te a firmare petizioni pubbliche, una su due a partecipare a manifestazioni e una su cinque anche a mettere in atto forme di protesta contrarie alle leggi vi­genti (occupazione di edifici, blocco del traffico), pur di manifestare il proprio dissenso al progetto e magari contribui­re a impedirne la realizzazione (...).


Elenco delle basi e delle installazioni militari degli Usa in Italia.


Le sigle

Usaf: aviazione

Navy: marina

Army: esercito

Nsa: National security agency [Agenzia di sicurezza nazionale]

Setaf: Southern european task force [Task force sudeuropea]

Elenco per Regioni

Trentino Alto Adige

1. Cima Gallina [Bz]. Stazione telecomunicazioni e radar dell'Usaf.


2. Monte Paganella [Tn]. Stazione telecomunicazioni Usaf.

Friuli Venezia Giulia


3. Aviano [Pn]. La più grande base avanzata, deposito nucleare e centro di telecomunicazioni dell'Usaf in Italia [almeno tremila militari e civili americani ]. Nella base sono dislocate le forze operative pronte al combattimento dell'Usaf [un gruppo di cacciabombardieri ] utilizzate in passato nei bombardamenti in Bosnia. Inoltre la Sedicesima Forza Aerea ed il Trentunesimo Gruppo da caccia dell'aviazione Usa, nonché uno squadrone di F-18 dei Marines. Si presume che la base ospiti, in bunker sotterranei la cui costruzione è stata autorizzata dal Congresso, bombe nucleari. Nella base aerea di Aviano (Pordenone) sono permanentemente schierate, dal 1994, la 31st Fighter Wing, dotata di due squadriglie di F-16 [nella guerra contro la Jugoslavia nel 1999, effettuo' in 78 giorni 9.000 missioni di combattimento: un vero e proprio record] e la 16th Air Force. Quest'ultima è dotata di caccia F-16 e F-15, e ha il compito, sotto lo U. S. European Command, di pianificare e condurre operazioni di combattimento aereo non solo nell'Europa meridionale, ma anche in Medio Oriente e Nordafrica. Essa opera, con un personale di 11.500 militari e civili, da due basi principali: Aviano, dove si trova il suo quartier generale, e la base turca di Incirlik. Sara' appunto quest'ultima la principale base per l'offensiva aerea contro l'Iraq del nord, ma l'impiego degli aerei della 16th Air Force sara' pianificato e diretto dal quartier generale di Aviano.


4. Roveredo [Pn]. Deposito armi Usa.


5. Rivolto [Ud]. Base USAF.


6. Maniago [Ud]. Poligono di tiro dell'Usaf.


7. San Bernardo [Ud]. Deposito munizioni dell'Us Army.


8. Trieste. Base navale Usa.


Veneto

9. Camp Ederle [Vi]. Quartier generale della Nato e comando della Setaf della Us Army, che controlla le forze americane in Italia, Turchia e Grecia. In questa base vi sono le forze da combattimento terrestri normalmente in Italia: un battaglione aviotrasportato, un battaglione di artiglieri con capacità nucleare, tre compagnie del genio. Importante stazione di telecomunicazioni. I militari e i civili americani che operano a Camp Ederle dovrebbero essere circa duemila.

10. Vicenza: Comando Setaf. Quinta Forza aerea tattica [Usaf]. Probabile deposito di testate nucleari.


11.Tormeno [San Giovanni a Monte, Vi]. Depositi di armi e munizioni.

12. Longare [Vi]. Importante deposito d'armamenti.


13. Oderzo [Tv]. Deposito di armi e munizioni


14. Codognè [Tv]. Deposito di armi e munizioni


15. Istrana [Tv]. Base Usaf.


16. Ciano [Tv]. Centro telecomunicazioni e radar Usa.


17. Verona. Air Operations Center [Usaf ]. e base Nato delle Forze di Terra del Sud Europa; Centro di telecomunicazioni [Usaf].


18. Affi [Vr]. Centro telecomunicazioni Usa.


19. Lunghezzano [Vr]. Centro radar Usa.


20. Erbezzo [Vr]. Antenna radar Nsa.


21. Conselve [Pd ]. Base radar Usa.


22. Monte Venda [Pd]. Antenna telecomunicazioni e radar Usa.


23. Venezia. Base navale Usa.


24. Sant'Anna di Alfaedo [Pd]. Base radar Usa.


25. Lame di Concordia [Ve]. Base di telecomunicazioni e radar Usa.


26. San Gottardo, Boscomantivo [Ve]. Centro telecomunicazioni Usa.


27. Ceggia [Ve]. Centro radar Usa


Lombardia

28. Ghedi [Bs]. Base dell'Usaf, stazione di comunicazione e deposito di bombe nucleari.

29. Montichiari [Bs]. Base aerea [Usaf ].


30. Remondò [Pv]. Base Us Army.


108. Sorico [Co]. Antenna Nsa.


Piemonte


31. Cameri [No]. Base aerea Usa con copertura Nato.


32. Candelo-Masazza [Vc]. Addestramento Usaf e Us Army, copertura Nato.

Liguria

33. La Spezia. Centro antisommergibili di Saclant [vedi 35].


34. Finale Ligure [Sv]. Stazione di telecomunicazioni della Us Army.

35. San Bartolomeo [Sp]: Centro ricerche per la guerra sottomarina. Composta da tre strutture. Innanzitutto il Saclant, una filiale della Nato che non è indicata in nessuna mappa dell'Alleanza atlantica. Il Saclant svolgerebbe non meglio precisate ricerche marine: in un dossier preparato dalla federazione di Rifondazione si parla di "occupazione di aree dello specchio d'acqua per esigenze militari dello stato italiano e non [ricovero della VI flotta Usa]". Poi c'è Maricocesco, un ente che fornisce pezzi di ricambio alle navi. E infine Mariperman, la Commissione permanente per gli esperimenti sui materiali da guerra, composta da cinquecento persone e undici istituti [dall'artiglieria, munizioni e missili, alle armi subacquee].

Emilia Romagna


36. Monte San Damiano [Pc]. Base dell'Usaf con copertura Nato.


37. Monte Cimone [Mo]. Stazione telecomunicazioni Usa con copertura Nato.


38. Parma. Deposito dell'Usaf con copertura Nato.


39. Bologna. Stazione di telecomunicazioni del Dipartimento di Stato.


40. Rimini. Gruppo logistico Usa per l'attivazione di bombe nucleari.


41. Rimini-Miramare. Centro telecomunicazioni Usa.


Marche

42. Potenza Picena [Mc]. Centro radar Usa con copertura Nato.

Toscana

43. Camp Darby [Pi]. Il Setaf ha il più grande deposito logistico del Mediterraneo [tra Pisa e Livorno], con circa 1.400 uomini, dove si trova il 31st Munitions Squadron. Qui, in 125 bunker sotterranei, e' stoccata una riserva strategica per l'esercito e l'aeronautica statunitensi, stimata in oltre un milione e mezzo di munizioni. Strettamente collegato tramite una rete di canali al vicino porto di Livorno, attraverso il Canale dei Navicelli, è base di rifornimento delle unità navali di stanza nel Mediterraneo. Ottavo Gruppo di supporto Usa e Base dell'US Army per l'appoggio alle forze statunitensi al Sud del Po, nel Mediterraneo, nel Golfo, nell'Africa del Nord e la Turchia.


44. Coltano [Pi]. Importante base Usa-Nsa per le telecomunicazioni: da qui sono gestite tutte le informazioni raccolte dai centri di telecomunicazione siti nel Mediterraneo. Deposito munizioni Us Army; Base Nsa.


45. Pisa [aeroporto militare]. Base saltuaria dell'Usaf.


46. Talamone [Gr]. Base saltuaria dell'Us Navy.


47. Poggio Ballone [Gr]. Tra Follonica, Castiglione della Pescaia e Tirli: Centro radar Usa con copertura Nato.


48. Livorno. Base navale Usa.


49. Monte Giogo [Ms]. Centro di telecomunicazioni Usa con copertura Nato.

Sardegna

50. La Maddalena - Santo Stefano [Ss]. Base atomica Usa, base di sommergibili, squadra navale di supporto alla portaerei americana "Simon Lake".


51. Monte Limbara [tra Oschiri e Tempio, Ss]. Base missilistica Usa.


52. Sinis di Cabras [Or]. Centro elaborazioni dati [Nsa].


53. Isola di Tavolara [Ss]. Stazione radiotelegrafica di supporto ai sommergibili della Us Navy.


54. Torre Grande di Oristano. Base radar Nsa.


55. Monte Arci [Or]. Stazione di telecomunicazioni Usa con copertura Nato.


56. Capo Frasca [Or]. Eliporto ed impianto radar Usa.


57. Santulussurgiu [Or]. Stazione telecomunicazioni Usaf con copertura Nato.


58. Perdasdefogu [Nu]. Base missilistica sperimentale.


59. Capo Teulada [Ca]. Da Capo Teulada a Capo Frasca [Or ], all'incirca 100 chilometri di costa, 7.200 ettari di terreno e più di 70 mila ettari di zone "off limits": poligono di tiro per esercitazioni aeree ed aeronavali della Sesta flotta americana e della Nato.


60. Cagliari. Base navale Usa.


61. Decimomannu [Ca]. Aeroporto Usa con copertura Nato.


62. Aeroporto di Elmas [Ca]. Base aerea Usaf.


63. Salto di Quirra [Ca]. poligoni missilistici.


64. Capo San Lorenzo [Ca]. Zona di addestramento per la Sesta flotta Usa.


65. Monte Urpino [Ca]. Depositi munizioni Usa e Nato.


Lazio


66. Roma. Comando per il Mediterraneo centrale della Nato e il coordinamento logistico interforze Usa. Stazione Nato


67. Roma Ciampino [aeroporto militare]. Base saltuaria Usaf.


68. Rocca di Papa [Rm]. Stazione telecomunicazioni Usa con copertura Nato, in probabile collegamento con le installazioni sotterranee di Monte Cavo


69. Monte Romano [Vt]. Poligono saltuario di tiro dell'Us Army.


70. Gaeta [Lt]. Base permanente della Sesta flotta e della Squadra navale di scorta alla portaerei "La Salle".


71. Casale delle Palme [Lt]. Scuola telecomunicazioni Nato sotto controllo Usa.


Campania


72. Napoli. Comando del Security Force dei Marines. Base di sommergibili Usa. Comando delle Forze Aeree Usa per il Mediterraneo. Porto normalmente impiegato dalle unità civili e militari Usa. Si calcola che da Napoli e Livorno transitino annualmente circa cinquemila contenitori di materiale militare.


73. Aeroporto Napoli Capodichino. Base aerea Usaf.


74. Monte Camaldoli [Na]. Stazione di telecomunicazioni Usa.


75. Ischia [Na]. Antenna di telecomunicazioni Usa con copertura Nato.


76. Nisida [Na]. Base Us Army.


77. Bagnoli [Na]. Sede del più grande centro di coordinamento dell'Us Navy di tutte le attività di telecomunicazioni, comando e controllo del Mediterraneo.


78. Agnano [nelle vicinanze del famoso ippodromo]. Base dell'Us Army.


80. Licola [Na]. Antenna di telecomunicazioni Usa.


81. Lago Patria [Ce]. Stazione telecomunicazioni Usa.


82. Giugliano [vicinanze del lago Patria, Na]. Comando Statcom.


83. Grazzanise [Ce]. Base saltuaria Usaf.


84. Mondragone [Ce]: Centro di Comando Usa e Nato sotterraneo antiatomico, dove verrebbero spostati i comandi Usa e Nato in caso di guerra


85. Montevergine [Av]: Stazione di comunicazioni Usa.


Basilicata


79. Cirigliano [Mt]. Comando delle Forze Navali Usa in Europa.


86. Pietraficcata [Mt]. Centro telecomunicazioni Usa e Nato.


Puglia


87. Gioia del Colle [Ba]. Base aerea Usa di supporto tecnico.


88. Brindisi. Base navale Usa.


89. Punta della Contessa [Br]. Poligono di tiro Usa e Nato.


90. San Vito dei Normanni [Br]. Vi sarebbero di stanza un migliaio di militari americani del 499° Expeditionary Squadron;.Base dei Servizi Segreti. Electronics Security Group [Nsa ].


91. Monte Iacotenente [Fg]. Base del complesso radar Nadge.


92. Otranto. Stazione radar Usa.


93. Taranto. Base navale Usa. Deposito Usa e Nato.


94. Martinafranca [Ta]. Base radar Usa.


Calabria


95. Crotone. Stazione di telecomunicazioni e radar Usa e Nato.


96. Monte Mancuso [Cz]. Stazione di telecomunicazioni Usa.


97. Sellia Marina [Cz]. Centro telecomunicazioni Usa con copertura Nato.


Sicilia


98. Sigonella [Ct]. Principale base terrestre dell'Us Navy nel Mediterraneo centrale, supporto logistico della Sesta flotta [circa 3.400 tra militari e civili americani ]. Oltre ad unità della Us Navy, ospita diversi squadroni tattici dell'Usaf: elicotteri del tipo HC-4, caccia Tomcat F14 e A6 Intruder, gruppi di F-16 e F-111 equipaggiati con bombe nucleari del tipo B-43, da più di 100 kilotoni l'una.


99. Motta S. Anastasia [Ct]. Stazione di telecomunicazioni Usa.


100. Caltagirone [Ct]. Stazione di telecomunicazioni Usa.


101. Vizzini [Ct]. Diversi depositi Usa.


102. Palermo Punta Raisi [aeroporto]. Base saltuaria dell'Usaf.


103. Isola delle Femmine [Pa]. Deposito munizioni Usa e Nato.


104. Comiso [Rg]. La base risulterebbe smantellata.


105. Marina di Marza [Rg]. Stazione di telecomunicazioni Usa.


106. Augusta [Sr]. Base della Sesta flotta e deposito munizioni.


107. Monte Lauro [Sr]. Stazione di telecomunicazioni Usa.


109. Centuripe [En]. Stazione di telecomunicazioni Usa.


110. Niscemi [Cl]. Base del NavComTelSta [comunicazione Us Navy ].


111. Trapani. Base Usaf con copertura Nato.


112. Isola di Pantelleria [Tp]: Centro telecomunicazioni Us Navy, base aerea e radar Nato.


113. Isola di Lampedusa [Ag]: Base della Guardia costiera Usa. Centro d'ascolto e di comunicazioni Nsa.